Archivi giornalieri: 2 Maggio 2008
°° mucche °°

°° canili-lager °°
|
Il grande business dei canili-lager
| |
| Stravolta la legge del ’91 contro il randagismo: "Così lo Stato finanzia la criminalità" | |
| FRANCESCO GRIGNETTI | |
Come spesso succede con le storie italiane, si comincia animati dalle migliori intenzioni e si finisce in un buco nero. Con i cani randagi, ad esempio, nel 1991 si decide che non devono più essere soppressi, ma ospitati in strutture pubbliche, ben tenuti, sterilizzati, in attesa di una famiglia che li prenda in affidamento o che morte naturale sopravvenga. Siamo finiti, 16 anni dopo, che ci sono circa 500 canili privati che tengono in gabbia 230 mila cani (dati della Sanità), stipulando grasse convenzioni con Asl o Comuni. Stima ufficiale del giro d’affari annuo, 500 milioni di euro. Un fiume di denaro pubblico se ne va dietro ai randagi. E il peggio deve ancora venire. Per amaro paradosso, più un cane è malnutrito, più il titolare del canile ci guadagna con la cresta sulle rette. Ergo, mangiano poco o niente. Prima un cane muore, meglio è: il titolare guadagna 50/75 euro ogni carcassa smaltita. Prima si libera un posto nel canile, e un altro cane viene «accalappiato», anche se poi magari è semplicemente un cucciolo fatto nascere ad hoc, meglio è: il titolare del canile guadagnerà altri 30/45 euro per l’accalappiamento. Ci sono canili dove ogni anno muore la metà dei cani e subito li rimpiazzano. Ecco spiegato il giallo delle cifre stratosferiche. Il business dei canili è questo. Più è veloce il turn-over, più c’è da diventare ricchi. L’ultimo sequestro è di qualche giorno fa, a Taranto. Se ne occupa una sezione della Forestale, il Nirda (Nucleo investigativo per i reati a danno degli animali). Il 45% dei 600 cani «ospiti» era affetto da infezioni; una grande parte aveva tumori; quasi tutti i maschi non erano stati sterilizzati. E poi tantissimi erano zoppi, «presumibilmente a causa del pavimento dei box, in terra e pietre affioranti». E ancora: reti sconnesse, punte acuminate, magazzino del cibo infestato da topi, nessun riparo contro le intemperie. In una fossa comune poco distante gli esperti della Forestale hanno trovato un centinaio di carcasse. Di veterinari, ovviamente, nemmeno a parlarne. Ora i titolari sono indagati per diversi reati, dal maltrattamento alla detenzione di animali in condizioni inidonee, alla gestione di discarica abusiva e smaltimento illegale di rifiuti speciali. Ed è di 15 giorni fa il sequestro di altri due canile-lager in provincia di Frosinone. Altri 700 cani trovati in condizioni miserrime: box piccoli e sovraffollati dove finivano senza distinzione cuccioli e adulti, sani e malati. Cibo poco e uguale per tutti. Pulizia sommaria una volta al giorno con la pompa a pressione e per il resto vivevano negli escrementi. E morivano. Il sindaco di Sgurgola, Luciana Perfetti, è stata nominata custode giudiziaria: «I canili – racconta – secondo la legge dovevano essere un punto di transito. Un qualcosa di temporaneo ed eccezionale. Invece la realtà è un po’ diversa. E’ un fatto che qui fosse poco il personale addetto alla cura». Un eufemismo: c’era un unico addetto per tutti quei cani. Tutta questa crudeltà, questo abbandono, non si spiegano però se non si guarda al business che prospera dietro i canili. Come racconta con chiarezza Maria Cristina Salvucci, presidente di una combattiva associazione animalista, la Canili del Lazio Onlus: «In alcune strutture i cani dormono sul cemento, mangiano crocchette che vengono gettate per terra e dividono la gabbia con 10 o più animali. In queste condizioni le leggi del branco sono durissime e solo i più forti riescono a mangiare e sono destinati a sopravvivere. Almeno fino a quando non venga accalappiato ed introdotto nel gruppo un cane più forte. I combattimenti e gli sbranamenti sono all’ordine del giorno e rappresentano una delle cause principali di morte». Fin qui, però, potrebbe essere una terrificante vicenda di incuria. A forza di risparmiare su tutto, si finisce per far vivere male (e morire) decine di migliaia di cani. Ci sono però alcuni dati che fanno riflettere. Com’è possibile che in Puglia ci siano 61 mila cani chiusi in gabbia a fronte di 142 mila registrati in famiglia (quasi uno su due), e che in Campania i cani accalappiati siano 81 mila contro 223 mila (stesse percentuali), mentre in Toscana sono appena 4 mila contro 357 mila (quasi uno su 100)? Oppure che in Lombardia ci siano 2600 cani in gabbia e 413 mila in famiglia (quasi uno su 200 mila)? La risposta è semplice. «Purtroppo al Sud – dice l’onorevole Jole Santelli, che ha presentato una proposta di legge per riformare il sistema – molti di questi canili sono di fatto in mano alla criminalità e le Asl, per forza di cose, non sono in grado di effettuare i controlli». Già, questa ormai è materia di polizia. Maria Rosaria Esposito guida il Nucleo investigativo del Corpo Forestale. «Su questo sottobosco di situazioni che si sono venute a creare – racconta – stiamo effettuando un monitoraggio su base nazionale. Finora siamo intervenuti un po’ dappertutto: nel Lazio, in Friuli, in Veneto, Emilia, Toscana, Marche, Campania e Calabria. C’è un fiume di denaro pubblico che finisce da queste parti. E noi stessi non sappiamo quanti siano i canili convenzionati. Per fortuna ci sono moltissimi volontari che ci aiutano con un flusso continuo di denunce». | |
°° news letter OIPA °°
PROTESTA CONTRO STEFANEL PER LA VENDITA DI CAPI IN PELLICCIA
da Campagna AIP (Attacca l’Industria della Pelliccia) www.campagnaaip.net
Dopo i risultati ottenuti nei confronti dei grandi magazzini lanciamo una campagna contro uno dei più noti marchi di moda italiani, la trevigiana Stefanel. Con i suoi 650 negozi sparsi in tutto il mondo Stefanel è uno dei marchi più rinomati e diffusi della moda italiana. Un nome che tutti conoscono, un logo familiare, abiti di buona qualità a prezzi accessibili… ma pochi sanno l’orrore che si nasconde dietro alle collezioni di Stefanel, l’orrore di animali torturati, mutilati, uccisi con scosse elettriche o scuoiati vivi! Le collezioni firmate Stefanel sono infatti ricche di inserti e parti in vera pelliccia.
Fai sapere all’azienda che hai deciso di aderire al boicottaggio. Puoi mandare loro una lettera, una e-mail, un fax, fare una telefonata o spedire una delle cartoline prestampate che abbiamo preparato.
Ognuna di queste comunicazioni per loro è un possibile cliente perso. Non sottovalutarne l’importanza.
Invia la lettera di protesta alla pagina http://www.oipaitalia.com/pellicce/appelli/stefanel.html
GRAVE EPISODIO A FIRENZE: LA TORTURA NON È ARTE
Su La Nazione (edizione di Firenze) di sabato 26 aprile è apparso un articolo intitolato "Tutte le obiezioni delle donne" in cui si parla di una mostra che si sta tenendo nel foyer del Teatro Comunale in cui espongono artiste tra le quali Isabella Gherardi.
Nell’articolo si legge: Colpiscono per la forza e la crudezza del soggetto proposto – un coniglio bianco seviziato a morte […] Il luogo del delitto un prato in un luminoso mattino di tarda primavera, quando l’erba è più verde e più profumata. La vittima un coniglio bianco. Una donna lo uccide secondo una ritualità vecchia di secoli…
Da quanto appare nell’articolo, non si tratta di prendere una scena presa un macello e mostrarla al pubblico – questo ci troverebbe più che d’accordo, queste immagini sarebbero da fare vedere il più possibile – ma sembra che il coniglio sia stato lentamente ucciso appositamente per farne un video e delle foto. Questa sarebbe "l’opera d’arte". Nell’articolo non c’e’ nemmeno un accenno di condanna a questo comportamento.
Invia la lettera di protesta alla pagina http://www.oipaitalia.com/maltrattamenti/appelli/firenze.html
MAI PIÙ ANIMALI SFRUTTATI IN NOME DELL’ARTE
Ci sono giunti aggiornamenti in merito alla vicenda di Guillermo Vargas, lo “peudoartista” del Costa Rica che aveva messo in mostra un cane randagio e denutrito, legato in un angolo di una galleria d’arte in Nicaragua, senza cibo e senza acqua e l’aveva lasciato morire di stenti.
L’OIPA ha ricevuto conferma da contatti locali che gli organizzatori della Biennale hanno acconsentito di bandire l’artista dalla galleria. Inoltre gli organizzatori hanno dichiarato che includeranno nuove regole per i partecipanti alla Biennale: sarà vietato maltrattare gli animali.
L’OIPA plaude la decisione della Biennale per la decisione di introdurre nuove regole per impedire che simili eventi spiacevoli possano ripetersi. Il nostro auspicio ora è che la Biennale 2008 sarà un momento per mostrare l’arte e il bello. I nostri migliori auguri vanno agli artisti che saranno presenti e che hanno appoggiato pienamente la causa animalista e le nostre richieste.
Info alla pagina http://www.oipaitalia.com/maltrattamenti/notizie/museo.html
Dona il 5 x mille all’OIPA. Un piccolo grande gesto che a te non costa nulla!
http://www.oipaitalia.com/oipa/oipa_5permille.htm
Ricordati di firmare tutti gli altri appelli e le petizioni delle campagne OIPA sul sito www.appelliperglianimali.it
Bastano pochi minuti che possono essere sufficienti per contribuire a salvare la vita di molti animali!
Se non vuoi più ricevere la newsletter dell’OIPA manda una mail a info@oipaitalia.com con la richiesta di cancellazione dalla lista.
OIPA Italia Onlus
Organizzazione Internazionale Protezione Animali
ONG affiliata al Dipartimento della Pubblica Informazione dell’ONU
Associazione riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente
Via Passerini 18 – 20162 Milano – Tel. 02 6427882 Fax 0299980650










