Percy Bysshe Shelley

Percy Bysshe Shelley

Quest’area del mio blog nasce per rendere omaggio a Percy Bysshe Shelley, poeta della seconda generazione dei grandi autori del Romanticismo Inglese, una delle anime più illuminate che la Natura abbia mai accolto, che ho reso con mio immenso orgoglio protagonista della mia tesi di Laurea Magistrale per via della sua difesa della dieta vegetale e degli animali.

Nato in Inghilterra (Sussex) il 4 agosto 1792 e morto durante una tempesta in mare l’8 luglio 1822 in Italia (Viareggio) a pochi giorni dal suo trentesimo compleanno, Percy è stato un giovane uomo di grande intelletto, sostenitore dei più nobili ideali anticonformisti che ancora oggi accomunano coloro che intendono cambiare il mondo e migliorare l’umanità in ogni sfumatura dell’essere.

Discendente da una famiglia facoltosa (suo nonno paterno, Sir Bysshe, era Baronetto), sin da giovane si oppose alle differenze sociali e alle gerarchie, sostenendo invece l’uguaglianza fra le persone e condannando moralmente il Potere attraverso la sua produzione letteraria e il suo modus vivendi.

La sua curiosità e l’amore per la cultura e la conoscenza lo condussero sin dalla tenera età ad apprendere rapidamente più materie, spaziando da quelle scientifiche a quelle umanistiche, incluse le lingue classiche. Percy era capace di leggere e scrivere Greco e Latino, trovando diletto nel tradurre testi antichi. Fra i suoi autori preferiti vi fu Plutarco, di cui presto abbracciò lo stile alimentare e il pensiero contro l’uccisione e il consumo di animali. Successivamente nella vita imparò altre lingue, fra cui lo Spagnolo e l’Italiano, grazie ai viaggi intrapresi e alle varie amicizie strette.

Nel 1811, a soli 19 anni, fu espulso dall’Università di Oxford per aver scritto con l’amico Thomas Jefferson Hogg un testo ritenuto immorale dai dirigenti e dai docenti dell’epoca: si trattava di The Necessity of Atheism, un pamphlet che intendeva dimostrare l’inconsistenza della religione cattolica con tutte le sue criticità. Nello stesso periodo nacquero nel suo animo sentimenti di vicinanza agli animali, che lo condussero ad abbracciare un’alimentazione pitagoriana e a scrivere qualche anno dopo delle opere in difesa della dieta vegetale e degli animali: Queen Mab (1812), con l’interessante nota 17 sul non consumo di animali, A Vindication of Natural Diet e On the Vegetable System of Diet.
Di questi tre testi ho ampiamente parlato nella mia tesi di laurea “‘Ashes and sparks, my words among mankind!’: la matrice antispecista nel pensiero e negli scritti di Percy Bysshe Shelley”, discussa il 15 aprile 2024 presso l’Università di Pisa, e che presto verrà pubblicata come libro.

A causa della divergenza intellettuale con suo padre – Sir Timothy Shelley – che gli chiese di rinnegare le sue idee che riteneva imbarazzanti (desiderava spedirlo in una casa di cura mentale), Percy cercò la tranquillità lontano dal nucleo familiare ‘unendo il suo destino’ (sue testuali parole) con Harriet Westbrook, anch’essa incompresa dai genitori, che egli sposò giovanissimo affinché la ragazza non perdesse il proprio onore in una società maschilista e patriarcale come quella dell’Inghilterra dell’800. Quando Shelley con entusiasmo diventò vegetariano, lei lo seguì in tale scelta alimentare. Da questa unione scaturita dalla necessità di evadere dalla propria famiglia di origine oppressiva, nacquero Ianthe Eliza e Charles, due bambini di cui Shelley non otterrà mai l’affido richiesto a seguito tragica morte di Harriet. I motivi di tale decisione, presa in aula di tribunale, furono il suo modo di vivere non conforme ai dettami della società, il suo stile alimentare ‘contro natura’ e l’essersi accompagnato a Mary Wollstonecraft Godwin. Harriet fu trovata morta nel lago Serpentine nel 1816, forse suicida, tempo dopo che la relazione con Percy era finita. L’evento fu traumatico per il Poeta. Thomas Jefferson Hogg, amico universitario di Shelley e curatore di un’intera biografia dedicata a lui pubblicata nel 1858, scrisse che Harriet spesso parlava del desiderio di porre fine alla sua vita, che aveva tentato più volte di farlo durante gli anni di scuola, arrivando a esternare il fascino che provava verso il suicidio anche durante cene con illustri persone del mondo vegetariano che si rifiutavano di sostenere la sofferenza animale.
Ancora oggi la tragica morte di Harriet viene attribuita a Shelley ingiustamente: basta immergersi nella corrispondenza privata riportata nelle biografie più complete per realizzare che tale relazione non era tenuta in piedi da solide basi.

Shelley sposò Mary, di cui si innamorò conoscendola durante gli incontri a casa di suo padre William Godwin (ateo e liberale), per garantirle tutti i diritti di cui non avrebbe goduto in quanto seconda compagna di vita, e per tutelare i figli che nacquero dalla loro unione: Clara (morta prematura), William (morì a 3 anni), Clara Everina (morì all’età di 1 anno), Percy Florence. Solo quest’ultimo, nato a Firenze il 12 Novembre 1819, raggiunse l’età adulta.

Insieme a Mary e alla sorella Claire Clairmont (figlia della seconda moglie di William Godwin, che rimase vedovo dopo la morte della madre di Mary, la femminista Mary Wollstonecraft), Percy si trasferì in Italia, visitando e risiedendo in diverse città. Nei suoi viaggi visitò Napoli, Roma, Firenze, Pisa, Viareggio, per citarne alcuni. Pisa fu la città dove egli, con la moglie Mary, visse più a lungo, circondato da amicizie inglesi, godendo dei bei paesaggi e della tranquillità del luogo.

È in Italia, nei brevi anni costellati da nascite, lutti, amicizie (fra queste quella con Lord Byron, Edward Williams, John Trelawny), pettegolezzi (insistenti sul suo ‘amore libero’ frainteso) e sentimenti, che il Poeta scrisse fra le sue più belle opere: Adonais, dedicata a John Keats che morì nel 1821, Ode to the West Wind (scritta nel parco delle Cascine a Firenze), To a Skylark (scritta a Livorno), Prometheus Unbound e molte altre.

L’8 luglio 1822, mentre si trovava a bordo della sua goletta Ariel (chiamata anche Don Juan su richiesta dell’egocentrico Byron) con l’amico capitano Edward Williams e un giovane marinaio, l’imbarcazione si imbatté in una tempesta che non lasciò loro scampo. Furono giorni di grande angoscia per Mary, la moglie del capitano Williams – Jane – e gli altri amici inglesi. Alla fine le speranze di trovarli in vita naufragarono.
I corpi dei tre uomini furono ritrovati a molti chilometri di distanza l’uno dall’altro, circa una decina di giorni dopo il naufragio. Quello di Percy fu rinvenuto il 18 luglio sulla spiaggia di Viareggio, visibilmente deteriorato e con addosso tutti i vestiti. Si comprese che era il Poeta dai libri che egli teneva nelle tasche del cappotto. Probabilmente, non sapendo nuotare e detestando l’idea di mettere a repentaglio la vita altrui per essere salvato, Shelley si abbandonò alle forze del mare senza opporre resistenza.
All’epoca le regole sanitarie vietavano di toccare i corpi trovati in mare e imponevano che venissero seppelliti nel luogo di ritrovamento. Per questo motivo Shelley e gli altri due compagni di sventura furono sepolti sotto la sabbia con sopra uno strato di calce. Fu necessario quasi un mese di intensa contesa con il Ducato di Lucca per riuscire a disseppellire il Poeta ed Edward Williams. Avendo vietato alla famiglia il trasferimento al cimitero inglese di Livorno per i suddetti motivi sanitari, gli amici più stretti optarono per un rito funebre in stile greco sulla spiaggia di Viareggio per rendere omaggio al Poeta. Fu Lord Byron a sostenere le spese dell’acquisto dei materiali necessari per la cremazione: olii, unguenti profumati, spezie aromatiche. La casa museo Keats-Shelley di Roma conserva come reliquia una scatola di latta che conteneva le essenze usate.

Dopo aver lasciato parte di sé nelle acque del mar Tirreno e nella sabbia del litorale di Viareggio, il corpo di Shelley si unì al vento, ritornando alla natura attraverso tutti i suoi elementi.
Un’epilogo esistenziale romantico di un’anima romantica che desiderava da sempre – come dimostra la sua poetica – ricongiungersi alle forze della natura.

Le ceneri riposano ancora oggi nel Cimitero Acattolico di Roma, ‘il più bel cimitero’ per Shelley che lo aveva frequentato per la prematura morte dell’amato figlio William. Accanto a Shelley fu tumulato 60 anni dopo il corpo di John Trelawny, che volle farsi seppellire accanto all’adorato amico per rimanere insieme a lui per sempre.


In quest’area dedicata a Percy Bysshe Shelley troverete materiale sulla sua filosofia di vita, frutto di un grande lavoro condotto sui suoi testi, che su tanti aspetti anticipò quella vegana odierna che caratterizza la mia persona e quella di coloro che seguono il mio blog.
La grande compassione del Poeta e le sue idee rivoluzionarie in ambito alimentare, etico e morale sono state per fin troppo tempo tenute nell’oblio, anche nel mondo animalista. Ingiustamente.
Shelley credeva fermamente nella possibilità di rinnovare l’umanità, sublimandone l’animo e conducendola a un’esistenza di felicità assieme alle altre creature della Terra.
È giunto il tempo che i suoi dead thoughts tornino vivi nell’universo.
Che possano essere i miei articoli il vento dell’Ovest che li diffondono all’umanità.


© Carmen Luciano
Dott.ssa in Lingue e Letterature Straniere &
Lingue, Letterature e Filologie Euroamericane

VIDEO: Un tuffo nell’800 – Villa Magni a San Terenzo (Lerici, Spezia) – Ultima dimora degli Shelley & Williams