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°° “Il Futuro è Verde” – L’Esperienza di Andrea, diventato veg a 2 anni °°

Quella che state per leggere è la lettera aperta di un caro follower del mio blog, Andrea Fortune, scritta per volontà di raccontare la propria esperienza e per esprimere la sua idea circa le sorti degli animali.

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Sono nato nei primi anni ’80 a Palermo da una coppia di professori che, per via della loro professione, con molta pazienza rispondeva ad ogni mia curiosità: ad ogni “Perché?”, seguiva una loro risposta, e di nuovo un mio “Perché?”. Ricordo ancora una delle mie prime domande, quella che mi avrebbe cambiato la vita per sempre.

Avevo circa due anni e mezzo, eravamo seduti a tavola, stavamo per mangiare una scaloppina con formaggio e prosciutto.
Chiesi con la mia solita curiosità <<Da dove viene il prosciutto?>> mia madre rispose <<Dal maiale.>> e io con ingenuità incalzai <<E come lo fa?>> e mia madre con sincerità rispose <<È una parte del maiale, viene macellato, ucciso, e vengono ricavate le fette di prosciutto…>>
allontanai il piatto e promisi <<Allora non lo mangio più!>>.

I miei genitori dapprima cercarono di spiegarmi “il ciclo della vita”, “la piramide alimentare”, ma la mia decisione fu irremovibile. Rimasi digiuno. Mio padre allora andò su tutte le furie, non è mai stato un tipo violento, ma di fronte alla mia disarmante fermezza, spinto anche da una infondata preoccupazione mi picchiò, probabilmente esagerando, tanto da mettersi a piangere subito dopo, capendo di aver perso la testa davanti al mio “capriccio”. Ma non era un capriccio, io amavo gli animali, sognavo di fare il veterinario “da grande”, giocavo con la fattoria parlante, il gioco che in modo casuale ripeteva i versi degli animali della fattoria. Di mangiarli, e quindi ucciderli, non avevo alcuna intenzione. In realtà i primi anni i miei genitori, spaventati dai medici che sostenevano sarei rimasto rachitico, mi propinavano piatti non vegetariani a mia insaputa, ma a poco a poco, imparato a leggere gli ingredienti, eliminai carne e pesce da ogni piatto da me mangiato. In molti provarono a convincermi che era giusto uccidere gli animali per cibarsene, ci provarono con la “moltiplicazione del pane e dei pesci” di Gesù, con il leone che mangia la gazzella. A volte ero io ad essere più convincente di loro, come la volta in cui mio padre stanco del fatto che io rompevo le scatole a tutti i pescatori.
Ogni tanto qualche parente o amico dei miei faceva “il furbo”.
Crebbi con un po’ di diffidenza nei confronti dei cibi cucinati dagli altri, controllavo per bene che mia nonna non avesse nascosto prosciutto nella parmigiana di melanzane (a volte lo ha fatto), non mangiavo cibi con ingredienti incogniti ai buffet. Tutti i parenti più stretti erano stati da me ben indottrinati: un cucchiaio di legno per la pietanza con la carne ed uno per quello che potevo mangiare anche io.

Non c’erano i social network negli anni ’80, non si conosceva il termine vegetariano e quindi ai camerieri quando chiedevi “C’è carne in questa pietanza?” dovevi specificare “…neanche prosciutto, wurstel, salame, acciughe, pesce?”. Ai matrimoni anche da ragazzino mangiavo solo parte del menu bimbi, vale a dire la pasta al pomodoro, tuttora da adulto sono spesso costretto ad approfittare del menu bimbi.
Crescendo i compagni di classe, del tutto ignoranti, mi chiedevano cosa mangia un vegetariano “E il riso lo mangi? E cosa metti nella pasta? Ma neanche il tonno? Vabbè ma mica lo uccidi… è già morto! Ma come fai… cioè non mangi il salame… e quindi neanche il ragù!”. Ovviamente la merenda al bar della scuola era il momento di massima emarginazione. In quegli anni non facevo la spesa, ma ricordo che comunque mia madre, che fortunatamente mi ha sempre appoggiato, mi comprava di tanto in tanto soya e seitan; imparai a pasticciare in cucina sin da adolescente, esperienza che benedico!

Oggi guardo il presente e lo raffronto col passato: la condivisione delle informazioni, i social network che mostrano come sono realmente i macelli, la sofferenza dei pesci, le torture dei processi industriali della produzione di latte e uova. Oggi è difficile che qualche ristoratore non sappia cos’è un vegano: si sono diffusi con l’aumento della domanda menu vegani, simboli, e cibi pronti, che rendono meno dura la vita ad un vegano quando mangia fuori o non ha tempo di cucinare. Cresce la coscienza e di pari passo cresciamo in numero. Le ragioni Vegan sono ancora più forti, oggi sono più consapevole della scelta fatta da bambino, e ai motivi etici si sono aggiunti quelli ambientalisti e salutisti. Non mi sento più solo, anzi talvolta mi sento sostenuto da chi la pensa come me, ma si esprime meglio, in modo più convincente. Forse non siamo uniti, affrontiamo l’argomento con modalità diverse, ma abbiamo imparato a fare rete, scambiamo ricette, consigli, esperienze, opinioni sui ristoranti. Ci sosteniamo, ed è proprio questo sostegno che mi è mancato in questi 32 anni.
Guardo il passato, l’evoluzione del presente ed in proiezione guardo con ottimismo il nostro futuro.

Quando sono diventato vegan purtroppo non esistevano gli smartphone e nessuno ha potuto immortalare quel momento, e datarlo, come invece succederebbe oggi con i video virali che ritraggono bambini piangenti perché delle carcasse animali sono nei loro piatti. Quando racconto la mia storia qualcuno storce il naso incredulo sull’età in cui scelsi di essere vegetariano. La stima della mia età deriva dai ricordi miei e di mia madre e dal fatto che da allora ho sempre raccontato questa storia allo stesso modo, a sette anni cioè quando mi chiedevano l’origine della mia scelta raccontavo che sin da quando avevo 2 anni e mezzo ero vegetariano, era un fatto che suscitava stupore negli adulti e quindi non tralasciavo questo particolare.

 

Nel mondo il risveglio della coscienza nei più piccoli è molto frequente. Il caso di Andrea non è il solo ed isolato. Anche tra le persone dello spettacolo c’è chi ha scelto di non mangiare animali a soli pochi anni di vita.
L’attore Joaquin Phoenix per esempio lo è diventato a 3 anni.
L’attrice Natalie Portman invece a soli 8 anni.

Ringrazio tantissimo Andrea per aver raccontato la sua esperienza e per aver deciso di farlo attraverso il mio blog.

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