Archivi giornalieri: 6 ottobre 2018

°°Diritti Animali: A Ciascuno il suo Metodo di Attivismo°°

Ho deciso di scrivere questo articolo con la speranza che possa essere d’interesse sia per chi, dentro di sé, sente di fare poco per la causa animalista, sia per coloro che presuntuosamente sentono che siano invece gli altri a fare poco per la causa animalista.

L’argomento, come avrete capito, è la metodologia individuale di fare attivismo per i diritti animali.

Con 16 anni di esperienza maturata nell’ambito della diffusione del messaggio antispecista mi sento in dovere di accomodarmi alla scrivania e condividere il mio pensiero. Anche in risposta a questo clima di odio intestino creatosi grazie a chi crede di avere la soluzione e la verità in tasca.

Qual è il modo migliore di difendere gli animali e raggiungere più coscienze possibili per la liberazione dalla schiavitù imposta alle altre specie dalla nostra?
La risposta è che non vi è un solo ed unico modo, ma molteplici.

Siamo individui simili ma diversi fra loro: è normale e naturale che ciascuno abbia il modo di porsi che più di confà alla propria indole. Pretendere che tutti seguano una linea definita è un allarmante controsenso, visto che alla base della filosofia vegan troviamo proprio il rispetto per la spontanea singolarità di ciascun essere.

Dopo mesi di analisi, ho provato a suddividere il movimento veganimalista in macrogruppi:

  • I Self-Vegans – Chi sono? Sono quei vegani che sono vegani ma non sentono il bisogno di informare chi li circonda della loro scelta etica. Vivono la loro esistenza nel rispetto di quella altrui senza però pronunciarsi. Pacifici, non amano le dispute e i dialoghi accesi. Per questo evitano ogni sorta di scontro. Sono in pace con se stessi ed hanno una percezione distaccata della società.
  • I Friendly-Vegans – Sono vegani che nonostante i loro ideali divergenti dalla società che li circonda, non hanno allontanato vecchie amicizie o parenti che ancora mangiano animali. Vivono la loro vita, e il loro essere vegani, in incredibile armonia con chi li circonda. Spesso, proprio grazie all’amicizia che non viene alterata, sono in grado di essere d’esempio per chi li osserva curiosi.
  • Gli Angry-Vegans – Sono persone di indole molto turbolenta, con carattere forte e deciso che adorano spronare la coscienza degli altri entrandovi in contrasto. Mettono moltissima energia nei loro atti animalisti, e talvolta non negano di apprezzare metodi invasivi o violenti. Vedono in chi mangia ancora animali ipotetici nemici e per questo non hanno mezze misure per difendere gli animali.
    Non propensi al dialogo (credono sia una perdita di tempo), preferiscono agire.
  • Gli Smart-Vegans – Vivono in un mondo fatto di carta, parole, articoli, condivisioni e tutto ciò che ha a che fare con l’intelletto. Difendono gli animali avvalendosi del mezzo stampa e vedono nell’informazione cartacea un potente strumento per avvicinare le persone e sensibilizzarle al tema dell’antispecismo. Spesso sono giornalisti, scrittori o insegnanti.
  • I FoodLover-Vegans – Amano il cibo e pensano che la rivoluzione parta proprio dalla cucina. Conoscono le principali proprietà di frutta, verdura, ortaggi, cereali, semi e legumi e sono capaci di creare mix esplosivi. Con la loro arte culinaria creano delizie commestibili che catturano l’interesse di chi crede, erroneamente, che la buona cucina preveda alimenti di origine animale.
  • I Vegan-Heroes – Ogni giorno si dedicano al recupero, al salvataggio e alla messa in sicurezza di animali che altrimenti morirebbero a causa della crudeltà o dell’indifferenza umana. Da loro dipendono le vite degli animali che ospitano nei rifugi o santuari, e che accudiscono amorevolmente.
  • I Vegan-Activists – Sono persone che singolarmente o facendo parte di associazioni si attivano per gli animali portando i loro diritti nelle piazze, nelle scuole o in politica. Il loro mezzo di comunicazione preferito è quella di tipo orale. Mettono in atto proteste, manifestazioni e cortei e sostengono la causa con la loro presenza.
  • I Doctor-Vegans – Non sono molto attivi nel sociale. Passano il loro tempo dedicandosi anima e mente immersi nello studio. Il loro obiettivo e di specializzarsi in ambito scientifico per essere d’aiuto agli animali con le proprie scoperte.

Possiamo dire che i self-vegans siano meno vegani degli altri perché non si esprimono?
Possiamo criticare i friendly-vegans per l’amicizia che intendono mantenere con chi ha fatto parte della loro vita anche prima che smettessero degli animali?
Possiamo contestare i metodi esuberanti degli angry-vegans?
Abbiamo il diritto di dire agli smart-vegans che pensano solo a fare informazione?
Ci sentiamo in dovere di dire ai foodlover-vegans che cucinando “e basta” fanno poco per la causa? Sono solo i vegan-heroes a poter essere definiti davvero vegani?
Che dire dei vegan-activists? Che si incentrano solo nei cortei e si “sporcano poco le mani”? E i doctor-vegans? Passano troppo tempo chiusi nei laboratori a studiare?

Se riflettiamo bene, ciascuna fazione metodologica ha la sua importanza.
Nessuna di queste è inutile per la liberazione animale.

Abbiamo bisogno di chi è vegan per se stesso, perché non mangia animali e già per questo fa qualcosa per loro.
Abbiamo bisogno dei vegani amichevoli, perché chi ancora non lo è non è nostro nemico ma un individuo totalmente assorbito nella schiavitù umana che ancora deve liberarsi da catene ideologiche.
Abbiamo bisogno anche dei vegani arrabbiati, perché sono capaci di scontrarsi con umani duri di comprendonio. Le alte temperature piegano il ferro, e loro lo sanno.
La causa animalista ha la necessità di essere diffusa nelle scuole e mediante la letteratura, ecco perché gli intellettuali vegani sono anch’essi importantissimi.
I volontari che accudiscono le anime salvate dal macello? Sono persone amorevolmente abneganti e gli animali hanno bisogno di loro.
Gli attivisti di strada? La loro voce è indispensabile per dare eco ai lamenti di chi non può farsi sentire. Ed infine, gli scienziati, i medici, i biologi e i ricercatori vegan: coloro che mettono la scienza dalla parte degli animali.

Tutti siamo importanti, tutti siamo indispensabili.
A meno che non sia finalizzata al mero tornaconto personale (verrebbe meno l’ideale vegan), non esiste azione che non sia necessaria ed utile alla causa.

<<Se possiamo documentarci e manifestare nelle piazze, o condividere sui social notizie scientifiche che affermano che ci si può alimentare in modo totalmente vegetale senza dover uccidere gli animali è grazie anche a chi è chiuso in uno studio o in un laboratorio per studiare. Quindi anche chi non può manifestare in piazza per assenza di tempo dovuto ad impegni scientifici è utile alla causa>> ha affermato oggi mio fratello, futuro ingegnere biomedico vegan. E io non posso che appoggiare totalmente la sua idea.

Lo ripeto spesso, e lo metto anche nero su bianco: dovremmo iniziare a vederci come una squadra di calcio. Prendo come esempio questo sport perché è quello che la società più ci propone.
In una squadra di calcio, i membri hanno ruoli differenti.
C’è chi sta in porta, chi difende, chi attacca e anche chi sta in panchina.
Sarebbe controproducente e deleterio se tutti stessero in porta, o tutti in panchina.
Ma anche se tutti fossero difensori o attaccanti.
Il successo di una squadra sta proprio nel ricoprire ruoli diversi in base alla propria indole e alle proprie qualità. Ed è grazie a questa suddivisione di compiti che si arriva a fare goal.

Dobbiamo essere quindi una squadra unita, perché in ballo non c’è il primo posto in classifica ma la vita di miliardi di esseri innocenti.

Spero che le mie parole possano essere uno spunto di riflessione per chi ha letto questo articolo.

Carmen.

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