Archivi giornalieri: 31 luglio 2021

°°Suicidio Giovanile: Lettera Aperta agli Adulti°°

L’ennesima notizia di un ragazzo giovane che probabilmente ha deciso di porre fine alla sua vita per problemi collegati allo studio mi ha portata a scrivere questo articolo. Inizialmente l’idea era quella di pubblicare un post su Facebook, ma poi ho realizzato che l’argomento andava trattato in modo più ampio e in uno spazio usufruibile anche da persone che non seguono i social network.
A darmi la scintilla per scrivere quanto segue è stato un commento trovato per caso, sul social sopra menzionato, dove una utente invitava i giovani a riflettere e a non dare dispiaceri alle famiglie, perché esse “rimangono distrutte, e tutto si risolve”. Mi sono sentita davvero ferita da queste parole, dentro le quali vedo dell’insensibilità e scarsa empatia. Di cose da dire in risposta ne avrei tante, e dunque eccomi qui.

Quando apprendiamo della morte violenta di persone giovani veniamo tutti toccati da sconforto e tristezza. Forse perché consapevoli del fatto che l’essere umano ha la possibilità di vivere decenni e decenni prima e di poter morire di vecchiaia. L’idea che delle giovani vite si interrompano senza fare piena esperienza umana dà un senso di smarrimento.

Ma vivere non è semplice. Lo sappiamo tutti. Si possono avere tutti gli agi (pure quelli non concessi ad altri meno fortunati) ma comunque sprofondare in sconforto o finire risucchiati dal vortice della depressione. Non è mia competenza parlare di questi aspetti a livello psico-scientifico, e lascio che siano personalità professionali formate a farlo, ma con quello che ho vissuto sulla mia persona a livello fisico e psichico a scuola sento di avere un minimo di esperienza per invitarvi a non attaccare i/le giovani che arrivano ad azioni estreme. Da ex adolescente che ha vissuto delle enormi difficoltà emotive dico che per arrivare a desiderare di non esistere più bisogna essere davvero disperati, e bisogna anche avere una forza incredibile. Io quest’ultima non l’ho mai avuta. Mi sono sempre guardata allo specchio provando pietà per quella pelle chiara, per quei lunghi capelli neri, per quel corpo che da sempre mi permetteva di esistere e di fare esperienza in questa dimensione.
Chi si uccide non è una persona vigliacca. Vigliacchi sono coloro che non danno un peso alle proprie parole, non danno un peso ai loro gesti, e feriscono indelebilmente le persone.

Ho letto adulti, come la signora sopra menzionata, scrivere che sono cose che non si fanno perché poi si lasciano “famiglie distrutte” e che “tutto si risolve”. Che tutto si risolve insegnateglielo da piccoli/e. Iniziate sin dai primi anni di età a valorizzare l’impegno, a complimentarvi per i traguardi raggiunti e a far comprendere ai giovani che gli errori non sono fallimenti ma momenti preziosi per imparare ancora di più. E soprattutto, iniziate sin da subito a non far pesare traguardi e successi degli altri bambini e delle altre bambine, perché non siamo macchine progettate per avere la stessa efficienza e le stesse tempistiche. Siamo esseri umani singolari, unici, irripetibili, con i propri tempi, le proprie passioni e le proprie capacità. La vita delle altre persone non può e non deve essere usata come metro di paragone con la propria. Facile far ricadere la colpa su chi non ha più forze ed energie per andare avanti e decide di far finire la sua sofferenza. Troppo facile.

Come si può pretendere che una persona che si sente schiacciata dal peso delle aspettative che ha intorno, che si sente sola e senza aiuto, pensi “devo resistere per non dare ulteriore dispiacere”? Bisogna essere davvero poco empatici per arrivare a un tale pensiero.

Viviamo in una società dove gli errori vengono demonizzati, dove chi cade non è spronato a rialzarsi ma si sente addirittura giudicato e messo a paragone con chi invece ha avanzato ed è arrivato lontano.
Viviamo in un sistema dove si applaude il genio (con tutto rispetto per le menti geniali) per aver ottenuto “tot anni prima” un numero elevato di titoli e lauree, ma dove non ci si complimenta minimamente con chi invece ha concluso fuori corso ma senza aiuti e con le sole proprie forze.

La vita non è una gara podistica dove vince chi arriva prima.
La vita è per me, metaforicamente parlando, un percorso che ciascuno affronta con il proprio andamento. E va bene anche fermarsi a raccogliere un fiore per poi ripartire.
Se non fossi stata abbastanza consapevole di quanto valevo nonostante per qualcuno fossi un fallimento scolastico avrei ricevuto un cuscino di fiori sulla tomba anni fa, e non una corona d’alloro attorno alla testa nel 2021.

E’ questo dico ai ragazzi e alle ragazze che mi capita di aiutare con lo studio: è necessario essere consapevoli di chi siamo, di cosa vogliamo fare nella vita (non importa quando lo comprendiamo), senza mai scoraggiarci, cercando di fare unione con i propri simili e di avere punti di riferimento tra gli adulti. Quando mi confronto con giovani con debiti formativi con la paura di non farcela e di bocciare (perché bocciare ancora adesso viene vissuto come un fallimento, un marchio nero a vita) e gli spiego che non è una bocciatura a determinare una carriera, vedo occhi che brillano. E adesso che lo scrivo forse ho anche capito perché ho dovuto affrontare questa esperienza: esserci passata dentro e averla vissuta mi permette di dare un supporto emotivo veritiero, concreto, reale. E se posso essere d’aiuto a qualcuno che versa nelle condizioni in cui versavo io da adolescente, ne è valsa la pena soffrire.

Desidero che rimanga impresso e ben memorizzato fra gli adulti, genitori, e soprattutto insegnanti che i più giovani si ascoltano, si spronano in modo positivo, si aiutano e si valorizzano senza mai fare paragoni e senza umiliazioni. Essere genitori è un ruolo delicato e importante, anche essere insegnanti a contatto con nuove generazioni lo è:
siate una mano tesa ad aiutare, non un indice pronto a giudicare.


Chi avesse bisogno di un sostegno morale, mi può contattare all’indirizzo scuola@carmenluciano.com



Carmen

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