Archivio mensile:agosto 2023

°°Legame Materno: Un Film di Simone Arrighi Sulla Violenza Contro Donne e Animali°°

Aggiornamento del 27.05.2025
È per me doveroso, dato lo spazio che ha trovato tale progetto sul mio blog e su questa mia pagina, esternare pubblicamente i miei pensieri riguardo al cortometraggio “Legame Materno” di Simone Arrighi, dal momento in cui hanno subito un mutamento per una questione assai spiacevole.

Ma facciamo un passo indietro.

Nell’agosto 2023, quasi due anni fa, avevo pubblicato un articolo sul mio blog inerente al progetto di Arrighi, intervistandolo e dando spazio a quello che sembrava essere un lavoro artistico prezioso per i diritti animali, uno short-movie volto a evidenziare lo stretto legame fra violenza di genere (su donne e bambine/i) e quella specista ai danni degli animali. Ero stata una delle prime persone a visionare in anteprima la sceneggiatura e avevo sin da subito riferito al regista che poteva essere un’occasione perfetta per salvare anche una creatura dallo sfruttamento, essendo previsto per il cortometraggio l’impiego di una vitellina.
Nell’articolo, avevo inserito un apposito pulsante con reindirizzamento a una pagina di raccolta fondi aperta dal regista per sostenere il progetto. Molte persone che seguono il mio impegno per gli animali avevano avuto così modo di scoprire questo progetto ai suoi albori, sostenerlo economicamente con donazioni.

Ho seguito nel tempo l’avanzare dei lavori, cercando nel mio piccolo di dare suggerimenti al regista per la ricerca di una vitellina da salvare, continuando a sostenere la raccolta fondi partecipando a serate-evento in favore del progetto e diffondendone notizia attraverso i miei canali.

Sempre nel mio piccolo, avevo girato a Simone dei link di vitelline da salvare dal macello che cercavano adozione, con la speranza che si potesse parlare indirettamente della loro storia se scelte per il cortometraggio. Ma ogni mio tentativo di proporre creature bistrattate a cui dare una seconda possibilità sembravano essere accolte e appoggiate da parte.

Notando una certa nebulosità sulla faccenda, per messaggio privato ho riferito che stavamo salvando un’asina anziana e la sua cucciola sfruttate per il latte da un allevamento, e che se proprio non si trovava una vitellina potevano magari essere loro le fortunate protagoniste del cortometraggio: fortunate perché oggetto di un messaggio contro le ingiustizie, fortunate perché avevano davvero smesso di essere schiave dell’industria lattiera.
Ma anche questo suggerimento, mentre con la volontaria di Livorno e il vostro aiuto abbiamo salvato queste due femmine animali, è caduto nell’oblio.

Così, dopo un anno e mezzo, sono iniziate le riprese e mi è stato riferito che la vitellina era – pensate un po’ – una cucciola presa da un allevamento, guardate il caso, presente lì vicino il set scelto.
Una cucciola presa in prestito?
Ho più e più volte cercato di far capire che al di là del messaggio contro la violenza di genere e contro quella ai danni degli animali era importante salvare una vita, ma ho sempre avuto l’impressione che questo messaggio non fosse stato recepito. Anche perché più volte mi era stato detto che era difficile trovare ospitalità per una vitellina e mantenerla a vita – a detta anche di Lav Lucca – era un costo enorme.

I contatti con il regista si sono interrotti nel momento in cui ho appreso che l’animale usato per le riprese è ritornato nell’allevamento che lo aveva ceduto per girare. Mi auguro con tutt il cuore che le cose siano cambiate, ma ho i miei dubbi.
Ho detto apertamente lui che era venuta meno la mia stima nei suoi confronti e nei confronti del progetto, dal momento in cui a mio avviso è specismo anche usufruire di un animale per il raggiungimento di un obiettivo come la realizzazione di un cortometraggio “contro lo specismo”. Ho inoltre aggiunto che trovavo tutto intriso di ipocrisia, affermare di voler lanciare un messaggio contro lo sfruttamento degli animali andando poi a bussare alle porte di un allevamento dove gli animali vengono usati per profitto. Porte che si sono chiuse con dentro una creatura che non è stata ceduta perché troppo utile per ottenere latte e altri cuccioli.

Mi scuso per questo lungo messaggio ma non potevo tollerare l’idea che questo mio pensiero rimanesse confinato nella mia mente, non dopo aver sostenuto il progetto in questione e non dopo tutto l’impegno che ho messo per la diffusione della raccolta fondi. Per il futuro mi prometto di essere più attenta ai progetti che mi vengono proposti con richiesta di aiuto.

Spero che la vitellina usata per il cortometraggio trovi in qualche modo riscatto. Spero che gli allevatori si rendano presto conto di cosa fanno in nome del profitto.

Nessuna creatura deve essere sfruttata.
Nessuno ha il diritto di schiavizzare altre esistenze.

La vita è un dono e va rispettata in ogni sua forma.




++++++ articolo del 2023 ++++

Care lettrici e cari lettori,
vi porto a conoscenza di un ambizioso progetto del regista e fotografo lucchese Simone Arrighi
che riguarda gli animali, le donne e i bambini.


Si tratta della realizzazione del cortometraggio intitolato Legame Materno, che intende lanciare un messaggio chiaro sulla percezione antropocentrica che si ha degli animali usati tornaconto economico, ma anche di quella androcentrica quando si tratta di donne e madri di famiglia.

Ho letto in anteprima la sceneggiatura e il dossier collegato al cortometraggio scritti da Simone assieme a Lorenzo Palombo, e devo dire che è un lavoro molto importante. Alla lettura di alcune parti ho avuto i brividi: sono riusciti a mettere nero su bianco situazioni reali di violenza celata fra le mura domestiche, situazioni comuni a troppe persone e che hanno fatto parte anche del mio vissuto. Reputo pertanto socialmente necessario Legame Materno al fine di sensibilizzare spettatori e spettatrici, per dare voce alle vittime e per far comprendere che c’è sempre una possibilità di uscita da vortici negativi.

L’animale protagonista di questo cortometraggio è la mucca da latte, creatura sfruttata per la propria capacità di produzione di secrezione mammaria, letteralmente calpestata nel suo essere femmina e nel suo legame materno con i figli che le vengono sottratti. Troviamo poi i personaggi di Silvia e suo figlio, anche loro incatenati a un legame di violenza che li assoggetta come gli animali.

Simone ha pensato: se succedesse a noi?

Se gli animali ci portassero via i nostri figli? Se ci tenessero in gabbia o in un recinto maltrattandoci per poi farci finire in padella? Ha pensato poi alle donne che subiscono violenze dall’uomo, che non sono poi così diverse dagli stessi animali sfruttati e maltrattati negli allevamenti.

Nella specie animale, il corpo femminile è costantemente sfruttato, per le uova, per il latte, provocando enormi sofferenze fisiche ed emotive.

IL TEMA DEL CORTOMETRAGGIO

Il corto vuole affrontare il forte legame tra madre e figlio, che non è diverso da quello che lega un qualsiasi animale col suo cucciolo.

Tra gli animali la separazione madre-figlio è molto frequente, ed è anche molto dolorosa. Purtroppo molte persone reputano gli animali esseri senza anima e inferiori, da sottomettere a loro piacimento per denaro, o semplicemente per ignoranza.

Qui viene trattato il mondo delle mucche da latte in particolare, dove nei grandi allevamenti, il vitello viene strappato alla mamma a poche ore dalla sua nascita.

Viene portato via e rinchiuso, da solo, in piccole stalle o piccoli box dove sarà poi allattato artificialmente. Questo accade perché il latte delle loro madri serve all’industria alimentare per poi finire sulle nostre tavole. Le mucche, che hanno una gestazione di nove mesi come le donne, producono latte solo dopo aver partorito. Per garantire sempre la produzione del latte, vengono costantemente ingravidate artificialmente, munte con macchinari elettrici e molte volte vengono anche maltrattate ingiustamente. Una mucca, che a cose normali potrebbe vivere anche 20 anni, in questi allevamenti ne dura 5 o 6, viene sfruttata fino a quando non si reggerà più in piedi per poi essere macellata. Molti bovini da latte maturano anche malattie e tumori alle mammelle e patologie alle zampe, come la zoppia. Le vitelle femmine faranno la loro stessa fine, i vitelli maschi verranno macellati entro il primo anno di vita.

Molti animali, separati dai loro cuccioli per mano dell’uomo, piangono e cercano per giorni il loro cucciolo. Agli animali non viene data la possibilità di potersi difendere, e di proteggere la propria prole. Se succedesse a noi umani quello che gli animali sono costretti a subire per colpa nostra? Silvia, la protagonista della storia, ha provato sulla sua stessa pelle la violenza causata da suo marito Andrea. Ma a differenza degli animali, Silvia può ribellarsi, parlare, denunciare e proteggere suo figlio.


Chi desiderasse sostenere questo progetto aiutando il regista a realizzare il suo cortometraggio e portare quest’importante messaggio contro la violenza sulle donne e sugli animali nell’ambiente cinematografico, può farlo inviando un contributo sul sito GoFund Me dove è stata aperta una raccolta fondi. Il budget da raggiungere per sostenere i costi di tutto il progetto è di 10.000 euro.
Tutte le donazioni verranno usate per l’iniziativa.

“Tutto è senza scopo di lucro, ma finalizzato alla realizzazione del cortometraggio, che farò lo stesso anche se non raggiungerò il traguardo del budget” aggiunge il regista.




Ringrazio Simone Arrighi per aver la sua determinazione e per il suo impegno e mi auguro con tutto il cuore di vedere presto il suo film assieme a voi.



Carmen Luciano





Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora