°°Quando l'Amore per gli Animali Diventa Malato°°
Nel 2006 ho aperto questo blog per dare voce agli animali attraverso articoli destinati alla lettura per tutti. Ho scritto di etica, di morale, di stile di vita empatico. Con molto piacere vi informo che a partire da questo post verrà trattato anche il tema psicologico in collaborazione con Ligeia Zauli Psicologa Sessuologa.
Perché gli animali non si ritrovano ad essere soltanto vittime quando si parla di sperimentazione, di allevamento o di macellazione. Spesso possono diventare tali anche per il troppo “amore” che ricevono da parte nostra.
Ho alcuni drammatici ricordi della mia esperienza da Guardia Zoofila. Una volta mi trovai a sapere di una condizione di vita ai limiti del decoro di alcuni gatti, tenuti in casa da una signora abbandonata a sé stessa.
Non avendo parenti accorti a lei né una famiglia tutta sua, aveva riversato le sue attenzioni sui gatti che teneva in casa. Sola, dimenticata dalla società, viveva nel suo appartamento in condizioni igienico sanitarie impressionanti: lettiera sparsa sul pavimento, rifiuti di ogni genere, avanzi di cibo in decomposizione, lattine di cibo umido per animali aperte lasciate ovunque. Gli animali vivevano al buio assieme a lei, che usciva sporadicamente e soprattutto per andare a comprare da mangiare per loro.
La triste situazione venne notata dal vicinato. Venne fatta una segnalazione e prontamente intervennero le guardie. Dei tre gatti sequestrati e portati in visita dal veterinario, solo uno è sopravvissuto.
In che modo si manifesta l’amore malato per gli animali?
Ecco cosa spiega in merito l’esperta.

Come in ogni storia d’amore, anche quella tra un essere umano ed un animale domestico può diventare patologica.
A cosa mi riferisco?
All’amore morboso.
Parto intanto col descrivere i motivi per i quali si decide di prendersi cura di un animale e quali tipi di bisogni psicologici si tenta di soddisfare nell’occuparsene.
Che sia un gatto o un cane, un coniglio o una tartaruga, la scelta di adottare un animale potrebbe essere stata dettata dal fatto di volere compagnia in casa, quindi per alleviare il senso di solitudine, o dalla volontà di salvare qualche randagio in una situazione grave, oppure per accontentare un/a familiare (non solo i bambini).
In una relazione sana con un animale, per prima cosa, non lo si umanizza e si riconosce lui il fatto di essere, appunto, un animale con necessità, bisogni e comunicazione differenti da quelli degli esseri umani. Questo è bene tenerlo sempre a mente.
“Antropomorfizzazione” è il termine specifico che indica la tendenza ad associare caratteristiche umane agli animali.
Questo accade intanto perché si prende un animale senza prima studiare ed imparare quale siano i suoi tipici comportamenti, le attitudini, il suo linguaggio ed i bisogni specifici, per imparare ad interagirci nella maniera più adeguata.
Inoltre, succede perché manca spesso nelle persone un equilibrio nelle sfere sociali, relazionali e personali: si tende a proiettare sull’animale aspetti di sé, oppure a dedicarcisi anima e corpo in modo esclusivo dopo delusioni in campo sentimentale o sociale.

Stare a contatto con un animale, anche nelle persone non troppo empatiche o sensibili, fa scattare un legame istintivo anche senza l’utilizzo del linguaggio verbale, così come il tipico amore incondizionato:
questo perché in compagnia di un animale non c’è il giudizio, non ci sono aspettative da soddisfare, c’è una pura accoglienza reciproca senza secondi fini. Con un animale ci si sente liberi/e di esternare le proprie emozioni senza vergogna e ci si sente compresi/e.
Un animale possiede le capacità di stimolare il buon umore, di fare compagnia, di proteggere, addirittura di salvare.
Con un animale domestico condividiamo spazi, momenti e solitamente diversi anni di vita; questo porta quasi inevitabilmente a percepirlo come membro della famiglia.
Quando però si perde il punto di vista obiettivo, dimenticando che un animale non è un essere umano e non potrà mai esserlo, questo può portare all’instaurarsi di un rapporto morboso.
E’ anche importante ricordare quale sia il confine oltre il quale addomesticare ed educare un animale diventa irrispettoso per la sua natura, ignorando e non assecondando le sue reali esigenze.
In questo caso, non è un amore per gli animali, ma un bisogno d’affetto incontrollato nei loro confronti.
Tipico è vezzeggiare o esagerare per tentare di educare un animale domestico senza rendersi conto che attraverso di lei/lui ci stiamo confrontando con gli aspetti più vulnerabili e mal tollerati di noi. Oppure enfatizzare nell’animale sentimenti ed emozioni che sono caratteristiche dell’essere umano, come bontà d’animo, purezza, dolcezza, fedeltà.
Questa forma malata di amore non ha nulla a che vedere col rispetto per gli animali, i quali chiederebbero – se potessero – di essere riconosciuti per quello che sono, secondo la loro natura.
Per cui ben venga l’autentico rispetto per i propri animali domestici.
Più che esternare l’amore per gli animali, sarebbe opportuno partire dal rispetto.

Lavora quindi col singolo adulto e con le coppie.
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info@psicologaligeiazauli.it
Pubblicato il 22 marzo 2020, in Psicologia con tag amore per gli animali, coppia, diritti animali, gatti e cani, ligeia zauli psicologa sessuologa, psicologo. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
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