Archivi giornalieri: 20 settembre 2017
°°Impacchettate e Spedite come Oggetti: Il Triste Commercio delle Farfalle°°
Quando si parla di sfruttamento animale o di compravendita animale si pensa sempre ai cani, ai gatti, ai conigli, ad altri piccoli animali da compagnia o alle specie ritenute ancora “da reddito” che non se la passano egregiamente fra allevamento e trasporto. Viene invece poco facile pensare di getto agli insetti.
Eppure, anche loro non vengono risparmiati dal business umano, dove davvero ogni essere vivente può fruttare soldi.
Oggi vi parlo di una triste realtà ancora sconosciuta a molti.
Si tratta delle “farfalle da cerimonia“. Ne voglio parlare perché amo le farfalle, e perché ogni vita mercificata ha il diritto di essere difesa.
E quindi eccomi qui, a difenderle.
Di primo impatto qualcuno si chiederà: cosa sono le farfalle da cerimonia? Decorazioni?
Le farfalle da cerimonia sono farfalle vere, purtroppo, allevate e vendute ai clienti.
Come accade con qualsiasi oggetto, vengono spedite dentro delle scatole.
Chi le acquista, le riceve per posta poco tempo prima di doverle liberare.
La loro utilità è quella di “abbellire” ancor di più i bei momenti, aprendo la scatola in cui sono intrappolate durante specifiche occasioni: ai matrimoni, ai compleanni, ai battesimi o alle comunioni.
Un’usanza poco praticata ma non ancora estinta, che è arrivata sfortunatamente anche in Italia. Secondo chi della loro vendita ne ha fatto un lavoro remunerato, le farfalle sono un simbolo positivo in grado di far acquisire all’evento scelto un’atmosfera quasi magica.
Per godere di questa magia, i prezzi sono abbastanza elevati:
50 farfalle arrivano a superare le 600 euro, spedite e tutto.
Spedite dentro buste o scatole “speciali”, le farfalle viaggiano dall’allevamento e arrivano a destinazione grazie a corrieri espressi.
Chi le vende, assicura agli acquirenti che “arrivino vive” e in grado di poter volare.
Non so voi, ma tutto ciò mi mette i brividi.
Ho i brividi all’idea che la specie a cui appartengo arrivi ancora oggi, nel 2017, nonostante tutto questo progresso che ci circonda, a compiere gesti retrogradi.
Non c’è assolutamente niente di magico, né di bello, nell’allevare delle farfalle e venderle a caro prezzo. Non c’è niente di emozionante nel comprarle, facendosele arrivare rinchiuse dentro delle scatole, per liberarle e ammirarle 5 secondi scarsi durante i propri festeggiamenti, qualsiasi essi siano.
“Nuvola di farfalle” (scatola con tante farfalle) o “rilascio personale” (scatola con singola farfalla).
E’ vergognoso che venga messa a repentaglio la vita di questi bellissimi animali che rischiano di morire durante il trasporto. E’ vergognoso pensare che, qualora qualcuna delle farfalle non ce la facesse, per i clienti sarebbe un mero spreco di soldi e per il negoziante una “macchia” all’immagine della sua attività.
Come si può pensare di mercificare delle piccole esistenze, solo chi non è in grado di rispettare la vita può saperlo.
Che fine fanno le farfalle? Cosa ne è della loro vita in un ambiente tutto nuovo dove si ritrovano?
E’ incredibile: non riusciamo a smettere di coinvolgere gli animali, tirando in ballo la loro vita, nemmeno quando ci illudiamo di essere felici o pretendiamo di esserlo.
Avete mai sentito di matrimoni o cerimonie celebrate da altre specie dove vengono liberati umani per buon auspicio?
Siamo sempre noi, ad inventarci di tutto pur di continuare a portare avanti, tenendolo in vita, lo stereotipo di falsa superiorità sulle altre forme di vita.
Siamo sempre noi, pronti a dare un prezzo a qualsiasi esistenza, ma incapaci di dare valore alla vita.
Mi auguro davvero che nessuna persona dotata di un minimo di intelligenza e sensibilità contribuisca alla tratta di questi bellissimi animali.
Mi auguro pure, anzi lo pretendo, che questa realtà termini al più presto.
Vi invito pertanto ad inviare una mail in segno di dissenso a chi vende le farfalle e a chi le spedisce. Diamo voce a chi non può parlare per difendersi.
Mail da inviare tipo:
Gentile negozio,
ho notato con molto dispiacere che sul vostro sito vengono vendute farfalle da liberare durante le cerimonie. Scrivo questa mail in segno di dissenso e per esternarvi il mio parere contrario. Nessuna forma di vita merita di essere mercificata. E’ vergognoso pensare che nel 2017 gli animali vengano ancora visti, fra le tante squallide cose, come “accessori” per abbellire momenti tipicamente umani. Si può festeggiare il proprio momento speciale senza dover coinvolgere l’esistenza altrui, soprattutto se questa esistenza è stata impacchettata come un oggetto ed ha viaggiato dentro una scatola.
Realtà commerciali come la vostra sono passi indietro nella strada del rispetto per gli animali. Da parte mia, non vi è alcun interesse nel sostenere la vostra attività, e sarà mia premura invitare amici e parenti a non prendere in considerazione l’acquisto di esseri viventi da “liberare” durante le cerimonie.
Con l’augurio che possiate dedicarvi a lavori più etici, porgo distinti saluti.
Da inviare a:
info@farfallexeventi.com
antonellacosentino@ilvolodellefarfalle.com
Mail tipo da inviare ai corrieri:
Gentile corriere,
ho notato con molto dispiacere che il vostro servizio di spedizioni nazionali è stato scelto anche da un negozio che vende animali vivi, in specifico farfalle da cerimonia.
(siete menzionati qui: http://www.ilvolodellefarfalle.com/index-4.html)
Scrivo questa email per dirvi che trovo tutto ciò davvero deplorevole.
Gli animali non sono oggetti da inscatolare e da spedire, non sono merce da far viaggiare rinchiusa dentro pacchetti o buste.
E’ veramente triste pensare che sui vostri mezzi, fra scatole e pacchi, possano esserci degli esseri viventi intrappolati che viaggiano in quelle condizioni.
In nome del rispetto per la vita, vi chiedo di rivedere la vostra etica commerciale e di optare per la consegna di soli oggetti.
Grazie.
Update: i corrieri hanno già risposto positivamente alle nostre richieste informandoci via mail che prenderanno provvedimenti contro i siti che li hanno citati. Infatti, sia DHL che TNT non consegnano animali vivi.
Grazie a tutt*, come sempre ❤
°°Proprio Nulla di Etico nell’Essere Vegani? – In Risposta all’Articolo di The Vision°°
Per la serie “diamo spazio a chi non merita attenzioni“, oggi vi propongo un post di risposta ad un articolo pubblicato da un sito di cui fino mezz’ora fa nemmeno sapevo l’esistenza: The Vision. Pubblicato in data 18 Settembre 2017, l’ articolo circa l’assenza di etica nell’essere vegani ha destato molto interesse fra i non vegani e molto fastidio fra chi è vegan.
Essendo statomi segnalato da molte persone, eccomi qui a scrivere due righe in merito. Perché è giusto mettere in chiaro cose ancora poco chiare, ed è giusto difendere cause nobili se vengono rese banali da chi non sa più a cosa attaccarsi. Che sia per pulirsi la coscienza, o per fare il pieno di condivisioni sul sito.
Dopo aver letto attentamente l’articolo (recupererò in qualche modo 10 minuti andati sprecati della mia vita) la prima cosa che ho intravisto è stata una palese proiezione che emerge tra le righe. Ora più che mai, soprattutto fra gli onnivori, la tendenza a vedere negli altri il marcio che si nasconde dentro di sé is the new black.
Ma senza tanto scomodare la psicologia, passiamo all’articolo.
Nel testo si parla in modo molto ironico, a tratti sarcastico, dell’ipotetica brama vegana di essere “etici” a tutti i costi citando libri di etica & co.
Partendo da Giulia Innocenzi, presa forse come guru della popolazione vegana mondiale (parliamone!), si passa ad esaminare alcuni alimenti vegetali utilizzati nella cucina vegan per svelarne i retroscena poco decorosi: danni ambientali, schiavitù umana e altre realtà deplorevoli che, stando a quanto scritto da Matteo Lenardon, non importerebbero poi così tanto ai vegani che antepongono la tanto ambita etica a tutto il resto.
I quattro alimenti tirati in ballo sono: l’avocado, la quinoa, gli anacardi e le mandorle.
Beh, che dire, alimenti che i vegani come me consumano tutti i giorni.
Ma che dico, tutte le ore. Scherzavo: ogni secondo!
In realtà non lo diciamo ma i più etici di noi hanno direttamente sacche di alimento endovenoso e aghi in vena per non far mancare mai al verdognolo corpo avocado, quinoa, anacardi e mandorle. Un po’ scomoda da trasportare ma la sacca con la V sopra non può mancare!
Ironia a parte, dire che i vegani si alimentano prevalentemente di questi alimenti, è come dire che gli onnivori si alimentano di caviale e foie gras quotidianamente.
Matteo Lenardon, reggiti forte: gli anacardi li compro da commercio equo-solidale e il consumo personale non supera i 100 g al mese, proprio esagerando.
Reggiti ancora più forte: le mandorle le mangio meno adesso di quanto non abbia fatto da onnivora fra confetti e decorazioni delle colombe pasquali.
Non cadere dalla sedia: la quinoa l’ho assaggiata una volta sola e per la difficoltà nel tenerla con la forchetta l’ho tagliata fuori dalla mia alimentazione. Così per discriminazione alimentare.
Non svenire a terra: ti confesso che non ho mai mangiato un avocado in vita mia in 15 anni da veg.
Raccontare i cupi retroscena di alcuni prodotti che oggi spopolano nei supermercati (e che spesso manco vengono considerati!) può essere molto importante ed utile, ma se tali informazioni vengono usate come mere “armi” per colpire chi ha oggettivamente più sensibilità, si sbaglia di grosso.
L’arma diventa un boomerang che torna in faccia a chi lo ha lanciato.
Dov’eri, Matteo Lenardon, quando gli anacardi la gente li mangiava senza nemmeno sapere cosa fossero, ingurgitandone manciate intere durante gli aperitivi salati (insieme alle noccioline) al bar e nei pub? O a casa? Eri impegnato pure tu a fare un aperitivo?
Dov’era la tua attenzione e la tua sensibilità verso le cause ambientali e sociali quando le mandorle generavano un enorme business per i negozi di bomboniere e oggettistica da cerimonia? Vorresti forse dirmi che quelli lanciati addosso a innumerevoli sposi fuori dalle chiese o legati nei sacchetti attaccati alle bomboniere siano tutti provenienti da coltivazioni controllate, dove i diritti dei lavoratori vengono rispettati e dove non esiste alcun tipo di inquinamento?
Ti sei mai chiesto quali tipologie e quante tipologie di traffico illegale sostieni con la tua alimentazione?
In che modo riesci a non essere un peso per l’ecosistema e per gli altri tuoi simili, alimentandoti?
Spero tu non abbia mai addentato una fettina di carne, perché esiste un vero e proprio sfruttamento dei lavoratori anche nell’industria dello smontaggio animale.
Pensa, nel 2013 si parlò di operai pagati 3 euro l’ora, una paga quasi inferiore a quella percepita dagli operatori dei call center. Con la differenza che nei call center non c’è puzza di budella né ci si sporca di sangue.
Spero tu non abbia mai digerito un chilo di carne, perché in quel momento hai privato ai tuoi simili ben 15 kg di cereali e 15000 litri di acqua potabile. Sempre riferendomi alla carne, spero non sia fra i tuoi consumi anche per motivi ambientali: secondo la Fao(Food and Agricolture Organization of the United Nation) l’allevamento determina una quantità di emissioni di gas serra (18%) più alta dei trasporti (13%). Altri studi invece stimano che considerando tutto il ciclo dell’allevamento l’impatto possa addirittura superare il 50% del totale.
Mi auguro tu non abbia mai gustato una tartina coi gamberetti: mangiandola avresti sentito il retrogusto di schiavitù minorile, della tratta di umani costretti a lavorare sui barconi o di persone buttate in mare e ammazzate se osano ribellarsi. Gamberetti che finiscono poi dritti nei mangimi impiegati negli allevamenti di animali nei paesi ricchi.
Hai mai mangiato animali allevati che a loro volta hanno mangiato questi mangimi?
Avrai sicuramente evitato come eviteresti un vegano a cena l’acquisto di un qualsiasi tipo di alimento o bene di consumo proveniente da multinazionali che incatenano esseri umani e devastano l’ambiente. Giusto? Oppure no?
Se rifletti bene, tu, ma anche gli altri che come te hanno in qualche modo provato soddisfazione nel credere veritiere le cose che hai scritto, in questa gara a chi è meno etico non hai alcuna vittoria contro quelli che tu definisci “adepti”.
La verità è che è troppo facile vedere gli errori altrui dimenticandosi dei propri.
Fino a poco prima dell’impennata che ha avuto l’alimentazione vegan eravate tutti impegnati a fare altro. Magicamente, adesso che esistono milioni di persone a cui importa seriamente qualcosa, vi sentite minacciati.
Ed essendo molto più semplice criticare quell’ipotetico “poco” fanno gli altri anziché muoversi e dimostrare di saper fare di meglio, state li a criticare.
Perché agire, anziché parlare, fa fatica.
Essere vegani non è una scelta personale come tante altre, caro mio, è una scelta mirata al benessere della collettività, a quella degli animali e ovviamente al pianeta che ci ospita. E’ più che una scelta personale.
Se smettessimo di far nascere miliardi di animali erbivori a cui siamo costretti a dare cibo per farli ingrassare, per poi macellarli, sul serio quel cibo che adesso va sprecato per una causa ignobile potrebbe liberare il nostro genere dalla fame.
A patto che a te e agli altri clienti delle paninoteche interessi.
Hai mai provato sulla tua pelle cosa vuol dire non avere cibo? Sei mai stato scacciato via con la violenza perché la multinazionale di turno si è appropriata dello spazio che ti serviva per coltivare?
Veganismo non vuol dire abbuffarsi di anacardi, mandorle, quinoa o avocado.
Siamo in tantissimi a riuscire ad esser vegan con ciò che si può tranquillamente trovare in Europa, in Italia, e perché no, nell’orto di casa.
Essere vegani non significa ambire ad essere migliori, più degli altri, ma ad esser migliori rispetto a chi eravamo prima, da non consapevoli. E scusa se è poco.
Esser vegani non significa creare fac-simile di alimenti “onnivori”, significa comprendere che gli animali non sono cibo e che noi, umani, non siamo al vertice di nessuna piramide di importanza.
Esser vegani è un atto di gentilezza nei confronti di qualsiasi cosa che ci circonda. Incluso te.
Ma tu non lo puoi sapere.
L’unica cosa che puoi fare, la prossima volta che ti troverai privo di idee per scrivere un nuovo pezzo, è chiedere aiuto chi ti sta di fronte a scegliere. Magari è vegano.
Fra un articolo contro i vegani o un articolo contro vegani, l’unica scelta intelligente possibile è non scrivere.
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