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°°Volpi, Conigli e Visoni Scuoiati per la Collezione Blumarine 2018°°
Ieri sera cercando online un articolo da acquistare mi sono imbattuta sul sito della Blumarine, firma che ho sempre visto come di buona qualità, originale e gradevole negli outfit che propone, nonostante i prezzi.
Molto presto però la stima che avevo nei confronti del brand è svanita. Scorrendo con lo schermo dello smartphone sono comparsi alcuni articoli della nuova collezione autunno/inverno 2018 sul serio incredibili: scarpe, cappotti ed altri indumenti bordati in pelliccia. Pelliccia vera!
Sono rimasta inorridita alla visione di un paio di scarpe col tacco con bordo in visone, di cui vi mostro lo screenshot. I tacchi potrebbero essere anche carini, peccato per la pelle vera (strappata a qualcuno) con effetto “struzzo” (i pori degli struzzi sono fashion?!) e per la striscia di pelliccia vera di visone posta sul davanti, lunga quasi quanto il corpo intero di questo animale. Mi chiedo: che senso ha? Che senso ha collocare i resti di un animale quando non ha nemmeno una vera funzione su una calzatura?
A mio avviso è pura crudeltà mista a pessimo gusto.
Un paio di scarpe così non le indosserei nemmeno fossero tutte sintetiche.
Ma andiamo avanti. I visoni scuoiati Blumarine non li ha collocati solo sulle décolleté ma anche ai guanti. Anche questi in pelle, giustamente.
Perché gli animali per Blumarine forse vanno bene sia ai piedi che alle mani.
Solo visoni scuoiati?
No, c’è morte per tutti.
Anche i resti di povere volpi e poveri conigli (lapin) sono finiti sull’abbigliamento Blumarine come vi mostro negli screenshots che seguono.
Prima di arrivare al fulcro di questo articolo, vorrei ricordare le sembianze delle vittime della moda Blumarine utilizzando delle foto esempio trovate in rete.
Volpi, visoni e conigli da pelliccia vengono allevati in allevamenti appositi dentro gabbie, spesso tenuti a temperature basse affinché la pelliccia diventi folta. Per evitare che quest’ultima si sciupi, facendo perdere all’animale la sua “importanza” commerciale, vengono usati metodi davvero orrendi per eliminare la vita dal corpo di questi animali innocenti. Bastonate dietro la testa oppure scariche elettriche mediante elettrodi inseriti in bocca e nel retto: sono solo due dei metodi di uccisione che non prevedono sanguinamenti e quindi danneggiamento della pelliccia. Pelliccia che, non è una rarità, può finire strappata via anche quando l’animale è ancora cosciente.
Non ho la possibilità di mostrarvi ricordi fotografici delle vittime Blumarine durante la fase di allevamento, ma possiamo ben immaginarci la breve vita che hanno vissuto e provare a provare sulla nostra pelle la sofferenza che hanno sentito sulla loro.
Nel 2018 ritengo sia osceno, crudele e violento continuare a proporre capi d’abbigliamento e calzature che hanno comportato sofferenza e morte per gli animali. Nessuna specie animale fra le infinite presenti sulla terra ci riserva lo stesso trattamento che noi riserviamo all’intera fauna. E’ vergognoso sapere che i resti degli esseri viventi non umani siano ancora associati a status sociale e a ricchezza da ostentare.
Blumarine non è la sola a fare di questo stereotipo la sua filosofia del vestire. Molti altri marchi, di cui vi scriverò prossimamente, si macchiano ancora di sangue innocente.
Ma oggi è giunto il momento di dire la nostra.
E’ giunto il momento di prendere qualche minuto del nostro tempo e difendere coloro a cui il tempo è stato negato, assieme alla vita, per cedere ciò che la natura gli aveva donato: un corpo.
Vi invito ad inviare una mail di dissenso a Blumarine utilizzando toni civili ed educati.
Chi vuole, può utilizzare il testo qui di seguito:
“Gentili responsabili Blumarine,
vi invio questo messaggio dopo aver preso visione delle vostre novità autunno/inverno 2018. Con estremo dispiacere ho notato che sull’abbigliamento e sugli accessori della vostra griffe sono presenti resti animali: conigli, volpi, visoni.
Mi sento di esternarvi il mio più totale dissenso nei confronti della vostra filosofia aziendale che a quanto pare non tiene di conto della vita degli animali e non si trattiene dal calpestarla per fini commerciali.
Penso che nel 2018 siano quasi tutti a conoscenza di cosa significhi ma parola “allevamento” e di cosa si celi dietro a quello di animali da pelliccia. Più di una associazione ha mostrato gli sconcertanti retroscena di questo business che si macchia di sangue innocente. Perché, dunque, il vostro brand fa della sottomissione animale e del massacro un vanto da esibire su scarpe, colli e polsini?
Davvero abbiamo bisogno di avere ai piedi due visoni per sentirci persone che vestono alla moda, magari professionali e realizzate nella vita?
Mi vergogno all’idea che nel mondo ci siano persone che ancora associano la pelliccia ad uno status sociale. Mi vergogno all’idea che ancora ci siano individui che antepongono frivoli vezzi alla vita sacra di ogni esistenza.
Vi informo che fino a quando continuerete a propinare abbigliamento crudele sarà mia premura evitare qualsiasi acquisto del vostro brand, ed inviterò amici, parenti e conoscenti a fare lo stesso.
Saluti.
Nome, Cognome, Città”
Da inviare a:
blufin@blufin.it
customer.service@blufin.it
pressoffice@blufin.it
e via contact form da compilare cliccando qui.
Grazie a tutti coloro che decideranno di essere l’eco della voce degli animali.
°°Mailbombing – BASTA Cappotti con Pelliccia Vera!°°
Stamattina, mentre facevo un giro tra i negozi di Barberino Designer Outlet, ho osservato molto attentamente le vetrine e la tipologia di abbigliamento proposte dalle decine di brand presenti nel villaggio.
Il risultato, è il seguente:
Se da una parte le pellicce integrali si sono drasticamente ridotte, sono purtroppo aumentati sul mercato i capi con bordi in pelliccia vera. La sensibilità circa i diritti animali si è estesa ad un numero vasto di persone, ma sono ancora tanti i marchi che disegnano, producono e vendono abbigliamento con inserti di origine animale.
Promosso a pieni voti il brand Guess, che all’interno del proprio punto vendita aveva solo abbigliamento in similpelle e bordi in pelliccia finta.

I capi d’abbigliamento firmati Guess
Bocciati all’esame di etica e rispetto per gli animali invece i brand Gas, Rifle e Marina Militare.

La vetrina di Marina Militare

I cappotti con piuma e pelliccia vera di RIFLE

I cappotti firmati GAS
Alcuni cappotti erano realizzati con imbottitura in piuma. Tutti quelli fotografati, delle tre marche, avevano bordo in pelliccia uguale, pertanto appartenente allo stesso tipo di animale. Controllando bene le etichette all’interno di un capo specifico, ossia quello RIFLE, ecco quanto ho potuto leggere:
50% piuma di anatra bianca
50% piuma (forse gallina?)
Contiene parti non tessili di origine animale
Pelliccia di procione
Ottenimento pelliccia: allevamento in branco
Per chi non si fosse mai chiesto quale aspetto abbia un procione, mostro volentieri un’immagine esemplificativa.
Credo che il vocabolario umano non sia abbastanza vasto per poter esprimere la mia disapprovazione nei confronti della barbara pratica di allevare, stordire e scuoiare questi bellissimi animali. Animali non molto diversi dai cani che la gente porta a spasso col guinzaglio. Ci avete mai pensato? Ne vedo molte di persone portare in giro il cane al parco col procione sul collo.
E’ vergognoso, deplorevole e turpe il fatto che delle aziende decidano volontariamente di pagare gli allevamenti per ottenere materia totalmente INUTILE e tranquillamente SOSTITUIBILE con altro che non abbia comportato né sofferenza né morte a qualcuno.
I bordi in pelliccia vera non sono necessari. Sono un puro vezzo, e permettetemelo, anche di pessimo gusto. Tutti questi peli che si muovono ad ogni passo compiuto da chi li indossa fa alquanto schifo. Stessa cosa per le piume, spesso strappate ai pennuti mentre sono ancora coscienti.
Gli animali, lo ripeteremo fino alla conquista dei loro diritti, non sono accessori. Non sono merce. Non sono materia vivente da rendere inanimata!
Per questo motivo ho deciso di scrivere una mail a tutte e 3 le aziende, e invito anche voi a fare lo stesso per schierarvi dalla parte di chi è stato ammazzato per cedere le proprie parti corporee al genere (dis)umano.
Spett.le azienda,
entrando in un vostro punto vendita ho avuto modo di notare che avete ancora in commercio abbigliamento che presenta parti non tessili di origine animale.
Più specificatamente, mi riferisco ai cappotti con bordo in pelliccia di procione (e imbottitura in piuma).
Trovo che sia vergognosa la vostra scelta di continuare a disegnare, produrre e vendere capi d’abbigliamento contenenti resti di animali fatti nascere col solo fine di essere uccisi per servire a qualcosa. Per stare al caldo non è necessario indossare un cappotto contenente delle piume, per esempio. Le piume fungono da isolante termico per gli animali sui quali si sviluppano le penne. Siamo forse pennuti? No. La natura non ci ha regalato questa caratteristica. Stessa cosa per la pelliccia: essa appartiene ai legittimi proprietari, ossia gli animali ricoperti di peluria. Nessuna specie detiene individui appartenenti al genere umano con il solo scopo di ammazzarli per ottenere pellami e peli. Per quale motivo ci avvaliamo del diritto di ammazzarli? Uccidere non è un diritto. Uccidere non è un dovere. Uccidere è un gesto condannabile moralmente, e ben presto lo sarà anche dal punto di vista legale, perché seppure in tempi geologici l’umanità sta comprendendo l’importanza di lasciare stare gli animali.
Le altre specie non sono presenti sulla Terra per diventare un comodo, un’utilità per noi.
Esattamente come anatre e galline non nascono per riempire dei piumini, i procioni non esistono per adornare coi loro resti il cappuccio di un cappotto miserabile.
Ma avete una minima idea di cosa si provi ad essere scuoiati o spennati vivi?
Se non lo aveste ancora fatto, vi invito a rivedere la vostra etica aziendale nei confronti degli animali. Da parte mia, non c’è nessuna volontà di sostenere economicamente aziende coinvolte nella mattanza animale, pertanto mi asterrò dal comprare qualsiasi tipo di prodotto con la vostra firma, e inviterò a fare lo stesso amici e conoscenti.
Preferirò brand che hanno dimostrato un adeguamento alla sensibilità dei clienti e attenzione ai diritti animali.
Al mondo non c’è più spazio per la crudeltà gratuita.
Saluti
Nome, Cognome, Città
Da inviare a: info@iccab.it, info@rifle.it, info@gasjeans.it
Grazie a nome di tutti gli animali che non esistono più, e di quelli che sono prossimi a morire.
°°Ozieri – Fiera di S.Nicola: Animali Venduti all’Asta Come Merce°°
Sabato 21 e domenica 22 ottobre 2017 al nord della Sardegna, più precisamente nella cittadina di Ozieri (Sassari), si terrà per la prima volta una fiera dedicata alla vendita di esseri viventi.
L’evento, voluto dal Comune e dall’AIPA (Associazione Interprovinciale Allevatori), avrà luogo nella zona fieristica di San Nicola.
Le esistenze, attualmente vive ma in attesa di esser rese materia inanimata, sono messe a catalogo alla mercé dei clienti attesi. Si parla di circa 57 bovini selezionati per “razza” e tipologia che finiranno per essere acquistati da chi crede di disporre della loro vita per finire sulle tavole, una volta uccisi, di chi crede di poter amministrare il loro destino.
Ne ha dato l’annuncio il quotidiano online LaNuovaSardegna.
Una realtà tristissima (oltre alla mostra di bovini di aprile) in grado di competere con poche altre retrogradi realtà ancora presenti in Italia e nel resto mondo. E’ davvero increscioso pensare che ci siano tutt’oggi zone dalla sensibilità scarsa e della crudeltà antropocentrica in esubero.
Che una vita ha valore inestimabile ma non un prezzo economico sembra che gli “allevatori” (altro termine per indicare persone che hanno fatto dello schiavismo il loro business) e coloro che hanno messo in piedi tale fiera ne siano assolutamente all’oscuro.
Vi invito pertanto ad informare tali signori mediante una mail che siamo giunti da un pezzo nel XXI secolo e che il medioevo è finito ormai da secoli. Ricordiamogli che non hanno nessun diritto di togliere la vita, né di vendere i corpi altrui come fossero il proprio. Agiscono in modo scorretto e per niente etico grazie alle leggi che rendono il tutto “legale”?
Le leggi umane non tengono di conto del rispetto per l’altrui esistenza ma solo del profitto e dell’interesse di chi non ne fa di certo le spese con la sua pelle.
Mail da inviare tipo:
“Gentile AIPA, Gentile Comune di Ozieri
vi invio la presente mail per esprimere il mio dissenso il merito alla fiera di bovini che avete organizzato per il 21 e 22 Ottobre 2017. In caso nessuno vi avesse informati, ci tengo a rivelarvi che siamo nel XXI° secolo e che non è necessario continuare ad esistere come individui privi di raziocinio a discapito di esseri viventi. Non è difficile comprendere che ogni singola vita ha un valore inestimabile e che nessuno ha il diritto di dare un costo al corpo degli altri. Per cosa poi? Per alimentarsi?
Abbiamo a disposizione centinaia di varietà vegetali con le quali combinare gustosissimi piatti. La Sardegna abbonda di vegetazione. Perché non favorire la vita, al posto della morte? Gli animali che state per coinvolgere non realizzeranno forse mai di quanta crudeltà si possa macchiare la fetta di genere umano di cui fate parte, ma noi vostri simili contrari alla violenza ne siamo eccome a conoscenza.
E’ per questo motivo che vi esterno tutta la mia disapprovazione.
Inviterò amici, parenti e conoscenti a disertare il vostro penoso evento con la speranza che le persone aprano mente e cuore sul rispetto che meritano gli animali che avete messo all’asta come fossero oggetti. L’unica carne di cui abbiamo bisogno per esistere è quella attaccata al nostro scheletro.
Con la massima convinzione che ogni azione compiuta contro la vita torna al mittente,
porgo distinti saluti.
Nome, Cognome, Città”
Da inviare a: amministrazione@aipasassari.it , protocollo@comune.ozieri.ss.it , amministrativoserviziservizisociali@comune.ozieri.ss.it , sindaco@comune.ozieri.ss.it
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