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[PROTESTA] No alla “Morte del Giovenco” alla Festa del Convito di Roccavaldina (ME)
care lettrici e cari lettori,
in questo articolo vi parlo di un’agghiacciante tradizione violenta e specista che ha avuto luogo i primi giorni di agosto nel comune di Roccavaldina, nella provincia di Messina, per svariati anni fino (a quanto pare) al 2011. Si tratta de “la morte del giovenco“, usanza malevola nei confronti degli animali che è stata riproposta in occasione della “festa del convito“, appuntamento religioso cattolico portato avanti in onore di “San Nicola” di Bari.
Tralasciando l’aspetto antropologico e folkloristico di tale evento – trovate tutti i dettagli in questo articolo che ho trovato online – arrivo dritta al punto cruciale che deve essere pubblicamente condannato: la morte, appunto, del giovenco.
Questa usanza di paese prevedeva l’impiego di un bovino da immolare come capro espiatorio. L’animale, addobbato, legato e bendato, veniva condotto in processione lungo le strade del paese con attorno la folla di attimorati di dio – quelli che pensano che un giorno varcheranno le soglie del paradiso e che il loro signore gli farà un lungo applauso per le loro gesta – per essere sacrificato in onore del santo.
L’animale, dopo essere stato condotto (privato della vista) nelle varie strade della città, veniva ‘benedetto’ dal parroco e ammazzato senza pietà.
Online sono reperibili anche le foto della benedizione, con il prete intento a gettare acqua ‘benedetta’ sull’animale, e macellai con i coltelli in mano vicino al ‘santo’ uomo.
Qui di seguito invece, uno scatto raffigurante il povero animale capro espiatorio durante una delle ultime edizioni del vergognoso evento cattolico.

Al solo pensiero che una creatura così dolce e mansueta sia stata tenuta legata come uno schiavo, bloccata da mani tozze di chi sa solo impugnare un coltello per tagliare cadaveri animali banchettando sulla sofferenza altrui, sopraggiungono rabbia e ripugnanza.
Sebbene – a quanto pare- l’uccisione in pubblica piazza dell’animale sia cessata definitivamente da qualche anno, è nauseante constatare come nel 2024 vadano ancora in scena ricordi di queste umanate violente e speciste, dove gli esseri umani hanno dato sfogo alla propria crudeltà infierendo su degli innocenti con la scusa della tradizione, della religione e del senso di unione.
Non mi esprimo sulla chiesa, sulla vergognosa chiesa che sostiene e tiene in piedi questi tristi teatrini dell’orrido: più volte ho detto apertamente che come istituzione spero smetta di essere seguita per tutto il male che ha fatto a persone e animali nel passato e per tutto il male che ancora sta facendo alle altre creature.
Spero solo che le persone dotate di un minimo di empatia, di raziocinio e di senso di giustizia, prendano le dovute distanze dalla suddetta mediante cancellazione del battezzo e facendo in modo che cessi l’effetto domino di iniziazioni di giovani vite a tale culto.
Mi esprimo però sulle persone, tutte, che hanno preso parte a questo evento e che hanno fatto sì che ogni anno vi sia stata una creatura ostentata come un ostaggio, sfruttata e uccisa: come si è potuto?
Come si può pensare di essere in diritto di decidere della vita e della morte di un essere senziente?
Come si può pensare di avere in tasca degli smartphone, di usare mezzi a motore e stare al fresco di ventilatori e condizionatori se con il modus agendi si è ancora simpatizzanti del periodo antecedente alla presunta ‘discesa’ del proprio Cristo?
Come hanno potuto le donne, quelle donne dotate di utero che può accogliere vita, accettare di assistere a tali scempiaggini per cucinare i resti di una povera vittima alla quale viene negato il dono dell’esistenza?
Aveva ragione il poeta Percy Bysshe Shelley, del cui pensiero sono diventata eco attraverso il mio libro, che scriveva nel 1813 contro la violenza dei cristiani che dissanguavano vitelli per avere carne bianca per festeggiare la nascita del loro salvatore: “quale bestia predatrice costringe le sue vittime a subire tormenti così prolungati, atroci e degradanti?”
Consci che questi orrori devono finire, inclusi il loro ricordo,
vi invito a scrivere una mail di protesta a tutta la schiera di realtà coinvolte in questa macabra usanza.
Testo tipo da inviare:
A Giovanni Giacobbe, Garante regionale dei Diritti degli Animali della Regione Sicilia,
A Salvatore Visalli, Sindaco del Comune di Roccavaldina,
Alla Dott.ssa Cosima Di Stani, Prefetto di Messina
Al parroco di Roccavaldina
scrivo questa email poiché ho appreso che nel comune di Roccavaldina (ME) fra qualche settimana andrà in scena la tristissima rimembranza de “la morte del giovenco” in occasione della tradizionale “festa del convito” dedicata a San Nicola di Bari.
Non trovo le parole per esprimere tutto il mio sdegno al solo pensiero che una creatura, infiocchettata e bendata, venga condotta lungo le strade del paese con a seguito e tutt’attorno una folla che vede nel suo corpo un capro espiatorio. Ho avuto modo di imbattermi in alcune foto agghiaccianti di edizioni passate, con scatti che immortalavano la povera creatura immolata per questa barbara tradizione. Che nel 2024 esistano ancora certe usanze che fungono da eco, lascia amareggiati, basiti e alquanto disgustati.
Con la presente email di dissenso intendo invitarvi a smettere di arrogarvi del diritto di decidere della vita di povere creature innocenti che non vi hanno fatto niente di male.
Festeggiare banchettando sulla sofferenza e sulla negazione della vita altrui è amorale.
Vi invito a evolvere la vostra forma mentis, fin troppo simpatizzante delle epoche antecedenti alla presunta venuta del Cristo sulla Terra, e a realizzare che siamo nel XXI secolo: urge cessare ogni forma di violenza ai danni delle altre esistenze che vivono su questo pianeta assieme a noi e da prima di noi. Non stiamo chiedendo un miracolo, ma un semplice passo avanti verso un senso civico: che la ‘festa del convito’ diventi, se proprio deve essere perpetuata, un momento di aggregazione dove nessuna creatura perde più la vita o viene portata bendata per il paese come una schiava.
Confido nella vostra comprensione e nel vostro senso umano che può solo essere nobilitato.
Distinti saluti.
Nome, Cognome, Città
Da inviare a:
parrocchiarocca@tiscali.it
responsabileugdasicilia@gmail.com
protocollo@comune.roccavaldina.me.it;
sindaco@comune.roccavaldina.me.it;
prefettura.messina@interno.it
Numeri utili:
Centralino Comune: 0909977741
Telefono Comune: 0909977736
Centralino Prefettura Messina: 0903661
Grazie a chi difenderà queste povere creature.
Aggiornamento del 19 luglio 2024
A distanza di 24 ore dall’inizio della nostra manifestazione di dissenso verso il comune di Roccavaldina, la parrocchia e chi di competenza riguardo al ‘benessere animale’, il sindaco Salvatore Visalli ha risposto con il presente comunicato:
“In relazione alla celebrazione in oggetto, sono pervenute, principalmente da parte di Associazioni animaliste, numerose e-mail indirizzate anche alla S.S., che inopinatamente ed in modo del tutto infondato sostengono che durante la festa del Convito il vitello verrà bastonato, terrorizzato, ornato, bendato, sgozzato e financo macellato. Nel respingere le ingiuriose ed infamanti accuse di maltrattamento animale si rassicura che il redigendo programma del Convito prevede che un vitello, già svezzato, munito dei requisiti richiesti dall’anagrafica veterinaria, sia condotto in una breve sfilata da “Piano Rosario” alla Piazza antistante il “Castello” senza alcun bendaggio e/o ornamento che possa arrecare all’animale un qualsiasi tipo di sofferenza. Il vitello, se le condizioni lo consentiranno, accompagnato da personale di supporto, dovrà percorrere un tragitto di circa 200 metri e per una durata di max trenta minuti. Durante la passeggiata, nel rispetto massimo del benessere animale, il vitello sarà salvaguardato da qualsiasi azione / omissione che possa rappresentare, anche in forma potenziale, maltrattamento, sevizia o strazio (compresi patimenti psicologici). Al termine di questa semplice apparizione, il vitello, mediante idoneo veicolo autorizzato al trasporto animale, ritornerà al luogo di appartenenza. Il programma rituale, per rispettare quanto riportato negli annuari, trattandosi di manifestazione storico culturale risalente al 1780, finanziata anche dalla Regione siciliana, proseguirà nelle giornate successive con un banchetto a base di riso e carne di vitello (comprata presso i normali canali di rivendita quali macellerie e supermercati).
In merito a quanto espresso dal sindaco, aggiungo un ulteriore pensiero nei confronti di questa festa oscena dove si fa pesare agli animali il gravoso fardello delle usanze umane:
Bende, ornamenti, bastonate e uccisione pubblica sarebbero accuse infondate?
Ovunque in rete è possibile documentarsi attraverso foto e filmati che mostrano cosa accadeva al giovenco giovenco di turno durante la “festa del convito”. Abbiamo trovato filmati che mostrano l’animale – bendato e legato come uno schiavo – venir tirato da ogni lato dalla gente. Nel filmato, si notano anche vecchi (e qui censuro eventuali connotati che uscirebbero spontanei) prendere col bastone la creatura. Bastone che serviva loro per deambulare meglio, e non certamente per far del male a un indifeso!
Scene che fanno accapponare la pelle e che ci permettono di immaginare ancora meglio oggi quali violenze hanno subito persone innocenti condannate a morte dalla chiesa nei secoli passati.
Anche loro capro espiatorio della malvagità collettiva e della febbrile violenza delle masse.
Il sindaco dovrebbe solo provare vergogna all’idea che nel paese che amministra un essere senziente verrà fatto ‘sfilare’ in onore di un santo, per poi essere riportato ‘al luogo di appartenenza’. Quale luogo di appartenenza? Gli animali appartengono alla Natura, e lì devono vivere liberi, non agli animali umani!
Per non parlare degli altri compagni di sventura che invece verranno macellati per far banchettare la gente. Gente che sostiene l’annientamento dell’esistenza di queste creature per digerirne le agonie e defecarne i resti.
Vergognoso.
Che venga messa la parola fine a questa scempiaggine, al più presto!
→ Chiediamo che si cessi di portare in tavola la sofferenza degli animali per questo evento religioso.












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