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21.09.2025: Menzione d’Onore @ VII^ ediz. Concorso Lord Byron Golfo dei Poeti
Domenica 21 settembre 2025, nella sala consiliare del Comune di Porto Venere (SP) si è tenuta a partire dalle 15:00 la premiazione della VII^ edizione del concorso Lord Byron Golfo dei Poeti.
La Giuria, composta da Marina Pratici, Marzia Dati, Daniela Tagliafico, Biancamaria Rizzardi, Maria Rosaria Annunziata, Gianfranco Bontempi, Maria Cristina Pianta e Lorenzo Masi, col ricordo del presidente Alessandro Quasimodo, ha premiato scrittori e scrittrici che hanno partecipato al concorso con opere edite ed inedite, dal romanzo alla poesia.
È stato un momento significativo, in un contesto culturale accompagnato da bellissima musica suonata al violino, con lettura di alcune opere molto toccanti.
Accompagnata dal mio fidanzato Tony, ho avuto il piacere di ritirare la menzione d’onore ricevuta per il mio saggio Percy Bysshe Shelley Pensatore Antispecista (Carmignani Editrice, 2024) per la categoria Narrativa Edita/Inedita su Lord Byron e sul Romanticismo inglese.
Il mio libro infatti – frutto di una approfondita ricerca fra biografie, saggi e lettere – mostra la differenza fra i poeti George Gordon Byron e Percy Bysshe Shelley, con un capitolo dedicato a una dialettica fra empatia dell’uno e dell’altro.
Qui nel video, le parole della professoressa Marzia Dati, presidente Fellowship Charles Dickens Italia:

Ringrazio pubblicamente la giuria per aver apprezzato la mia opera, volta a divulgare le ragioni empatiche alla base dei testi e delle scelte alimentari dell’immenso poeta Shelley.
Carmen Luciano – Vegan Blogger
Dott.ssa in Lingue, Letterature e Filologie Euroamericane
Università di Pisa
Vincitrice dello Shelley Project 2024 | Categoria New Writers
Care lettrici e cari lettori,
sabato 1 febbraio 2025, data in cui cadeva il 174° anniversario dalla morte di Mary Shelley, si è tenuta nella bellissima aula magna del Liceo Machiavelli di Lucca la premiazione dello Shelley Project, contest dedicato proprio all’autrice di Frankenstein, or the Modern Prometheus volto a diffondere cultura e la passione per scrittura e letteratura.
L’evento infatti ha coinvolto decine di persone di ogni età, fra le quali me, e classi di liceo ricreando una competizione in stile Villa Diodati dove, in una notte di tempesta, dalla sfida fra Lord Byron, Percy Shelley, Mary, Claire Clairmont e John Polidori nacquero il suddetto capolavoro della giovanissima Mary e The Vampire del giovane medico Polidori.
Il contest ha avuto inizio la scorsa estate, nei week end del mese di settembre, ed è proseguito fino al mese di novembre 2024. Altre persone iscritte alla gara ed io abbiamo avuto la possibilità di passare una giornata intera in uno dei luoghi di Lucca dove hanno soggiornato queste celebri personalità inglesi, come la suggestiva Villa Webb a Bagni di Lucca che fu dimora di Lord Byron (nel palazzo accanto soggiornarono Mary e Percy Shelley) e che ancora conserva suoi ricordi.
Se ho avuto il piacere e l’onore di partecipare a questo evento incredibile (ancora faccio fatica a realizzare che sia stata data vita a una realtà così meravigliosa!), è grazie alla mia amica Ca(r)milla che me lo ha segnalato, venendolo a scoprire per caso il giorno prima che chiudesse il bando di partecipazione. Sapendo del mio forte amore per Shelley mi ha prontamente scritto ed io, senza attendere un istante, ho inviato la mia adesione. A lei un mio sincero, pubblico ringraziamento!
Proseguendo con i ricordi di questa esperienza meravigliosa, accolti dallo staff di Shelley Project, il giorno della sfida ci è stata consegnata una busta con dentro degli elementi da inserire necessariamente nel racconto gotico/horror/fantascientifico che avremmo poi dovuto scrivere in un solo giorno. Non è stato semplice creare, dare vita a un racconto che contenesse, in modo del tutto lineare e coerente, ciascuno degli elementi indicati, ma ho dato il meglio di me e sono veramente felice – di una felicità che è difficile da esprimere a parole – che la giuria abbia apprezzato il mio testo, tanto da premiarlo come miglior racconto della categoria SP New Writers!
Ricorderò per sempre la giornata che è stata domenica 8 settembre 2024. Quella mattina il cielo era scuro come fumo, e dalle nubi cadevano enormi chicchi di grandine mai vista prima. L’allerta meteo invitava alla massima prudenza. Il tempo, così minaccioso, ha enfatizzato ai massimi livelli la nostra creatività, arrivando personalmente a farmi provare un certo brivido che ho infuso nel mio racconto. Brivido che ha avuto il suo exploit quando la corrente è saltata e siamo rimasti qualche minuto al buio, illuminati dalle sole candele accese, in quella maestosa villa affascinante e suggestiva che sembrava accogliere non solo noi quel giorno..
Un chicco di grandine delle dimensioni di una pietra ha sbattuto contro il vetro della stanza di Lord Byron dove ero intenta, con un altro partecipante, a scrivere il mio racconto, facendomi sobbalzare e credere per un istante che qualcuno dal giardino stesse attirando la nostra terrestre attenzione.

Dalle 9 alle 18, la mia mente è stata impegnata nella stesura del racconto che ho intitolato “Eterna Compagnia“, e che ha vinto come miglior racconto fantastico in questa edizione dello Shelley Project 2024. Un racconto dalle sfumature gotiche dove un oscuro passato e un difficile presente si intrecciano e annodano alla vita dell’anziano protagonista come fili infeltriti di una vecchia rete. Non vedo l’ora possiate leggerlo una volta che sarà pubblicato, nei prossimi mesi, assieme agli altri racconti selezionati che faranno parte di un’antologia dedicata.
Ho sempre adorato scrivere. Fra i ricordi d’infanzia e adolescenza ho memorie cartacee di primissimi accenni di poesie e racconti. Carta e penna, sin da bambina, sono sempre stati fra gli strumenti d’invenzione umana a me più cari e mi divertivo a ‘scrivere’ con essi ancor prima di sapere effettivamente scrivere. La gioia provata nel vincere questo premio (che comprende attestato, targa, assegno da 200 euro) è indescrivibile!

Ringrazio pubblicamente Stefano Nannizzi, Sauro Donati, Francesca Chiarantano, Beatrice Gambini, tutto lo staff dello Shelley Project, dalla giuria agli sponsor, dagli enti che lo hanno patrocinato a chiunque abbia sostenuto e creduto in questo progetto, incluse le scuole e attori e attrici che hanno regalato al pomeriggio di premiazione un’aura ottocentesca. Che possa essere il primo di tanti altri contest dove la magia della letteratura e della scrittura è protagonista!
Vi invito a seguire la pagina e il sito internet ufficiale dello Shelley Project, e a non perdervi i prossimi e futuri eventi organizzati.
Carmen Luciano
Hanno parlato di questo evento: Lucca Times, Voce di Lucca
Articolo ufficiale di Shelley Project
[Cultura] Gli Ultimi Giorni di P. B. Shelley Raccontati da E. J. Trelawny
Care lettrici e cari lettori,
torno a parlarvi del poeta Shelley, protagonista del mio libro “Percy Bysshe Shelley Pensatore Antispecista” pubblicato da Carmignani Editrice.
In questo articolo voglio illustrarvi i punti salienti della pubblicazione datata 1858 intitolata “Recollection of the Last Days of Shelley and Byron“ di Edward John Trelawny, carissimo amico di Percy.
Chi ha letto il mio saggio ha avuto modo di approfondire la forte amicizia nata fra Trelawny e Shelley durante la loro permanenza in Italia. Un legame che è andato fin oltre la morte: l’avventuriero inglese, che tanto si affezionò al nostro sensibile difensore degli animali e della dieta vegetale, per non essere mai più separato dall’autore di Queen Mab decise di farsi seppellire accanto a lui nel Cimitero Acattolico di Roma, luogo suggestivo e al contempo incantevole che Shelley riteneva il più bello fra i cimiteri mai visitati.
“These are two friends whose lives were undivided:
So let their memory be, now they have glided
Under the grave: let not their bones be parted,
For their two hearts in life were single-hearted”
Queste sono le commoventi parole incise sul marmo bianco sulla tomba di Trelawny, i cui resti riposano accanto a quella di Shelley nel suddetto cimitero, luogo che conserva la memoria anche del piccolo William, figlio avuto con Mary Wollstonecraft Godwin e deceduto prematuramente all’età di tre anni.

Trelawny, decenni dopo la morte del poeta (avvenuta l’8 luglio 1822 a largo del porto di Livorno), ha deciso di pubblicare le sue memorie sul caro amico e su George Gordon Byron. “Recollection of the Last Days of Shelley and Byron” è un testo che ho trovato prezioso tanto quanto la biografia di Thomas Jefferson Hogg, altro amico dei due poeti, che avrebbe dovuto vantare di quattro volumi anziché dei due effettivi venuti alla luce della stampa.
Come ho riportato nell’incipit del mio libro, di Shelley si è tanto detto e disquisito, non sempre positivamente: Trelawny è uno di quegli autori che ha saputo apprezzare l’amico poeta sia in vita che dopo la morte, permettendoci di far nostri ricordi personali che ci portano a conoscenza dell’animo profondo del suo compianto amico.
Nel suo testo, consultabile in lingua originale cliccando QUI, Trelawny dipinge Shelley come un amico onesto e fedele che avrebbe fatto qualsiasi cosa per le persone a cui voleva bene. Forse, il non avere così tante persone attorno, era per lui una grande fortuna: chiunque avrebbe potuto sfruttare la sua bontà e la sua capacità di sacrificarsi per gli altri. “Shelley loved everything better than himself”, viene riportato a pagina 61: non è un caso se l’empatia del poeta lo portò a non mangiare gli animali.
Se Shelley viene raccontato con affetto e stima, nell’opera non mancano invece critiche verso l’egocentrico Lord Byron, personalità completamente opposta all’autore di Ode to the West Wind. Dopo essermi questionata a lungo sul perché Byron – avvezzo al dare soprannomi alle persone – definisse Shelley “snake” (serpente), Trelawny svela l’arcano: tutto sarebbe collegato alla lettura portata avanti da Shelley del testo Mefistofele di Goethe, più specificatamente del passaggio riguardante Eva e il Serpente. Per Byron, Shelley era persuasivo con le sue idee come il serpente dell’Eden, oltre ad avere un andamento silenzioso ed esser caratterizzato dall’avere una figura longilinea e occhi chiari. Sebbene l’autore del Don Juan avesse addossato questo soprannome a Shelley in senso dispregiativo per i connotati negativi attribuiti cattolicamente e da sempre al suddetto animale, per Trelawny il confusionario portatore di discordia era proprio Byron. Per questo preferiva di gran lunga passare i pomeriggi a Pisa in compagnia di Percy e Mary.
Le pagine 62 e 63 mostrano il forte amore di Shelley per l’acqua in quanto elemento naturale, nonché per il mare. Il poeta si chiedeva come mai non riuscisse a nuotare sebbene sembrasse un da farsi così semplice. Più di una volta infatti aveva rischiato di annegare, rifiutandosi di mettere in pericolo la vita altrui per farsi salvare. “In another minute, I might have been in another planet”: Trelawny riporta le parole espresse dall’amico poco dopo esser stato salvato per miracolo, parole che mostrano una certa sensibilità del poeta riguardo alle altre dimensioni e anche una certa consapevolezza dinnanzi alla morte. Come ho argomentato anche nel mio libro, è probabile che Shelley portasse dentro di sé una sofferenza enorme data anche dal ritrovamento del corpo della prima fidanzata Harriet Westbrook (sposata per non renderla disonorata agli occhi della società del tempo) annegata nel lago Serpentine in Inghilterra. Una tragedia a cui sia durante la sua breve vita, sia ancora oggi, viene attribuita da taluni la completa responsabilità a Shelley, ‘reo’ di aver messo fine alla relazione con la ragazza per divergenze caratteriali e di ideali, in un periodo storico in cui il divorzio non era ammesso.
‘Shelley non si preoccupava della sua vita. I suoi amici si preoccupavano che potesse perderla in qualsiasi momento‘, spiega Trelawny a pagina 74 della sua opera. Sebbene critici e saggisti abbiano visto in tutto ciò una mal celata ricerca della morte, è probabile che Shelley avesse dentro di sé una tale sofferenza da non disdegnarne la sua completa fine.
‘Quando veniva attaccato reagiva sempre con calma, con la finalità di elevare la sua specie’. Credeva nel riformare l’umanità, diffondendo messaggi di consapevolezza, e affrontava le critiche con un animo pacato, anche quando la stampa lo dipingeva come un mostro per le sue idee anticonformiste e liberali (uguaglianza di genere, disconoscimento del potere, difesa della dieta vegetale e libertà religiosa dalle catene del cattolicesimo, per citarne alcune) mentre chi lo conosceva lo vedeva per ciò che era: “un bravo ragazzo, gentile e amorevole”. Completamente opposto invece era Byron, descritto come “cruelly unjust to others” (p. 70). Trelawny dimostra, in queste parole sapientemente usate, grande capacità di analisi della personalità altrui. Solo una persona crudelmente ingiusta avrebbe potuto infierire sulla prematura morte di William e Clara, figlio e figlia di Percy e Mary morti per problemi di salute a rispettivamente tre e un anno di vita. Byron, assieme ad altri, lo fece.
“Recollection of the Last Days of Shelley and Byron” è un testo prezioso anche per la descrizione degli ultimi giorni di vita, nonché dell’ultimo in assoluto, di Shelley. Trelawny racconta nel dettaglio quel tragico lunedì 8 luglio 1822, quando al mattino il poeta, assieme al capitano Edward Williams e al giovane marinaio Charles Vivian lasciarono il porto di Livorno per dirigersi verso il Golfo de La Spezia e arrivare a Villa Magni a San Terenzo dove li aspettavano Mary e Jane. Venti minuti, solo venti minuti durò la tempesta che distrusse la goletta Ariel e strappò la vita a tutti e tre, ritrovati ormai cadaveri una decina di giorni dopo il naufragio su tre punti diversi della costa fra Toscana e Liguria.
È molto probabile che Guido Biagi, bibliotecario e storico che nel 1922 pubblicò “Gli Ultimi Giorni di Percy Bysshe Shelley, con nuovi documenti” abbia letto con grande attenzione il testo di Trelawny, tralasciando però dettagli spiacevoli sul ricordo del ritrovamento dei corpi e sulla cremazione di questi, avvenuta nel mese di agosto del 1822.
“Recollection of the Last Days of Shelley and Byron” è un’opera assolutamente da leggere se ci si vuole sentire ancora di più vicini alla vita del poeta. Sul tema dell’alimentazione vegetale non offre informazioni a differenza della biografia di Thomas Jefferson Hogg, forse per suo disinteresse nei confronti di tale argomento. In compenso, il quadro descrittivo di Shelley e della sua over-sensitiveness è decisamente ricco di dettagli.
Per chi non fosse pratica/o della lingua inglese, vi è adesso la possibilità di leggere il testo in lingua italiana grazie alla primissima traduzione nella nostra lingua pubblicata da Quodlibet: “Gli ultimi giorni di Shelley e Byron”, che verrà presentata il 6 febbraio presso la Keats-Shelley House a Roma.
Carmen Luciano
Dott.ssa in Lingue, Letterature e Filologie Euroamericane
Fonte: Recollections of the last days of Shelley and Byron, Trelawny, Edward John, 1792-1881; Ticknor and Fields. pbl., 1858.











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