Archivi Blog
°°[Pisa] Ancora Nessun Divieto per le Carrozze Trainate dai Cavalli°°
Cari e care followers,
con il presente articolo voglio aggiornarvi sulla situazione inerente alle carrozze trainate dai cavalli nella città di Pisa. Come saprete, sono svariate le località turistiche che permettono purtroppo il transito di tali mezzi, e la città dalla Torre pendente è una di queste.
Era il 2017 quando ho deciso di avviare la raccolta firme per richiedere al Sindaco e al Comune di abolire questo ‘servizio’ turistico che coinvolge diversi cavalli, obbligati a camminare per le strade della città trasportando dietro di sé una carrozza con a bordo cocchiere e turisti paganti . Sono passati 5 anni dal lancio della petizione su Change.org, e a distanza di questo tempo sono state raccolte oltre 7.000 firme e inviate centinaia di email di dissenso e di invito ad abolire questa triste realtà.

Sfortunatamente, nulla è cambiato nel Comune di Pisa.
I cavalli, imbrigliati e col paraocchi, continuano ancora a trainare carrozze sotto il sole e la gente continua ancora a salire a bordo per farsi scarrozzare. Proprio ieri, mentre ero in Via Santa Maria all’Università, ne sono passati parecchi, fra i quali uno col solito cartello messo alla fronte: “non toccare”.
Il Sindaco Michele Conti (ma prima di lui Marco Filippeschi) sembra non aver dato sufficiente peso alle richieste mosse da oltre settemila persone che hanno firmato la petizione ed espresso rammarico per questa attività che va avanti. Sembra anche che non si sia data importanza al desiderio di due vetturini di vedersi trasformata la licenza per diventare tassisti e abbandonare finalmente briglie e frusta. Nemmeno il triste episodio della carrozza che andò a ribaltarsi due anni fa verso un negozio, travolgendo quasi due ragazze, non sembra aver particolarmente smosso l’opinione del Comune.
Chissà se come nel caso della Reggia di Caserta si debba attendere il morto prima che chi di competenza si sbrighi a fare un passo in avanti e a cambiare le sorti dei cavalli usati.

Per questo motivo, sono nuovamente qui a chiedere a tutte le persone che leggeranno questo articolo di continuare ad attivarci e a richiedere a gran voce che tale servizio a Pisa venga abolito.
Le soluzioni possono essere molteplici, come per esempio l’introduzione di nuovi mezzi elettrici – ecologici ed etici, magari guidati dagli stessi vetturini che vorranno proseguire in modo innovativo il proprio lavoro a contatto con i turisti e le bellezze artistiche. Tutto ciò affiancato ai tandem, ai risciò, e alle bici a noleggio che già sono a disposizione di coloro che visitano la città.
Chiediamo dunque ancora una volta al Sindaco e al Comune di Pisa che l’uso delle carrozze venga vietato.
Email da inviare, tipo:
Gentile Sindaco, Gentile Comune di Pisa
mi unisco alla richiesta mossa da Carmen Luciano del blog Think Green • Live Vegan • Love Animals riguardante l’abolizione delle carrozze trainate dai cavalli nella vostra città.
Assieme ad altre persone abbiamo raccolto oltre 7.000 firme, e vorremmo che le nostre parole fossero ascoltate. I cavalli sono animali che meritano rispetto, e non certo di essere usati come mezzi di spostamento e come forza lavoro. Il fatto che il loro organismo sia capace di grande forza non dà agli esseri umani il diritto di disporne a proprio piacimento e per tornaconto economico.
Legare un cavallo, o qualsiasi altro animale, a un mezzo e costringerlo con la frusta a muoverlo è pura subordinazione e imposizione. Lo capiremmo molto di più se fossimo noi a vivere tale condizione.
Richiedo dunque che il servizio turistico che si avvale l’uso degli animali venga abolito nella città di Pisa, e che il Comune provveda alla promozione di altri servizi capaci di unire assieme il bisogno di vivere le bellezze artistiche con l’ecologia e l’etica. Per ultimo, ma non per importanza, che i cavalli che per anni si sono fatti letteralmente carico delle volontà umane, vengano affidati a strutture dove possono vivere in tranquillità e serenità tutto il resto della propria vita.
Io, e tante altre persone che hanno sottoscritto la petizione attendiamo una vostra gentile risposta.
Nome, Cognome, Città
Da inviare a:
comune.pisa@postacert.toscana.it,
urp@comune.pisa.it,
segreteria.sindaco@comune.pisa.it,
l.leone@comune.pisa.it,
l.fracassi@comune.pisa.it
Per firmare la petizione, cliccare QUI.
Grazie a chi non sta smettendo di dare voce a questi animali che meritano libertà.
Carmen Luciano
Riguardo a dei video che stanno circolando in rete di cavalli legati a carrozze che hanno erezioni o urinano sui tombini.
Filmare atti intimi della sessualità di un animale – che si detiene e usa per fini di reddito personale come servizio pubblico – per poi divulgarne sui social un video posto alla mercé delle persone è a mio avviso un gesto dalle sfumature depravate.
Se accadesse con una persona ignara e non consenziente come protagonista, nel pieno della sua condizione di subordinazione a qualcuno, si parlerebbe di oscenità.
Ma io sono laureata Lingue e Letterature Straniere, ho sostenuto un solo esame di Psicologia, non tutti quelli del percorso accademico di Scienze e Tecniche Psicologiche, quindi chiederò a qualche collega o docente esperto/a dell’Università di Pisa se un atto simile può essere un campanello d’allarme dal punto di vista psichico.
Mi informerò inoltre se tali contenuti siano tollerati dalle normative dei social network e dalle leggi in vigore in Italia, anche in tutela degli animali che finiscono purtroppo vittime della zooerastia e della zoo-pornografia.
A proposito di psicologia, per ultimo vorrei capire proprio cosa direbbe Freud sul fatto che sono state fatte alcune riprese su un cavallo mentre aveva una erezione e urinava. Un quadro pietoso che ho visto essere all’ordine del giorno nella vita di questo povero animale che viene oltraggiato addirittura nella sua intimità e gettato in pasto ai followers. Credo fermamente che la città di Lucca meriti di meglio e questo non può essere esempio di benessere per nessuno.
Visitiamo Lucca in modo etico.
Non è necessario far soffrire gli altri per il nostro divertimento.
#cavalli
°°Suicidio Giovanile: Lettera Aperta agli Adulti°°
L’ennesima notizia di un ragazzo giovane che probabilmente ha deciso di porre fine alla sua vita per problemi collegati allo studio mi ha portata a scrivere questo articolo. Inizialmente l’idea era quella di pubblicare un post su Facebook, ma poi ho realizzato che l’argomento andava trattato in modo più ampio e in uno spazio usufruibile anche da persone che non seguono i social network.
A darmi la scintilla per scrivere quanto segue è stato un commento trovato per caso, sul social sopra menzionato, dove una utente invitava i giovani a riflettere e a non dare dispiaceri alle famiglie, perché esse “rimangono distrutte, e tutto si risolve”. Mi sono sentita davvero ferita da queste parole, dentro le quali vedo dell’insensibilità e scarsa empatia. Di cose da dire in risposta ne avrei tante, e dunque eccomi qui.

Quando apprendiamo della morte violenta di persone giovani veniamo tutti toccati da sconforto e tristezza. Forse perché consapevoli del fatto che l’essere umano ha la possibilità di vivere decenni e decenni prima e di poter morire di vecchiaia. L’idea che delle giovani vite si interrompano senza fare piena esperienza umana dà un senso di smarrimento.
Ma vivere non è semplice. Lo sappiamo tutti. Si possono avere tutti gli agi (pure quelli non concessi ad altri meno fortunati) ma comunque sprofondare in sconforto o finire risucchiati dal vortice della depressione. Non è mia competenza parlare di questi aspetti a livello psico-scientifico, e lascio che siano personalità professionali formate a farlo, ma con quello che ho vissuto sulla mia persona a livello fisico e psichico a scuola sento di avere un minimo di esperienza per invitarvi a non attaccare i/le giovani che arrivano ad azioni estreme. Da ex adolescente che ha vissuto delle enormi difficoltà emotive dico che per arrivare a desiderare di non esistere più bisogna essere davvero disperati, e bisogna anche avere una forza incredibile. Io quest’ultima non l’ho mai avuta. Mi sono sempre guardata allo specchio provando pietà per quella pelle chiara, per quei lunghi capelli neri, per quel corpo che da sempre mi permetteva di esistere e di fare esperienza in questa dimensione.
Chi si uccide non è una persona vigliacca. Vigliacchi sono coloro che non danno un peso alle proprie parole, non danno un peso ai loro gesti, e feriscono indelebilmente le persone.
Ho letto adulti, come la signora sopra menzionata, scrivere che sono cose che non si fanno perché poi si lasciano “famiglie distrutte” e che “tutto si risolve”. Che tutto si risolve insegnateglielo da piccoli/e. Iniziate sin dai primi anni di età a valorizzare l’impegno, a complimentarvi per i traguardi raggiunti e a far comprendere ai giovani che gli errori non sono fallimenti ma momenti preziosi per imparare ancora di più. E soprattutto, iniziate sin da subito a non far pesare traguardi e successi degli altri bambini e delle altre bambine, perché non siamo macchine progettate per avere la stessa efficienza e le stesse tempistiche. Siamo esseri umani singolari, unici, irripetibili, con i propri tempi, le proprie passioni e le proprie capacità. La vita delle altre persone non può e non deve essere usata come metro di paragone con la propria. Facile far ricadere la colpa su chi non ha più forze ed energie per andare avanti e decide di far finire la sua sofferenza. Troppo facile.
Come si può pretendere che una persona che si sente schiacciata dal peso delle aspettative che ha intorno, che si sente sola e senza aiuto, pensi “devo resistere per non dare ulteriore dispiacere”? Bisogna essere davvero poco empatici per arrivare a un tale pensiero.
Viviamo in una società dove gli errori vengono demonizzati, dove chi cade non è spronato a rialzarsi ma si sente addirittura giudicato e messo a paragone con chi invece ha avanzato ed è arrivato lontano.
Viviamo in un sistema dove si applaude il genio (con tutto rispetto per le menti geniali) per aver ottenuto “tot anni prima” un numero elevato di titoli e lauree, ma dove non ci si complimenta minimamente con chi invece ha concluso fuori corso ma senza aiuti e con le sole proprie forze.
La vita non è una gara podistica dove vince chi arriva prima.
La vita è per me, metaforicamente parlando, un percorso che ciascuno affronta con il proprio andamento. E va bene anche fermarsi a raccogliere un fiore per poi ripartire.
Se non fossi stata abbastanza consapevole di quanto valevo nonostante per qualcuno fossi un fallimento scolastico avrei ricevuto un cuscino di fiori sulla tomba anni fa, e non una corona d’alloro attorno alla testa nel 2021.
E’ questo dico ai ragazzi e alle ragazze che mi capita di aiutare con lo studio: è necessario essere consapevoli di chi siamo, di cosa vogliamo fare nella vita (non importa quando lo comprendiamo), senza mai scoraggiarci, cercando di fare unione con i propri simili e di avere punti di riferimento tra gli adulti. Quando mi confronto con giovani con debiti formativi con la paura di non farcela e di bocciare (perché bocciare ancora adesso viene vissuto come un fallimento, un marchio nero a vita) e gli spiego che non è una bocciatura a determinare una carriera, vedo occhi che brillano. E adesso che lo scrivo forse ho anche capito perché ho dovuto affrontare questa esperienza: esserci passata dentro e averla vissuta mi permette di dare un supporto emotivo veritiero, concreto, reale. E se posso essere d’aiuto a qualcuno che versa nelle condizioni in cui versavo io da adolescente, ne è valsa la pena soffrire.
Desidero che rimanga impresso e ben memorizzato fra gli adulti, genitori, e soprattutto insegnanti che i più giovani si ascoltano, si spronano in modo positivo, si aiutano e si valorizzano senza mai fare paragoni e senza umiliazioni. Essere genitori è un ruolo delicato e importante, anche essere insegnanti a contatto con nuove generazioni lo è:
siate una mano tesa ad aiutare, non un indice pronto a giudicare.
Chi avesse bisogno di un sostegno morale, mi può contattare all’indirizzo scuola@carmenluciano.com
Carmen
°°Torna a Casa con un Pallino al Cuore: Cenere lotta tra la Vita e la Morte°°
Montecalvoli (Pisa)
Una denuncia sui social molto forte, quella di Debora N., residente nella provincia di Pisa. Un ignoto armato ha sparato al suo gatto Cesare, che adesso lotta fra la vita e la morte.

Il bel felino dal manto grigio striato, come mi racconta la signora, è tornato a casa il 9 marzo in condizioni disperate.
«Nel pomeriggio Cenere è riuscito a tornare a casa. Ho visto subito che c’era qualcosa che non andava. Stava male, tremava tutto, era freddissimo. Aveva il corpo gelido. L’ho portato subito dal veterinario. Ho pensato in un primo momento che fosse stato investito o avvelenato, invece dalla lastra è risultato che gli hanno sparato. E’ stato uno shock. Il veterinario mi ha detto che non era operabile perché il pallino è talmente piccolo che è come cercare un ago in un pagliaio.»
Un soggetto ignoto quel giorno ha sparato a Cenere, facendolo tornare a casa ferito gravemente. Il gesto vile non sarebbe stato compiuto solo ai danni del gatto della signora Debora, ma anche a un’altra famiglia.
«Farò denuncia contro ignoti. Non si sa chi sia stato. Avrei preferito avere un nome e un cognome. Ho saputo che non è la prima volta che questo pazzo compie un gesto del genere. Mi sono arrivati tanti messaggi. Quel giorno lì (il 9 marzo 2021, n.d.r) hanno sparato anche a un altro gatto che purtroppo non ce l’ha fatta.»
La donna ha scritto così un post di denuncia sui social, in special modo su un gruppo dedicato agli animali persi e ritrovati nella provincia di Pisa, che ha raccolto molti commenti di disprezzo nei confronti di un gesto simile.
“Ci si deve sentire dei grandi a sparare a un gatto. E’ successo vicino a casa mia, in pieno centro abitato. Oggi hanno sparato al mio Cenere, e adesso lotta tra la vita e la morte perché un pallino è arrivato vicino al cuore e non è operabile. Che divertimento è far soffrire così un animale? Chi spara a un gatto per me è ha una mente malata. Ci si deve sentire davvero orgogliosi della grande impresa. Una denuncia non basterebbe, questo essere (persona non si può certo definire) dovrebbe provare il dolore e l’angoscia che proviamo io, i miei figli, mia madre.. Perché per molti è ‘solo un gatto‘, ma per noi è un membro della famiglia. E se avesse preso una persona? o un bambino con la sua bravata? Ad ogni modo, il mio Cenere soffre e noi con lui e la prossima volta potrebbe toccare a uno dei vostri animali. Perché purtroppo, se nn vengono identificati, questi pazzi continueranno sempre a sentirsi soddisfatti e orgogliosi di sparare a un povero gatto indifeso”

E adesso Cenere lotta fra la vita e la morte nell’ambulatorio veterinario dove è ospite.
«L’unica soluzione è questa cura che però non si sa se può andare a buon fine. La situazione è molto delicata. Lui è sempre fra la vita e la morte e soffre tantissimo. Questo ci sta distruggendo in tutti i sensi.»
Questa triste vicenda è stata riportata anche su La Nazione.

Esprimo la mia più sentita solidarietà a Debora, che conosco di persona, e alla famiglia del gatto che non ce l’ha fatta.
Spero che Cenere si riprenda e che possa continuare a vivere assieme ai suoi “familiari” che lo trattano come un membro di famiglia.
Sull’individuo che ha commesso tale scempio, nessuna clemenza: bisogna avere seri problemi comportamentali e relazionali per prendere un’arma e ferire gratuitamente delle vite.
Contraria alla caccia, sono anche contraria alla detenzione di armi, che nascono col solo intento di arrecare danno al prossimo.
Spero che questo atroce fatto abbia molto eco, e che questa persona venga individuata e punita severamente.
Non possiamo e non dobbiamo accettare situazioni così gravi.
Carmen
AGGIORNAMENTO del 12.03.2021
Cenere purtroppo non ce l’ha fatta.











Devi effettuare l'accesso per postare un commento.