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°°Perché ho lasciato il mondo dell’Equitazione: Intervista a Emanuele Corrente°°
Cari e care followers,
l’intervista che state per leggere è forse uno degli argomenti più interessanti che ho avuto il piacere di trattare e di pubblicare sul mio blog in tutti questi anni di attività e pubblicazioni. Come sapete, fra le tante cause che sostengo, da anni mi batto anche per la conversione delle carrozze a trazione animale, servizio turistico della città di Pisa, e in generale contro la subordinazione e la schiavitù dei cavalli al genere umano.
È stato proprio grazie a un articolo di giornale riguardo l’ultima manifestazione organizzata da me e Animalisti Italiani a Pisa che sono entrata in contatto con Emanuele Corrente, sostenitore di IHP ma soprattutto ex Trainer pentito di aver fatto parte del mondo dell’equitazione.
Emanuele per svariati anni è stato totalmente immerso in quella realtà che stiamo cercando di far cessare, quella in cui i cavalli sono confinati dentro lo stereotipo di animali da lavoro, da galoppo, da trotto, da corsa, da gara, da traino e tante altre invenzioni antropocentriche umane. Aveva delle convinzioni su questi animali, le stesse che hanno ancora chi li doma e detiene per i più disparati fini. Ma qualcosa ad un certo punto dentro di sé è scattato. È iniziato un processo di catarsi che lo ha portato a vedere quelle creature in un altro modo, in un modo totalmente diverso, e di punto in bianco quel modo che gli sembrava fatto di amore, collaborazione persona-animale e passione si è rivelato per quello che era, per ciò che è realmente.
Una testimonianza preziosa, quella di Emanuele, che ci aiuta a capire meglio quali situazioni vivono i cavalli, ma anche un esempio lampante di come non è mai troppo tardi per abbandonare gli stereotipi e iniziare davvero a rispettare questa specie sottomessa da millenni.
Buona lettura e buona consapevolezza.

• Ciao Emanuele, benvenuto sul mio blog e grazie per aver accettato la mia intervista.
Come prima cosa ti chiedo, quando è stato il primo contatto che hai avuto con i cavalli?
La prima volta che sono entrato in contatto con un cavallo avevo 7/8 anni. Nel paesino della provincia di Viterbo dove sono cresciuto, proprio dietro casa, c’era un signore che aveva una femmina di nome Ginetta. Era un Haflinger. Iod a piccolo andavo lì e rimanevo affascinato da questo animale. All’epoca mi sembrava enorme, poi screscendo ho scoperto che è una delle razze più piccole. Adoravo il legame che c’era fra quell’uomo e il cavallo, ne ero affascinato, lo trattava come io trattavo i miei cani. Quello è stato il mio primo contatto con i cavalli che mi ha fatto capire che era nata una passione per loro.
• Hai riferito di aver fatto parte del mondo dell’equitazione, quale era il tuo ruolo?
Nel mondo dell’equitazione ho fatto la gavetta, sono partito dal basso. Ho iniziato con il ruolo di Artiere, che puliva le scuderie e i box, fino ad arrivare a gestirle le scuderie. Ho fatto l’Artiere, il Groom, il Rider ed infine il Trainer e lo Stable Manager. Ho una panoramica sul mondo equestre vissuta in tutti gli step della vita professionale dell’equitazione. Anche sulle condizioni di lavoro umane nelle scuderie ci sarebbe molto da dire.
• Cosa ne pensi del mondo dell’equitazione? e perché ne hai preso le distanze?
Il mondo dell’equitazione per me è qualcosa di osceno sotto tutti i punti di vista. Dal punto di vista del concetto di idea di cavallo, animale che viene allontanato da quella che è la sua natura e che viene incluso quasi esclusivamente in quello che è un concetto di Performance. Questo non accade solo ai livelli altissimi. Accade anche purtroppo, e nel modo peggiore, ai livelli più bassi e amatoriali, dove il tipo di uso di questi animali è amatoriale, regionale, provinciale. L’animale è detenuto per una determinata Performance ed è sfruttato per quella determinata Performance. È ciò che ha rovinato l’equitazione. Alla base della vera equitazione c’è il voler interagire con l’animale in modo rispettoso. Escludendo il retaggio che può avere l’utilizzo dell’uomo del cavallo, la sinergia che c’era oggi non c’è più e nemmeno il benessere.
Il principale problema per me del mondo dell’equitazione è il chiudere il cavallo all’interno delle Performance. E poi c’è la questione lavorativa, è un mondo dentro un altro mondo, un mondo fatto anche di sfruttamento, di lavoro in nero, di maltrattamenti verso le persone e altri aspetti di completa illegalità. Anche questo me ne ha fatto prendere le distanze. Ma quello principale, definitivo, che mi ha portato a chiudere definitivamente è stato quello dei cavalli. Mi sono posto una domanda: ami l’equitazione o ami i cavalli? ami il lavoro con gli animali o ami gli animali? E la risposta è stata abbastanza chiara. Sono stato sempre una persona con un qualcosa dentro che mi spingeva verso le alternative. Cercavo sempre un modo alternativo per interagire con i cavalli. Chi mi conosce sa come lavoravo, come addestratore e cavaliere, il modo in cui gestivo le scuderie. Sono uno studioso e un appassionato di Etologia e sentivo che quello che in imparavo c’era qualcosa di sbagliato, di riduttivo, di estremamente superficiale nell’approccio con il cavallo. Me ne ero già accorto da adolescente verso i 14, 16 anni. Mi dicevo che non poteva essere solo così. Dal punto di vista lavorativo io potevo tranquillamente lavorare nel resto dell’Europa, dove una figura professionale che lavora a contatto con i cavalli esiste ed è tutelata. Ho infatti lavorato anche all’estero: Germania, Inghilterra, Irlanda.. Ma il mondo dell’equitazione era il medesimo che in Italia.
• Secondo la tua opinione, come vengono trattati questi animali? esiste davvero il benessere?
In parte ho già risposto. No il benessere non c’è. Tutto dipende dall’idea che si ha di benessere. In Italia e in Germania, diversamente dall’Irlanda e dall’Inghilterra, dipende tutto dal ciò che crediamo sia benessere. Se per benessere intendiamo non picchiarli, non renderli denutriti e non frustarli allora siamo a posto e si può parlare di benessere. Tantissime scuderie non picchiano i cavalli, li nutrono, tengono il manto alla perfezione ecc, ma questo concetto di benessere è limitante e superficiale. Per garantire il benessere per una specie devi conoscere cosa significa benessere per quella specie, ciò di cui ha bisogno e non cosa tu pensi erroneamente che sia un suo bisogno, tipo la sella di un certo modo, i parastinchi, la coperta, il prodotto per la criniera ecc. Tutto ciò scivola nell’antropomorfismo più becero e dozzinale e non ha niente a che vedere con il benessere animale. Quindi per me no, non esiste il benessere dei cavalli nelle scuderie. Ci sono pochissime realtà dove c’è un rapporto di un certo modo, con un rispetto di base che non prevede compromessi su quello che è il benessere di questa specie.
Che cos’è un cavallo? È un animale sociale e nomade. Questi sono die punti cardine. Quando li hai definiti, ti rendi conto di come quasi tutte le gestioni delle scuderie siano sbagliate e senza reale benessere per i cavalli. I cavalli non stanno bene. Un animale sociale lo chiudi in un box che nella migliore delle ipotesi è 4×4, lo escludi dall’interazione e dal contatto sociale costante con i suoi simili, lo escludi da quelle che sono le cure parentali che durano (nel caso dei cavalli) per tutta la vita, gli neghi la possibilità di esprimere pattern comportamentali che sono specie specifici (dal corteggiamento alla territorialità, per citarne due) e lo tieni sostanzialmente fermo. Fermo in un box per tutta la settimana tirandolo fuori da lì solo per essere allenato e montato, quindi per chiedergli di lavorare, oppure per un’ora di paddock 10×6 (nelle migliori delle ipotesi) da solo mentre vede altri cavalli lontani ai quali può solo nitrire. Tutto questo è all’ordine del giorno nelle scuderie in Italia. Se si tiene di conto della natura del cavallo e dell’etologia di questi animali, dei bisogni principali, non c’è il concetto di benessere. È vero poi che ci sono persone (in piena narrazione tossica) che credono di rispettare il benessere dei loro cavalli, ma non è così. Non è un benessere reale quello.
• C’è una situazione che ti ha particolarmente colpito?
In 15 anni di lavoro ce ne sono state tantissime di situazioni che mi hanno colpito, sia in Italia che all’estero. Ho visto cavalieri picchiare selvaggiamente i propri cavalli mentre li montavano perché quelli si rifiutavano di saltare, o approcciano con paura a un ostacolo per esempio. Ho visto maniscalchi prendere a bastonate cavalli che non avevano imparato bene a dargli il ‘piede’ (la zampa). Ho visto scuderie che gestiscono cavalli come un allevamento, come industrie. Ho lavorato in uno degli allevamenti più grandi d’Europa che ‘produce’ (uso questo verbo appositamente) oltre 1.500 puledri all’anno, e la metodologia di lavoro al suo interno è come quello di un’industria. Una catena di montaggio che produce pezzi. E chi conosce il mondo dell’industria sa che i pezzi che escono fallati vengono letteralmente scartati. Immaginate tutto ciò con i cavalli. Quello è stato uno dei punti che ha veramente rotto qualcosa dentro di me, perché non volevo essere complice di tutto ciò. Ci sono state tante situazioni che mi hanno colpito, sia in negativo che in positivo, ma quelle che lo hanno fatto in modo negativo sono state di più. Centinaia.
• Cosa ti ha portato ad allontanarti dal mondo dell’equitazione? Ti penti di qualcosa in particolare?
Il modo di concepire i cavalli, il rapporto con loro mi ha portato a prendere le distanze dal mondo dell’equitazione. Il concetto di Performance, come ho già detto, quell’idea che il cavallo debba funzionare, andare in un certo modo, lavorare in un certo modo, che deve fare questo, che deve fare quello.
Ero molto bravo nel mio lavoro, avevo le mie regole e spesso mi scontravo con gli altri. Le persone erano esigenti, alcune proprio incivili, egoiste, come malate, e gettavano le frustrazioni sul loro lavoro che coinvolgeva appunto i cavalli. Inoltre, anche la questione lavorativa. Non era un lavoro che permetteva di costruirsi una vita, almeno in Italia. Avrei potuto risolvere la cosa andando all’estero, rimanendo a lavorare lì, ma la questione dello stereotipo sui cavalli rimaneva.
Di cosa mi mento? Mi pento di non aver fatto nulla quando ho visto scene di violenza sui cavalli, di non aver fermato i maltrattamenti su di loro. Cose brutali che ti facevano pensare che quegli individui si meritavano lo stesso trattamento. Crudeltà su indifesi che la si può capire solo se la si vive davanti agli occhi.
• Quando hai conosciuto IHP e cosa significa per te l’esistenza di un centro di recupero simile?
Ho conosciuto IHP Italian Horse Protection nel 2015 o 2016. Sono rimasto stupito all’idea che esistesse una realtà simile in Italia, in Toscana, e per giunta vicino a me. Per me è stata un’emozione incredibile sapere che c’era un centro di recupero di cavalli maltrattati o salvati dalla morte. Sono andato subito a vedere che realtà fosse. IHP in Italia è un valore immenso. Non è solo un posto sicuro per i cavalli, ma anche avere una voce diversa, mostrare una via diversa per poter avere un rapporto con questi animali, che a mio avviso dovremmo solo venerare perché senza di loro non saremmo a questo punto dell’evoluzione. Venerarli come in India si venerano le vacche.
Un centro come IHP e tutti i rifugi che sono stati aperti di recente offrono una realtà diversa che non è per forza quella che viene dettata. In questi luoghi si mostra come i cavalli siano felici, stiano bene, che il 90% delle stereotipie (movimenti dovuti a stress) vengono annullate dal momento in cui il cavallo si ritrova a stare fuori, coi suoi simili. Questi centri dimostrano come non vi sia necessità di uso dei ferri agli zoccoli, di come la socialità aiuta i cavalli anziani e giovani. Sono creature felici che hanno un rapporto con gli umani del tutto diverso.
Se studiamo nella storia il rapporto fra umani e i cavalli, era così come è da IHP un tempo.
Questa associazione ha aperto un centro prezioso, perché mostra una visione diversa dei cavalli.

• Che differenza hai notato fra un cavallo utilizzato in equitazione e uno di quelli salvati da IHP?
Lo sguardo, il comportamento, il linguaggio del corpo, la varietà di espressioni che hanno i cavalli bradi io non li conoscevo quando lavoravo con i cavalli sebbene passassi 20 ore al giorno con loro.
Se si ha la volontà di vedere la differenza, i cavalli di una scuderia e quelli per esempio di IHP hanno una differenza enorme di espressione. Non ci sono tensioni (tic, il ‘ballo dell’orso’, fastidi, fare attenzione a chi scalcia, alle antipatie fra cavalli, ai movimenti da stress quotidiani nelle scuderie), c’è solo calma. Un cavallo libero è una creatura schiva. Il cavallo è un animale predato che come prima cosa ha bisogno di tranquillità, di stare nell’erba, di sbuffare, di vivere libero, di muoversi, interagire coi simili, La differenza fra un cavallo utilizzato per l’equitazione e uno che non lo è, è come quella fra un essere umano che vive sotto il più cieco totalitarismo e uno che vive libero di esternare ciò che sente di essere. Questo mi ha sconvolto più di tutto.
• Cosa ne pensi della trazione animale delle carrozze turistiche?
Sono un retaggio inutile del passato. Un tempo hanno avuto bisogno dei cavalli per trainare carrozze, ma adesso basta. Basta. Io questo lo condannavo già quando lavoravo nel mondo equestre. Condannavo l’attacco, sia a livello agonistico che per reddito. Ora più che mai. È un’usanza insensata e stupida quella di vedere una città su un mezzo trainato da un cavallo, non ha nemmeno scopo di analisi. È chiaro ed ed evidente che c’è sfruttamento, e una mancanza di benessere pesante. Non serve un veterinario per capire che quei cavalli non sono felici.
• Alcuni vetturini dicono che si instaura un rapporto di mutua collaborazione fra loro e i cavalli usati per trainare carrozze: cosa ne pensi?
Questa è una stupidaggine bella e buona. Assolutamente no. Togli le bardature ai cavalli e dimmi chi si avvicina di nuovo alla bardatura tolta. I cavalli vivono il presente, non hanno il concetto del tempo come lo abbiamo noi. Qualunque esperienza nuova loro fanno la valutano in base all’esperienza passata. Il cavallo non è un animale che ha piacere a stare bardato sotto al sole, camminando su sentieri dove non può decidere di camminare..
Quale rapporto di collaborazione con i vetturini?
Non esiste il rapporto di piacere dello stare insieme.
Questa è una narrazione tossica.
Abbiamo visto cavalli che stramazzano al suolo, con bardature pesanti, che sudano, che schiumano dalla bocca, con imboccature che spaccano la bocca, vertebre cerebrali..
Quale collaborazione è questa?
È veramente una scusa enorme che viene detta. Se il cavallo si avvicina al vetturino è per bisogno di socialità, perché quell’essere umano è l’unica fonte di socialità che ha perché magari e solo, e non perché ha voglia di farsi mettere bardature e finimenti. Quella è un’accettazione, lo dico io che ne ho messe tante.

• Desideri lanciare un messaggio?
Esiste un’altra via. Basta solo volerlo, non solo sui cavalli ma per tutto: animali, ambiente..
Il cavallo è un animale straordinario, antico, senza il quale non saremmo arrivati dove siamo ora.
Pensare che sia una furia che va domata o montato come una motocicletta è sbagliato.
Non esistono punti di incontro. È semplicemente sbagliato. Ogni anno i livelli delle competizioni aumentano, aumentano le Performance, e a pagarne le spese sono sempre e solo i cavalli.
Chi ama i cavalli deve prima cercare di capire che animale è, di cosa veramente ha bisogno.
Non serve essere scienziati, basta informarsi per capire che ciò che vediamo è sbagliato.
Quindi il messaggio che voglio lanciare è che c’è un’altra via. Non accettate la prima cosa che vi viene detta, che sono stupidi, che vanno messi in box ecc. Andate oltre. Visitate centri come IHP dove la formazione può essere fatta e l’informazione più approfondita è concreta.
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Ringrazio Emanuele per la sua intervista, per quanto ci ha raccontato della sua esperienza personale e per le parole spese su questi meravigliosi animali. Spero che le persone che li amano e che hanno una passione grande verso di loro, ma che ancora fanno parte del mondo dell’equitazione, possano comprendere cosa sostengono, quale realtà aiutano a tenere in piedi.
I cavalli e tutti gli altri animali meritano rispetto e libertà, perché esistono per vivere la loro vita, non per servirci come schiavi.
Carmen
°°[PISA] 22.10.2022 Manifestazione per L’Abolizione dell’Uso dei Cavalli per le Carrozze Turistiche°°
Cari e care followers,
vi informo che sabato 22 ottobre 2022 si terrà una seconda manifestazione autorizzata a Pisa contro l’uso dei cavalli per trainare carrozze turistiche organizzata in collaborazione con l’associazione Animalisti Italiani. La protesta avrà luogo ancora una volta in Piazza Arcivescovado, dalle 10.00 alle 12.00, accanto alla Torre pendente, e davanti all’area dove sostano i vetturini in attesa dei clienti da far portare in giro dagli animali che detengono.
Da anni stiamo chiedendo che il Comune di Pisa non offra più questo servizio turistico anacronistico che coinvolge 16 cavalli (2 per ciascuna delle 8 carrozze), creature meravigliose che meritano rispetto, ma soprattutto libertà, e che invece sono obbligate a lavorare per lucro umano quando quegli stessi umani potrebbero avere uno stipendio con altre forme di reddito.
La testa dei cavalli è confinata dentro la testiera, parte iniziale delle briglie, che serve ad avere il controllo su di loro. La loro vista è limitata dal paraocchi, che non gli permette di guardare dietro. Per spronarli nell’andamento o per cambiare direzione sono sottoposti poi al frustino, il tutto mentre percorrono le strade della città in mezzo ad auto e a mezzi pubblici, con un sonaglio fastidioso al seguito e una carrozza agganciata alla schiena.
Se un essere umano venisse usato contro la propria volontà e ridotto allo stesso modo, si chiamerebbe schiavitù. Ma gli esseri umani, ammalati di antropocentrismo, non riescono a vedere oltre ai propri interessi e oltre lo specismo, per questo a tale forma di schiavitù animale cercano di trovare molteplici scuse: che i cavalli sono sempre stati usati, che essi hanno forza abbastanza per sostenere un certo peso ecc ecc.
Le azioni dei nostri antenati nei secoli o millenni addietro non giustificano il perpetrare di azioni INGIUSTE nei confronti delle altre specie, e solo perché una creatura ha una determinata forza fisica non dà diritto alla specie umana di usufruirne a piacimento.

Alla richiesta di abolizione e riconversione delle carrozze trainate dai cavalli, per rendere la città di Pisa un luogo di cultura che non preveda assoggettamento animale, si sono unite oltre 8.250 persone che hanno firmato la petizione online rivolta al Sindaco Michele Conti e all’Assessore Filippo Bedini.
Nel frattempo, è stata inviata una mail alla Segreteria del Sindaco e all’Assessore per l’apertura di un tavolo di lavoro fra noi (me, Claudia Corsini di Animalisti Italiani, e Sonny Richichi presidente di IHP Italian Horse Protection) ed eventuali rappresentati dei vetturini per trovare una soluzione ed eventuale riconversione delle licenze.
Non manca molto alla data della manifestazione.
Preparate cartelli, striscioni, slogan per dare voce ai cavalli assieme a noi.
Vi aspettiamo in piazza Arcivescovado a Pisa, dalle 10.00 alle 12.00.
Per rimanere aggiornati/e in tempo reale sulla protesta a Pisa, seguite la pagina dell’evento su Facebook cliccando QUI.
°°[PISA] Carrozze trainate dai Cavalli: Sospesa Ordinanza Comunale°°
Cari e care followers,
vi aggiorno sulla vicenda delle carrozze trainate dai cavalli nella Città di Pisa.
Come vi avevo precedentemente informato attraverso alcuni articoli pubblicati nelle scorse settimane, a partire dal 29 giugno 2022 era entrata in vigore un’ordinanza voluta dal Comune che prevedeva il divieto di circolazione dei mezzi a trazione animale nelle ore più calde, ossia dalle 11.30 alle 16.30.
La notizia ha fatto esplodere l’opinione pubblica sollevando grande consenso da parte delle persone, cittadine e non di Pisa, che hanno accolto positivamente le decisioni in tutela dei cavalli, costretti a trainare mezzi sotto il sole in questa rovente estate. Non hanno digerito bene la cosa invece i vetturini, che hanno da subito iniziato a protestare contro l’ordinanza.
Oggi, attraverso i quotidiani Pisa Today e La Nazione, si apprende che i detentori degli animali avrebbero fatto ricorso al Tar della Toscana contro l’ordinanza. “Generica“, secondo il Tribunale Amministrativo Regionale, pertanto meritevole di essere sospesa.
Per la gioia dei vetturini, ma non credo proprio per i cavalli, sarebbe stato così accolto il loro ricorso.
Il tutto dopo che si erano rivolti anche a Diego Petrucci – ex consigliere comunale di Pisa – di cui condivido screen del post pubblicato sulla sua pagina in data 25 luglio 2022.

Questo lunedì, quando mi sono recata in centro a Pisa a controllare che l’ordinanza fosse rispettata, è stato un vero sollievo sapere che i cavalli non fossero in piazza dei Miracoli, legati alla propria immeritata carrozza, in attesa di turisti paganti da portare a spasso.

Ho visto stranieri visitare la città a piedi, in bici, con i risciò e altri servizi a ruote ecologici ed etici divertendosi a pedalare fra le strade della città.
Il caldo era incredibile, l’aria piena di umidità, e nessuno era disperato dall’assenza dei cavalli su cui farsi un giro.
Sarebbe interessante far comprendere ai vetturini di Pisa (e di tutte le città italiane), al loro avvocato Ippoliti, a Diego Petrucci e a tutti i politici che li stanno sostenendo che massimo amore e rispetto poco si confanno alla subordinazione. Ma stare a spiegare concetti così nobili forse è una perdita di tempo se i destinatari di tale messaggio sono persone che hanno deciso di stare dalla parte delle redini.
Per questo, mi rivolgo alle persone, ai cittadini e alle cittadine, ai e alle clienti in potenza prima che lo diventino in atto: è vero, questa società in cui viviamo vi dà la possibilità di aprire il portafogli e di pagare per avere in cambio un servizio dove è stato tirato in ballo un animale.
La legge (attuale, in futuro non sarà così) vi permette di poter usufruire delle energie fisiche di un cavallo previo pagamento per farvi scarrozzare in giro comodamente mentre a fatica percorrono la strada non le vostre gambe ma quelle di un cavallo. Il perché lui debba trasportare voi e non voi lui è poi strettamente collegato alla visione specista che la società ha degli animali: le altre specie sono intese come beni di proprietà da poter usare e disporre, collocate molti gradini in basso di un’immaginaria e alquanto illusoria scala di importanza fra specie, dove quella umana si è auto-collocata al punto più in alto.
Detto ciò, e reduce da un bellissimo esame di Teoria della Letteratura, vorrei ricordarvi che un tempo delle persone erano autorizzate da altre leggi a potersi comprare degli schiavi. Penso a quelli di cui ampiamente si parla in Satyricon di Petronio, totalmente subordinati ai padroni di casa che potevano farne ciò che desideravano. Anche ammazzarli, se ne avevano voglia. Non erano forse quegli schiavi degli esseri viventi meritevoli di esistere? Eppure la legge diceva che erano “solo schiavi”.
Penso alle persone africane sfruttate come forza lavoro durante le spedizioni Coloniali in mare, trattate come animali per ottenere oro, avorio, ebano. Se ne parla in modo approfondito in Heart of Darkness (Cuore di Tenebra) di Joseph Conrad. Indigeni ammazzati, decapitati e fatti strisciare a terra, costretti a venerare quelli bianchi come divinità. E a obbedire.
Non erano forse anche loro degli esseri viventi, delle persone, meritevoli di rispetto?
Eppure, le grandi potenze europee sono andate nei luoghi dove loro vivevano, ed esponenti europei, autorizzati dalla nazione di appartenenza, hanno sparso paura, terrore e sangue innocente se qualcuno osava ribellarsi.
Solo dopo anni di ribellione, solo dopo che la maggioranza delle persone si è consapevolizzata prendendo coscienza che non era giusta l’esistenza della schiavitù, che nessun essere umano doveva essere visto come schiavo, e che il colore della pelle non determinava inferiorità etnica, solo allora è finita la tratta degli schiavi e il colonialismo efferato.
E non entro nella rivendicazione dei diritti delle donne, le ultime che sono state liberate da preconcetti e da stereotipi di inferiorità, poiché ne ho già parlato nel mio articolo °° Woman Condition during Victorian Age & Animal Speciesism : due discriminazioni parallele nella Storia °°.
Se oggi nessuno può venire dai nostri genitori a dire “tieni 500 euro, mi compro tuo figlio/tua figlia”, se oggi nessuno si può permettere di dire “io sono superiore perché sono bianco e tu devi obbedirmi” oppure “tu, donna, sei di mia proprietà e fai ciò che dico” è perché le leggi sono cambiate. Non sono più quelle di un tempo che ammettevano quelli che ai nostri occhi erano abomini del passato.
Oggi però la legge che tutela gli esseri umani e che li difende dalla schiavitù non difende allo stesso modo le altre specie. Questo perché sottostiamo a delle leggi inventate dagli umani, e che quindi favoriscono quasi del tutto esclusivamente loro stessi.
Perciò è tutt’ora legale comprare un cavallo e decidere che dovrà lavorare tutta la sua vita al nostro servizio per un nostro tornaconto economico. E fidatevi, un giorno le generazioni future che sostituiranno le nostre, che prenderanno il nostro posto, rabbrividiranno all’idea che nel 2022 qualcuno scendeva in piazza contro l’uso dei cavalli mentre altri ne rivendicavano il diritto a utilizzarli.
Come finirà lo sfruttamento degli animali?
Come è finito quello legale delle persone: con la sensibilità crescente delle persone.
Noi ci impegniamo ad andare avanti per difendere i cavalli, manifestando in piazza, parlando ai turisti, alle istituzioni, chiedendo tavoli di lavoro in Comune con l’Assessore dove confrontarci e cercare soluzioni etiche di riconversione.
Voi, dal canto vostro, evitate di finanziare chi potrebbe cambiare lavoro ma sta dimostrando di non averne interesse perché probabilmente troppo avvezzo a tenere le redini in mano.
Non sostenete chi vede nei cavalli una fonte di reddito. Nemmeno quelli che dicono di amarli come figli, perché i figli non si legano a una carrozza per fargliela tirare sotto al sole.
I cavalli non esistono al mondo per servirci. Piano piano questo concetto ostile alle tasche di qualcuno diverrà normalità, verità accettata da tutti.
Sensibilizzate chi conoscete, tutti: amici, amiche, parenti.
Perché il modo più efficace, legale e civile per abbattere un’offerta specista è azzerarne la domanda.
Vi aspettiamo in piazza Arcivescovado a Pisa sabato 8 Ottobre 2022, dalle 15.00 alle 17.00.
Ma rimanete aggiornati qui sul blog o sulla pagina Facebook perché potrebbero esserci nuove date più vicine, non solo a Pisa.
Al prossimo articolo.
Carmen
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