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°°Terza Udienza del Processo Penale “Vegano Stammi Lontano”: ascoltato il Fondatore°°
Martedì 11 Maggio 2021.
Stamattina presso il tribunale di Arezzo si è tenuta la terza udienza del processo penale che vede indagato Andrea Moscati, fondatore della pagina “VEGANO STAMMI LONTANO” sul social network Facebook.
Come avrete appreso attraverso il mio articolo dedicato, la prima udienza si era tenuta il 5 marzo 2019, mentre la seconda – durante la quale sono stata ascoltata assieme alla mia testimone Claudia Corsini – ha avuto luogo il 12 novembre dello stesso anno.

Dopo oltre 15 mesi di attesa (causa slittamento da sciopero degli avvocati tenutosi il 28 gennaio 2020),
la terza udienza si è svolta nella giornata odierna.
Essendo il processo in questione a porte aperte, con il presente articolo intendo mettere al corrente di quanto accaduto all’interno dell’aula voi followers e le persone che da 4 anni mi sostengono.
L’udienza è iniziata intorno alle 10:00.
Presenti in aula davanti al Giudice Mantellassi io, il mio avvocato difensore, quello della controparte e l’imputato Andrea Moscati. Quest’ultimo è stato ascoltato dal giudice e dai suoi collaboratori su quanto aveva da dire in risposta alle domande presentate dal suo stesso difensore. L’udienza di oggi era proprio incentrata su questo: ascolto dell’imputato e riproduzione prove digitali.
Dalle esternazioni di Moscati, registrate, fra altre cose è emerso che egli sarebbe il fondatore della pagina facebook Vegano Stammi Lontano, che avrebbe aperto nel mese di novembre dell’anno 2010. La scelta di aprire una pagina sarebbe scaturita dal venir spesso punzecchiato da un’amica vegana. Tale pagina, che oggi conta circa 150.000 followers «anche famosi» a detta di Moscati, nel corso degli anni sarebbe stata gestita da un totale di 30 persone. Di queste, circa 17 ne sarebbero state all’amministrazione (admin o editors) nel 2017, anno in cui è comparso un post divenuto oggetto della mia querela per diffamazione, costata a Moscati il rinvio a giudizio. Sulla pagina Vegano Stammi Lontano nel 2017 infatti comparve un video intitolato “Sbarella Fa Schifo”, caricato su YouTube dal profilo Famiglia Onnivora, assieme ad un dossier sulla mia persona. Il video, oggi visionato dal Giudice Mantellassi in aula, mostrava un uomo a volto scoperto che esternava espressioni di disprezzo nei miei confronti. «Sei una poveraccia», «ti smerderemo perbenino», «ti demoliremo»: queste sono solo alcune delle frasi oltraggiose nei miei confronti, accompagnate da mie foto in primo piano e a figura intera, ed il tutto montato su una canzone di derisione con base “L’Isola Che Non C’è” di Edoardo Bennato. Moscati ha riferito di aver intravisto tale contenuto linkato sulla sua pagina (rimasto su Vegano Stammi Lontano per diverse settimane, n.d.r), che egli non è l’artefice di tale video e che al contrario lo sarebbe un certo Piscopo. L’uomo del video, dall’accento campano, sarebbe poi – a sua detta – stato allontanato dalla pagina.
Interessante questo dettaglio circa l’identità di tale persona.
Oltre al video di scherno «di tale Piscopo» è stato riprodotto in aula quello andato in onda in diretta sulla pagina fondata da Moscati in data 12 aprile 2017, divenuto anch’esso materiale della mia querela.
Nel video (che io sappia ancora disponibile sulla pagina) Moscati è assieme a un uomo. Si sentono, fuori dalle riprese, la voce di una donna che filma e di un altro uomo ancora. La diretta video fu fatta davanti alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere in Via Santa Maria a Pisa, facoltà che frequentavo già all’epoca dei fatti come studentessa di inglese e di francese. Location non casuale, come penso nemmeno l’esternazione «dopo andiamo a lezione di francese». Nel video si sentono Moscati e l’altro uomo dire che erano a Pisa, proprio lì, per intervenire e rapire un cinghiale impagliato, perché «come al solito una blogger si era svegliata male, col piede storto» e aveva scritto un articolo poco gradevole sul locale che lo esponeva fuori. Ciò si riferiva al mio intervento avvenuto quello specifico anno. Scrissi un articolo per denunciare pubblicamente la detenzione dell’animale impagliato che veniva vestito in modo sempre diverso. Ancora oggi, come all’epoca, credo fermamente che gli animali non debbano essere uccisi, figuriamoci di diventare fantocci da mettere alla mercé di clienti e passanti.
Riguardo a questo fatto, Moscati ha riferito che il locale, l’Antica Bottega di Pisa, avrebbe sporto denuncia.
Personalmente non mi è mai giunto nulla, segno che – se fosse stata avviata contro di me – deve essere caduta giustamente in qualche dimenticatoio legale.

Dalle affermazioni di Moscati è emerso inoltre che sarebbe stato vittima di un blitz notturno messo in atto da un gruppo di animalisti nel 2015, denunciato ma evidentemente finito anche questo nel dimenticatoio, e che negli anni avrebbe ricevuto molti messaggi poco piacevoli.
A fine testimonianza qualcuno in aula ha parlato di “guerra tra fazioni opposte“.
Il Giudice Mantellassi ha fissato la quarta udienza per il giorno 7 settembre 2021. Servirà per ascoltare i 4 testimoni indicati da Moscati. Per la fine del processo penale potrebbero essere necessarie forse altre 2 udienze.
Confido nella decisione del Giudice e confido nella condanna di chi ha arrecato danno alla mia persona.
Altresì, ritengo che una pagina con questo slogan come titolo, quello che una persona vegan debba stare lontano, sia una realtà discriminatoria. Il veganismo è un’ideologia basata su uno stile di vita che non prevede la mancanza di rispetto per animali e natura, e non deve più essere oggetto di ironia, sarcasmo, battute di pessimo gusto.
Forse è il caso che le persone che lo hanno abbracciato come me come modus vivendi inizino a farsi valere.
Trovo ripugnante (come scrivo spesso sul mio blog) la derisione degli animali tirati in ballo con la loro vita, e purtroppo i social ne sono pieni. Per questo è necessario intervenire.

Chi sentisse propria questa “battaglia” legale e volesse sostenermi in questa causa può unirsi alla raccolta fondi per le spese processuali cliccando QUI.
Al prossimo articolo.
Carmen
°°[Review] Rasoio In Bambù Riutilizzabile°°
Ciao!
In questo articolo vi parlo di un acquisto fatto l’anno scorso, periodo in cui ho iniziato a porre maggiore attenzione sull’impatto ambientale delle mie scelte.
Si tratta di un rasoio in bambù che è andato a sostituire quelli usa e getta in plastica che avevo. Potrebbe sembrare da stereotipo un accessorio “da uomo” e basta, invece non è così. Per radersi velocemente quando non si ha tempo di depilarsi con metodi alternativi è perfetto per la pelle di chiunque!
Fra tanti marchi che si possono trovare in vendita ho scelto BamBaw: di questo brand avevo già il set di posate in bambù e mi ero trovata molto bene, per questo mi sono fidata. E non ho sbagliato 😉

Ho acquistato il rasoio online al costo di circa 16 euro ed è arrivato a casa custodito in una scatolina di cartone con tutte le informazioni sopra riportate. L’impugnatura è in legno di bambù, solida e resistente.
Essendo un materiale naturale, ogni rasoio è diverso nelle venature lignee.
La base è metallica esattamente come la testina.
Sebbene nelle informazioni di vendita fosse scritto che era sprovvisto di lama (infatti ne ho comprate svariate platino a marchio Astra), in realtà all’interno della confezione ne ho trovata una.

Dimenticate la leggerezza dei rasoi usa e getta in plastica: questo in bambù è decisamente più pesante, ma ciò che conta è il suo essere leggero a livello ambientale e il modo deciso in cui asporta dalla pelle i peli.
Per inserire la lama basta svitare la testina.
Prima di procedere alla depilazione è necessario distendere sulla zona una lozione o semplicemente del sapone per fare in modo che la lama scivoli senza attrito.
Essendo un rasoio di sicurezza bastano i giusti accorgimenti per utilizzarlo senza causarsi taglietti.
Personalmente l’ho utilizzato molto in estate sulle gambe e sotto le braccia. Se lo si impugna bene seguendo la linea del corpo lascia la pelle pulita.
Ma adesso parliamo degli aspetti ecologici: avere un solo rasoio, anziché usarne infiniti usa e getta nell’arco della propria vita, aiuta a diminuire il numero di rifiuti che si producono. I rasoi in plastica con lame in metallo che si trovano in vendita in qualsiasi supermercato non sono riciclabili. Andrebbero smontati componente per componente, ma dubito anche anche così sezionati possano essere recuperati come materia di riutilizzo.
Che anche un piccolo pezzetto di plastica possa essere un pericolo per la natura e i suoi abitanti lo dimostra questa foto scattata dal Gumbo Nature Center: una tartaruga è deceduta a causa della plastica ingerita. All’interno del suo organismo sono stati trovati ben 140 frammenti plastici.

Image: © City of Boca Raton, Gumbo Limbo Nature Center
Il rasoio in bambù come unico rifiuto genera la lama in metallo dopo svariati utilizzi. I metalli possono tranquillamente essere recuperati e riutilizzati.
E se è una soluzione ecologica efficace per le donne, fidatevi lo è anche per la depilazione maschile: basta leggere le decine di recensioni positive lasciate dagli uomini che lo hanno già acquistato.
Questo rasoio a doppio filo può essere combinato con una crema al burro di karitè come quello Lamazuna (vegan & cruelty free) per una rasatura perfetta e liscia.
Alla prossima recensione!
Carmen
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