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Polemica “Diario Amico”: Conflitto di Interessi dietro la Petizione per chiederne il Ritiro?
Care lettrici e cari lettori,
non si fermano le polemiche riguardo al racconto “Blog in Val Formazza, miaoo!” scritto da una ragazzina di 12 anni e pubblicato su “Diario Amico“, supporto didattico diffuso nelle scuole del VCO con 7.000 copie distribuite a studentesse e studenti. Il testo, primo classificato nel concorso Info Point 2024, ha scatenato lo sdegno di coloro che sostengono l’allevamento degli animali per il messaggio in esso contenuto.
Come si può leggere direttamente dal racconto cliccando QUI (copia e-book gratuita), la giovane scrittrice ha ideato un’intervista immaginaria fatta da un micio-blogger in cui più animali raccontano la propria esperienza. Il micio dà la parola a un lupo, che fa emergere la problematica dello scarso spazio lasciato dagli esseri umani agli animali selvatici; è poi il turno di un cervo, che affronta il tema dell’inquinamento e delle strade trafficate da mezzi umani dove i selvatici attraversano. Finito con questi due personaggi, prima di passare al saggio gufo, il micio-blogger intervista una mucca, che dichiara di essere stufa di venire sfruttata per il latte dagli esseri umani.
«Miao, mu-mu mucca, ti vorrei chiedere quanto sia faticosa la vita da mucca ed essere sfruttata dall’uomo»
«Mu-mu gatto, sì certo, mi piacerebbe parlarne. Guarda, quegli strani stecchini, mi fanno partorire per poi sfruttarmi e mettere il latte in vendita. È veramente brutto, da tutti quei soldi che ricavano io ci guadagno solo del cibo. Sono davvero dei ladri! Io sono stufa! È vero, l’erba delle parti più alte delle Alpi è molto buona, però mi fanno camminare… oh, che stress!»
«Ok, grazie mille, mu-mu mucca!»
Queste parole di finzione letteraria, che sfortunatamente per gli animali coinvolti fanno riferimento a trattamenti veri, hanno scatenato una polemica vergognosamente esagerata che ha raggiunto i confini nazionali.
Contro Diario Amico, ‘reo’ di aver pubblicato il sopra riportato racconto, si è scagliata l’organizzazione “Tutela Rurale”, in pieno appoggio a Ilaria Dresco, madre che ha lanciato una petizione per chiedere il ritiro del supporto cartaceo.
La Dresco, fa sapere sul sito Change.org dove dal 21 ottobre ha raccolto solo 1131 firme:
“noi riteniamo i suddetti contenuti offensivi per la categoria degli allevatori e per tutti coloro che non abbracciano uno stile di vita vegetariano o vegano. Tutto questo è profondamente diseducativo per i nostri figli che hanno diritto di crescere ricevendo le corrette informazioni che saranno la base, in futuro, per sviluppare liberamente e coscientemente le proprie opinioni e scelte. Nelle pagine del diario, gli esseri umani vengono chiamati “ignoranti” e “cafoni”, come se l’intera umanità fosse un errore da correggere. Ma questo non è insegnamento. È bullismo legalizzato. La scuola dovrebbe essere un luogo di conoscenza, non di condizionamento; perché educare non significa imporre un pensiero, ma insegnare a pensare. Le opinioni non si dividono in giuste o sbagliate: ognuno ha diritto alle proprie, ma nessuno ha il diritto di imporle. I nostri figli non devono essere lobotomizzati da messaggi travestiti da fiabe o lezioni di bontà”.
La Dresco, che parla paradossalmente di sviluppare liberamente e coscientemente le proprie opinioni e scelte chiedendo però il ritiro di una forma di dissenso, fa capire che il racconto veicola informazioni scorrette, promuove bullismo e condizionamento per il semplice fatto che il personaggio della mucca dichiara di essere stanca di venire sfruttata per il latte.
E a proposito di bullismo, il commento lasciato dalla figlia a un mio post pubblico sulla mia pagina Facebook “ma tu la finisci di dire cazzate per favore? perché fai ridere davvero“, come lo si potrebbe configurare? Educazione e rispetto per il pensiero altrui?
Addirittura, continuando, senza vergogna alcuna, fa riferimento alla lobotomia, conosciuta anche come leucotomia prefrontale, che è stata una pratica crudele e immorale della medicina dello scorso secolo.
Ad una cittadinanza attiva e attenta viene da porsi un quesito: come mai così tanta veemenza contro il racconto della piccola Angelica? Perché (o come scriverebbe la Dresco, “xché“) un testo di finzione inventato da una giovane mente, che racchiude critiche costruttive all’umanità, è stato portato quasi in modo inquisitorio fino in Parlamento?
La risposta, per chi ama cercare la verità, potrebbe risiedere nel profilo Facebook stesso della promotrice della petizione, in cui mi sono imbattuta ieri leggendo i commenti all’articolo pubblicato da La Stampa. La signora, che sui giornali pare abbia dichiarato “non voglio che mio figlio incontri un allevatore e gli dia del ladro”, sembrerebbe coinvolta in prima persona nell’allevamento degli animali. In più foto, pubbliche e visibili da chiunque, compare dentro spazi in cui le creature difese nel racconto della giovane scrittrice sono confinate in spazi chiusi o legate ai macchinari da suzione meccanica. In uno scatto datato 15 agosto 2023 in compagnia di un uomo intento a fumare nell’allevamento (pratica fortemente sconsigliata per motivi di sicurezza e biosicurezza: il fumo può aumentare il rischio di incendi, causare stress agli animali e introdurre agenti patogeni nell’ambiente, viene qui riportato), ha dichiarato “noi il ferragosto lo passiamo così….passione bimbe”.
Cosa ci faceva la promotrice della petizione in un allevamento, mentre delle femmine legate ai macchinari venivano munte del latte che sarebbe spettato ai loro cuccioli, calcolando che all’interno di uno stabilimento simile per legge possono accedervi solo il personale autorizzato, i veterinari e gli ispettori autorizzati per controlli o per motivi professionali?
Chi è veramente la signora Dresco, una semplice madre indignata per un innocente racconto di una ragazzina (che magari starà vivendo delle settimane d’angoscia, ci pensa questa mamma?) oppure una persona direttamente coinvolta nell’impiego di femmine ‘da latte’?
La risposta potrebbe essere contenuta nel post pubblicato lo scorso gennaio da Lely Center Santena. Guardate bene QUI.


Nel frattempo, la contro-petizione lanciata a favore di Diario Amico, in difesa degli animali e della giovane scrittrice ha raccolto 14.689 firme. Ciò dimostra quanto la sensibilità si stia diffondendo e quanto sia caro il diritto alla libera espressione, tutelato dall’articolo 21 della nostra Costituzione.
Concludo continuando ad affermare una cosa certa: se gli animali potessero scrivere e pubblicare ciò che pensano dei propri assoggettatori (e assoggettatrici), qualcuno non potrebbe fare altro che provare immensa vergogna.
Alla giovane Angelica tutta la mia stima e gratitudine.
Dott.ssa Carmen Luciano
Blogger e Attivista per il Riconoscimento dei Diritti Animali
In difesa del DIARIO AMICO e dalla parte degli animali
Care lettrici e cari lettori,
in questo nuovo articolo voglio portare alla vostra attenzione una polemica specista nata in questi giorni e che ha a che fare con gli animali e il riconoscimento dei loro diritti.
In Piemonte, più esattamente nelle scuole del VCO (Verbano-Cusio-Ossola), stando alle informazioni che si trovano in rete, sono state distribuite 7.000 copie del “Diario Amico“, un diario inclusivo con contenuti volti a sensibilizzare le nuove generazioni. Dentro questo diario, la cui distribuzione è avvenuta con l’impegno del Provveditorato della zona, comparirebbe un testo scritto da una giovane ragazza che ha infiammato i ‘sensibili’ animi degli allevatori di vacche del luogo.
Una ragazzina di 12 anni di Baveno ha infatti composto un racconto in cui un gatto (animale che ad oggi, oggettivamente, gode di maggiore tutela rispetto ad altre specie) intervista altri animali chiedendo loro come vivano. Il testo, che è stato inserito nel Diario poiché vincitore di un concorso ad hoc dedicato a ragazze e ragazzi, porta alla luce come le vacche vengano usate negli allevamenti. In maniera semplice e genuina, attraverso l’esperienza del personaggio, vengono denunciati i trattamenti riservati a questi poveri animali nelle stalle in tutto il mondo.
I contenuti del racconto non sono piaciuti affatto a chi, evidentemente, deve farsi un esame di coscienza, tant’è che è esplosa una violenta critica verso il testo, il messaggio veicolato e contro chi ha reso possibile la sua pubblicazione. A muovere feroci critiche sarebbero stati genitori-allevatori entrati in contatto con il Diario.
Così, il racconto che dà voce ad animali legalmente sfruttati per generare guadagno per persone prive di empatia, è stato tacciato di opera da ‘lavaggio del cervello’ che ‘diffama’ il ‘lavoro’ di tante persone. E adesso, è addirittura comparsa una petizione online per chiedere il ritiro del suddetto diario, pretendendo rispetto per la categoria di schiavisti.

Trovo tutto ciò veramente imbarazzante.
Dare addosso a un testo di una ragazzina che ha idee ben chiare già da piccola, e sulla cui mente non ha lavorato con successo la cultura specista che viene imposta dal nostro sistema sin dall’infanzia, è sul serio deplorevole.
A questa giovane autrice esprimo pubblicamente tutta la mia vicinanza, e la ringrazio per questo prezioso racconto in difesa degli animali. Non conosco la sua identità, non so se segue la mia pagina o il mio blog, ma vorrei tanto esprimerle profonda gratitudine per il suo impegno.
Ci accomuna questa età così emblematica: a 12 anni si è a metà fra infanzia e adolescenza. È l’età in cui non si è più bambini e si muovono i primi passi verso il mondo degli adulti. Per me è stato uno shock scoprire che il mondo degli adulti, che da piccola ritenevo perfetti, fosse costellato di ingiustizie e cattiverie. Mi sono ribellata con tutta me stessa e ho conquistato la libertà di non mangiare animali e di iniziare a fare attivismo per loro.
Questa ragazzina, e tutti i ragazzi e le ragazze che già da giovani si attivano per difendere le altre creature, non devono ricevere altro che sostegno, merito e riconoscenza.
In una società dove ancora si compiono cattiverie definite vilmente ‘bravate’ ai danni degli animali (gatti lanciati da burroni, caprette uccise ai compleanni, e tante altre crudeltà che riempiono le pagine di cronaca dei giornali), sapere che esistono giovani persone così empatiche dà speranza alla nostra specie.
Spero che questa ragazzina, finita nel vortice di critiche vergognose da parte di chi SA cosa impone ai poveri animali, non si scoraggi e non abbia paura di continuare a difendere le altre creature:
non è affatto vero che la nostra natura è quella di abusare delle altre specie; non è affatto vero che abbiamo bisogno di schiavizzare gli animali per trarne profitto; non è affatto vero che l’essere umano è superiore alle altre forme di vita tanto da averne in diritto di usarle a piacimento.
Chi vive a discapito di altri esseri senzienti deve solo provare vergogna e fare una lunga autoanalisi delle proprie azioni che MAI, e dico MAI, vorrebbe subire in prima persona.
BASTA SFRUTTAMENTO.
BASTA SCHIAVITU’
BASTA ALLEVAMENTI
BASTA SOTTOMISSIONE E ASSOGGETTAMENTO ANIMALE
Dott.ssa Carmen Luciano
Blogger e Attivista per i Diritti Animali
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Facciamo sentire la nostra vicinanza a chi in questo momento sta vivendo duri attacchi da chi guadagna sui poveri animali.
Scriviamo una mail di sostegno a:
sara.antiglio@scuola.istruzione.it, antonella.disessa@scuola.istruzione.it, concetta.noto@istruzione.it, USP.VB@ISTRUZIONE.IT
Oggetto: Pieno sostegno a Diario Amico e al racconto animalista
Testo tipo:
Gentili dottoresse,
ho appreso dai giornali della forte critica ricevuta da parte di persone coinvolte nello sfruttamento degli animali ‘da reddito’ per quanto riguarda il testo di una ragazzina di 12 anni pubblicato su Diario Amico. Con la presente email intendo esprimere tutta la mia vicinanza e solidarietà: i contenuti del testo trovano il mio pieno appoggio. Nel XXI secolo non è possibile tollerare la ‘legale’ schiavitù delle altre creature. Le mucche sono femmine ridotte a macchinari viventi di produzione latte, private di ogni diritto e libertà e messe in condizioni di vivere una vita da creature sottomesse.
È sconcertante che nel nostro periodo storico, caratterizzato dalla nascita dell’intelligenza artificiale, poi si dia esempio di arretratezza mentale umana: il latte è specie specifico e siamo gli unici animali che sottraggono secrezione mammaria che spetta ad altri cuccioli!
Ribadisco con fermezza il massimo appoggio al testo della ragazzina pubblicato su Diario Amico, e vi chiedo, se possibile, di farle sapere che non è sola e ha milioni di cittadini e cittadine in Italia dalla sua parte che ripudiano ogni forma di prevaricazione specista.
Distinti saluti.
Nome, cognome, città
Importante:
POTETE FIRMARE QUI la contro-petizione che ho lanciato a favore di Diario Amico e in opposizione a quella che ne vorrebbe il suo ritiro.
°°[Segnalazioni] Mozzarella di Bufala dal Colore Anomalo”°°
Qualche giorno fa sulla mia pagina Facebook Think Green • Live Vegan • Love Animals ho ricevuto una segnalazione da parte di una ragazza, Martina T., che ha voluto segnalarmi un fatto alquanto strano.
La ragazza, da tempo vegana, a cena con il fidanzato ha assistito all’apertura di una confezione di mozzarella di bufala. L’alimento, raffigurato di colore bianco candido accanto a un pomodorino e del basilico sull’immagine rappresentativa, è risultato essere però di colore rossastro.

Martina mi ha spiegato che il ragazzo aveva deciso di consumare la mozzarella il giorno prima della scadenza riportata sull’involucro (indicata per l’11 giugno 2020). Di regola un alimento ben conservato il giorno prima della data di scadenza non dovrebbe avere inferiore qualità. Entrambi sono rimasti quindi sbalorditi dal vedere l’alimento di quel colore così strano.
“Cosa può essere?? Sai come posso agire? Non riesco a trovare un numero di telefono dell’azienda, chi posso contattare?” mi ha chiesto la ragazza, che intanto ha allegato al messaggio altre foto.


Questo fatto mi ha riportato alla mente un aneddoto simile successo svariati anni fa anche alla mia famiglia. Presso un caseificio in Campania (ah, la Campania! Terra dove i caseifici sorgono come funghi ma di vacche e bufale libere al pascolo nemmeno l’ombra) i miei genitori comprarono delle mozzarelle di bufala. Una volta aperta una confezione si scoprì che l’alimento era spugnoso. Sembravano spugna di mare piene di “bolle” all’interno. Così i miei tornarono al caseificio per farlo presente al titolare, che di corsa ritirò i prodotti per sostituirli con altri, elargendo anche qualche alimento in più con una certa preoccupazione. Avremmo potuto segnalare la cosa a chi di competenza, mandare dei controlli. Cosa si sarebbe scoperto?
Ancora oggi mi domandi cosa avviene veramente all’interno dei caseifici. Quale latte viene utilizzato? Vengono rispettate tutte le regole igienico sanitarie?
Come mai una mozzarella arriva ad essere spugnosa o addirittura a colorarsi di pigmento rosso?
Ciò che mi sento di dirvi è di non acquistare alimenti di origine animale, sia per la vostra salute, sia (soprattutto) per la salute e la vita degli animali costretti a produrre continuamente secrezioni corporee per far ingrassare il portafogli di chi le schiavizza. Femmine ridotte a macchinari a quattro zampe, obbligate a subire violenza fisica mediante inseminazione artificiale. Assoggettate e subordinate alla volontà di esseri umani (umani?) che ne arbitrano vita e morte come se l’altrui esistenza fosse di loro proprietà.
I formaggi sono alimenti innaturali (vengono preparati con secrezione mammaria di mammiferi di specie diversa dalla nostra) di cui non abbiamo bisogno.
Da circa 10 anni non consumo più latte né latticini e, come tantissime persone che hanno intrapreso il mio stesso percorso etico-alimentare, il mio organismo si è liberato di un alimento che non apportava benefici. Anzi.
Nel frattempo, se qualcuno esperto in alimenti volesse fornirci informazioni in merito può lasciare un commento a questo post.
Al prossimo articolo.
Carmen











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