Archivi giornalieri: 26 ottobre 2017

°° Lettera Aperta a COOP ITALIA – Vergognosa Campagna sul Benessere Animale°°

Coop Italia, una delle catene di supermercati più diffuse nel nostro Paese, ha da poco lanciato una campagna denominata “Alleviamo la Salute” in riferimento alla vendita di animali e prodotti di derivazione dei loro organismi.
La cooperativa, come esternato sui propri siti internet, sarebbe interessata al sensibilizzare i cittadini sull’importante tema inerente alla salute degli animali allevati e a quella degli umani che ne consumano i resti.
Dopo l’allarme lanciato da svariati organismi internazionali e autorità nazionali sui rischi dell’antibiotico resistenza (somministrato negli allevamenti), Coop avrebbe deciso di impegnarsi nel ridurre la quantità di antibiotici riservati agli animali che finiscono nei reparti macelleria e gastronomia dei loro punti vendita. Per il bene della salute pubblica e anche, a loro detta, di quella degli animali.
Perché un animale in salute, è cibo salutare.
Via libera dunque, da novembre, a visite negli allevamenti dei fornitori Coop. Gite fuori porta per vedere con i propri occhi le future bistecche, i futuri petti e le future cosce ancora nel loro stadio iniziale.
Animali ben diversi da quelli graziosamente disegnati sui manifesti della campagna stessa.

 

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Gli animali della campagna “Alleviamo la Salute” di Coop Italia

Visto e considerato quanto scritto sopra, dal momento che per indole trovo si doveroso dare voce a chi non viene consultato (in questo caso gli animali), eccomi qui a difenderli in una lettera aperta che indirizzo a Coop Italia, ma la cui lettura potrebbe essere utile a qualsiasi altra catena che alleva, fa uccidere e vende esseri senzienti.

Gentile Coop Italia,
forse sbaglio dal principio ad appellarvi così, avvalendomi dell’uso dell’aggettivo “gentile”. La gentilezza va di pari passo con la premura, l’affetto, la bontà, l’esser caritatevoli e tanti altri aspetti collegabili a modi positivi e carini dell’animo umano.
Dal momento che quanto elencato a parer mio non rientra nel vostro modus operandi nei confronti degli animali, lo vedremo qui di seguito, rettifico.
Coop Italia,
se spendo un’ora del mio tempo per scrivervi questo messaggio pubblico è perché ne vale la pena. Non certamente per dare importanza a voi, ma per dare voce a chi non ha voce. Vale la pena difendere le esistenze che in questo momento sono confinate dentro delle prigioni comunemente (o follemente) chiamate “allevamenti”, o peggio ancora, in fila in attesa di morire al mattatoio. Oppure stipate su dei tir “live stock” vicine vicine le une alle altre, ignare (forse) di cosa accadrà loro. Dico forse perché è da menti limitate credere che gli animali abbiano limiti mentali nel realizzare ciò che accade intorno a loro. E io sono convinta che capiscano perfettamente la situazione che vivono.
Se per quest’ultimi, negli anni, non è mai mancato il danno (ossia quello di essere oggetto del vostro commercio) adesso arriva anche la beffa.
La campagna “Alleviamo la Salute“, a mio avviso, lo è.
Un’enorme beffa nei confronti di esseri capaci di provare sentimenti, come voi.
Si sarebbe dovuta chiamare “Alleviamo Schiavi Dando Loro Meno Antibiotici“, la campagna, ma evidentemente il titolo sarebbe stato troppo veritiero e poco utopistico. Guai a dire le cose oggettivamente, le coscienze assopite potrebbero risvegliarsi.
Non fraintendetemi.
E’ lodevole da parte vostra interessarvi della salute delle persone che riempiono economicamente le vostre casse e le vostre tasche, ma che si abbia almeno la decenza di non mettere in secondo piano il reale oggetto della questione: gli animali.
Voi, grazie ai fornitori (o meglio definirli schiavisti?) allevate gli animali, non la salute.
Non è la salute, astratta e immateriale, a giacere tra il metallo di una gabbia. Non è la salute, invisibile agli occhi, a vedere il suo organismo fatto a pezzi in un mattatoio.
Sono i maiali, le galline, i tacchini, le vacche, i vitelli ad esserlo. Non la salute.
Animali composti da ossa, tessuto muscolare, vene, sangue, organi, occhi, pelle, peli e non certamente fatti di delicato cartoncino come quelli raffigurati nella locandina della vostra campagna.
E’ così difficile mostrare la realtà? Perché spendere soldi pagando grafici pubblicitari per la realizzazione di raffigurazioni stereotipate da diffondere su supporto cartaceo o digitale quando si possono fotografare i veri protagonisti non consenzienti di questo dramma?
Recandosi sugli svariati vostri siti è possibile leggere che a partire dal mese di novembre verranno organizzate visite agli allevamenti di proprietà dei vostri fornitori.
Verranno forse organizzate visite anche ai mattatoi, fase finale della catena di smontaggio animale? Domanda retorica, ovviamente.

Quanto è facile mostrare gli animali vivi, o gli animali già resi alimento, e quanto è arduo rendere i clienti partecipi del processo intermedio fra animale vivo e corpo privato della sua vita.
Una citazione rivela che “se i mattatoi avessero le pareti di vetro, saremmo tutti vegetariani”. Domandiamoci perché.
Anzi, lo domando: perché? Perché saremmo tutti (o almeno, i più) vegetariani se potessimo assistere alla cruenta scena dello smembramento di un corpo? Perché ci porterebbe, tale visione, al rifiutarci di ingurgitare il risultato di quell’infame lavoro portato a termine su un organismo che sarebbe scappato via, se avesse potuto, per continuare a vivere?
Sarà forse per gli strilli, i versi di dolore che si possono udire?
Sarà forse per l’odore dell’urina che sgorga senza limite da chi trema di paura?
Sarà invece per via dell’acre olezzo di sangue che proviene dai corpi già aperti?
Perché proviamo ripugnanza davanti a tutto ciò?

Personalmente, credo che la risposta sia semplice ed evidente: non siamo fatti per uccidere. Non siamo fatti per uccidere e non è nella nostra natura farlo.
Gli esseri quali siamo sono dotati di intelletto, coscienza, raziocinio e soprattutto di libero arbitrio. Ciò che ci contraddistingue dal resto degli animali è il privilegio di poter scegliere e di scindere il bene dal male. Scegliere di mettere da parte la ragione per essere sopraffatti dall’istinto capace di generare aspetti negativi di noi (arroganza, violenza, sopraffazione, egoismo, crudeltà..) ci rende addirittura inferiori agli animali che taluni credono inferiori. Se gli animali predatori uccidono per sopravvivere, aiutando l’ambiente nel contenere il numero di prede, noi arriviamo a farlo per ragioni dalla dubbia utilità.

Col vostro permesso (ma va bene anche senza), vi informo che a parer mio state sostenendo un massacro di innocenti non indifferente. Non è esagerata la definizione data da terzi di “olocausto animale”. Anzi, la ritengo pertinente, con la sola eccezione di un particolare da non sottovalutare: gli umani uccisi durante l’olocausto non sono mai finiti nel piatto dei loro aguzzini.

Più che la salute, dovreste allevare la sensibilità in primis in voi stessi, e in secondo luogo per i vostri clienti. L’industria della disfatta animale è una delle principali cause dell’inquinamento mondiale. Non è fantasia vedere in essa la causa del dislivello sociale e della mal distribuzione di alimenti fra tutti gli umani esistenti. Che dire poi della natura? State facendo nascere più animali di quanto la natura sarebbe capace di ospitare. Non è forse irriverente, da parte vostra e di chi ne consuma i resti, andare contro il pianeta di cui non siamo proprietari?
Che aggiungere infine sugli animali stessi?
Credo che nessuno, e dico nessuno, abbia il diritto di obbligare una vita a nascere spronandola, anche con l’ausilio di antibiotici, a crescere per cedere presto l’unica cosa veramente di suo possesso al mondo: il suo corpo.
Che ciascuno tenga il suo, e ne abbia cura e rispetto, e lasci quello altrui illeso e intatto.

Concludo questo messaggio con l’invito a riflettere su quanto scritto e pubblicato, non senza informarvi che sarà mia premura restituire la tessera socio Coop in mio possesso.
Adoro pensare che oltre all’interesse economico alberghino sentimenti veri all’interno dei vostri cuori.

 

Carmen