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“Non si può chiamare Formaggio”: Diffidato il Caseificio Vegano di Barbara Ferrante

La lingua è in costante evoluzione. Le e i parlanti, in questo infinito mutamento che rompe ogni vincolo calato dall’alto, giocano da sempre un ruolo fondamentale. Secoli di intrecci fra etnie e dialoghi fra persone dalla cultura e dal livello sociale variegato hanno dato vita a processi linguistici che ci hanno portato fino al linguaggio odierno, ricco di espressioni che affondano le radici in un passato più o meno recente. Sostantivi che oggigiorno utilizziamo quotidianamente possono dunque avere un’etimologia particolare e specifica. È il caso della parola FORMAGGIO.

“Il termine formaggio, che utilizziamo per indicare un alimento fatto con il latte animale, deriva dal francese antico formage, che a sua volta – essendo il francese una lingua romanza come l’italiano – deriva dal latino medievale formatĭcum. Alla lettera, significava ‘messo in una forma‘. In questo caso notiamo come il sostantivo impiegato per indicare il contenitore ha determinato anche il suo contenuto, in termini linguistici. Sorte analoga per l’odierno sostantivo ‘fegato‘: in latino era ‘iecur ficatum’, di cui ‘iecur‘ era l’organo interno degli animali, e ‘ficatum‘ stava a descrivere la preparazione con i fichi. Oggi non associamo più la parola fegato ai fichi, ma sono proprio i fichi ad aver determinato il sostantivo fegato”.

Sarebbe stato utile se queste nozioni di linguistica generale e di filologia romanza, che ho avuto modo di apprendere durante il mio percorso universitario Triennale e Magistrale presso l’Università di Pisa, fossero state seguite con attenzione anche dai protagonisti di questa triste vicenda di cui vi sto per parlare e che ruota attorno proprio al sostantivo ‘formaggio‘.

Barbara Ferrante, vegana e attivista per i diritti animali nonché proprietaria di un caseificio dove si producono ‘formaggi’ 100% vegetali, ha recentemente ricevuto una diffida da parte del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, fra le varie cose, per aver definito sui social gli alimenti interamente vegetali che produce a San Giovanni in Persiceto, nella provincia di Bologna, “formaggi vegani” e “alternativa vegetale al formaggio“.

Tale diffida, giunta attraverso il Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari – Ufficio Italia Nord-Est, sarebbe pervenuta poiché il termine “formaggio” utilizzato per indicare i suoi alimenti di origine vegetale sarebbe un’informazione non regolare (art. 17 del Reg. (UE) n. 1169/2011, Reg. (UE) n. 1308/2013). Per la legge, solo i prodotti di origine animale, realizzati con latte di altre specie, possono chiamarsi “formaggio”. Una decisione che sembra un puntiglio manzoniano, se si riflette e pensa che il formaggio di origine animale non è altro che SECREZIONE MAMMARIA CAGLIATA (spesso proprio con caglio di origine animale, ossia abomaso dei lattanti ) DI FEMMINE ANIMALI INGRAVIDATE, SFRUTTATE, COSTRETTE A PARTORIRE CICLICAMENTE E MANDATE AL MACELLO e messo in una ‘forma‘.

Agli occhi di persone avanguardiste, consapevoli che le varie normative in vigore nei secoli umani spesso non combaciano con l’etica né con un certo livello di sensibilità, tutto questo appare assurdo come oggi è ritenuto assurdo che lo scrittore francese Flaubert nel 1857, all’età di 35 anni, sia stato denunciato assieme alla sua opera “Madame Bovary” per immoralità. Le cieche leggi del tempo non riuscivano a vedere l’assenza di una volontà di base di corrompere la società, come forse oggi non si riesce a comprendere che se un proprietario vegan, di un’azienda vegan produce un “formaggio” vegan, non vuole né fare concorrenza sleale a chi campa sullo sfruttamento di esseri senzienti quali sono gli animali “da latte”, né ingannare consumatori e consumatrici. Tutt’altro.

Nel frattempo, mentre in Italia il Ministero dell’Agricoltura si occupa di queste imprese di cui faccio fatica a trovare l’aggettivo giusto, la Corte di Giustizia UE ha accolto il ricorso di quattro aziende francesi contro un decreto parigino che vietava l’uso del termine “salsiccia” per indicare alimenti di origine vegetale. Il “meat sounding” è stato dichiarato lecito (articolo qui).


Come comportarsi davanti a queste gesta orwelliane?
• Purtroppo non solo Barbara Ferrante ha ricevuto una contestazione simile. Ci sono altre realtà empatiche che hanno subito attacchi. Gli interessi nel settore zootecnico e agroalimentare sono alti ed è probabile che queste attività emergenti siano viste come scomode. Consumatori e consumatrici hanno il potere incentrato nelle proprie mani: continuare a sostenere attività 100% vegan, gestite da persone che non consumano animali, è necessario.
Aumentare gli acquisti e il sostegno verso di loro, evitando di finanziare quelle realtà che si ergono sulla sofferenza animale, è un messaggio chiaro che si lancia al Ministero stesso.
Il Ministero sarà anche della “Sovranità Alimentare”, ma noi non siamo sudditi e suddite, e le altre specie non sono nostre schiave.

• Le varie associazioni animaliste e tutte le altre realtà nazionali che appoggiano la filosofia di vita vegan DEVONO unirsi e istituire una società vegana italiana, come quella inglese, mossa da soli nobili principi e dalla volontà di rendere il veganismo una filosofia riconosciuta dalla Legge, tutelata come ogni altra minoranza di pensiero e religione.

Inoltre, reputo che sia doveroso esternare il nostro dissenso e schierarsi dalla parte di chi lavora non a discapito degli animali, lanciando un messaggio CHIARO: non siamo pochi, non siamo poche, siamo un movimento in costante crescita che cambierà radicalmente il destino di miliardi di animali.


Ecco dunque che vi invito a inviare una mail di dissenso indirizzata al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, al ministro Lollobrigida, al Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari – Ufficio Italia Nord-Est. Testo da poter utilizzare:

“Gentile Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste
Gentile Ministro Lollobrigida
Gentile Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari – Ufficio Italia Nord-Est

con la presente comunicazione scritta intendo esternare la mia vicinanza a Barbara Ferrante, titolare del Caseificio Vegano di San Giovanni in Persiceto (BO), che recentemente ha ricevuto una diffida per aver utilizzato il termine “formaggio” e “alternative vegetali al formaggio” per definire i suoi alimenti di origine vegetale. Dal punto di vista filologico ed etimologico, il termine “formaggio”, che utilizziamo per indicare un alimento fatto con il latte animale, deriva dal francese antico formage, che a sua volta – essendo il francese una lingua romanza come l’italiano – deriva dal latino medievale formatĭcum. Alla lettera, significava ‘messo in una forma‘. In questo caso notiamo come il sostantivo impiegato per indicare il contenitore ha determinato anche il suo contenuto, in termini linguistici. Sorte analoga per l’odierno sostantivo ‘fegato‘: in latino era ‘iecur ficatum’, di cui ‘iecur‘ era l’organo interno degli animali barbaramente uccisi, e ‘ficatum‘ stava a descrivere la preparazione con i fichi. Oggi non associamo più la parola fegato ai fichi, ma sono proprio i fichi ad aver determinato il sostantivo fegato. Questo solo per citare due esempi, di cui il primo assolutamente pertinente con questa situazione.
Trovo quasi un puntiglio manzoniano che si arrivi a tanto. Non nutro alcun dubbio sulle intenzioni della signora Ferrante, mossa invece da genuina volontà di cambiare le sorti delle vittime dell’industria zootecnica attraverso il suo nobile lavoro basato sulla produzione di alimenti privi di sfruttamento animale. Da parlante, da persona consumatrice, ritengo che l’uso del termine “formaggio” per indicare alimenti interamente vegetali sia utile per economia di linguaggio, e che “alternativa vegetale al formaggio” indichi chiaramente – anche a chi purtroppo ancora consuma corpi animali – che quel determinato alimento non contiene nulla di origine animale. Un “formaggio vegetale” è logico che sia fatto non con il latte, latte che – se proprio si vuol essere puntigliosi – andrebbe definito per ciò che è: secrezione mammaria di creature mammifere di altre specie animali che viene sottratto loro per scopi commerciali. E pensare che il latte è un alimento specie specifico: ogni madre dovrebbe allattare il proprio cucciolo.
Concludo questa missiva per ricordarvi che, sebbene esista una sovranità alimentare, cittadini e cittadine non configurano sudditanza, e che le altre specie non sono a loro volta nostre schiave.
Sarà un processo lungo, come tutti quelli che si sono manifestati lungo i secoli e millenni della storia per apportare migliorie alla nostra specie, ma anche la Legge dovrà comprendere presto che le altre esistenze della Terra sono esseri senzienti e non prodotti.

Distinti saluti.

Nome, Cognome, Città


Da inviare a:
icqrf.nordest@masaf.gov.it 
LOLLOBRIGIDA_F@CAMERA.IT
ministro@masaf.gov.it

Indirizzo email da inserire in CCN:
thinkgreen.livevegan.loveanimals@gmail.com


Grazie a chi deciderà di schierarsi dalla parte di chi difende gli animali.


Carmen Luciano, Vegan Blogger
Dottoressa Magistrale in Lingue, Letterature e Filologie Euroamericane

°°Pangea Food: il Caseificio Vegano Che Aiuta Gli Animali°°


Cari lettori e care lettrici,
era il 2015 quando per la prima volta vi parlai di Pangea Food, un’azienda giovanissima produttrice di formaggi interamente vegetali fondata da Luciano Colinelli. Luciano volle farmi assaggiare le sue creazioni artigianali per avere il mio parere: ne rimasi veramente lusingata per il pensiero avuto, e sinceramente stupita per l’ottimo sapore di tutta la linea assaggiata!

Nel tempo questo caseificio vegan etico ha fatto tantissima strada, e i suoi prodotti vegan sostitutivi di quelli realizzati con derivati animali hanno raggiunto addirittura altri paesi europei e sostenuto tantissimi rifugi di animali salvati dai maltrattamenti e della morte.
Formaggi buoni in tutti i sensi!

I prodotti sono realizzati nello stabilimento di Arezzo, che dà lavoro a famiglie vegane, e sono aumentati di numero e tipologia: adesso c’è un formaggio vegetale per ogni gusto, ma non solo. Assieme ai vegan cheese troviamo anche salse già pronte, sughi, basi proteiche per macinato vegetale e tanto altro.

Esattamente come otto anni fa, eccomi qui a darvi il mio parere su quelli che ho assaggiato: pronte/i a fare una full immersion nel gusto?

GONDINO

Gondino è uno dei formaggi vegetali più buoni che esistano al commercio. Posso garantirvi che persino il mio gatto non sa resistere al suo profumo! Realizzato con base proteica di ceci, ha una consistenza corposa e un sapore unico. Pangea Food ha ideato svariate varianti, una più squisita dell’altra:

Classico: stagionato e dal gusto inconfondibile. Si sposa bene su qualsiasi piatto: sulla pasta, sui risotti, tagliato a scaglie per arricchire insalate, ma anche così al naturale.
Peperoncino: dal sapore piccante, ma non troppo, perfetto per dare uno sprint a taglieri con formaggi e affettati vegetali, o per esaltare il sapore di primi piatti.
Pepe: dall’aroma veramente speciale, l’ho trovato perfetto per mantecare gli spaghetti
Affumicato: uno dei miei preferiti. Una fetta tira l’altra! Ottimo per ogni preparazione, ma veramente speciale anche tagliato a fette sottili e disposto su pizza fatta in casa.
Alle Erbe: questa variante ha un sapore delicato e perfetto anche da fondere!
Tartufo: + in assoluto il mio preferito. Non contiene tartufo vero in rispetto dei cani (animali sfruttati per la sua ricerca) ma un semplice aroma che ne conferisce un sapore spaziale! Ottimo per condire i piatti, ma anche a fette sottili per farcire schiacciate e panini. Sulla pizza poi è semplicemente stupendo!

Gondino, oltre a essere prodotto in forma, è anche disponibile nella versione grattugiata in bustina: speciale da spolverare su ogni piatto (che siano primi o secondi) e per dare un sapore decisamente squisito alle insalate.

Pennette al pomodoro con Gondino grattugiato e scaglie di Gondino affumicato
Tagliatelle mantecate con Gondino e zucchine, con spolverata di granella di mandorle e menta fresca



PASTORINA

New entry della famiglia Pangea Food, Pastorina è la versione vegetale della ricotta fatta con latte vaccino o di capra. Etica al 100%, è realizzata con soli ingredienti vegetali ed è semplicemente perfetta per preparazioni dolci ma anche salate. L’ho utilizzata per fare in casa degli squisiti cannelloni ricotta e spinaci: sono venuti divini!
La consistenza è morbida e compatta, e il sapore è delicato. Dovete assolutamente provarla!

GLI SPALMABILI

Oltre ai formaggi grattugiati e in blocco, Pangea Food ha pensato a quelli spalmabili ideali per farcire schiacciate, focacce, panini e bruschette.

Stracchetto Classico: ha un gusto delicato. Si abbina bene con qualsiasi alimento. L’ho trovato perfetto come base per bruschette con pomodoro e origano.
Stracchetto Fumé: DE-LI-ZIO-SO!! Una vera bomba di sapore. Adoro l’aroma affumicato e questo spalmabile mi ha davvero conquistata! Da provare come farcitura nei panini o nei tramezzini, accompagnato da burger vegetali. Vedrete che bontà!
Gargonzina: alternativa vegetale al gorgonzola. Il suo sapore è sul serio intenso ed è un perfetto sostituto di quello realizzato con derivati animali perché la consistenza e il gusto sono impressionanti.

Bruschetta con Stracchetto classico: una delizia!
Baguette con cotoletta di soia e Stracchetto Fumé: una bomba di sapore!


Maionese Zenzero & Limone:
una salsa delicata e fresca da abbinare non solo a un contorno di verdure o patate in padella, ma anche come tocco di condimento per le insalate. L’ho trovata buonissima!

Squisugo Veg Ragù e Gondino:
che meraviglia! Pangea Food ha creato qualcosa che DOVEVA essere creato! Un sugo già pronto con buonissimo pomodoro arricchito con ragù vegetale e reso unico dalla presenza del Gondino.
L’ho trovato favoloso come condimento per la pasta.
Non può mancare in dispensa per pasti nutrienti e veloci.

Macinato di Pisello:
perfetto per preparare in casa del ragù vegetale pazzesco!
È racchiuso in una confezione realizzata in materiale biodegradabile e compostabile. Essendo secco, si conserva bene. Per utilizzarlo basta semplicemente reidratarlo in acqua tiepida (volendo con l’aggiunta di spezie o di un brodo vegetale) e poi utilizzarlo per le ricette che più preferiamo: pasta, pasta al forno, ripieni..
Ottimo sapore e buonissima fonte proteica.


I prodotti Pangea Food si possono acquistare nei migliori negozi di alimenti biologici fisici che online,
trovate la lista suddivisa per regioni cliccando QUI.

Se acquistate sul sito di Amorum, potete trovare inoltre il Gondino in edizione speciale per sostenere Lav!
Per ogni forma venduta Amorum & Pangea Food devolveranno 1 euro all’associazione.
Una bellissima iniziativa che ha avuto il via per la festa della mamma e che prosegue per raccogliere fondi e mantenere 12 mucche salvate da Lav da un allevamento italiano.

Per non perdervi tutte le novità Pangea Food, seguite l’azienda sulla sua pagina Facecbook ufficiale!


Pangea Food: we love you!



Carmen

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