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°° Bordi in Pelliccia: Come riconoscere quelli veri dai sintetici °°
Giunto il freddo, mentre il vento soffia gelido e le foglie iniziano a cambiare colore, anche le vetrine dei negozi cambiano: i manichini vengono vestiti con capi più pesanti e caldi.
Felpe, maglie, giubbotti, cappelli, sciarpe, guanti: tutto pronto per offrire alla clientela indumenti per far fronte all’inverno.
Ed è proprio in questo periodo che spuntano, più che mai, i bordi in pelliccia vera. Non hanno uno scopo utile e un fine pratico al capo a cui sono cuciti, ma nonostante ciò sono lì. Immancabili. Onnipresenti. Di tutti i colori, forme, dimensioni.. e di ogni tipo di animale.
Una vera e propria piaga nella moda: i bordi in pelliccia vera hanno esclusivamente un fine estetico che si basa sulla violenza e sulla morte delle specie usate contro la propria volontà.
Ogniqualvolta che trovo un capo d’abbigliamento che ne possiede uno, nonostante si possa staccare con dei bottoni appositi o con zip, preferisco sempre evitare l’intero indumento per non sostenere l’azienda che ha deciso di finanziare il mercato della pellicceria. Evito anche di acquistare capi bordati da finto pelo, poiché le pellicce sintetiche imitano in fattezza quelle vere degli animali, e non desidero dare un pessimo esempio a chi, vedendomi così vestita, per emulazione può acquistare un capo simile, magari con bordo di vero pelo.
Se anche tu non adori indossare i resti di procioni, conigli, volpi, coyote e altri poveri animali fatti nascere col solo scopo di essere scuoiati e ammazzati per cedere i loro resti, segui queste semplici dritte per evitare acquisti crudeli:
• Consiglio numero 1: allena il tatto.
Se hai un cane, un gatto o un coniglio come animale domestico, o qualcuno delle tue amicizie ne ha, fai una prova. Accarezza con la mano il suo pelo, e memorizzane la consistenza e la morbidezza.
Il pelo di un animale vero è estremamente morbido. Prendi un peluche e compara il tutto: sentirai che quello del peluche è meno morbido e più consistente poiché sintetico. I bordi in pelliccia vera sono molto morbidi, mentre quelli in pelliccia finta sono stopposi.
• Consiglio numero 2: prova a soffiare.
Sempre aiutandoti con il tuo animale domestico (senza arrecargli un disturbo eccessivo, e se l’animale è disposto) avvicinati al suo pelo in una zona in cui non prova fastidio, e prova a soffiare. Una pelliccia vera sottoposta a un getto d’aria lascia intravedere alla base dei peli la cute degli animali. I peli si spostano sotto l’aria facilmente. Un bordo in pelliccia vera cucito a un capo d’abbigliamento farà la stessa cosa: sotto il soffiare i peli si sposteranno facilmente. In un bordo sintetico invece non vedrai grandi risultati.
• Consiglio numero 3: fai attenzione al colore.
Di solito i peli di qualsiasi essere vivente hanno la base di colore diverso da quelli in superficie, sposti al sole che tende a schiarire. Analizza il pelo del tuo amico a quattro zampe: con pollice e indice separa una piccola parte di pelo. Noterai che alla base il colore è diverso. Potrebbe essere più scuro e potresti trovare altri piccoli peli che sono la ricrescita. Ricordati che una pelliccia sintetica tutti questi dettagli verosimili non li ha.
• Consiglio numero 4: leggi bene l’etichetta.
Se sull’etichetta trovi la scritta “bordo in Lapin” oppure “ANGORA” vuol dire che al collo hai l’avanzo di più coniglietti (quelli uccisi non solo dall’industria della carne). Se invece trovi la dicitura “pelliccia di Murmasky“, non vuol dire che è pelliccia sintetica. Al collo hai un procione. In entrambi i casi sono pellicce VERE di animali VERI. Le etichette spesso e volentieri sono in inglese. Purtroppo non tutte le persone conoscono questa lingua franca della moda. Pertanto, fai attenzione se trovi sull’etichetta “real fur”, perché per l’appunto è pelliccia vera.
• Consiglio numero 5: un cappotto dal prezzo abbordabile non determina un bordo finto.
Pagare poco prezzo un indumento con pelliccia non significa automaticamente che il bordo in pelliccia sarà finto. Spesso anche i capi acquistati a buon prezzo hanno bordatura realizzata con resti di animali veri. È necessario prestare sempre attenzione.
• Alcuni esempi di pelliccia, suddivisi per animale di appartenenza
• LAPIN: la pelliccia di coniglio si distingue per la ridotta dimensione dei peli, che raggiungono circa 2 centimetri di lunghezza. Siamo davanti a una pelliccia di coniglio se il manto è molto lucido ed è tutto orientato in un verso. Se si soffia sopra la pelliccia, i peli si spostano e al tatto sono estremamente morbidi. Nell’immagine sottostante vi è un esempio di cappotto in pelle bordato con pelliccia di coniglio.

• VOLPE: le volpi hanno una pelliccia molto folta dai peli lunghi di circa 6 centimetri che seguono più direzioni. Se con le dita si fa spazio tra di essi, si noterà una differenza di colore. Sulla parte più esterna la pigmentazione è più chiara. Tutto ovviamente dipende anche dalla colorazione artificiale a cui viene sottoposto il manto. Sulle etichette si trova la dicitura “fox fur”.
Un esempio di pelliccia vera di volpe:

• VISONE: i visoni sono animali piccoli dalla pelliccia molto compatta e dai peli corti di circa 3 centimetri. Il loro colore è inconfondibile: marrone con sfumature caramello. Si sente benissimo al tatto: se la pelliccia è vera, è molto morbida. Si può capire che siamo davanti a un capo con pelliccia di visone vera sia per il prezzo (nell’industria della pellicceria ha ancora un costo elevato) e per la dicitura “mink fur” sull’etichetta.

• PROCIONE: per imbattersi in una pelliccia di procione basta veramente poco. I bordi in pelliccia vera sono cuciti ai cappucci di piumini, cappotti, ma anche sopra i cappelli a forma di pompon. Il manto dei procioni ha peli lunghi quasi come quelli della volpe, circa 6 centimetri, ma risulta molto più morbido. Alla base il colore è più scuro, mentre sulla parte esterna i peli hanno una colorazione miele con ciuffi di pelo in rilievo colore nero. Sopra le etichette dentro i capi d’abbigliamento confezionati con pelliccia vera di procione è possibile leggere “murmasky, raccoon fur”.
Qui sotto un esempio da me fotografato di piumino, in vera piuma d’oca, con bordo in pelliccia di procione. L’apoteosi dello sfruttamento e della morte.

Se vuoi fare qualcosa di concreto per gli animali, e per lanciare un messaggio chiaro all’industria della moda che miete vittime, non acquistare capi in pelliccia vera.
Preferisci il sintetico, o meglio ancora, evita del tutto inserti che possono richiamare alla mente animali scuoiati come faccio anch’io.
Marchi d’abbigliamento che hanno deciso di smettere di utilizzare inserti in pelliccia:
OVS INDUSTRY, STEFANEL, GUESS, GUCCI, GIORGIO ARMANI, OBAG..
Marche sconsigliate, che potrebbero ancora vendere pellicce o che hanno in vendita pellicce:
MAX MARA, ELENA MIRO, LUISA SPAGNOLI, WOOLRICH, GEOSPIRIT , REFRIGIWEAR, PEUTEREY, BLUMARINE, YVES SAINT LAURENT, DOLCE E GABBANA, LOUIS VUITTON, MET..
Ricorda che ogni volta che fai acquisti decidi in che mondo vuoi stare.
Scegli con consapevolezza.
Grazie.
°° Pellicce: Un quotidiano orrore femminile °°

La pelliccia è da sempre stato un simbolo di distinzione sociale. Nato come unico elemento per coprirsi nel Paleolitico, l’uomo ha continuato a utilizzare la pelle degli altri animali anche quando non aveva esigenza di coprirsi per riparasi dal freddo e non soccombere all’inverno. Basti pensare ai Re e alle Regine di ogni dinastia: sempre raffigurati nei loro ritratti, con in spalla pellicce di qualsiasi animale, primo fra tutti l’ermellino.Col passare dei secoli, è diventato un canone di abbigliamento da emulare,soprattutto per le donne. Quest’ultime che utilizzavano le pellicce, non solo lo facevano per coprirsi, ma anche per esternare e sottolineare il loro tenore di vita e la loro ricchezza. Tutto questo poteva esser comprensibile decenni fa, data la scarsa qualità intellettiva delle persone. Ma nel 2010, con tutti i nostri progressi nell’industria tessile e tutti i nuovi materiali utili per coprirci, diventa un vezzo criminale volersi coprire con l’epidermide di un altro essere vivente. Esistono materiali ben più nobili, indossati da persone molto più sensibili che delle signorotte impellicciate.
Ciò che le donne sanno ma fanno finta di non sapere pur di avere quello splendido manto morbido sul proprio corpo, è il processo per ottenerlo. Migliaia di animali ogni anno, solo in Italia, perdono la vita a suon di bastonate, a colpi di scariche elettriche per cedere la loro pelliccia all’indistria della pellicceria. Questi poveri animali, allevati e fatti riprodurre in gran numero, vengono tenuti in gabbie esterne alla ditta dove verranno poi scuoiati affinchè il loro pelo, per il freddo, si infoltisca favorendo un capo più “bello”. Cincillà, ermellini, visoni, volpi, marmotte.. tutti destinati a morire.
Una volta scuoiati i cadaveri degli animali vengono spesso bruciati, poichè non possono essere impiegati nell’alimentazione. Tutto questa sofferenza è totalmente assurda e inconcepibile. Possibile che le donne, che dovrebbero essere il simbolo della sensibilità e della vita, pretendano e paghino fior di euro per accaparrarsi i resti di centinaia di esseri viventi cuciti insieme?
Per una giacca in pelliccia, vengono uccisi dai 200 ai 300 visoni! 300 anime private di vita per coprire per qualche inverno una donna capricciosa!
Le donne che acquistano le pellicce o se le fanno regalare, non meritano nemmeno di essere definite donne! A mia detta, dovrebbero solo vergognarsi. Ma anche un certo uomo, dovrebbe vergognarsi. Di chi parlo? ma del nostro caro Pastore Tedesco Ratzinger, anche lui che si crogiola sotto un manto bianco e rosso d’Ermellino. E menomale che predica i 10 comandamenti, tra cui fiammeggia in quinta posizione “non uccidere” e a seguire “Non desiderare la roba d’Altri”. Non ha forse qualche peccato sulla coscienza il nostro caro Papa dato che indossa creature di Dio? Gesù non vestiva animali..

A ciascuno la sua , di pelle! Boicottate gli indumenti con bordo in pelliccia.












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