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°°[Psicologia] La Gelosia°°

Nuovo appuntamento con la rubrica di psicologia a cura della Dottoressa Ligeia Zauli Psicologa Sessuologa.

Il tema di questo articolo è un argomento molto scottante: la gelosia.

Personalmente ho fatto un grande lavoro su me stessa per limitare questo sentimento che in passato mi portava ad avere reazioni molto forti.
Col tempo e con l’introspezione ho capito che tutto era scaturito dal bisogno di attenzioni, e che esiste una differenza enorme tra gelosia infondata e lieve gelosia “sana”. Così da metà fra l’una e l’altra in cui mi trovavo, sono passata all’ultimo tipo menzionato. Adesso vivo decisamente meglio, dando fiducia alle persone a cui voglio bene o che amo. Anche perché mi sono circondata di persone sincere e oneste, che non mi danno modo di essere gelosa senza motivo.

E voi?


LA GELOSIA, PIÙ LA SCACCI E PIÙ L’AVRAI  

Con questa citazione di Celentano, apro un tema piuttosto spinoso. 
Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha provato il sentimento della gelosia.
Per qualcuno è un vanto, una dimostrazione di amore e qui sta il primo errore madornale,  considerare la gelosia come gesto d’amore o di affetto.
La gelosia scatta dal bisogno eccessivo di ricevere attenzioni costanti da chi ci interessa, non tollerando che queste possano essere rivolte ad altri.  

Alla base c’è sempre un’insicurezza personale, il timore di essere abbandonat* o rimpiazzat*, che crea una serie di paure – spesso poco realistiche – arrivando anche a generare pensieri fissi ed ossessioni

Intanto, specifico che la parola, proveniente dall’antico “zeloso”, pieno di zelo, non è sinonimo di invidia che, invece, è un risentimento provato nei confronti di un altro che ha qualcosa che noi non abbiamo o desideriamo. 
Certamente la gelosia è un sentimento naturale, ma non è né inevitabile né imprescindibile dall’amore. Anche perché, livelli alti di gelosia, sono sintomo di malessere personale, che ha conseguenze deleterie sulla relazione (e a volte, anche pericolose); infatti, nei casi patologici, la persona gelosa arriva a controllare in modo ossessivo il/la partner, considerandol* come una proprietà. Questo non significa amare troppo, ma non amare affatto. 

Per non soffrire per gelosia, bisogna imparare a riconoscerla in tutte le sue forme e gestirla, capendo che questo sentimento potrebbe creare svariate conseguenze negative. 

Ti ritieni gelos*? 
Chiediti se è dovuta ad un pericolo reale o se è solo frutto della tua immaginazione e/o insicurezza. Quando la senti, fermati a pensare, prima di parlare o agire. Resta quindi sul piano di realtà, guardati dall’esterno; se ti stai comportando in modo esagerato, è importante riconoscerlo ed iniziare a lavorarci su, per il benessere tuo e di chi ti sta accanto.

Quando si prova gelosia, il problema riguarda chi la prova, non l’altr* che la fa scattare! E’ necessario interiorizzare questa affermazione, come punto di partenza per arrivare a fondo alla causa del sentimento.  Anche concentrarsi sul passato non ha senso, quella che viene chiamata “gelosia retroattiva”. Il passato non esiste più; quando ti piace una persona è anche per quello che ha avuto esperienza nel passato, che l’ha portata ed essere ciò che è oggi. Stai nel presente.

Ultimo aspetto, ma non per importanza: comunica. Non importa per quante persone hai già sofferto in passato; la persona di oggi oggetto della tua gelosia non ha a che fare con le tue esperienze passate negative, non è giusto che paghi lo scotto di ciò che è stato per te. Una comunicazione sincera rafforzerà il rapporto e parlare di gelosia senza accusare e senza scaricarla sull’altra persona permetterà di razionalizzarla.


Ligeia Zauli
Psicologa Sessuologa


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°°[Psicologia] Imparare a dire di NO°°

Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alla psicologia a cura della Dottoressa Ligeia Zauli Psicologa Sessuologa.

IMPARARE A DIRE DI NO   

Da bambini è una delle parole che impariamo per prima, il no.
Da adulti, invece, non per tutti è facile esprimere il proprio dissenso.
Qualcuno, per insicurezza o paura del conflitto (ma anche per altre ragioni che descrivo successivamente), preferisce compiacere le altre persone, pensando che rispondere in modo negativo possa automaticamente far scattare nell’altro sentimenti negativi

Una caratteristica di chi non sa dire di no è quella di mettere da parte le proprie necessità personali, per soddisfare prima quelle degli altri, ponendosi al servizio di chi sta loro vicino.  

Perché occorre saper dire di no?

Occorre ascoltarsi, senza doversi forzare.
Nei contesti necessari dire di no permette di gestire situazioni complicate, aumentando autostima e soddisfazione, perché ci si rende conto che si può fare ciò che si desidera, nel rispetto della propria persona e anche degli altri, in quella sorta di sano egoismo che aiuta
Infatti, non è assolutamente da persone egoiste mettersi al primo posto, voler stare con se stesse (e starci bene), prendersi cura di sé, inseguire i propri sogni.

Chi non sa dire di no teme il senso di colpa, si colpevolizza quando non può o non vuole assecondare una richiesta altrui, oppure ha paura di essere rifiutat*, o che un no significhi deludere, far arrabbiare e di conseguenza allontanare la persona.  

Quando si dice sì, ma in realtà avremmo voluto dire no, accettando ciò che ci è stato richiesto da qualcun altro, questo genera un malessere interno, a volte non percettibile a livello razionale e addirittura, se somatizzato, può arrivare a far scatenare anche sintomi fisici.  

Per imparare a dire di no, occorre ascoltare ciò che ci viene detto, valutando e creando una propria idea personale, condividendo sempre il proprio punto di vista anche quando si è in disaccordo. Un  no dovrebbe essere chiaro, diretto, formulato con determinazione anche attraverso gesti ed espressioni rilassati.

Quando lo si fa, ci si sente alleggerit* ed in pace con se stess*. Provare per credere.

Se ti rendi conto che non sei capace di dire di no, è questo il primo passo, il punto di partenza per iniziare a lavorarci su, piano piano, esercitandosi giornalmente. 


Ligeia Zauli
Psicologa Sessuologa


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°°[Psicologia] Mindful Eating – Alimentarsi in Maniera Consapevole°°


Nuovo articolo in collaborazione con la dottoressa Ligeia Zauli, Psicologa Sessuologa.
Argomento di questo post è l’alimentazione consapevole.
Buona lettura 🙂


Photo by fauxels on Pexels.com

ALIMENTARSI IN MODO CONSAPEVOLE 

Ti è mai successo di trovarti in un locale in compagnia di amici e di mangiare manciate di patatine senza neanche rendertene conto? Oppure, durante una pausa pranzo, di ingoiare il pasto in modo frettoloso e nel frattempo rispondere alle e-mail, chattare o navigare sui social?
O ancora di avere una giornata storta in cui ti sei sentit* giù di corda ed hai cercato conforto in una vaschetta di gelato o in qualsiasi altro cibo dolce o salato che avevi a disposizione? La lista di comportamenti alimentari poco salutari potrebbe continuare ancora.

Ognuno di noi può facilmente rendersi conto di quanto il proprio rapporto con il cibo sia condizionato da fattori che non hanno niente a che fare con il fisiologico stimolo della fame, fattori che possono essere,ad esempio, il contesto sociale, oppure un determinato stato d’animo.

Crediamo di essere liber* nelle nostre scelte alimentari, in realtà il più delle volte mettiamo in atto degli automatismi di cui siamo totalmente inconsapevoli e puntualmente ci sentiamo in colpa per aver mangiato troppo, ci rimproveriamo per non aver saputo resistere a quel cibo specifico, finendo in uno meccanismo in cui il mangiare diventa fonte di ansia e insoddisfazione, quando invece dovrebbe essere un momento di nutrimento e cura.

Un modo per uscire da questo circolo vizioso esiste e si chiama mindful eating, una pratica che ci aiuta a riprendere il controllo delle nostre scelte alimentari, insegnandoci a mangiare con consapevolezza e ci permette di avere con il cibo un rapporto più sano e autentico.

Prima di parlare nello specifico di mindful eating, dobbiamo fare riferimento alla sua matrice d’origine, la mindfulness: pratica che deriva dalla tradizione meditativa buddhista e che permette di sviluppare la consapevolezza lucida di ciò che accade nel momento attuale, nel “qui e ora”.

Le radici della mindful eating sono quindi da rintracciare nei 7 pilastri della mindfulness, che sono:

NON GIUDIZIO. La nostra mente tende inconsapevolmente ad emettere giudizi verso noi stess*, gli altri o le cose. La mindfulness ci insegna a diventare consapevoli di questi giudizi e a lasciarli andare, considerando le cose così come sono.

PAZIENZA. Avere pazienza significa vivere ogni esperienza nel rispetto dei suoi tempi, senza volere tutto e subito. Ogni cosa ha i suoi tempi di maturazione. Con la mindfulness coltiviamo la pazienza e la capacità di attendere che il nostro potenziale si realizzi in maniera naturale.

MENTE DEL PRINCIPIANTE. Approcciare ogni cosa come se fosse la prima volta, con l’atteggiamento di un bambino curioso e osservatore dei dettagli, privo di condizionamenti, che sperimenta ogni evento come unico e nuovo.

FIDUCIA in noi stessi e nelle capacità di cui siamo naturalmente dotati. La mindfulness permette di entrare in contatto con i segnali del proprio corpo (ad esempio lo stimolo di fame/sazietà), dando valore alla propria saggezza interiore.

NON CERCARE RISULTATI. Cercare a tutti i costi il risultato è di ostacolo al raggiungimento del risultato stesso perché crea una condizione di ansia che si rivela controproducente. Attraverso la mindfulness impariamo ad essere anziché fare, senza avere aspettative elevate, con pazienza e fiducia nel momento presente.

ACCETTAZIONE. Prendere le cose così come sono, senza avere pretese e senza cercare di evitare situazioni spiacevoli, agitarsi nelle sabbie mobili fa affondare più velocemente. Questa facoltà mentale che si sviluppa con la pratica meditativa non va intesa nel senso della rassegnazione, che è un atteggiamento di passività. Al contrario, l’accettazione è un processo attivo che consente di aprirsi agli eventi confidando nel cambiamento e nella crescita che essi comportano.

LASCIARE ANDARE i pensieri e le emozioni negative che ci ancorano a esperienze passate e condizionano il nostro modo di vivere il presente. Abbandonare la tendenza a rimuginare sul passato per far fluire il cambiamento.

La mindfulness quindi è un’attitudine di profonda consapevolezza del momento presente e di ciò che ci circonda, dei nostri pensieri, emozioni e sensazioni fisiche nel momento stesso in cui li stiamo sperimentando. Permette di liberarci dagli automatismi che guidano i nostri pensieri, le nostre emozioni e le nostre azioni. Promuove l’equilibrio, la scelta consapevole, la saggezza interiore (intesa come la capacità di essere pienamente a contatto con se stessi) e l’accettazione di ciò che è immodificabile.

Ma ora vediamo perché la pratica mindfulness può incidere profondamente sul nostro comportamento alimentare.
Come dicevo prima, raramente abbiamo un’esperienza piena e soddisfacente con il cibo, non siamo abituat* a mangiare e basta: mangiamo e parliamo, mangiamo e lavoriamo, mangiamo e pensiamo ad altro, mangiamo quando siamo tristi o arrabbiat* e questo non è salutare per il nostro corpo e per la nostra mente.
Allenando la consapevolezza, attraverso la mindful eating, impariamo a disattivare il pilota automatico che guida i nostri schemi alimentari abituali e a godere appieno dell’esperienza sensoriale del mangiare.

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L’esercizio della mindful eating insegna ad utilizzare tutti e 5 i sensi per scegliere, esplorare e gustare il cibo in modo che diventi un’esperienza soddisfacente e nutriente. Permette di riconoscere le nostre vere risposte al cibo (cosa ci piace, cosa non ci piace), distinguendole da altri bisogni (di affetto, ad esempio), senza cadere nel giudizio e nel senso di colpa. Ci insegna infatti a perdonarci e ad essere compassionevoli verso noi stess* e i nostri saltuari eccessi, sviluppando una profonda accettazione. Aiuta a prendere coscienza dei segnali di fame e di sazietà che ci invia il nostro corpo per poterci autoregolare e quindi mangiare quando siamo davvero affamati e smettere quando siamo sazi.

La cosa migliore per comprendere la potenza del mangiare consapevole è sperimentarla nella pratica, e per darvi un assaggio vi invito a fare un piccolo esercizio di mindful eating.
Vuoi provare?

Quando ci troviamo sedut* a tavola di fronte al nostro pasto, prima di cominciare, se vogliamo ad occhi chiusi, facciamo un paio di respiri profondi, in modo da essere centrat* in noi stess* e nel momento presente.
Poi chiediamoci qual è il nostro stato interiore, quali sensazioni corporee abbiamo, se siamo affamat*,  quali pensieri attraversano la nostra mente e come ci sentiamo in quel momento. Ora attiviamo i nostri sensi e osservando il cibo nel piatto, notiamone i dettagli, il colore, la forma, come è disposto nel piatto. Prendiamo con la forchetta una piccola porzione e avviciniamola al naso, annusiamola e sentiamo quali sensazioni ci suscita l’odore di quel cibo: è piacevole? Ci ricorda qualcosa? Ce lo aspettavamo così?

A questo punto portiamo il cibo a contatto con le labbra per sentirne la consistenza e la temperatura, dopo di che introduciamolo in bocca senza masticarlo per qualche istante, saggiandone nuovamente la consistenza attraverso la lingua e iniziando a ad assaporarne il gusto. Lentamente iniziamo a masticarlo e notiamo come cambia la consistenza sotto i nostri denti, sentiamo meglio il sapore. Quando lo deglutiamo, percepiamo il passaggio del boccone attraverso l’esofago e ascoltiamo l’eco del sapore che ci è rimasto nella bocca. Verso la metà del pasto, proviamo a connetterci con il nostro stomaco e facciamo un piccolo “check” interno del nostro livello di fame: abbiamo ancora appetito o siamo sazi? Chiediamoci cosa ci spinge a continuare a mangiare, un nostro pensiero riguardo alla quantità “giusta” per il nostro corpo? Il senso di colpa di lasciare del cibo nel piatto? Qualcos’altro che ci sta distraendo dal momento presente del mangiare e non ci fa avvertire il segnale di sazietà?

Molto probabilmente con questo piccolo esercizio di attenzione nel mangiare, ci renderemo conto di cose che non abbiamo mai notato prima, cose che non sono da giudicare positivamente o negativamente, ma che semplicemente accettiamo come tali.
Questo è esattamente il senso del mangiare consapevole, essere presenti con il nostro corpo e la nostra mente in ciò che stiamo facendo, senza giudizio.

Buon appetito consapevole.
Se ti va, lascia un commento dopo che avrai provato a mangiare consapevolmente, raccontandoci la tua esperienza. 

Ligeia Zauli
Psicologa Sessuologa