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Pubblico Dissenso verso Tutela Rurale e la sua Opposizione al Veganismo nelle Scuole

Care lettrici e cari lettori,


stasera, venerdì 31 ottobre 2025, a Crodo (VB) è indetto un incontro promosso da “Tutela Rurale” dal titolo “L’IDEOLOGIA VEGAN-ANIMALISTA DEVE RESTARE FUORI DALLA SCUOLA“. Mentre in tutta Italia le famiglie affascinate dalla cultura inglese trascorreranno una serata all’insegna del ‘dolcetto o scherzetto’, festeggiando Halloween, Tutela Rurale ha organizzato questo incontro pubblico sul tema dell’ideologia vegan animalista nelle scuole, con la partecipazione di figure pubbliche e del mondo dell’allevamento di animali. Se si pensa al terrore e alla paura che provano realmente gli animali fatti a pezzi all’interno dei mattatoi in tutta Italia da gente priva di pietà, la data potrebbe apparire perfetta.

Il volantino fatto girare sui social

Questo incontro è stato voluto dopo che sul Diario Amico (pensate che per svariato tempo è stato promosso un ‘diario Inalpi’ con messaggi a favore del consumo di derivati animali nelle scuole pubbliche), supporto cartaceo diffuso con 7.000 copie distribuite negli istituti del VCO (Provincia del Verbano-Cusio-Ossola) è comparso un racconto ‘animalista’ scritto da una ragazzina di 12 anni. Questo racconto, premiato con la pubblicazione per aver vinto un concorso, in cui una mucca dice che non ne può più di venire sfruttata per il latte, ha destato indignazione da parte degli allevatori e dei genitori simpatizzanti dell’allevamento nella zona. Segno che la coscienza può di tanto in tanto svegliarsi dal torpore dello specismo. E mentre su Change.org è partita il 21 ottobre una petizione per chiedere il ritiro di Diario Amico, superata di gran lunga per numero di firme raccolte dalla nostra contro-petizione per chiedere che il testo non venga ritirato, ecco che stasera i sopracitati esseri umani si incontreranno per disquisire della ‘propaganda vegan animalista’ che a loro detta non deve entrare nelle scuole.

Peccato per loro che il veganismo sia già entrato da anni nelle scuole, promuovendo compassione e rispetto per ogni creatura, e che le personalità del passato che si sono rifiutate di mangiare animali siano incluse nelle conoscenze didattiche da decenni e decenni fra i vari autori e le varie autrici studiate a scuola, nei licei e all’università.

Analizzando i fatti dal punto di vista antropologico, non si può fare altro che appurare che siamo davanti a una realtà che prima o poi si sarebbe manifestata nella società umana. La cultura della sopraffazione della nostra specie sulle altre specie, una costruzione sociale che si erge da secoli sull’effetto domino del ‘si è sempre fatto‘, ‘è giusto così‘ e che piazza il genere umano al vertice di una fittizia piramide gerarchica, relegando gli animali nella parte più bassa se non al di fuori della piramide stessa per livello di importanza, sta perdendo consenso. Come ogni dogma privo di concretezza logica, esso per esistere ha bisogno di persone che non si pongano domande né cerchino risposte, ma che si limitino ad accettarlo per vero.

Purtroppo per gli interessi economici di chi basa il suo stipendio sullo sfruttamento dei corpi di esseri senzienti – che non hanno mai dato autorizzazione per venire impiegati, occorre ricordarlo -, la società sta (ri)prendendo coscienza dopo un periodo di buio morale intensificato dal capitalismo e dall’industrializzazione.

Se una bambina di 12 anni è arrivata a scrivere un racconto dove si dà eco ai lamenti delle vacche sfruttate negli allevamenti (intensivi o estensivi che siano), se questo testo è stato ritenuto meritevole di venire letto e diffuso, e se coloro che vedono negli animali ‘materia’ di cui disporre a piacimento per avere uno stipendio si sono risentiti per tale pubblicazione, il cambiamento è in atto. E, come scriveva Victor Hugo, non lo si può fermare se la sua ora è giunta.

Nei giorni scorsi le docenti coinvolte nella pubblicazione del racconto animalista, persone divenute oggetto delle contestazioni degli allevatori et similia, hanno ricevuto numerose e-mail di sostegno morale grazie a chi ha preso parte all’iniziativa da me lanciata e promossa sul mio blog. Alla mia personale missiva, nella quale copia-conoscenza ho incluso l’indirizzo email anche di Tutela Rurale, è seguita una risposta scritta da Michele Corti.
Il signor Corti mi ha riferito – lo riporto per dovere di cronaca, e penso che essendo questi i suoi pensieri non abbia nulla contro la loro pubblica condivisione – che sarebbe “spudorato montare la testa ai ragazzini e spingerli a bullizzare i loro compagni perché figli di allevatori di montagna, preoccupati del benessere dei loro animali e di mantenere un ambiente biodiverso e fruibile dai cittadini, anche dai vegan-animalisti che gli sputano addosso“. Dubito fortemente che ragazzine e ragazzini vegan desiderino bullizzare compagni e compagne che mangiano animali o che sono figlie e figli di allevatori. Le famiglie antispeciste hanno provato sulla propria pelle cosa significa venire stigmatizzati poiché ‘diversi’, non credo affatto che si vogliano abbassare allo stesso livello di coloro dai quali hanno ricevuto tormento.

Mi ha inoltre scritto che l’uomo (da notare il linguaggio ancorato al maschile, n.d.r) avrebbe acquisito le facoltà mentali che possiede grazie al cibo animale e la stessa ominazione sarebbe stata possibile in forza di una dieta onnivora che comprende anche la carne. Ha aggiunto che i nostri antenati “hanno fissato nel corredo genetico la facoltà di sintesi della lattasi che consente anche agli adulti di consumare il latte” e che, gli dispiace per noi, “i popoli pastorali che consumano latticini sono popoli in buona salute e forti”. Secondo la sua ottica, privare dei latticini i ragazzi in crescita significherebbe compromettere il loro sviluppo. “Non per nulla dovete ricorrere alle vitamine di sintesi“. Un susseguirsi di esternazioni che trovano contraddittorio nel mondo dell’antropologia, della medicina e della scienza dell’alimentazione. Il latte è specie specifico, ogni mammifero ha quello perfettamente formulato dalla natura per la crescita delle neonate e dei neonati, e tale secrezione cessa la sua vitale importanza quando la creatura lattante inizia a mangiare cibo solido. Siamo l’unica specie che consuma il latte di altre esistenze, e lo fa con la coercizione e imponendo sottomissione. Si stima che il 50% della popolazione sia intollerante al lattosio [1], per questo sugli scaffali dei supermercati si possono trovare svariate marche di latte senza lattosio. Questo atteggiamento immorale e la pretesa di voler consumare ciò che non ci spetta per natura però ha ripercussioni sulla salute umana. Riportando l’opinione dell’illustre dottor Neal Barnard, fondatore della Physicians Committee for Responsible Medicine, il latte è innecessario, influisce negativamente sulla salute umana e genera l’aumento del rischio di contrarre malattie come alcuni tipi di cancro e del diabete di tipo 1 [2]. Riguardo al diabete, solo in Italia milioni di persone ne sono affette [3], con gravi conseguenze anche sulla salute del sistema sanitario stesso. Si stima che ogni ora muoiano 9 persone a causa di questa malattia.

Continuando con le esternazioni del signor Corti, ha riferito che loro rispettano gli animali e sono contrari a trasformarli in cose. “Gli allevatori chiamano gli animali per nome e li rispettano, li curano e non sono contenti di macellarli“. Su queste parole ci sarebbe molto da dire, ma penso che le parole parlino da sole alle coscienze già risvegliate. Il fatto di dichiarare che non si è contenti di macellare degli esseri senzienti fatti della nostra stessa sostanza e che non differiscono da noi biologicamente, implica che non è nella nostra natura uccidere. Come scriveva John Oswald nel 1791, traduzione mia, “se la natura avesse creato l’essere umano animale predatore, avrebbe impiantato nel suo animo un istinto avverso al suo scopo? Avrebbe permesso che la specie umana potesse mangiare il proprio cibo col senso di colpa, che ogni boccone fosse comprato col dolore, e che ogni pasto umano fosse avvelenato dal rimorso?” [4]. Che la nostra natura non sia sanguinaria lo dimostrano anche ricerche scientifiche e archeologiche: le forme di vita primordiali della nostra specie avevano un’alimentazione prevalentemente vegetale [5].

Sempre secondo Corti, il problema dell’ideologia vegan è che a suo avviso “intende imporre con l’intolleranza le proprie scelte anti fisiologiche, che ignorano l’evoluzione umana e la coevoluzione con le specie addomesticate, alla generalità della popolazione secondo modalità totalitarie“.
Al di là del fatto che alimentarsi totalmente di cibi vegetali non è anti-fisiologico bensì più che naturale (evidentemente il signor Corti non conosce Plutarco, Epicuro, Pitagora e tutta la folta schiera di pensatori e pensatrici che nei millenni si sono alimentati di soli vegetali promuovendo necessaria compassione) [6], non mi risulta che vi siano corpi militari che irrompono nelle macellerie, nelle pescherie, negli allevamenti di tutto il mondo per fermare il massacro di animali, esercitando altrettanta violenza su chi ne riversa sulle altre specie. Non mi risulta che esista un totalitarismo vegano che impone alle persone di non uccidere animali. Tutto ciò appare ai miei occhi una visione quasi Butleriana mista a distopia vegefobica. La realtà concreta dei fatti, al di là della proiezione freudiana che avviene su chi non mangia animali, è che sono gli animali vittime del totalitarismo umano, e che l’imposizione trova spazio fra gli allevamenti e i mattatoi.

“Ci batteremo pertanto perché l’ideologia vegan-animalista non sia veicolata dalla Scuola pubblica in forme unilaterali e subdole perché essa deve garantire il pluralismo e il confronto” ha concluso il signor Corti nella mail di risposta al mio pieno sostegno alle docenti criticate.

Da laureata in lingue e letterature straniere, da dottoressa magistrale in lingue, letterature e filologie euroamericane, da autrice di un saggio su Percy Bysshe Shelley e la sua difesa degli animali e dell’alimentazione vegetale, da relatrice in numerose lezioni antispeciste tenute nelle scuole e con un background di studi liceali dove ho vissuto bullismo per la mia alimentazione non crudele abbracciata ai 12 anni di età e da blogger che ha denunciato e portato a processo una delle pagine antivegan nate su Facebook, posso affermare che la scuola pubblica per quasi un secolo abbia veicolato messaggi ampiamente a sfavore degli animali. Basti pensare allo stereotipo di ‘animali della fattoria‘ che ancora oggi è presente nei libri e in alcuni testi scolastici.

Gli animali sono esseri senzienti che esistono da prima della nostra infelice comparsa su questa terra. Devono godere del diritto alla vita, lontani dai nostri profitti, dal nostro egoismo e dalla crudeltà umana. È giusto e moralmente necessario che la scuola faccia spazio, finalmente, al contraddittorio e che la sensibilità venga spronata nelle giovani menti. Per troppo tempo l’empatia, innata e congenita caratteristica, è stata ridotta dalla volontà di distaccarla dal nostro animo.
Se abbiamo la società che abbiamo, costellata di violenze, è anche grazie al modo in cui abbiamo vissuto e convissuto con gli animali: a loro discapito.
Smettiamo di sfruttare le altre creature e diamo alla nostra specie una possibilità di vita su questo pianeta che sia dignitoso ed evoluto.
Basta soprusi, basta sfruttamento, basta allevamenti e basta macellazioni!


Dott.ssa Carmen Luciano
Blogger e Attivista Antispecista per il Riconoscimento dei Diritti Animali

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Fonti:
[1] https://www.sanitcasalotti.com/intolleranza-al-lattosio/
[2] https://www.pcrm.org/good-nutrition/nutrition-information/health-concerns-about-dairy
[3] https://www.diabete.com/impatto-del-diabete-italia/
[4] John Oswald, The Cry of Nature – 1791
[5] https://www.smithsonianmag.com/smart-news/ape-like-human-ancestors-were-largely-vegetarian-33-million-years-ago-in-south-africa-fossil-teeth-reveal-180985873/
[6] Si veda “VEGETABLE DIET: as sanctioned by medical men, and by experience in all ages. Including a System of Vegetable Cookery. By DR. WM. A. Alcott” – 1859 https://www.gutenberg.org/files/30478/30478-h/30478-h.htm


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MAIL DI DISSENSO da inviare a chi stasera, 31 ottobre 2025, prenderà parte all’incontro per opporsi al messaggio animalista e vegan nelle scuole.

Oggetto: Dalla parte degli animali sfruttati e uccisi – Sì all’empatia nelle scuole

Gentile Sindaco Folchi,
Gentile Pamela Napoli,
Gentile Michele Corti,
Gentile Giovanni Todaro,
Gentile Daniele Botti,
Gentile Vittoria Riboni

Ho appreso che durante la serata del 31 ottobre 2025 è previsto un incontro da voi organizzato per discutere dell’ideologia vegan-animalista che vorreste che rimanesse fuori dalle scuole, a seguito della pubblicazione di un racconto dalla parte degli animali sul “Diario Amico”. Non potendo partecipare fisicamente all’incontro, mi unisco all’azione collettiva promossa dal blog antispecista Think Green • Live Vegan • Love Animals per mettervi a conoscenza della mia totale solidarietà verso gli animali. Mentre voi disquisite su cosa debba passare o no dalle scuole per timore che cessi il business specista, in Italia e in tutto il mondo esseri senzienti sono confinati e rinchiusi dentro allevamenti (intensivi o estensivi che siano) che oltraggiano il loro naturale diritto alla libertà. Animali che, se avessero la possibilità di pubblicare ciò che provano, sentono, subiscono e che pensano di chi li abusa, probabilmente molti esseri umani non uscirebbero più di casa per la vergogna. Altro che racconto animalista su Diario Amico. Si stima che vengano ammazzate circa 40.000 creature al secondo. Un numero vertiginoso. Un ‘animalicidio’, totalmente legalizzato, che dimostra quanto male possa generare una sola specie, la nostra, che vive su questo pianeta pretendendo di sottomettere tutte le altre con la violenza e la coercizione. Con questa e-mail intendo informarvi che da tempo nel mio piatto non ci sono più vittime, poiché non sostengo né sosterrò mai più le varie attività che ottengono reddito dall’assoggettamento animale, che trasformano fisicità delle altre specie in materia organica e che intendono dare in pasto i loro infelici corpi alle persone.
Credo fermamente che sia giunto il momento di smettere di tormentare le altre forme di vita che coesistono su questo pianeta assieme a noi. Nessuna di loro ci riserva gli stessi abominevoli trattamenti che parte dell’umanità riserva loro. Dite ipocritamente che non siete contenti di macellare gli animali: perché allora lo fate? Perché non li lasciate in pace di vivere la loro vita? Mai vorreste vivere ciò che essi vivono negli allevamenti e nei mattatoi: questo basta per farvi comprendere che l’allevamento e la macellazione non sono due realtà compatibili con la sensibilità umana.
Nelle scuole, dopo decenni di messaggi specisti dove gli animali sono stati mostrati per ciò che realmente non sono (cibo, strumenti, mezzi di trasporto, esseri di cui disporre a piacimento) è giusto che si faccia spazio a idee che smontano stereotipi e dogmi che veicolano l’errato messaggio di una specie umana in diritto di arbitrare su vita e morte altrui.
Dalla parte di Diario Amico, dalla parte della ragazzina autrice della storia ‘incriminata’, dalla parte di chi l’ha pubblicata, dalla parte di chi porta l’antispecismo nelle scuole e dalla parte degli animali che non possono difendersi. SEMPRE!

Nome, cognome, città

Mail da inviare a: sindaco@comune.crodo.vb.it, tutelarurale@gmail.com, segreteria@tutelarurale.org, verbania@bibliotechevco.it, direttore@prealpina.it, redazione@vco24.it
In CCN: carmen.veganblogger@gmail.com

NB: il testo può anche essere modificato con parole e pensieri propri, mantenendo sempre toni civili.


Grazie.

Prodotti Welles e AIRC: Vegetali ma non Vegani

Care lettrici e cari lettori,

facendo una ricerca online su un prodotto 100% vegetale della linea Welless di Penny Market mi sono imbattuta in una collaborazione ossimorica che mi era decisamente sfuggita.
Come si può apprendere direttamente dalla pagina dedicata sul sito della catena di supermercati, Penny Market ha sviluppato “ la prima linea di prodotti in collaborazione con gli esperti in nutrizione di AIRC“. Si tratta di una linea composta da 12 prodotti realizzati con ingredienti ‘semplici’ volti a sensibilizzare la clientela sulla prevenzione delle malattie. Tralasciando le 4 vaschette di alimenti già pronti che contengono poveri animali (branzino, pollo, salmone), le restanti proposte sono quasi tutte interamente vegetali.
Sono, per esempio, i crackers con farine di legumi bio, le zuppe di cereali, ma anche buger con zucchine e carote, o patate e broccoli, che vantano di essere 100% vegetali.

Credits: Penny Market

Sebbene gli alimenti sopra citati possano essere fruibili da chiunque, persone vegetariane e vegane incluse dati gli ingredienti interamente vegetali che li compongono, essi hanno una caratteristica ossimorica che stride con la filosofia di vita di chi ha abbracciato un modo di vivere non crudele: il sostegno economico alla ricerca di AIRC. Penny Market infatti dichiara che “una percentuale del ricavato della vendita dei prodotti sarà destinata alla Fondazione“.

Purtroppo AIRC, come si apprende dal sito ufficiale, ritiene INDISPENSABILI gli animali per la ricerca scientifica poiché testare su di loro porterebbe all’ottenimento di informazioni utili. Sul sito viene altresì indicato e messo in rilievo col grassetto il fatto che in Italia i test su animali sono prassi obbligatoria per legge. Ma sappiamo bene che le leggi e la legalità non sono sempre sinonimo di moralità. Fortunatamente, in altre zone del mondo come in America, i test su animali non saranno più necessari ai fini dell’approvazione della messa in commercio dei farmaci. Sempre AIRC, afferma di essere interessata al benessere di quelle creature confinate dentro i laboratori di ricerca, che non hanno mai dato il proprio consenso per venire USATE.

Chi non mangia animali ha tutto l’interesse di salvaguardare la vita delle altre creature, evitando loro di soffrire, di venire impiegate per qualsivoglia motivo ed infine di venire uccise. Incluso per la ricerca scientifica, che deve per ragioni morali virare verso una sperimentazione senza specismo come porta avanti ICare.
Per questa ragione ritengo gli alimenti Penny Market Welles in collaborazione con AIRC vegetali ma non vegani, e pertanto non finiranno mai nel mio carrello della spesa.

Per un futuro, il più prossimo possibile, mi auguro che si possa portare avanti una ricerca che non contempli affatto l’impiego delle altre specie che esistono sulla terra, e che gli alimenti interamente vegetali messi in commercio, fruibili da persone antispeciste, non vadano a finanziare realtà dove gli animali sono oggettificati.

Per esprimere la vostra opinione su questi prodotti, come ho fatto anche io, potete compilare il contact form di Penny Market cliccando QUI.

Messaggio tipo:
Gentile Penny Market, ho notato con dispiacere la collaborazione fra la vostra catena di supermercati e AIRC per la realizzazione di alimenti anche interamente vegetali, come i burgers con ortaggi e verdure in una linea di 12 prodotti dove compaiono anche vaschette con dentro ortaggi e animali uccisi. Vi scrivo per informarvi che non acquisterò mai questi alimenti, sebbene abbia abbracciato da anni l’alimentazione vegetale, in quanto la Fondazione non prende le distanze dalla sperimentazione condotta sugli animali. Per le future collaborazioni, spero possiate tenere di conto della sensibilità di tutte le persone, dando spazio a chi fa ricerca non a discapito delle altre creature della terra. Saluti.


Al prossimo articolo.

Lettera a Micol Olivieri: Detenere Animali non è Obbligatorio

Care lettrici e cari lettori del mio blog,
porto a vostra conoscenza un fatto davvero spiacevole accaduto in questi giorni e che ha, purtroppo, come protagonista una creatura di altra specie che non c’è più.

Una persona che segue il mio profilo Instagram mi ha informata che una ‘influencer‘ di nome Micol Olivieri, conosciuta sul piccolo schermo per aver preso parte come attrice alla sitcom “I Cesaroni“, ha pubblicato sui suo social la notizia del decesso del proprio coniglio nano.
Quando muore una creatura che ha fatto parte della nostra famiglia è sempre un momento triste, e non si può far altro che stringersi attorno a chi sta vivendo quella perdita e quel lutto, ma per Micol Olivieri non sta andando proprio così.

Non essendo sua fan, ho dovuto approfondire sul perché tante persone abbiano cliccato immediatamente il bottone “unfollow”, smettendo di seguirla sul suo profilo ufficiale.

L’attrice nei giorni scorsi avrebbe pubblicato una storia con l’augurio di “buon ponte dell’arcobaleno” alla coniglietta nana Caramella che per circa 6 anni ha vissuto assieme alla famiglia della Olivieri.
Ciò che ha fatto scatenare l’indignazione di moltissime persone è stato il dettaglio inserito nella storia: la coniglietta sarebbe stata trovata morta nella sua tana dopo qualche giorno.
La Olivieri infatti ha spiegato (in bikini forse al mare, sobrio contesto per parlare della perdita del proprio amato animale) in una delle sue storie che la coniglietta viveva libera in giardino e che mangiava di tanto in tanto i “croccantini” per conigli ma soprattutto erba, fiori e vegetali che cercava da sola.
Lei e la sua famiglia, come si può leggere dal fermo immagine riportato qui di seguito, si sono accorti che l’animaletto “era qualche giorno” che non si vedeva.
In una delle numerose storie condivise con i suoi “quasi un milione di followers” l’attrice ha spiegato che ha sempre avuto animali, e che è consapevole che vivranno meno di lei, per questo se ne è fatta una ragione e accetta l’idea che la coniglietta Caramella non ci sia più. Sei anni, a detta dell’attrice, sono comunque tanti.

La storia su Instagram di Micol Olivieri dove saluta la coniglietta morta

Credo fermamente che questa vicenda abbia enormi criticità, ed è per questo che sono qui a scrivere il presente articolo, in primis per dare voce a una creatura che non c’è più, in secundis con la speranza che le mie parole vadano a sensibilizzare chi vorrebbe acquistare (che pessimo verbo, accostato agli esseri senzienti!) un animale.

Mi domando, e lo domando pubblicamente alla Olivieri, come si possa arrivare ad accorgersi “dopo qualche giorno” della morte di un animaletto che si ha con sé. Per cosa sta quel “qualche“? Due? Tre? Una settimana? Di più? Mi chiedo ancora, nella stagione in cui siamo caratterizzata da temperature che arrivano anche ai 40 gradi, come si possa non monitorare costantemente chi abbiamo scelto di tenere con noi. Creature che non hanno mai chiesto di venire prese, verso il quale abbiamo l’obbligo di vegliare affinché stiano bene. Era lei a dover essere una priorità, e non certamente le notifiche, i messaggi e i tag commerciali.
Aveva acqua fresca a disposizione la povera coniglietta?
Mi domando inoltre come sia possibile che un animale d’allevamento quale era la povera coniglietta (coniglio nano ariete) sia stato tenuto in una condizione simile, quando l’istinto alla sopravvivenza e la propria selvaticità sono ampiamente manipolate dalla selezione innaturale umana. Cosa doveva mangiare in giardino? C’erano tutti gli elementi essenziali e vitali per la sua corretta alimentazione?
Infine, mi chiedo e chiedo ancora pubblicamente alla Olivieri, è stata richiesta a un veterinario magari l’autopsia per capire cosa ha provocato il decesso della coniglietta?
Sei anni stando a quanto leggo non sono assolutamente l’età massima. I conigli ariete possono vivere anche fino ai 12 anni (sul alcuni siti si parla addirittura di 18 anni).

Spero che si faccia chiarezza sull’accaduto, e che la povera coniglietta non abbia sofferto troppo nei suoi ultimi momenti di vita passati da SOLA. È una vergogna che la gente stia fissa con il cellulare in mano e poi non osservi bene il mondo attorno a sé dove ha deciso di far stare degli esseri viventi commerciati.
Sento il dovere di dire alla Olivieri, vedendo la tipologia di coniglio che ha avuto, di non acquistare più nessun animale. I conigli nani ariete poi soffrono di problematiche dovute all’innaturalità della posizione delle proprie orecchie: già questo basta per far finire il loro commercio.
Ho visto alcuni dei suoi post in cui mostra cuccioli di cane di razza fatti nascere in casa: gli animali non sono decori, non sono status symbol, non è un obbligo detenerli e andrebbero solo e soltanto accolti così come sono, e non certamente acquistati da allevamenti che ne forzano i tratti estetici per frivole richieste di mercato.

Mi auguro che le persone aprano gli occhi e inizino a realizzare che è urgente smettere di trattare le altre specie come le stiamo trattando quotidianamente. Non sono creature da prendere per far giocare figlie e figli, non sono esistenze da detenere per il semplice gusto di possederle.

Mi rincuora sapere che tantissime persone abbiano attenzionato questa vicenda e che abbiano preso le distanze da tale ‘influencer’, alla quale auguro di venire influenzata presto da buoni principi di rispetto verso OGNI forma di vita da qualche associazione di tutela animale.
Esprimo poi la mia totale solidarietà invece a chi ha ricevuto messaggi in privato con offese del tipo “demente”, per aver difeso la povera Caramella. Denunciate queste parole offensive, che vanno ben oltre la libertà di espressione e di pensiero.



Con uno dei coniglietti salvati dall’abbandono da Il Prato dei Conigli Onlus – foto del 2015
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