Archivio mensile:ottobre 2020
°°Giacche con Piume e Pelliccia Vere: La Risposta di BATA°°
Qualche giorno fa attraverso un articolo vi ho informat* della presenza di giacche dall’imbottitura in piuma vera, bordati di pelliccia altrettanto vera a marchio BATA. Un ragazzo ne aveva dato notizia sul suo profilo Facebook e mi ero personalmente interessata al fatto, tanto da cercare e trovare tale articolo sul sito e-commerce dell’azienda.
A seguito delle email di dissenso che abbiamo spedito al marchio, l’azienda ci ha risposto con il seguente messaggio:
“Gentile cliente,
apprezziamo il Suo pensiero e lo condividiamo.La informiamo infatti che è da anni che non proponiamo nelle nostre collezioni capi in pelo o pelliccia animale.
Al contrario, i nostri capi di abbigliamento sono accompagnati da cartellini che ne evidenziano la realizzazione nel rispetto degli animali, dell’ambiente e completamente cruelty free.
Rimanendo a Sua completa disposizione per qualsiasi ulteriore dubbio o informazione,
Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.Servizio Clienti Bata”
In allegato sono poi state inserite due immagini, che pubblico.


Ho pertanto chiesto all’azienda come mai la presenza di tali capi d’abbigliamento con cartellino così esplicito “Vera Piuma, Vero Pelo” e per niente cruelty free.
Mi è stato risposto che sono articoli di collezioni passate in vendita presso outlet fisici e online: praticamente delle rimanenze.
Sinceramente non so cosa pensare, perché a mio avviso dichiararsi dalla parte degli animali con degli articoli simili ancora nei negozi fa alquanto strano.
Spero che l’azienda abbia sul serio smesso di mettere in vendita capi realizzati con tessuti animali.
Come sempre, vi ringrazio per il vostro impegno per il riconoscimento dei diritti delle altre specie, e per le vostre scelte etiche in ambito di acquisti.
Al prossimo articolo!
Carmen
°°[Protesta] BATA: Giacche con Pellicce e Piume Vere°°
L’industria della moda sta andando sensibilizzandosi di anno in anno. Tessuti di origine animale in modo graduale lasciano spazio a nuovi materiali, ecologici e sicuramente più etici, e le aziende che si dichiarano “Animal Free” sono sempre più numerose.
Purtroppo non tutte.
E’ il triste caso di Bata, azienda italiana interessata alla vendita di calzature e abbigliamento, che ad oggi continua a vendere capi non solo in pelle, ma anche contenenti piume e adornati di vera pelliccia.
Questo mio articolo di denuncia sociale nasce dalla sconcertante scoperta fatta sul profilo Facebook di un ragazzo che conosco.
Mi sono imbattuta nella sua segnalazione: visitando un punto vendita Bata di Lucca ha trovato un cappotto “orgogliosamente” carico di inserti animali.



Come si può notare dalle foto gentilmente concesse dal segnalante, sull’etichetta del cappotto è scritto a chiare lettere “Piuma Vera” e “Pelo Vero“, quasi a volerlo sbandierare alla clientela come fosse un pregio.
Ai più ottimisti che possono pensare “sarà un capo di collezioni passate? Magari adesso l’azienda segue tutt’altra filosofia?” rispondo amareggiata che tale articolo è presente anche nel negozio online.
L’unica differenza è che non ho trovato informazioni così plateali circa la natura del bordo in pelliccia e del materiale d’imbottitura.
Anzi. Sul sito si legge che la giacca è in materiale sintetico.
Nessun accenno a QUALE tipo di animale sia stato usato.
Forse procione (Murmasky), o forse altro…
Alla fine l’indumento è Made in China.

Che dire?
Possibile che nel 2020 degli animali debbano morire per una giacca venduta a poco più di 50 euro?
Possibile che non abbia alcun valore la vita altrui, e che non vi sia rispetto per le altre specie che coesistono sul nostro pianeta?
Anche i capelli tengono al riparo e scaldano, ma non ci sogneremmo mai di usarli (strappati ad altri) per imbottirne giacche e cappotti.
Perché allora se desideriamo preservare la nostra integrità fisica e salvaguardiamo il nostro benessere non siamo in grado di fare lo stesso con gli animali?
Non esistono al mondo per fornirci di materiale.
Come far, dunque, cessare la mattanza di bellissime creature spennate o scuoiate (spesso vive) per utilizzarne i resti nel settore della moda?
Facile: basta essere clienti e comprare capi esclusivamente di aziende che da tempo si sono impegnate a evitare la sofferenza agli animali.
Sono tantissime, per fortuna.
Marchi come Bata, intenti a foraggiare lo sfruttamento di esseri senzienti per materie prime, sono superate in filosofia aziendale.
Ad ogni modo, convinta che tutti possano cambiare, ravvedersi e migliorare, vi invito ad inviare una mail di dissenso a questo brand affinché le prossime collezioni non mietano vittime.
“Gentile azienda Bata,
vi scrivo a seguito della triste constatazione fatta sul vostro sito e-commerce e in negozio. Ho notato che, nonostante l’industria della moda sia sempre più sensibile verso gli animali, il vostro marchio si ostini a proporre capi con inserti in tessuto animale. Vero.
Trovo molto squallida, addirittura, l’ostentazione della natura dei materiali sui cartellini, come se dessero al capo chissà quale valore: “vero pelo”, “vera piuma”.
In realtà non vi è nulla di pregiato nell’indossare i resti di qualcuno a cui sono stati sottratti con violenza e brutalità (vi invito a visionare i metodi di spiumatura e scuoiamento, giacché li finanziate acquistando le materie prime).
Con questo messaggio voglio informarvi che non comprerò mai nessun capo con tali caratteristiche, e che eviterò di finanziare la vostra azienda, preferendo al contrario altre che fortunatamente da tempo hanno cessato di supportare il massacro animale.
La sensibilità di noi clienti è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, e non siamo disposti nemmeno ad indossare resti di animali “da carne”, in caso vi venga in mente di informarci che tali piume e tali pellicce utilizzate per le vostre giacche sono semplicemente “scarti“.
In una società civile, onesta, corretta, avanzata ed empatica gli animali vivono, non vengono uccisi e della loro esistenza non vi sono avanzi.
Saluti.
Nome, Cognome, Città
Da inviare a: servizioclienti_it@bata.com
Grazie anticipatamente a chi si unirà alla protesta, a nome di chi non può difendersi da solo.
Carmen
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