Archivio mensile:febbraio 2017
°° TONAZZO: Alimenti “Veggy” Venduti da una Macelleria °°
Vi ricordate quando pubblicai un articolo in seguito alla scoperta dell’appartenenza di KIOENE, marchio di alimenti vegetariani e vegani, al Gruppo Tonazzo S.r.l, socio ASSOCARNI?
Fu uno shock anche per me scoprire che i burger di verdure e di spinaci di cui facevo grandi scorte al supermercato erano prodotti da un’azienda che da oltre un secolo grava sulla vita degli animali (stessa sede produttiva in Via Caltana, 55, 35010 Villanova di Camposampiero PD).
Avevo addirittura ricevuto commenti con pareri contrastanti da parte di persone vegane come me. Secondo queste infatti “l’importante era che l’azienda producesse altro”.
Ebbene, la Macelleria Tonazzo, strano scherzo del destino il fatto che sia proprio carnevale (carnem levare, n.d.r), sembrerebbe abbia deciso di togliersi la maschera e di mostrarsi per ciò che è.
Una macelleria, appunto.
Per questo ho pensato bene di farvi vedere la grafica dei prodotti della Tonazzo. Le foto sono state scattate da una follower che mi ha personalmente segnalato la presenza degli alimenti sugli scaffali.
Adesso nessuno può più dire di non sapere che questi alimenti sono prodotti e venduti dalla stessa azienda che vede negli animali del mero CIBO.
Adesso c’è una bella scritta, bianco su rosso, che informa che i veggy burger e le veggy polpette sono di una MACELLERIA.
Rimango immobile sulla decisione presa, ovvero quella di preferire l’autoproduzione all’acquisto di alimenti realizzati da chi ancora fa morire gli animali.
Nel frattempo, vi auguro buona scelta fra l’acquisto e il non acquisto 🙂 .
– Carmen.
°° “NAZIVEGAN” – Neologismo Oltraggioso e Mendace °°
Coloro che continuano a mangiare carne solitamente lo fanno per poche motivazioni distinte tra loro:
– abitudine
– salute
– ignoranza
– crudeltà
Le persone che mangiano animali per abitudine sono le stesse che compiono azioni emulando gli altri per conformarsi alla massa e dunque sentirsi “normali“.
Sono nate e cresciute in un certo modo e si crogiolano all’idea che quel modo sia l’unico giusto da seguire. Non hanno voglia di impiegare energie per scoprire se esistono, la fuori nel mondo, diverse abitudini da carpire perché la propria è decisamente più rassicurante. Un po’ come il Don Abbondio manzoniano che percorre la stessa strada, ogni giorno. Statiche e passive, accettano la mattanza animale come accettano qualsiasi cosa nella propria mera vita.
Le persone che mangiano animali per salute invece sono quelle che si fidano ciecamente del parere di alcuni medici che sostengono che mangiarne resti e derivati corporei faccia bene all’organismo umano. Poco importa se poi tali medici abbiano stretti legami, con o senza secondi fini, con il mondo dell’allevamento.
Le persone che mangiano animali per ignoranza sono le stesse che lo fanno perché ignorano cosa ci sia dietro l’industria alimentare. In realtà, di siti che mostrano attraverso video e foto girati negli allevamenti come vengono smontati gli animali ne è pieno il web, ma preferiscono non documentarsi perché, appunto, ignorando i metodi di abbattimento si sta meno male quando a tavola si fa incetta dei resti altrui.
La crudeltà invece è propria a quegli individui che non solo sono a conoscenza dei pessimi trattamenti ai quali sono sottoposti gli animali, ma che addirittura provano piacere nel sapere quanta sofferenza viene imposta ogni giorno dal genere umano alle altre specie. Menti labili, dalle quali bisogna riguardarsi.
Quest’ultima sotto-categoria di umani è la stessa che, vedendo la società cambiare grazie alla diffusione della sensibilità e dell’empatia, ha pensato di inventarsi un termine per offendere chi ha più rispetto di loro: “NAZIVEGAN”.
Valutando bene l’utilizzo del termine, coniato nel 1944 da Donald Watson (ex membro della Vegetarian Society e fondatore della Vegan Society) si può dedurre che questo neologismo sia, senza ombra di dubbio, nato dall’esigenza di screditare chi rappresenta una minaccia.
I vegani infatti lo sono per tutti quelli che abusano degli animali per soldi e/o per tornaconto personale, ma anche per quelli che non intendono evolvere la propria forma di pensiero.Il veganismo infatti propaganda l’idea che vivere senza ledere gli altri esseri senzienti sia possibile per chiunque, e che questo sia un dovere morale.
E’ dunque corretto utilizzare il suffisso NAZI (che sta per NAZISTA) per indicare una persona che lotta con tutta se stessa per i diritti di chi viene fatto nascere, crescere in modo innaturale e ucciso senza motivo?
Certamente non lo è.
Rinfreschiamo la memoria (o istruiamo, non si sa mai) a coloro che hanno dimenticato il significato delle parole “nazista” e “nazismo”.
Dal dizionario Treccani:
nazista s. m. e f. e agg. [v. nazismo] (pl. m. –i). – Forma accorciata per nazionalsocialista, usata comunemente con tono polemico per indicare non solo chi fu esponente o fautore del nazionalsocialismo, ma anche chi tuttora ne condivida o esalti l’ideologia e la prassi.
nazismo /na’tsizmo/ s. m. [der. di Nazi, abbrev. ted. di Nationalsozialismus “nazionalsocialismo”]. – (polit.) [ideologia elaborata in Germania soprattutto da A. Hitler dopo la prima guerra mondiale, incentrata sul mito della superiorità della razza ariana e del popolo tedesco] ≈ hitlerismo, nazionalsocialismo.
Se il 27 gennaio non è una trovata buonista per fingere di ricordare, dovremmo sapere tutti che i nazisti hanno commesso crimini abominevoli nei confronti della vita.
Per soldi (gli ebrei, spesso bancari, usando sposarsi tra famiglie della stessa religione mantenevano la ricchezza entro le mura del proprio culto), per motivi religiosi (venne preso come puntiglio l’uccisione di Cristo voluta dalla comunità ebraica), per motivi politici e per altre futili motivazioni (tipo quella del sentirsi superiori) dal 30 gennaio 1933 all’8 maggio 1945 vennero uccise dai 15 ai 20 milioni di persone.
Tra queste, anche omosessuali, diversamente abili, zingari e persone incriminate di compiere vita sessuale pubblica.
Se la storia ci ha insegnato qualcosa, dovremmo sapere tutti che il nazismo ha portato con sé una delle piaghe più profonde che l’umanità abbia mai avuto: l’olocausto.
Campi di “lavoro” dove bambini, adulti e anziani giungevano dopo lunghi viaggi in treni-merce affollati. Campi di lavoro forzato dove queste persone, private di tutto, venivano spogliate dei propri abiti e della propria identità.
Costretti a lavorare, a produrre, a vivere una breve esistenza fatta di privazioni e sofferenza fisica fino al giorno della loro condanna a morte.
La morte arrivava per tutti, grandi e piccoli, e nei modi più squallidi che si potessero trovare: finte docce dove dei corpi se ne lavava via la vita, finti momenti di libertà dove con un colpo solo d’arma da fuoco si annullava un’esistenza intera.
I nazisti, esaltati dall’idea di essere superiori, hanno preteso il diritto di negare la vita agli altri (umani e animali) senza alcuna pietà, ridendo e denigrando la morte di chi non sapeva come difendersi.
Può, dunque, il termine NAZISTA essere associato a quello VEGAN, nato proprio nel 1944, mentre il mondo era in guerra, e voluto da chi desiderava il diritto di vita per tutti?
Chi è arrivato a mettere insieme due realtà opposte come questa ha davvero seri problemi, sia di carattere culturale che di carattere mentale.
Chi si avvale della facoltà di utilizzare quest’oltraggioso e mendace neologismo altro non mostra di essere vittima di proiezione psicologica.
La proiezione è un meccanismo di difesa arcaico e primitivo che consiste nello spostare sentimenti o caratteristiche propri, o parti del Sé, su altri oggetti o persone.
I nazisti prendevano d’assalto le case delle persone per deportare famiglie intere.
I vegani lo fanno? NO.
I nazisti numeravano i deportati tatuando loro cifre sulle braccia, per privarli della loro identità facendoli sentire numeri, non persone.
I vegani lo fanno? NO.
In compenso lo fanno coloro che allevano gli animali, etichettandoli alle orecchie.
I nazisti rasavano i capelli a uomini e donne di qualsiasi età. I libri di storia parlano addirittura della vendita delle chiome all’estero per la realizzazione di tessuti.
I vegani fanno questo? NO, poiché non indossano parti corporee di alcun essere vivente.
In compenso chi non è vegan tiene in vita la produzione di abbigliamento fatto con i peli di altre specie.
I nazisti costringevano i presenti nei campi di lavoro forzato a lavorare oltre le loro capacità fisiche. Pena: l’uccisione per inutilità.
I vegani fanno questo? No, poiché contrari alla schiavitù.
In compenso chi alleva animali li spinge a sforzi eccessivi e innaturali prima dell’abbattimento (vacche da latte, galline da uova).
I nazisti uccidevano con i gas piccoli, donne e anziani ritenuti inutili.
I vegani non uccidono nessuno poiché sanno che la vita è ciò che di più prezioso abbiamo al mondo.
Le persone non vegane ogni giorno fanno uccidere gli animali. Molte di loro sono addirittura ree di omicidio, dunque di morte imposta ai propri simili.
I nazisti si sentivano superiori agli ebrei, agli omosessuali, ai diversamente abili e ad altre piccole minoranze sociali, tanto da decidere che era giusto toglierle dal mondo.
I vegani professano l’uguaglianza universale fra specie, senza distinzione di genere ed etnia. Una visione geocentrica dove la natura (che ci dona la vita) sta al centro di tutto e dove non esistono gerarchie, inferiorità e superiorità.
Si può dire lo stesso di chi non è vegan?
I nazisti non apprezzavano la vita, bensì la toglievano.
I vegani rispettano la vita degli umani e degli animali allo stesso modo, e non tolgono la vita a nessuno.
Una domanda sorge spontanea: chi merita davvero il suffisso NAZI?
I vegani, o i non vegani?
Spesso viene detto che i vegani “impongono” le proprie scelte.
I vegani NON impongono proprio niente. Cercare di far capire a chi ci circonda che non è un atteggiamento lo schiavizzare delle esistenze devastandole in ogni modo non è imposizione. E’ imposizione invece quella che vivono gli animali, COSTRETTI A PARTORIRE dopo aver subito violenza fisica, COSTRETTI a vivere dentro delle gabbie, COSTRETTI a non poter interagire liberamente coi propri simili, COSTRETTI a non poter godere della natura in libertà, COSTRETTI a morire seppure non lo vogliano.
Facciamo bene attenzione alle parole che usiamo, e ai verbi, soprattutto!
Chi segue la filosofia di vita vegan si OPPONE ad ogni forma di ingiustizia, e questo lo rende non un individuo un nazista ma un guerriero. Un sognatore della libertà universale che come un alchimista fonde i sogni con la realtà, facendo in modo di rendere rendere concrete le caratteristiche della società in cui vorrebbe vivere.
Una personalità romantica, illuminata, non assopita nella ragione.
Una vita che è cosciente e a conoscenza di quanto valga l’esistenza propria, e di quella degli altri.
L’atteggiamento poco costruttivo di alcune persone vegane che reagiscono in modo discutibile col mondo che le circonda ( es. i vegani che “augurano i tumori”) non è un’attenuante o una scusante per l’utilizzo del termine nazivegan. Ci sono, è vero, persone diventate vegane dopo anni di sofferenza che dicono di desiderare che anche gli umani soffrano, ma questa è una reazione scaturita dalla crudeltà che non accettano.
Quanti di voi, sentendo al tg la notizia di omicidi, vorrebbe che i killer morissero?
Quanti di voi, leggendo di attentati e stragi, desidererebbero che gli attentatori patissero allo stesso modo?
Riflettete.
Se mai dovesse venirvi in mente di utilizzare questo termine per offendere chi non mangia animali e impiega le sue energie per ostacolarne la schiavitù e la mattanza col fine di far evolvere l’umanità,
sappiate che in un colpo solo state:
– offendendo la memoria di chi è stato ucciso dai nazisti
– diffamando una persona con termini ingiuriosi e non pertinenti
– dimostrando di avere un bagaglio culturale pressoché vuoto.
– Carmen.
°° Animal Equality a Pisa – Foto e Dettagli dell’Evento °°
Sabato 25 febbraio 2017, in Corso Italia a Pisa, si è tenuto uno stand Animal Equality.
L’associazione, attiva dal 2006 e presente in più nazioni nel mondo, si prefigge di diffondere i diritti animali e informare le persone circa il trattamento in specifico di quelli considerati “da reddito” e allevati per fini alimentari.
Avendo visto nella sopra citata una realtà utile, efficace e davvero motivata dalla giusta etica ho dato disponibilità come volontaria per l’intera giornata.
Ed è stata una bellissima esperienza!

Foto: Graziano Wild Veg
Dalle 11 alle 18, io ed altri attivisti abbiamo diffuso materiale informativo dell’associazione, offerto biscotti realizzati senza latte animale e uova a chi ci ha gentilmente lasciato una donazione, risposto alle domande curiose dei passanti e soprattutto abbiamo fatto provare iAnimal agli interessati.
iAnimal, spettacolare strumento tecnologico Samsung, permette di immergersi virtualmente nel mondo degli allevamenti a 360° attraverso un visore e le cuffie.
Sono state molte le persone che hanno deciso di provare questa esperienza, in special modo molti ragazzi giovani.
Ed è stata proprio la reazione dei ragazzi, che hanno volontariamente voluto provare iAnimal, ad averci lasciato davvero stupiti.
Hanno espresso il loro disappunto sui metodi di allevamento e di uccisione dei maiali, protagonisti dei filmati di Animal Equality.
<< Sapevo in linea generale come venivano uccisi,
ma non immaginavo facesse così effetto >> ci ha riferito un ragazzo non appena finito il video.
<< Non mangerò mai più il maiale in vita mia! >> ha esclamato poco dopo un suo amico durante gli ultimi minuti di video.
<< La scena dove il maiale aperto cade a terra è stata brutta >> ha poi riferito il ragazzo in foto, figlio di genitori già sensibili alla causa animalista e venuto appositamente allo stand per comprendere meglio la lotta per i diritti delle altre specie.
In 7 ore di volontariato abbiamo cercato di sensibilizzare più persone possibile, e visti i risultati (ci hanno chiesto se torniamo!) direi che l’evento ha avuto un bel successo.
Spero, e credo di dirlo a nome di chi ha fatto attivismo con me, che le persone coinvolte nella giornata di sabato abbiano adesso più chiare le proprie idee su come vengono maltrattati gli animali e su quanto sia semplice e alla portata di tutti vivere senza farli nascere per destinarli a sofferenza e ad una morte atroce.
Essendomi trovata molto bene con l’organizzatrice dello stand (gentile, disponibile e molto motivata), spero di prenderne parte nuovamente in futuro.
– Carmen.
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