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°°[Educazione] I Cavalli non sono Lavagne o Superfici da Colorare°°

Carissime/i followers,
qualche giorno fa mi sono imbattuta in un post pubblicato da un maneggio toscano.
Come sapete, per me i maneggi in una società empatica non dovrebbero nemmeno esistere, e difatti esistono perché siamo ancora distanti dall’essere ciò che dovremmo essere, ossia una collettività sensibile, altruista e veramente rispettosa delle altre specie che la natura accoglie oltre a noi. Agli occhi di una persona che vive in modo ecocentrico e non antropocentrico, i maneggi sono luoghi dove si detengono cavalli dentro box e stalle col fine di rimanere a disposizione umana e di essere usati per “sport” dalle persone. Sì, vengono puliti, vengono alimentati.. ma quale cavallo lo ha mai chiesto?.

Ma andiamo avanti.

Nel suddetto post erano presenti delle foto che immortalavano dei cavalli usati per centri estivi ai quali partecipano bambini e bambine. Sono rimasta esterrefatta davanti alla visione di questi animali DIPINTI sul proprio manto. Uno bianco, montato da una bimba, già imbrattato di colore (foto in basso).
Un altro dal manto scuro, immortalato mentre (presumo) l’educatrice faceva vedere a un bambino come colorare con la mano l’animale. Avevo condiviso la foto con una bella critica costruttiva in didascalia, ma è stata rimossa poco dopo.

In pratica, per far relazionare i piccoli con questi animali, viene permesso loro anche di intingere le proprie manine nella tinta e di lasciare degli “stampi” sulla loro pelle.

Ho fatto presente che la cosa non era per niente educativa, ma i miei commenti al post del maneggio sono stati prontamente rimossi, assieme a quelli di persone che hanno espresso pensiero simile al mio.

Vista la censura vissuta sui social da parte di questo maneggio, e visto il mio interesse accademico e professionale nella formazione dei giovani, eccomi qui a dire pubblicamente ciò che penso di questa pratica che purtroppo sembra diffusa fra vari maneggi che propongono percorsi estivi per bambini.

Vorrei intanto dire ai genitori che se si vuole insegnare il vero rispetto per gli animali, conviene portare i propri figli e le proprie figlie a vederli e scoprirli da vicino in un rifugio o santuario di esemplari salvati da abusi, maltrattamenti o dalla morte. Dove vengono accuditi senza alcun fine economico personale e per solo amore nei loro confronti, che è ben diverso dal detenerli per fini fiscali.

A mio avviso, far praticare equitazione ai più piccoli li inizia a un’idea sbagliata, ossia quella che i cavalli siano animali che si USANO per essere montati, e che sono al servizio umano.
L’idea antropocentrica dell’utilità di ogni singola specie animale per servire la nostra specie andrebbe completamente rimossa.
Anche se essa viene edulcorata dalla favola del “rapporto simbiotico fra uomo e animale” e dal mitologico racconto dello “scambio di favori fra uomo e animale“, dietro ogni cavallo usato c’è una nascita in uno stadio di non libertà, una doma o un’assoggettamento a qualche padrone o struttura.
I cavalli non decidono autonomamente questa vita, viene imposta loro. A chi piacciono le imposizioni?

Trovo poi il dipingere il corpo di questi animali qualcosa di davvero deplorevole.
Tutti gli animali sono molto attenti alla propria pulizia e nessuno dovrebbe sporcarli, nemmeno per gioco. Imbrattare il loro manto per far divertire dei bambini è diseducativo. I cavalli, come qualsiasi altro animale, non sono lavagne o fogli sui quali scrivere, fare disegni, lasciare segni e colori.
Nessun animale al mondo detiene un essere umano o più esseri umani dentro dei box, costringendoli a portare sulle proprie spalle qualcuno mentre hanno la pelle dipinta.

Vi invito pertanto a disertare strutture simili, e ad educare le giovani generazioni in modo empatico ed etico affidandoli a strutture che propongono metodologie didattiche non speciste.


Carmen

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°°Sessismo e Specismo nel Linguaggio°°

Il linguaggio quotidiano che usiamo per comunicare è frutto di un lentissimo processo di evoluzione. Le caratteristiche che lo contraddistinguono sono date da molti fattori, fra i quali la tipologia di società di cui fanno parte i parlanti, il modus vivendi, la cultura, la religione e il pensiero collettivo.

In questo articolo voglio porre alla vostra attenzione quanto il nostro modo di parlare attuale celi dentro di sé aspetti sessisti e specisti.
L’idea che una specie sia migliore di altre, o che altre siano peggiori della nostra, va di pari passo con l’idea che un genere sia più importante di un altro.

Ho voluto pertanto parlare del legame fra maschilismo e specismo: le donne vengono ancora criticate, schernite e derise con termini che di natura nascono per indicare animali di sesso femminile. Gli stessi termini volti al maschile spesso e volentieri perdono il significato denigratorio.
Un esempio: vacca. Nell’antico Egitto era un animale sacro. Alle vacche era dedicata l’iconografia della dea Hathor, protettrice della bellezza, dell’amore, della fertilità. Oggi, nel 2020 in Italia, se si utilizza “vacca” per indicare una donna lo si fa per schernirla dal punto di vista sessuale, per darle della “poco di buono, sessualmente disponibile”. Per un uomo non vale lo stesso: il termine toro va invece a costruire una rappresentazione virile del soggetto.
E ancora: utilizzare un sostantivo quale “cagna” come aggettivo di disprezzo per una donna (dove si vorrebbe indicare la sua disponibilità nei confronti di più partner) mette in risalto un atteggiamento patriarcale-maschilista dei parlanti ma anche una demonizzazione delle caratteristiche dell’animale volto per natura ad accoppiarsi non solo con lo stesso partner.



SESSUALITA’
– vacca
– pecora
– cagna
– coniglia
– zoccola (in alcuni dialetti italiani, significa ratto di sesso femminile)
– scrofa/maiala/porca
– lupa

ATTITUDINE
– capra
– asina
– gallina
– oca

ATTEGGIAMENTO/CARATTERE
– iena
– serpe
– vipera

FORMA FISICA
– balena
– elefante
– orca

In natura gli animali istintivamente hanno predisposizioni sessuali, sociali e comportamentali e caratteristiche fisiche in base alla propria specie di appartenenza.
Utilizzare significanti e significati attribuiti arbitrariamente agli animali per irridere una persona di sesso femminile è indice di scarso rispetto per gli animali in primis, e per la persona in secundis.

Il rispetto universale parte anche dal linguaggio: evitare stereotipi, luoghi comuni, frasi fatte e modi di dire diventati un cliché irrispettoso è un buon inizio per diventare una società diversa.

Fino a quando i termini da sempre utilizzati per indicare gli animali saranno usati come aggettivi di carattere negativo per descrivere gli umani, esisterà sempre un dislivello fra i generi e fra le specie.

Siamo ciò che mangiamo, che respiriamo, che leggiamo, che facciamo, che scegliamo. E siamo anche ciò che diciamo.


Carmen

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