Archivio mensile:settembre 2017

°°Proprio Nulla di Etico nell’Essere Vegani? – In Risposta all’Articolo di The Vision°°

Per la serie “diamo spazio a chi non merita attenzioni“, oggi vi propongo un post di risposta ad un articolo pubblicato da un sito di cui fino mezz’ora fa nemmeno sapevo l’esistenza: The Vision. Pubblicato in data 18 Settembre 2017, l’ articolo circa l’assenza di etica nell’essere vegani ha destato molto interesse fra i non vegani e molto fastidio fra chi è vegan.

Essendo statomi segnalato da molte persone, eccomi qui a scrivere due righe in merito. Perché è giusto mettere in chiaro cose ancora poco chiare, ed è giusto difendere cause nobili se vengono rese banali da chi non sa più a cosa attaccarsi. Che sia per pulirsi la coscienza, o per fare il pieno di condivisioni sul sito.

Dopo aver letto attentamente l’articolo (recupererò in qualche modo 10 minuti andati sprecati della mia vita) la prima cosa che ho intravisto è stata una palese proiezione che emerge tra le righe. Ora più che mai, soprattutto fra gli onnivori, la tendenza a vedere negli altri il marcio che si nasconde dentro di sé is the new black.

Ma senza tanto scomodare la psicologia, passiamo all’articolo.
Nel testo si parla in modo molto ironico, a tratti sarcastico, dell’ipotetica brama vegana di essere “etici” a tutti i costi citando libri di etica & co.
Partendo da Giulia Innocenzi, presa forse come guru della popolazione vegana mondiale (parliamone!), si passa ad esaminare alcuni alimenti vegetali utilizzati nella cucina vegan per svelarne i retroscena poco decorosi: danni ambientali, schiavitù umana e altre realtà deplorevoli che, stando a quanto scritto da Matteo Lenardon, non importerebbero poi così tanto ai vegani che antepongono la tanto ambita etica a tutto il resto.

I quattro alimenti tirati in ballo sono: l’avocado, la quinoa, gli anacardi e le mandorle.

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Beh, che dire, alimenti che i vegani come me consumano tutti i giorni.
Ma che dico, tutte le ore. Scherzavo: ogni secondo!
In realtà non lo diciamo ma i più etici di noi hanno direttamente sacche di alimento endovenoso e aghi in vena per non far mancare mai al verdognolo corpo avocado, quinoa, anacardi e mandorle. Un po’ scomoda da trasportare ma la sacca con la V sopra non può mancare!

Ironia a parte, dire che i vegani si alimentano prevalentemente di questi alimenti, è come dire che gli onnivori si alimentano di caviale e foie gras quotidianamente.

Matteo Lenardon, reggiti forte: gli anacardi li compro da commercio equo-solidale e il consumo personale non supera i 100 g al mese, proprio esagerando.
Reggiti ancora più forte: le mandorle le mangio meno adesso di quanto non abbia fatto da onnivora fra confetti e decorazioni delle colombe pasquali.
Non cadere dalla sedia: la quinoa l’ho assaggiata una volta sola e per la difficoltà nel tenerla con la forchetta l’ho tagliata fuori dalla mia alimentazione. Così per discriminazione alimentare.
Non svenire a terra: ti confesso che non ho mai mangiato un avocado in vita mia in 15 anni da veg.

Raccontare i cupi retroscena di alcuni prodotti che oggi spopolano nei supermercati (e che spesso manco vengono considerati!) può essere molto importante ed utile, ma se tali informazioni vengono usate come mere “armi” per colpire chi ha oggettivamente più sensibilità, si sbaglia di grosso.
L’arma diventa un boomerang che torna in faccia a chi lo ha lanciato.

Dov’eri, Matteo Lenardon, quando gli anacardi la gente li mangiava senza nemmeno sapere cosa fossero, ingurgitandone manciate intere durante gli aperitivi salati (insieme alle noccioline) al bar e nei pub? O a casa? Eri impegnato pure tu a fare un aperitivo?

Dov’era la tua attenzione e la tua sensibilità verso le cause ambientali e sociali quando le mandorle generavano un enorme business per i negozi di bomboniere e oggettistica da cerimonia? Vorresti forse dirmi che quelli lanciati addosso a innumerevoli sposi fuori dalle chiese o legati nei sacchetti attaccati alle bomboniere siano tutti provenienti da coltivazioni controllate, dove i diritti dei lavoratori vengono rispettati e dove non esiste alcun tipo di inquinamento?

Ti sei mai chiesto quali tipologie e quante tipologie di traffico illegale sostieni con la tua alimentazione?
In che modo riesci a non essere un peso per l’ecosistema e per gli altri tuoi simili, alimentandoti?

Spero tu non abbia mai addentato una fettina di carne, perché esiste un vero e proprio sfruttamento dei lavoratori anche nell’industria dello smontaggio animale.
Pensa, nel 2013 si parlò di operai pagati 3 euro l’ora, una paga quasi inferiore a quella percepita dagli operatori dei call center. Con la differenza che nei call center non c’è puzza di budella né ci si sporca di sangue.
Spero tu non abbia mai digerito un chilo di carne, perché in quel momento hai privato ai tuoi simili ben 15 kg di cereali e 15000 litri di acqua potabile. Sempre riferendomi alla carne, spero non sia fra i tuoi consumi anche per motivi ambientali: secondo la Fao(Food and Agricolture Organization of the United Nation) l’allevamento determina una quantità di emissioni di gas serra (18%) più alta dei trasporti (13%). Altri studi invece stimano che considerando tutto il ciclo dell’allevamento l’impatto possa addirittura superare il 50% del totale.

Mi auguro tu non abbia mai gustato una tartina coi gamberetti: mangiandola avresti sentito il retrogusto di schiavitù minorile, della tratta di umani costretti a lavorare sui barconi o di persone buttate in mare e ammazzate se osano ribellarsi. Gamberetti che finiscono poi dritti nei mangimi impiegati negli allevamenti di animali nei paesi ricchi.
Hai mai mangiato animali allevati che a loro volta hanno mangiato questi mangimi?

Avrai sicuramente evitato come eviteresti un vegano a cena l’acquisto di un qualsiasi tipo di alimento o bene di consumo proveniente da multinazionali che incatenano esseri umani e devastano l’ambiente. Giusto? Oppure no?

Se rifletti bene, tu, ma anche gli altri che come te hanno in qualche modo provato soddisfazione nel credere veritiere le cose che hai scritto, in questa gara a chi è meno etico non hai alcuna vittoria contro quelli che tu definisci “adepti”.

La verità è che è troppo facile vedere gli errori altrui dimenticandosi dei propri.
Fino a poco prima dell’impennata che ha avuto l’alimentazione vegan eravate tutti impegnati a fare altro. Magicamente, adesso che esistono milioni di persone a cui importa seriamente qualcosa, vi sentite minacciati.
Ed essendo molto più semplice criticare quell’ipotetico “poco” fanno gli altri anziché muoversi e dimostrare di saper fare di meglio, state li a criticare.
Perché agire, anziché parlare, fa fatica.

Essere vegani non è una scelta personale come tante altre, caro mio, è una scelta mirata al benessere della collettività, a quella degli animali e ovviamente al pianeta che ci ospita. E’ più che una scelta personale.
Se smettessimo di far nascere miliardi di animali erbivori a cui siamo costretti a dare cibo per farli ingrassare, per poi macellarli, sul serio quel cibo che adesso va sprecato per una causa ignobile potrebbe liberare il nostro genere dalla fame.
A patto che a te e agli altri clienti delle paninoteche interessi.
Hai mai provato sulla tua pelle cosa vuol dire non avere cibo? Sei mai stato scacciato via con la violenza perché la multinazionale di turno si è appropriata dello spazio che ti serviva per coltivare?

Veganismo non vuol dire abbuffarsi di anacardi, mandorle, quinoa o avocado.
Siamo in tantissimi a riuscire ad esser vegan con ciò che si può tranquillamente trovare in Europa, in Italia, e perché no, nell’orto di casa.
Essere vegani non significa ambire ad essere migliori, più degli altri, ma ad esser migliori rispetto a chi eravamo prima, da non consapevoli. E scusa se è poco.
Esser vegani non significa creare fac-simile di alimenti “onnivori”, significa comprendere che gli animali non sono cibo e che noi, umani, non siamo al vertice di nessuna piramide di importanza.
Esser vegani è un atto di gentilezza nei confronti di qualsiasi cosa che ci circonda. Incluso te.

Ma tu non lo puoi sapere.
L’unica cosa che puoi fare, la prossima volta che ti troverai privo di idee per scrivere un nuovo pezzo, è chiedere aiuto chi ti sta di fronte a scegliere. Magari è vegano.
Fra un articolo contro i vegani o un articolo contro vegani, l’unica scelta intelligente possibile è non scrivere.

°°[Locali Vegan] Bar 4 Amici @ Livorno°°

Oggi pomeriggio, martedì 19 settembre 2017, a distanza di 10 mesi sono riuscita finalmente a visitare un locale 100% vegan situato nella città di Livorno.
Lo avevo trovato indicato nell’elenco dei locali veg in Italia sulla Vegagenda Sonda, ed ero molto curiosa di vederlo di persona, date anche le tante recensioni positive.
Si tratta del bar “4 Amici” situato in via dei Lanzi al numero 11.

Il mio ragazzo ed io abbiamo raggiunto facilmente il locale a piedi dal centro.
Giunti sul posto ci siamo ritrovati in un ambiente molto carino con spazio sia interno che esterno.

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Una volta entrati, ci ha subito colpiti la vetrina sulla destra piena di dolci vegani: cannoli, biscotti, croissant farciti.. Davvero una delizia per gli occhi!
Quando siamo entrati nel locale erano le 15 del pomeriggio e le opzioni erano tante, figuriamoci di prima mattina che bellezza!

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Curiosando tra le proposte abbiano notato che non solo vi erano pezzi dolci, ma anche salati per spuntini o pranzi veloci: panini, pizzette, sandwich e molto altro.
L’angolo caffetteria è molto ampio e sulla destra del bancone sono collocati frutti e ortaggi per gustosi frullati ed estratti.

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Il barista ci ha accolti in modo gentile nonostante stesse servendo altre due persone, e la cosa ha ovviamente fatto molto piacere.

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Abbiamo ordinato cappuccino di soia e due dolci: una pasta sfoglia ripiena, e un cannolo farcito con panna vegetale e granella di cioccolato.

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Siamo rimasti stupiti dalla bontà del cibo e dai prezzi accessibilissimi del bar.
Dolci: da 1 euro a 1.50. Tramezzini: 2 euro. Cappuccini: 1.20 euro. Davvero onesti!
Entrambi abbiamo pensato alla stessa cosa: magari averne uno simile sotto casa!

L’opinione che mi sono potuta fare facendo merenda al 4 Amici è stata molto positiva. Quando mi troverò nuovamente a Livorno non mancherò di ritornarci!
Vi consiglio di farci un salto, se siete di passaggio 🙂

– Carmen

°°Rovagnati Naturals? Triplo Oltraggio agli Animali°°

Cosa c’è di peggio di una falsa verità? Tre false verità. 

Di recente, in giro nel web, mi è capitato di vedere una pubblicità onnivora in cui si promuoveva un alimento realizzato con resti animali. Il contenuto in ambito di informazioni, talmente imbarazzante, ha spinto numerosi attivisti animalisti a criticarla e a diffonderla fra i contatti. Poteva mancare una considerazione da parte mia? Certo che no.

Si tratta della pubblicità Rovagnati e della sua linea “Naturals“, che prevede la vendita di affettati che garantiscono al consumatore “benessere” e rispetto per chi è fatto a fette e sigillato nella confezione.

BUONO, SANO E GIUSTO“. Sono queste le tre convinzioni di Rovagnati stampate sulla superficie della vaschetta (ecologica, wow!) mirate a conquistare la fiducia dei consumatori.

[..] 100% naturali e rispettosi della tradizione, dell’ambiente e del benessere animale“.

Però..

Ci vuole del coraggio a dichiarare che un alimento realizzato attraverso l’uccisione di individui senzienti garantisca loro “benessere”, ma d’altra parte da chi ha il coraggio di fare della mattanza di innocenti un business ci si può aspettare di tutto.

Tralasciando il rispetto per la tradizione (che non dovrebbe interessare a nessuno dotato di minimo di raziocinio, visto che le tradizioni in cui muore qualcuno sono le prime a non dover meritare rispetto), come si può arrivare a dire di rispettare la natura producendo alimeti a base dei suoi abitanti? 

È ormai noto a tutti che l’industria dell’allevamento e della macellazione animale sia responsabile di inquinamento idrico, atmosferico e del suolo. Basta guardare il documentario Meat The Truth per scoprire quanto questa vergognosa realtà sia di ingente impatto ambientale. Un fardello per l’ecosistema che fatica a smaltire laghi interi di sangue, urina e feci. Che dire poi delle emissioni di CO2 per trasportare gli animali vittime di questo business dai luoghi di reclusione ai luoghi di uccisione? Secondo il documentario sopra citato i trasporti per animali superano di gran lunga quelli per umani in ambito di inquinamento, incrementando il buco nell’ozono. In che modo Rovagnati Naturals rispetta l’ambiente? 

Altro punto: il benessere animale. Benessere animale e macellazione sono un ossimoro. Un accostamento assurdo e, lasciatemelo dire, ridicolo e vergognoso. Cosa vuol dire che Rovagnati Naturals rispetta il benessere animale? Che i maiali allevati vengono forse tenuti nel lusso? Che vengono coccolati? Che vengono uccisi senza che se ne accorgano? Che vengano spinti di loro volontà ad immolarsi per il genere umano? Smettiamola una volta per tutte di parlare di benessere animale perché nessuno sta bene dentro un allevamento, soprattutto se vi è finito per lasciarlo in vista del mattatoio. Garantire spazio, acqua, aria e cibo a degli SCHIAVI non significa dargli benessere, ma giusto quel poco che serve per SOPRAVVIVERE e non soccombere prima. Perché morire prima significa un corpo in meno da macellare, e un corpo in meno da macellare sono soldi in meno a fine anno. Vero Rovagnati?

Astuta poi la scelta di inserire in basso a destra una fogliolina verde dal gambo che sembra una V. In un certo verso mi richiama alla mente i simboli ormai conosciutissimi che stanno per Vegetarian o Vegan. Sarà un caso? Sarà una tattica?

Buono, Sano, Giusto?

La bontà è discutibilissima: con spezie, aromi, cottura e sale anche una scarpa vecchia potrebbe avere un buon sapore.

Sano? L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito la carne processata fra le prime 35 materie dannose per l’orgsnismo poiché cancerogene.

Giusto? Non c’è niente di giusto nel massacrare degli innocenti in nome di un’alimentazione ormai superata. La nostra dieta dovrebbe stare al passo con l’evoluzione. Viaggiamo per terra, mari e cielo come umani del XXI secolo e poi ci alimentiamo come ominidi? Imbarazzante.

Forse è il caso, per Rovagnati & amici di pane e prosciutto, di prendere atto che i consumatori non sono più ciechi come un tempo. Oggi gli occhi sono aperti sulla sofferenza di chi è vittima dell’industria assassina che miete milioni, e miliardi, di esseri appartenenti a decine di specie diverse. Non vogliamo benessere negli allevamenti, vogliamo la fine degli allevamenti.

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