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°°Le Galline Felici di Essere Usate Non Esistono°°

Cari lettori e care lettrici,
scrivo questo articolo in quanto urge un chiarimento serio riguardo al tema delle galline “ovaiole“. Il consumo e il non consumo di ovuli di gallina è un argomento spinoso che ho trattato sulla mia pagina Facebook in questi giorni, per spronare le persone vegetariane a diventare vegan, e che mi ha fatto capire quanto si sia ancora lontani/e dal rispetto per queste creature grazie ai feedback che ho ricevuto.

Molte persone, incluse sedicenti vegan, sono convinte e intestardite del fatto che non vi sia nulla di male nel consumare uova di “galline felici”, perché:
• questi animali le fanno lo stesso
• vengono tenute libere
• sono (a volte) salvate da allevamenti intensivi
• viene concesso loro di morire “di vecchiaia”

Ma perché, anche se tenute libere in cortile e addirittura amate, è profondamente sbagliato mangiare i loro ovuli?

Prima di argomentare questo articolo con i miei pensieri, vorrei invitarvi a prendere visione del video “Uova Felici” che il collega antispecista Gianni Palagi ha pubblicato sul suo account YouTube. Un video della durata di 8 minuti che deve essere visto per iniziare a sfatare miti sulle uova e sulle galline.


Il perché sia ingiusto approfittarsi delle uova delle galline, anche di quelle tenute “libere”, è ampiamente spiegato nel video sopra riportato. In aggiunta alle informazioni fornite dal video, vorrei adesso esternare i miei pensieri dal punto di vista etico e morale.


LA DETENZIONE DELLE GALLINE PER FINI UTILITARISTICI È UN RETAGGIO SPECISTA

È necessario, parlando di una delle specie più sfruttate dal genere umano, prendere consapevolezza e ammettere che quando si parla di acquisto/adozione/salvataggio di galline per tenerle con sé, la scelta è quasi sempre dettata dall’idea che da esse si otterranno le uova.
Sono rari i casi in cui le persone decidono di adottare una gallina col solo scopo di tenerla da compagnia, senza pretendere nulla in cambio e senza approfittarsi di quanto fuoriesce dal suo organismo. Accade nei santuari di animali salvati dal macello, accade in alcuni rifugi, accade fra pochi cittadini privati. Il più delle volte però, purtroppo, la detenzione ha come fine primario, se non il solo ed unico, l’ottenere appunto gli ovuli e averli “freschi” di giornata.

C’è chi ha avuto il coraggio di dire che le uova le galline le fanno lo stesso, che è un peccato buttarle via, e che nel prenderle non vi è nulla di male perché così si viene compensati dei favori che vengono fatti loro (“protezione”, alimentazione ecc).

L’idea che degli animali debbano sdebitarsi con gli esseri umani poiché questi hanno deciso (senza il consenso degli animali in questione ovviamente) di detenerli, confinarli dentro i propri spazi privati, è di una bassezza disarmante, frutto di uno specismo antropocentrico irrazionale, radicato nella mente, e di catene mentali che devono essere spezzate.

Togliamoci dalla testa il racconto distorto e non veritiero che vede come protagonista la specie umana, in un mondo con altre creature messe nelle sue mani, alla sua mercé.
Gli esseri umani non sono padroni di nessuna delle vite che li circondano, non detengono alcun potere.
Sono solo alcune forme di vita che coesistono con altre forme di vita su un pianeta.
Non esistono gerarchie, non esistono specie superiori o inferiori. Fine.

Nessuna delle specie presenti sulla Terra è in debito con noi. Nessuna ha l’obbligo, il dovere di servirci, di darci qualcosa di sé, di porgerci parte del proprio corpo, di alimentarci, di soddisfare ogni nostro capriccio.

Dovremmo imparare, una volta per tutte, che ogni esistenza al mondo esiste per fare esperienza, e che non abbiamo alcun diritto di trasformare la loro in privazione, negazione, cattività, detenzione, sfruttamento e morte.


L’OVULAZIONE DELLE GALLINE NON È ALLA NOSTRA MERCE’

La nostra società porta avanti azioni a cui è stato dato inizio da generazioni passate, da persone che non hanno un’identità o un volto a noi conosciuti e alle quali non possiamo più chiedere i motivi e il perché di tali usanze.
È un segno di profondità d’animo e di coscienza mettere in discussione quanto ci appare “normale”, e realizzare che talvolta si continua a fare ciò che per secoli si è fatto per mera abitudine.
Se c’è stato un periodo in cui delle persone, per bisogno, hanno iniziato a derubare le galline delle proprie uova (ovuli che se fecondati diventano loro figli e figlie), non è detto che ad oggi, nel XXI secolo, si debba continuare a consumare i loro derivati corporei.

Le galline esistono al mondo per se stesse, non perché sono macchinari di produzione di alimenti destinati alla specie umana.
Nei secoli, negli ultimi decenni sono state selezionate appositamente per rendere i loro corpi più produttivi, oltre le loro possibilità naturali. Tutto ciò è un insulto alla vita, è un affronto al rispetto per la loro esistenza.


NECESSARIA L’IMMEDESIMAZIONE

Soprattutto le donne, che hanno le ovaie e possibilità di ovulare come queste femmine, dovrebbero spezzare le catene di assoggettamento che schiavizzano le galline confinandole nello stereotipo di “animale da cui attingere qualcosa”.
Quale animale alleva donne umane col fine di ottenere donne che ovulano 30 volte in più delle loro possibilità fisiche?
Quale specie si tiene in cortile delle donne, alimentandole per carità, ma solo per togliergli di volta in volta l’ovulo?

Donne, mi rivolgo a voi: se qualcuno vi tenesse dentro uno spazio confinato perché dal vostro corpo esce quasi un ovulo al giorno, vi sentireste libere? sareste felici? non vi sentireste forse un tantino USATE?
I periodi storici in cui eravamo utili solo come incubatrice si seme maschile per procreare sono finiti, facciamo finire anche quello in cui altre femmine sono rese schiave e sottomesse.


• OVULI DI GALLINA NON NECESSARI PER LA NOSTRA ALIMENTAZIONE

Ci sono studi che dimostrano che non è dannoso il consumo di uova, altri invece che affermano il contrario. Non importa. Ciò che dovrebbe essere chiaro a tutti/e è che gli ovuli delle galline non sono necessari nella nostra alimentazione.
Non ne abbiamo bisogno, si vive egregiamente senza.


Per preparare dolci non sono indispensabili.
Se avete delle ricette con uova fra gli ingredienti, potete sostituirle seguendo questa guida di Vegolosi
Al posto delle frittate, cariche di colesterolo, si possono fare farifrittate con farina di ceci
→ Per realizzare ricette più complesse, si possono usare alternative interamente vegetali. Alcuni esempi:


VeggFast Total (per le ricette che implicano uso dell’uovo intero)
VeggFast Red (per le ricette dove si utilizza il tuorlo)
VeggFast White (per le ricette dove si utilizza l’albume)

Cosa accade se si smette di mangiare uova di galline?
– non sosteniamo più gli allevamenti intensivi o estensivi dove vengono sfruttate e successivamente spedite al mattatoio
– non sosteniamo più la selezione di femmine dall’organismo più ovulante
– non portiamo avanti lo stereotipo di “gallina = animale da cui trarre qualcosa”
– impariamo a rispettare le loro esistenze
– viviamo senza vedere nelle altre creature delle vite di cui approfittarsi
– le nostre ricette saranno interamente vegetali, più leggere e libere dallo specismo

• Cosa fare con le uova delle galline che si hanno con sé?
Si può prendere esempio dai santuari, come quello Capra Libera Tutti, che scrive:

CHE CI FACCIAMO CON LE UOVA?

Nella società in cui viviamo sembra quasi inconcepibile pensare che gli altri animali possano esistere – sia a livello individuale che in quanto membri di una collettività – semplicemente come soggetti di vita, senza una finalità utile a soddisfare determinati “bisogni” umani.

👉 Eppure – attraverso la quotidianità di questo luogo e dei suoi abitanti – cerchiamo di raccontare che vera natura degli animali convenzionalmente allevati e definiti “da reddito” è molto distante da quella propagandata dall’industria e dalla pubblicità, e che essa non coincide affatto con la funzione produttiva che il sistema assegna loro per legittimarne e normalizzarne l’utilizzo e lo sfruttamento.

Nei santuari gli animali sono finalmente liberi di vivere senza uno scopo indotto, senza produrre utili e guadagni.

🤔 Spesso ci viene chiesto perché non ci sosteniamo vendendo le uova o il latte degli abitanti del Santuario: come se dovessero in qualche modo sdebitarsi della libertà che li aiutiamo a riconquistare.

Ma il punto è proprio questo: nei santuari gli animali sono liberi di fare ciò per cui ogni essere vivente nasce: vivere.

💡 Lo ripeteremo fino allo sfinimento: le uniche cose che gli abitanti del Santuario Capra Libera Tutti producono sono consapevolezza e cambiamento nelle persone che vengono a contatto con le loro storie!

Qui è possibile incontrarli, conoscerli e riconoscerli come esseri viventi e senzienti artefici della propria esistenza e liberi di autodeterminarsi.

🐔 Quando venite a trovarci prendetevi qualche minuto per osservare le galline libere riappropriarsi dei loro corpi, dei loro ritmi, del loro spazio. Focalizzatevi sulla loro individualità e non sul prodotto dietro il quale, altrove, questa individualità viene nascosta.

E se proprio volete saperlo, “che ci fanno con le uova” chiedetelo a loro: perché solo a loro appartengono.

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°°Trenta Primavere°°

Ho un ricordo di quando ero piccola che ogni tanto mi ritorna alla mente.
Era il 19 aprile, non so con esattezza di quale anno. Forse il 1999.
Dopo la festa a casa, i giochi in salotto con gli amici, le grida di allegria, le risate, la musica delle cassette, le candeline spente e la buonissima torta preparata da mamma gustata assieme alle bibite del piccolo rinfresco, uno ad uno i miei compagni e le mie compagne andavano via assieme ai genitori che erano venuti a riprenderli.
Rimasta vuota la sala, mi misi a sedere su una sedia e aprii silenziosamente i regali che mi erano stati portati. Senza rovinare la carta perché, come mi aveva insegnato mamma, si poteva riutilizzare.
Ne avevo aperti pochissimi davanti agli amici di regali. Giusto quelli di chi insisteva per vedere se mi piacesse il dono. Un po’ mi metteva in imbarazzo ricevere doni ed essere al centro dell’attenzione. Così con la scusa del “dopo li apro“, riuscivo a far passare il tempo, a far passare il pomeriggio, a salutare gli ospiti che andavano via, arrivando così a scartali in semplice compagnia di me stessa. E ne assaporavo ogni minimo istante, di quel momento tutto mio.

Ricordo che pensai “come sarà avere 11 anni? E 16?“.
Mi immaginavo grande. Creavo dentro di me il mio aspetto da ragazza che ancora non ero, e mi perdevo in quel pensiero che piano piano sbiadiva nella mia mente.

Sono passati tanti anni da quel ritaglio di vita. Ho raggiunto un’età in cui non mi ero mai immaginata. Non perché non volessi arrivare a tale traguardo esistenziale, ma perché io trentenne proprio non riuscivo a vedermi.

E adesso lo sono.

Stamattina la mia migliore amica mi ha chiesto “cosa si prova ad avere 30 anni?“. Le ho risposto che la mia parte interiore già li aveva, e che finalmente era arrivata alla stessa età anche la mia parte corporea, materiale. Sì, adesso mi sento in equilibrio di età mentalmente e fisicamente. Mi sento bene. Mi sento pronta a tutto ciò che il destino vorrà propormi e che attendo mi proponga.

Di queste trenta primavere passate sulla terra, ho diverse considerazioni da fare. Vorrei per prima cosa ringraziare mia mamma, che mi ha dato la vita, protetto, sostenuto e supportato nel migliore dei modi che ha potuto.
La ringrazio anche per avermi lasciato la libertà di diventare vegetariana a 12 anni, nel 2002: se oggi ho compiuto 17 anni e mezzo senza introdurre sofferenza animale nel mio organismo, lo devo anche a lei.
Voglio poi ringraziare tutte le persone che mi hanno fatto del male, deluso, ferito, schernito, umiliato, tradito: è grazie a loro se oggi sono ciò che sono. E’ grazie a loro se ho scoperto l’importanza dell’amor proprio e di quanto abbiamo bisogno di proteggere, amare e credere in se stessi. Ringrazio soprattutto le persone che mi hanno fatto del bene, che mi hanno aiutata nel mio percorso di crescita interiore, che è andato potenziandosi negli ultimi anni. Alcune sono ancora accanto a me. Altre lo sono sempre, ma non più fisicamente.
E ringrazio tutte le persone che fanno parte della mia vita, oltre a quelle che ne hanno fatto parte per un periodo.

Oggi sono una persona di 30 anni con un passato segnante e significativo, sicuramente non facile, ma che come tanti altri esseri umani ha trovato il modo e il coraggio di riscattarsi in molte situazioni. Sono fiera di quanto ho costruito e di dove sono arrivata.

Una cara amica di università, Maria, mi ha detto tempo fa: “il periodo dai 30 ai 40 anni è quello più bello in assoluto“. Credo abbia ragione. Mi guardo indietro senza nostalgia e vedo la crisalide che rimane di me. Guardo avanti e penso a tutto ciò che dovrò ancora vivere, e mi sento pronta. Mi sento la persona giusta al momento giusto. In questo nuovo decennio esistenziale che si è appena aperto mi aspetto molto da me stessa e con tutte le mie energie mi impegnerò a concretizzare le idee che per ora sono astratte, immateriali, eteree nella mia mente.
La carriera che sogno, la famiglia che voglio, i progetti che ho..
Ho tutta la volontà di accrescere la mia cultura, la mia interiorità, le mie esperienze, la mia consapevolezza e di condividere anche con voi la mia crescita personale attraverso questo blog. Come faccio da 14 anni.
Sempre nel rispetto della natura, e degli animali.


Ringrazio con tutto il cuore chi, oggi, mi ha dedicato un momento del suo tempo per farmi gli auguri, per inviarmi un messaggio, per farmi una telefonata. Ringrazio Silvia, i miei amici e le mie amiche per la sorpresa ricevuta a distanza, ringrazio il mio fidanzato per il bellissimo regalo che mi ha fatto recapitare a casa e le altre persone che con tanta gentilezza mi hanno spedito un dono. Voglio ringraziare poi mia mamma e mio fratello per aver preparato uno squisito pranzo di compleanno con una favolosa torta Sacher al cioccolato.

Anche se in quarantena, anche se in casa, anche se impossibilitati a vederci, grazie a chi mi vuole bene oggi è stato un bellissimo compleanno. Indimenticabile.
Grazie!


Carmen

°° L’Essere Umano e la Sindrome di “Mazzarò” °°

[..] “Qui di chi è?”. Sentiva rispondersi: ” Di Mazzarò “. [..] Tutta roba di Mazzarò. Pareva che fosse di Mazzarò perfino il sole che tramontava, e le cicale che ronzavano, e gli uccelli che andavano a rannicchiarsi col volo breve dietro le zolle, e il sibilo dell’assiolo nel bosco. Pareva che Mazzarò fosse disteso tutto grande per quanto era grande la terra, e che gli si camminasse sulla pancia.
[..] Quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: ” Roba mia, vientene con me! “.

Rosa-Bonheur-Oxen-Pulling-a-Cart

Ho voluto iniziare questo articolo con un estratto de “La Roba” ( da Novelle Rusticane1883 ) di Giuseppe Verga per dare il giusto incipit a un concetto che ho formulato e che vorrei condividere con voi.
Come vi avranno già spiegato durante i vostri studi scolastici è possibile constatare attraverso la lettura di quest’opera ( completa la trovate QUI ) quanta avidità è necessaria per accumulare ricchezza e beni materiali.
Oggi invece vorrei far emergere il drammatico antropocentrismo che caratterizza la vita di questo uomo che vive immortale nella novella di Verga e che è tipica di tante, tantissime persone che hanno vissuto e vivono tutt’oggi sulla Terra.

La Sindrome di Mazzarò


Voglio definirlo così quello che a mio avviso è un disturbo che affligge tantissime persone e l’umanità in generale.

Secondo Mazzarò grazie al duro lavoro, al minuzioso risparmio che lo spinge a raggiungere condizioni estreme di scarsa qualità della vita e grazie all’avarizia, è possibile accumulare denaro per acquistare terreni, animali e attrezzi agricoli che portano ad accumulare altra ricchezza.
L’idea che ha Mazzarò è di una vita dove , grazie ai soldi, si possono comprare le cose, sempre più cose fino a non riuscire più a quantificarne il numero.
I beni materiali e il crescente numero di essi è direttamente proporzionale alla soddisfazione di Mazzarò.
L’avidità però lo rende ricco e schiavo della sua ricchezza al contempo, e difatti l’uomo non dando valore a ciò che veramente è un bene prezioso, il tempo per esempio, vede esaurirsi la sua vita e si vede costretto a lasciare tutto ciò che ha accumulato.
La follia della non accettazione del ciclo della vita che si sta per concludere lo porta ad uscire nel cortile per ammazzare gli animali che con i soldi risparmiati ha comprato , nel vano tentativo di ritrovarli tra i beni che non avrà mai nell’aldilà che lo attende.
Mazzarò dunque vive tutta la sua vita con una forma mentis stereotipata dove la natura e gli animali possono divenire proprietà dell’uomo e sono a sua disposizione.

Ed era qui che volevo arrivare.
Proprio questa forma mentis è la prerogativa della Sindrome di Mazzarò.
Nella nostra società di persone che ne sono affette ce ne sono in numero sproporzionato e possiamo dire che questa Sindrome l’uomo se la trascina dietro da secoli. La Storia lo dimostra.
Credere di poter  fare proprio qualcosa che ci circonda è tipico dell’Uomo.
Un dettaglio negativo del nostro essere che dovremmo cercare con tutte le forze che abbiamo di allontanare da noi, dalla nostra mente e dalle nostre abitudini.
In realtà, che vi piaccia o no, niente di materiale ci appartiene in questo mondo.
Perfino il nostro corpo non è nostro, ma solo un mezzo datoci in prestito dalla natura per poter esistere materialmente e che dalla natura nasce e nella natura tornerà di nuovo dopo la conclusione della nostra vita.
E invece crediamo follemente che i beni materiali possano appartenerci, e insieme agli oggetti inanimati da fare “nostri” , materialisti come siamo,  ci buttiamo nel mezzo anche la vita degli altri.
“Il MIO gatto”, “MIO marito”, “i MIEI amici”..
Usare l’aggettivo MIO e ripeterlo troppe volte può essere paragonato a delle braccia che da aperte si chiudono fino a cingere il nostro torace: un segno di totale chiusura ed egoismo celato che secondo me porta a tanti risvolti negativi.
Dovremmo invece iniziare a comprendere che il gatto che abbiamo come animale domestico non è NOSTRO ma è semplicemente un essere vivente che condivide la sua vita con noi.
Stessa cosa per il marito, per gli amici, per i figli..
Nessun essere vivente è nostro o appartiene a noi, semplicemente condivide con noi tempo ed esperienze per sua volontà.
Credere fermamente il contrario porta alla non accettazione del distacco degli altri e a reazioni negative, perchè il distacco può avvenire in qualsiasi momento dato che è strettamente collegato alla volontà altrui che può anche non durare per sempre, che lo vogliamo o no.
Porta ad odiare gli altri che decidono di non far più parte della nostra quotidianità, per esempio.
Altro esempio, il rifiuto di una persona che non vuole essere nostra ( partner/amica ecc): porta a disprezzo, all’allontanamento, all’odio, alla mancanza di stima, alle critiche e altri fattori estremamente negativi che ledono gli altri e noi stessi.
In casi estremi il vedere gli altri come qualcosa di nostro o qualcosa che deve diventare nostro perchè lo vogliamo porta alla distruzione mentale o fisica dell’oggetto in questione ( quante se ne sentono? omicidi, stalking, violenze fisiche e mentali ).

La soluzione è quella di iniziare a vedere noi stessi come tutt’uno con ciò che ci circonda. Niente è nostro ma siamo noi ad appartenere al tutto.
Abbandonate l’idea dei confini della proprietà privata, i confini immaginari del paese dove vivete, di quelli della regione, di quelli dello Stato dove siete nati e del continente dov’è situato quest’ultimo, che non fanno altro che allontanarvi ancora di più dai vostri simili.
Iniziate a vedervi come persone appartenenti al Pianeta Terra, semplicemente.
Terrestri. Solo terrestri, perchè è quello che siamo.
Persone circondate da altre persone che devono essere rispettate.
Iniziamo a non essere più morbosamente attaccati a beni materiali ( l’auto, il pc, la casa , lo smartphone, il tablet ) mettendoli quasi ai primi posti della classifica di ciò che per noi è importante lasciando magari gli ultimi posti alle persone.
Includiamo nell’armonia che dobbiamo crearci con la stessa importanza con cui costruiamo una casa dove vivere per sempre tutti gli altri abitanti del Pianeta che con noi condividono la natura.

Gli altri abitanti del Pianeta sono proprio gli animali.
Da millenni vengono in maniera malsana visti dall’uomo come merce, beni messi a disposizione da una figura divina che a volte pare essersi inventato a suo piacimento e a sua immagine e somiglianza per dare motivo o attenuante a tanti abusi e soprusi.

Non c’è niente di più arrogante e presuntuoso del termine “bestiame“, per esempio, che si può ritrovare e leggere nei testi storici o sentire alla tv quando si parla di possesso di animali.
“Bestiame”, insieme di bestie. Termine quasi dispregiativo che non tiene di conto dell’importanza del singolo individuo che vive sulla terra ma al suo numero.
Gli animali, come le persone, non sono di nostra proprietà.
Siamo talmente antropocentrici, meschini ed egoisti da crederci la migliore delle specie presenti sulla Terra e ci siamo presi con la violenza il diritto di violentare tutto ciò che ci circonda e chi ci circonda trasformando esistenze in qualcosa di non più animato da una vita solo per soldi.
Distruggiamo le mucche per il latte, forza lavoro, per avere carne e per ricoprire divani e sedili delle auto;
Distruggiamo le oche per strappargli via le piume e per avere quei cazzo di giacchetti o piumini leggeri o per avere un crostino di merda di patè fatto con il loro fegato ingrossato;
Distruggiamo i roditori, i gatti, i cani e le scimmie per trovare cure a malattie che ci andiamo a cercare con la vita malsana che conduciamo;
Distruggiamo gli uccelli che con il loro canto riempiono il silenzio del mondo perchè ci fa sollazzare vederli stramazzare al suolo colpiti da un pallino di piombo o perchè non abbiamo un hobby migliore;
Distruggiamo tutto e a tutto diamo un ruolo, un compito o un tipo di utilità a noi apparentemente necessaria.
Ma noi, che negli altri vediamo solo cose di cui disporre e di cui beneficiare, che diavolo di beneficio portiamo agli altri?
Nessuno.
Solo schiavitù, dolore e morte per le nostre smanie di potenza.

Una pecora non apparterrà mai e poi mai ad un pastore anche se lui con i soldi dice di averla comprata. I soldi sono invenzione umana ( che ci ha rovinato, maledizione ) e davanti alla natura NON VALGONO NIENTE.
Che non valgono niente non ve lo dico io, ma è un dato di fatto: ad un terremoto, ad un vortice, ad una tempesta esplose e volute dalla Natura non importa nulla delle vostre auto o di quanto valga la vostra villa che verrà danneggiata irreparabilmente.
Credere quindi che un animale sia nostro perchè abbiamo dato dei soldi ad un umano nostro simile che lo ha visto nascere e che crede di possederlo è un abuso. Credere e pretendere che una vita sia nostra è un abuso!
Una violenza che dobbiamo smettere di perpetrare perchè è anche giunto il momento di evolverci.
Evolverci per davvero e non per finta.

Raggiungeremo l’evoluzione solo quando metteremo da parte le cose non importanti alle quali adesso diamo priorità dando nuovamente importanza a ciò che veramente ne ha.

Se avete come Mazzarò la visione dei beni materiali come qualcosa con un costo da ottenere a tutti i costi discostatela dalla mente.

Io in prima persona sono entrata ormai in una visione delle cose che prima non avevo.
Sono nata nell’era del consumismo e ho vissuto secondo i dettati del consumismo per anni.
Ho lavorato per accumulare e poi comprare beni materiali per diverso tempo, e quei beni mi facevano sentire apparentemente appagata.
Ma era appagamento insensato, dovuto molto probabilmente al senso di accettazione che l’essere umano necessita di avere e che crede di raggiungere grazie agli oggetti per sentirsi qualcuno e che lo avvia rovinosamente all’essere uguale agli altri.

Quello che ho realizzato da qualche anno invece è che essere diverso non è assolutamente qualcosa di negativo ma anzi, è un privilegio, è una qualità che dovremmo raggiungere tutti.
Essere uguali vuol dire non apportare niente di positivo in chi ci incontra, essere diversi vuol dire condividere il nostro essere e poter arricchire gli altri e ricevere arricchimento interiore da loro.
Avere beni materiali non vuol dire essere ricchi. Molto spesso avere troppo vuol dire non apprezzare niente.
La vera ricchezza è altro, e non può essergli attribuito valore in moneta.

Ed è questo a cui dovremmo dar maggior peso: alle esperienze, alle idee, ai concetti, ai pensieri, alle sensazioni e alle emozioni condivise con noi stessi o con gli altri.
Immaginate l’esistenza di una libreria vuota dentro di voi e iniziate a ricercare le opere  che vi circondano (persone, animali, luoghi, conoscenze ) e che inserirete con gli anni una accanto all’altra, dando vita al vostro archivio di ricchezze personali.

Chiudete gli occhi e sentitevi parte del mondo, della natura, dello spazio e dell’infinito universo.
Andate alla ricerca di voi stessi esplorando la vostra mente.
Date importanza a ciò che non è palesemente visibile, perchè davvero ” l’essenziale è invisibile agli occhi”.

db


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