°°[Pontedera] Bovini Allevati, Cattivi Odori e Ipocrisia°°
Qualche mese fa sul mio blog vi avevo parlato di un allevamento di bovini situato nell’area “verde” di Pontedera, in località I Fabbri – Treggiaia.
Tale allevamento, pressoché recente, conta ad oggi oltre un migliaio di animali reclusi – bovini per l’esattezza – ma non si esclude che il numero di esseri senzienti possa aumentare.
I cittadini residenti a qualche chilometro di distanza dalla maxi stalla hanno iniziato a lamentarsi per l’odore nauseante proveniente dalla struttura, talmente pungente da rendere l’aria irrespirabile anche in casa.
Posso anch’io confermarlo.
E’ andato così formandosi un gruppo di rappresentanza dei residenti che ha portato la problematica fino ai vertici, interpellando più volte il Sindaco del Comune di Pontedera e le autorità competenti.
Soprattutto questa estate non sono mancati incontri, anche in presenza del titolare dell’allevamento, e dibattiti avvenuti di persona.
Ma nessuna conclusione era stata ottenuta.
Solo oggi si scopre che le emissioni provenienti dalla stalla di bovini sono prevalentemente di ammoniaca, e che sono state informate le autorità per i provvedimenti. Ne danno notizia mediante un articolo pubblicato in data odierna sia QuiNews Valdera che CascinaNotizie.
Leggendo i due articoli si apprende quanto segue:
“l’azienda agricola controllata – spiega Arpat – effettua l’allevamento di bovini e bufalini da carne mediante stabulazione in stalle aperte su quattro lati, dotate di tettoia, con lettiera permanente a terra. Al momento del sopralluogo erano presenti 1100 capi, con peso stimato medio di circa 250 chili, suddivisi in 63 box: la lettiera risultava rappresentata dall’ammasso del letame bovino, alto circa 35-40 cm da terra, accumulatosi negli stalli per permanenza media dai 30 ai 60 giorni; una volta rimossa la stessa viene utilizzata in campo come ammendante”

Stando a quanto letto, i poveri animali vivrebbero a contatto con le proprie deiezioni, responsabili della produzione di gas che porta il cattivo odore capace di estendersi fino a raggiungere le aree abitate.
In tutto questo, vorrei esternare la mia considerazione su questo argomento che mi tocca particolarmente, sia perché ho personalmente respirato tale olezzo, sia perché mi stanno a cuore le vite di quelle creature detenute.
I residenti hanno giustamente il diritto di lamentarsi, perché chiunque merita di respirare aria sana e pulita, soprattutto se ha scelto di vivere in un’area decisamente più verde. Le lamentele rischiano però di diventare capricci quando ci giungono da persone che organizzano grigliate un giorno sì, e l’altro pure.
Forse la connessione qualcuno non l’ha ancora fatta, ed è dunque il caso di farla, o di ricordare quanto già è saputo: quelle esistenze che col proprio vivere in attesa della macellazione fanno pipì e feci col proprio corpo, sono lì dentro confinate grazie a chi se ne ciba.
E’ da ipocriti lamentarsi dell’odore sgradevole quando si sostiene con le proprie scelte alimentari il loro confinamento, che sia quello de I Fabbri che qualsiasi altro nel mondo.
Se come soluzione al problema verrà preso in considerazione il dislocamento della stalla in aree lontane dai nasi sopraffini, il problema sarà risolto per metà.
Si avrà certamente la fine degli odori sgradevoli, ma i gas scaturiti dalle deiezioni degli animali continueranno ad essere presenti in natura.
Il punto è che l’allevamento a mio avviso è una pratica contro natura: gli animali non possono riprodursi liberamente come vorrebbero, come, quando e con chi desiderano. La maternità delle vacche è alla mercé umana.
E’ importante poi ricordarsi di combattere non solo per avere un ambiente salubre nei dintorni della propria abitazione, ma anche combattere per la salute dell’ecosistema nella sua interezza.
Altrimenti, si cade nell’egoismo. Un egoismo incosciente, visto che se il pianeta si ammala, anche noi ci ammaliamo.
Attraverso questo articolo vorrei ribadire un messaggio importante a chiunque nel mondo non voglia respirare cattivi odori generati dagli allevamenti: non siatene la causa scatenante.
Prendete coscienza, acquisite consapevolezza e risvegliate l’empatia assopita e inattiva dentro di voi.
Più che l’odore, è insostenibile pensare che delle forme di vita siano trattate come corpi da cui trarre mera materia organica per profitto.
Conoscete forse il gusto della carne, ma non avete mai guardato negli occhi chi perde la vita per un vostro pasto.
Gli animali sono ben altro che cibo.
Esistono su questo pianeta per se stessi, non per servirci.
E se pensate che sia giusto quanto viene riservato loro, provate a immedesimarvi in anche solo uno di essi.
Immaginate di nascere dentro un luogo di confinamento dove verrete sottratti all’amore di vostra madre.
Immaginate di non poter cercare da soli il cibo poiché vi viene somministrato già pronto, con lo scopo di farvi aumentare di peso.
Immaginate di passare le vostre giornate così, senza potervi muovere, senza poter condurre una vita naturale, senza la possibilità di fare esperienza delle bellezze del mondo.
Immaginate di vivere in mezzo alle vostre urine, al vostro sterco. Notte e giorno. Settimana dopo settimana.
Immaginate di vivere così fino al giorno in cui qualcuno vi prenderà con la forza, spingendovi verso un camion. Non sapete quale sia la destinazione. Immaginate di scoprire che il posto dove siete stati infine condotti è il luogo dove avrà fine la vostra esistenza.
All’allevatore che detiene la stalla in questione, ma anche a qualsiasi altro allevatore che potrà imbattersi in questo articolo, dico che preferirei non esistere, anziché campare economicamente sulla pelle di esseri indifesi. Di cosa me ne farei dei soldi, se quei soldi ai miei occhi sono sporchi di sangue innocente? Potrei illudermi di svolgere un “lavoro” legale, ma dentro di me saprei benissimo che legale non significa sempre morale, e che le leggi sono arrivate sempre dopo a capire che alcuni abomini normalizzati andavano vietati, puniti.
Credo nel rispetto per la vita. Credo nel diritto a una degna esistenza per tutto. Non sostengo invece che l’essere umano debba permettersi di arbitrare della vita e della morte altrui.
Il principio e l’epilogo di ogni singola creatura dovrebbe essere nelle mani decisionali della natura stessa, colei che ci crea, l’artefice del tutto.
Spero che, se non per motivi spontanei, un giorno le stalle si svuoteranno di vittime per motivi economici.
Sono sicura che la sempre più crescente empatia delle persone ci porterà verso una società dove la negazione della vita agli animali non è più vista come lavoro. Dove la sopraffazione umana sugli animali non starà più alla base dell’alimentazione della nostra specie.
Utopia?
Una visione irreale?
Una manciata di secoli fa sarebbe sembrato irreale anche l’idea di poter comunicare attraverso gli attuali dispositivi che usiamo oggi con disinvoltura.
Meno di cento anni fa sarebbe stato impensabile dare credito all’opinione di una donna, vista come “umano secondari” incline a sbalzi d’umore e poco portata a nient’altro che non fosse il procreare e rigovernare casa.
Eppure eccoci qua.
Io a scrivere, voi a leggere queste mie parole di libertà e rispetto universale per la vita.
Carmen

Pubblicato il 13 novembre 2020, in ° Critiche ° con tag allevamento treggiaia, carmen luciano vegan blogger, diritti animali, i fabbri treggiaia, pontedera, stalla, stalla bovini pontedera. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
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