Archivio mensile:settembre 2016
°° “Verso Natura”: La Nuova Linea Eco & Veg a Marchio CONAD °°
Conad, una delle catene di supermercati più diffuse in Italia, nei punti vendita ha di recente introdotto una nuova linea a proprio marchio: si tratta di “VERSO NATURA“.
VERSO NATURA si divide in due categorie: VERSO NATURA ECO e VERSO NATURA VEG.
La prima comprende prodotti per la pulizia della casa, delle stoviglie e per il bucato formulati con ingredienti naturali dal basso impatto ambientale.
La seconda invece vanta di alimenti confezionati realizzati con ingredienti vegetali adatti a coloro che hanno intrapreso uno stile alimentare vegetariano e vegan.
Al momento non saprei se i detergenti siano certificati Icea per Lav, ergo cruelty free, oppure no. Appena avrò modo di controllare le etichette vi informerò.
Qui di seguito qualche foto scattata da Emanuela L. nella filiale di Via Larga a Bologna.
Questa nuova linea introdotta, insieme a quelle ecologiche e vegan volute da altre catene di supermercati, indica quanto il mercato stia cambiando.
I clienti sono sempre più attenti a ciò che acquistano e coloro che scelgono prodotti ed alimenti etici stanno pian piano raggiungendo numeri altissimi.
La linea “Verso Natura”, anche se nello slogan viene evidenziato che è ideata per “chi è più sensibile al mondo”, spero che aumenti negli elementi e che presto arrivi magari a sostituire tutti gli altri ancora inquinanti (per i detergenti) e derivati dallo sfruttamento animale (per gli alimenti).
Tutti abbiamo il DOVERE di essere sensibili al mondo.
Senza di lui non esisteremmo, questo dovrebbe bastarci come motivazione.
– Carmen.
°° Woman Condition during Victorian Age & Animal Speciesism : due discriminazioni parallele nella Storia °°
Durante un’interessantissima lezione di letteratura inglese inerente alla condizione di vita della donna nel periodo vittoriano, tenuta dalla professoressa Rizzardi nella facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Pisa, non ho potuto non constatare l’inequivocabile parallelismo tra maschilismo e specismo.
Meno di 200 anni fa, in un’Inghilterra che vedeva trasformarsi giorno dopo giorno negli usi e costumi come anche nella qualità della vita con il sopraggiungere della rivoluzione industriale, andò formandosi un ideale di femminilità totalmente alienato da ciò che realmente era la donna.
Inquadrata, confinata, ingabbiata in una figura di sé angelica e inerme, la donna venne stereotipatamente definita “angelo della casa”.
Premurosa madre di famiglia, casalinga fiera addetta alle faccende e alla preparazione del cibo, moglie abnegante e collaboratrice: la figura femminile divenne ben presto un status sociale per l’Homo Economicus del tempo, che poteva disporne a suo piacimento.
Silenziosa, accondiscendente, pacata e taciturna la donna era totalmente subordinata e sottomessa prima al padre e poi al marito.
Secondo il filosofo Auguste Comte, l’unico ambito in cui poteva dilettarsi la donna era quello dei lavori domestici, giacché non era di competenza dell’uomo. Un chiaro invito all’annichilimento da parte del padre del positivismo.
L’unico modo che aveva una donna per sentirsi importante infatti era quello di cooperare al successo dell’uomo.
[ Système de politique positive ou Traité de Sociologie – 1851/1854 ]
Come se non fosse bastato questo pensiero capace di influenzare la forma mentis collettiva si arrivò a giudicare donna come un essere inferiore per caratteristiche fisiche e facoltà intellettuali.
Secondo il filosofo Arthur Schopenhauer vi era una gerarchia tra uomo e donna.
Il vero essere umano infatti sarebbe stato l’uomo stesso, e non la donna, capace solo di attrarre il genere maschile per ciò che appariva illusoriamente d’essere.
La donna era nient’altro che un essere non estetico intenzionato a sedurre.
[ Uber die Weiben ]
A detta di P.J. Proudhon, uno dei tanti terrorizzati dall’insorgere dei movimenti femministi, la donna era subordinata all’uomo.
L’uomo ne faceva da censore ed essa poteva riscattarsi socialmente dalla sua inferiorità solo attraverso le sue virtù domestiche. La donna che voleva far valere i suoi diritti venne descritta come “una gallina che vuole cantare da gallo“.
[ La Pornocratie, ou les femmes dans les temps modernes – 1858 ]
Queste teorie maschiliste, unite a quelle di John Ruskin ed altri uomini di spicco dell’epoca, vennero paurosamente avvalorate da ricerche scientifiche mirate alla conferma dell’inferiorità femminile.
Nel 1860 Karl Vogt, esperto di craniologia, scrisse che “il cranio femminile somiglia per grandezza più a quello degli infanti o degli animali piuttosto che a quello maschile umano“, e quindi ad esseri ritenuti inferiori.
Ad avvalorare le sue “scoperte” sopraggiunse poi Charles Darwin nel 1871, che difese l’inferiorità delle donne da un punto di vista evoluzionistico.
[ The Descent of Man – 1871 ].
Secondo gli studi di Spencer nel 1873 la donna aveva come finalità per il genere umano solo quella di procreare e preservare la specie. Era merito e compito dell’uomo infatti tramandare facoltà intellettive.
L’apoteosi del maschilismo non tardò ad arrivare grazie all’italiano Cesare Lombroso, che definì la donna un essere in balia delle pulsioni sessuali.
Dallo studioso furono condotti atroci esperimenti sulle donne recluse nelle carceri femminili per evidenziare come i tratti del volto e caratteristiche fisiche di esse potessero rimandare a turbamenti interiori.
Ricapitolando: inferiore, non meritevole degli stessi diritti spettanti agli uomini, costretta ad obbedire, costretta ad essere ciò che gli altri volevano che essa fosse, di utilità per l’uomo, servizievole.
Non vi sembrano caratteristiche imposte a qualcun altro di nostra conoscenza?
Sì, purtroppo.
Questa purtroppo è la condizione che oggi vivono le altre specie animali presenti sul pianeta.
Ritenuti inferiori, privati di ogni diritto, costretti a sottostare e ad essere subordinati agli umani, gli animali vengono sfruttati da millenni dalla nostra specie.
Esattamente come avvenuto nel maschilismo della Victorian Age, anche lo specismo si sente in diritto di esistere grazie sostenuto dalle scoperte scientifiche.
Gli studi che affermano e provano che gli altri animali non raggiungono l’intelletto umano ormai sono innumerevoli.
Ma quale metro di paragone è stato utilizzato per condurli?
Sempre l’uomo.
L’animale, ancora oggi, è succube e vittima. Deve stare in totale remissione e deve abnegare la sua vita davanti alla necessità umana di alimentarsi, vestirsi, spostarsi, curarsi e addirittura divertirsi.
Fortunatamente, come abbiamo capito che tra uomo e donna non vi è nessuno di superiore e nessuno di inferiore, arriveremo anche a comprendere che nemmeno tra la specie umana e quelle animali vi è una scala gerarchica e d’importanza.
Meno di duecento anni fa la donna non aveva nessun valore, meno che mai l’animale.
Oggi, le donne hanno raggiunto a fatica la parità in ambito di diritti in buona parte dei Paesi di tutto il mondo, mentre quelli degli animali sono ancora calpestati o ritenuti non immeritevoli di esserci.
Un tempo ciò che oggi ci sembra così scontato era l’anormalità.
Fino a qualche secolo fa cosa comune vedere nelle donne degli esseri viventi inferiori per natura. Oggigiorno è ancora normale per molti vedere la stessa cosa negli animali.
E se è vera la constatazione che “non sono le cose che cambiano, ma il nostro modo di vederle” è necessario fare un passo in dietro, distaccarsi per un attimo dalla realtà e cercare di vedere da lontano i mutamenti nel pensiero collettivo umano per capire quanto sia l’uomo ancora in evoluzione.
Chi pensa che l’umanità di oggi sia un’umanità che ha raggiunto la perfezione pecca di presunzione (altra caratteristica tipica da umano non “finito”).
Siamo ancora pietre grezze da levigare.
Siamo ancora lontani dal raggiungere un’elevazione tale da permetterci di sentirci “umani” per davvero.
Di passi in avanti ne sono stati fatti tanti, ma non sono ancora sufficienti.
Esistono ancora esseri senzienti che soffrono e muoiono perchè qualcuno li reputa inferiori. Questo deve finire al più presto.
L’unico modo che abbiamo per avanzare in modo più celere nel percorso che ci porta al raggiungimento di una società ideale è quello di comprendere che al mondo non esistono specie inferiori, razze inferiori, generi inferiori.
Credere che una vita sia inferiore alle altre è sta alla base di una forma mentis sbagliata che ci allontana dal vivere in armonia.
Spero che soprattutto le donne, fortunate di vivere in un contesto storico come quello odierno dove non sono più vittime del dominio maschile, cerchino di aiutare gli animali che ancora devono essere liberati dalle catene degli stereotipi.
°° 21/09/2016 Blitz Animalista @ Milano Fashion Week °°
Mercoledì 21 settembre 2016,
in occasione dell’apertura della Milano Fashion Week,
si è tenuto un blitz animalista organizzato dal gruppo di attivisti
La Loro Voce – Iene Vegane capitanato da Alessandra Di Lenge.
Le vetrine dei negozi griffati nel Quadrilatero dell’alta Moda pullulavano di capi d’abbigliamento realizzati con pelle, pelliccia e piume strappati agli animali.
La città era in fermento e si preparava ad accogliere ulteriori turisti e fashion-victims di ogni etnia e provenienza con promozioni e sfilate.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica gli attivisti, dopo circa un’ora di preparazione, hanno manifestato in Via Montenapoleone davanti ai negozi dei principali brand killer: Gucci, Hermès, Fendi, Moncler, Simonetta Ravizza, Prada.
Microfono alla mano, Alessandra Di Lenge, Silvia Premoli, Gioia Barbaglia e Vittorio Togni hanno spiegato ai passanti, che si fermavano ad ascoltare e a scattare foto, come vengono realizzati gli abiti con inserti animali.
Gli struzzi sono stati l’animale emblema della protesta.
Vittime della crudeltà della moda, è stato trattato il tema dell’allevamento e della loro uccisione in tenera età per l’utilizzo delle piume e della pelle per il confezionamento di borse e cinture.
“In natura potrebbero vivere dai 45 ai 60 anni, ma negli allevamenti arrivano solo ad un anno di vita. Dopo esser stati spiumati vivi la pelle della loro schiena, con bulbi piliferi irritati, viene utilizzata per realizzare borse e cinture ma anche portafogli”.
“Sono animali che si spaventano facilmente. Immaginate cosa possano vivere negli allevamenti in Africa, lontano dalle loro madri”.
Il blitz è stato reso ancor più scenico e d’impatto grazie alla presenza di tre attiviste truccate e vestite ad arte da struzzi morenti.
Presenti giornalisti e stampa.

[Modelle: Nico, Giulia, Erika.] [Make Up: Elena Salvi. Hair: Antonio Trovisi.] [Foto: Carmen Luciano per Think Green Live Vegan Love Animals]
Ho preso parte a questo blitz e l’ho trovato davvero ben riuscito ed organizzato.
Ringrazio i ragazzi e le ragazze de La Loro Voce – Iene Vegane per quanto stanno facendo per gli animali e spero che ogni loro iniziativa possa spronare le coscienze assopite di chiunque li ascolti.

Foto: Sal Giaquinto
Per seguire tutte le iniziative
degli attivisti milanesi
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