Archivio mensile:novembre 2020

°°Le Imbarazzanti Ciabatte-Cappone firmate TIGER°°

Flying Tiger è una catena danese di negozi dove si può trovare in vendita veramente di tutto. Gli store sono presenti nelle principali città italiane, in zone molto frequentate. Sicuramente, come me, sarete entrati almeno una volta in un punto vendita, comprando magari qualcosa di futile.

Fra i tanti gingilli dei quali si scopre, facendo un giro tra gli espositori, di non poterne proprio fare a meno da Tiger sarebbero attualmente presenti delle ciabatte particolari.

Ve le mostro.

Ciabatte a forma di cappone decapitato, decorato con ornamenti natalizi.

La foto è stata pubblicata su Facebook e condivisa da molte persone indignate, fino a raggiungere anche me. La reazione a tale visione non è stata di gioia.

Evidentemente un gioco di stereotipi uniti a specismo ha portato l’azienda a realizzare delle calzature con tale forma, cadendo nel pessimo gusto.
Il cappone infatti è uno degli animali più sfruttati, uccisi e messi in tavola per le festività natalizie. E se nell’ottica antropocentrica esso è un simbolo, dal punto di vista ecocentrico esso non è altro che innocente vittima dell’ingordigia umana.

Da essere senziente privato della vita a mera materia organica di cui cibarsi. E da materia organica di cui cibarsi a design per ciabatte.

Trovo questa scelta commerciale davvero di una bassezza infinita.
Non solo non approvo l’uccisione di questi animali ad uso alimentare, ma non approvo nemmeno l’idea che la forma dei loro corpi privati di identità (cresta, piume, testa, collo..) venga così resa oggetto per creare degli accessori nei quali mettere i piedi.

Ho pertanto deciso di scrivere queste due righe a Flying Tiger per esprimere la mia opinione. Potete farlo anche voi lasciando un messaggio sul contact form del sito ufficiale. Non si sa mai per i prossimi anni decidano di deliziare i clienti con accessori più garbati.


“Gentile azienda,
ho visto la foto delle ciabatte a forma di cappone natalizio a vostro marchio. Non so se siano articoli di questa stagione o di altre. Il dissenso che tale visione ha generato in me mi ha portato a scrivervi.
Trovo imbarazzante la decisione di proporre delle ciabatte simili. Perché mai una persona dovrebbe scaldarsi i piedi o camminare con dei volatili decapitati ai piedi? Cerco di vedere il tutto attraverso l’ottica popolare dove i capponi sono simbolo del natale, ma la visione ecocentrica e il mio livello di rispetto per la vita degli animali mi portano a non riuscire a tollerare una tale scelta di pessimo gusto.
Spero che oggetti del genere, dove le vittime dell’inammissibile ingordigia umana diventano accessori dalla dubbia utilità, non vengano più proposti. Le altre specie sono esseri senzienti che soffrono negli allevamenti, e che vivono attimi di terrore al momento della macellazione. Nessuno dovrebbe avere il diritto di sminuire la loro vita per soldi.
Saluti.”

Carmen

una gallina rimasta impiccata in un allevamento in “batteria” (gabbia). Foto esemplificativa.

°°La Storia a Lieto Fine di Merlino°°

I gatti abbandonati che cercano di sopravvivere da soli in un mondo invaso dalle persone sono tanti. Alcuni passano la loro intera vita per le strade, senza nessuno che si occupi di loro, nutrendosi con quello che riescono a trovare o a cacciare. Altri vengono monitorati attraverso colonie o portati al gattile. Altri ancora, fortunati, vengono recuperati e adottati da qualche famiglia. Merlino è uno di questi.


Estate 2019. Provincia di Benevento.
Un micio rosso si affaccia dal muretto. E’ piccolo, esile. Avrà avuto pochi mesi. In modo schivo, standosene sulle sue, segue gli altri gatti che vivono liberi davanti a una casa alle pendici di una montagna. Sembra che qualcuno lo abbia lasciato in strada, ma non si sa chi.
Viene così alimentato da mia madre, che lascia lui scodelline di croccantini.
Il micio si abitua. “Mici” diventa il suo soprannome.


Febbraio 2020. Provincia di Pisa.
Dopo mesi di monitoraggio del gattino, che nel frattempo è diventato un bel miciotto, decidiamo di provare a portarlo a casa nostra, consapevoli del fatto che lo stallo potrà durare molto.
Si sa, i gatti adulti fanno sempre fatica ad entrare nel cuore delle persone, a differenza dei cuccioli, e avevamo avuto già esperienza di stalli lunghi mesi e mesi. Merlino nel frattempo viene sterilizzato e ripulito dai parassiti.
Oltre ogni nostra aspettativa, nel giro di pochi giorni un appello di adozione pubblicato sul mio blog colpisce una signora, che ne richiede l’adozione che avviene con sottoscrizione del modulo di affido.

Poi, il dramma.

Passa qualche giorno dall’adozione. Scrivo all’adottante, una donna empolese, e scopro che il micio è scappato di casa.
Mi reco sul posto in cerca del micio, assieme a me altre persone, e iniziano le ricerche disperate. Per niente d’aiuto sono le informazioni, ricevute quasi controvoglia, dalla donna che tutto sembra fuorché essere preoccupata per la sorte del micio che aveva adottato.
La verità da da lei non si verrà mai a sapere.

Pubblico appelli di ricerca ovunque. L’articolo gira in rete e viene condiviso migliaia di volte. La mobilitazione è tanta. Passano giorni, settimane.
Ogni tanto arriva qualche email in risposta all’appello. Solo false speranze: il micio segnalato non era mai lui.
Quasi perdiamo la forza di credere che lo ritroveremo, e la paura che ormai quella vita sia finita chissà dove prende il sopravvento.



Marzo 2020
Il Governo dichiara il Lockdonw.
L’Italia intera si ferma.
E’ forse grazie alla vita frenetica che si interrompe, assieme al traffico che diminuisce, a permettere al micio di.. spuntare fuori!
Arriva una segnalazione da Empoli, giunta (che destino!) da una persona che conosce l’affittuario della donna ex adottante.
Ci sarebbe intorno casa sua un micio che miagola, che non si fa avvicinare e che ha paura dei cani.
Riceviamo una foto: è Merlino!

Nonostante la libertà di movimento limitata, si attivano volontari e volontarie, e dopo quasi 24 ore di apprensione il micio viene recuperato attraverso una gabbia trappola da qualcuno del gattile Artistogatti di Empoli. Diamo un piccolo ringraziamento economico a chi ci ha segnalato il micio, a chi lo ha recuperato, e finalmente Merlino torna a casa.


E’ un micio cambiato, nell’aspetto e nel carattere: appena ritorna nell’ambiente che lo aveva ospitato pochi giorni prima dell’adozione si dirige verso la sua copertina, e lì rimane a dormire e a fare fusa per tutto il tempo.
Visibilmente dimagrito dopo quasi un mese di vita in strada, recupera piano piano il suo peso forma.
Da timido, impaurito e diffidente il suo carattere muta in socievole, coccolone, bisognoso di contatto umano.



Passano così 7 lunghi mesi.
Mesi in cui abbiamo pubblicato annunci per cercare per lui una famiglia vera, ben lontana da quella priva di serietà che non si è minimamente interessata al suo ritrovamento, e che addirittura – se non avessi chiesto informazioni io- forse non mi avrebbe mai nemmeno avvertita della “fuga”.

9 Ottobre 2020
Finalmente arriva una richiesta di adozione seria.
Conosciamo la famiglia che vuole adottare Merlino attraverso un controllo preaffido (ringrazio ancora Loretta Fe Garosi per il suo aiuto) e comprendiamo che quella potrebbe essere la scelta giusta.
Merlino viene così adottato e si trasferisce in provincia di Firenze.


Oggi, 9 Novembre 2020, ad un mese esatto dall’adozione, possiamo dire tutti che la storia di Merlino ha avuto un lieto fine.
La coppia che lo ha adottato ha dato lui tutte le attenzioni che necessitava, oltre al tempo: tempo per ambientarsi, tempo per fare amicizia, tempo per fidarsi delle nuove persone con le quali si trovava.

Abbiamo ricevuto aggiornamenti costanti da Nora e dal suo compagno, adesso “genitori” di Merlino, circa i suoi progressi e sviluppi sull’adozione.
Sono davvero contenta che questo gatto, così sfortunato come sembrava, abbia trovato il suo angolino di mondo sicuro.

Merlino oggi



Con questo articolo vorrei ringraziare gli adottanti, mia mamma e mio fratello per essersi presi cura di Merlino durante il lunghissimo stallo, Paola Ceccatelli per la sua donazione e tutte le persone che si sono mobilitate per aiutarci a trovarlo quando era smarrito.

Grazie di cuore ❤



Carmen




°°[Intervista] Fabrizio Selvaggio // MeMo – Una Canzone per dare Voce agli Animali°°

Ci sono molti modi per diffondere sensibilità e messaggi di rispetto per le altre forme di vita presenti sulla Terra, la musica è uno di questi.
Quando l’empatia incontra il ritmo si passa così dal toccare le corde degli strumenti a toccare quelle del cuore delle persone che ascoltano.
E i musicisti funk di MeMo, band italiana, ci sono riusciti.

E’ stato pubblicato oggi sul loro canale YouTube ufficiale una nuova traccia intitolata “Per Chi Non Ha Voce“.
La canzone, scritta da Fabrizio Selvaggio, è un eco non solo delle voci degli animali che ogni giorno vivono sotto il peso dello specismo, ma è anche quello di ciascuna coscienza che riprende possesso della propria consapevolezza. Fabrizio infatti ha voluto regalare un tributo musicale agli animali, che da anni difende e tutela con il suo stile di vita.

Il bellissimo video della canzone, che riporto qui di seguito, è stato girato in uno dei santuari di animali salvati dal macello in Italia:
la Fattoria Capre e Cavoli.



Ma cosa ha portato Fabrizio a scrivere questo pezzo?
E quale storia si nasconde dietro le sue parole?

Ecco la sua esclusiva intervista gentilmente rilasciata per il mio blog.

  • Da quanto tempo la filosofia vegan è entrata a far parte della tua vita?
    Gennaio 2015. Ricordo esattamente che la scoperta dei datteri Medjoul mi fecero capire che potevo rinunciare ai dolci. I dolci che erano l’ultimo motivo per definirmi ancora vegetariano. 
    Fu merito di una ragazza vegana che me li fece assaggiare ed ancora oggi la ringrazio per quel gesto.

  • Che tipo di visione avevi degli animali prima di abbracciare il veganismo?
    Avevo la stessa visione degli altri; quelli che li adorano se pur se li ritrovano nel piatto. Disconnessione mentale dettata dalla cultura familiare impostami fin da piccolo. Per me erano solo cibo. Io stesso non avrei mai avuto il coraggio di uccidere un animale per cibarmene ma nello stesso momento mi sembrava “normale” definirmi un predatore. Quel tipo di predatore che si annida nei supermercati e compra dei pezzi di animali dentro a dei contenitori di plastica. 


  • La musica è una delle tue grandi passioni: quando è nata in te?
    La musica è sempre stata parte della mia vita. Da giovane era un gran ascoltatore poi, crescendo, si è insinuata dentro di me contaminando la mia anima e tutta la mia vita. Ho iniziato a suonare il pianoforte da autodidatta a 19 anni, tardi in effetti. A 21 anni, mancando il bassista nella band dove suonavo, ho iniziato con un economico Hyundai 4 corde ed è stato subito amore. Da lì: scuole, corsi, tantissime band, ho insegnato basso elettrico, turni in SAE e presso qualche studio… Ho un curriculum lunghissimo di esperienze e di emozioni. Troppo lungo da mettere nero su bianco.


  • Cosa ti ha ispirato il testo del brano “Per Chi Non Ha Voce”?
    Per chi non ha voce” più che una ispirazione è stato un desiderio. Era da tempo che pensavo di scrivere una canzone che potesse spiegare come ho vissuto il cambiamento e che, forse, potesse diventare fonte di ispirazione per qualcuno. Mi ci sono messo di impegno ed alla fine il risultato mi ha soddisfatto molto.

  • Quale messaggio vorresti trasmettere attraverso questa canzone?
    “…Viaggio senza che sia lunga la salita…” è forse la frase del testo che esprime pienamente il mio pensiero. E’ più facile di quello che si possa pensare ed è, innegabilmente, un vantaggio per se stessi, per il pianeta e per gli altri. Animali in testa. 
    Capire che non sono oggetti è forse il passo più difficile da affrontare con chiunque non abbia abbracciato la filosofia Vegan ed è il secondo messaggio che, a modo mio, ho cercato di esprimere.

  • Da cosa è scaturita l’idea di girare il video presso un santuario di animali salvati dal macello?
    Più che da cosa, da chi. Me. Volevo trovare un modo per spingere un po’ di più il senso del testo ma senza inserire immagini di violenza o di maltrattamento. Ho pensato che inserire degli animali nel video avrebbe avuto l’effetto desiderato. Guardando il video credo che possa funzionare. La scelta della Fattoria Capra e Cavoli è venuta da sé. 


  • Pensi che nel campo musicale vengano lanciati sufficientemente messaggi etici?
    Penso proprio di no. O almeno in misura molto ridotta e principalmente nella musica non professionale. La discografia è un Business e di certo non si muove su basi etiche o emozionali ma su ben calcolati e pianificati progetti. Noi MeMo ci proviamo senza tralasciare l’aspetto progettuale legato al mercato.

  • In che modo la musica potrebbe essere veicolo di ideali?
    Potrebbe esserlo lavorando sui testi e sull’etica dei personaggi che la vivono e la producono. Purtroppo questo non esiste. E’ business, fatto di numeri e fatturato. Il resto viene dopo. 
    E’ un settore che si basa su metodologie complicate di mercato ed uscirne vorrebbe dire non riuscire a farsi sentire. Si cerca il compromesso. Almeno è quello che proviamo a fare noi.

  • Secondo te cosa frena le persone ad avvicinarsi a uno stile di vita e alimentare vegano?
    La cultura è l’ostacolo maggiore. Persone che difendono la tradizione andando da McDonalds o da StarBucks hanno comunque una visione del cibo molto solida e difficilmente scardinabile. Gli uomini sono i peggiori: hanno ancora la convinzione che il VERO uomo sia il preistorico che gronda ancora il sangue della sua preda. 

  • Hai suggerimenti per chi vorrebbe diventare vegan?
    Di essere curiosi. La curiosità ti porta a voler capire, a leggere e studiare, ad avere una mente analitica che non subisce le informazioni in modo passivo ma le elabora e le fa proprie. Internet è un mondo aperto all’informazione, vera e non, ed alle scelte più corrette per se stessi e per gli altri. Basta la voglia ed un po’ di tempo. 

  • Come vedi il mondo nel futuro?  
    Non bene. Sono padre e sono decisamente preoccupato del mondo che verrà. Cerco di insegnare a mia figlia ad essere autonoma, autosufficiente e sana. La cultura che ci circonda è però statica tanto quanto sull’alimentazione tanto quanto sulla standardizzazione della persona. Si fa fatica. Un mondo vegan, secondo me, non ci sarà mai. Purtroppo. L’etica non è considerata un valore e chi non ha voce non è considerato meglio di un pezzo di plastica. Uomo o animale che sia. Per fortuna non è cosi per me e tanti come me.

Una visione leggermente pessimistica, sicuramente dettata dalla triste realtà tangibile e che attualmente ci circonda.
Ma penso che sotto sotto un filo di speranza in una evoluzione sociale globale c’è sempre, e questa canzone lo dimostra.


Foto dal backstage del video


Carmen Luciano

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