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°°Macrolibrarsi: Aperto un Nuovo Reparto di Prodotti per Animali°°
Cari lettori e care lettrici,
vi informo che l’e-commerce Macrolibrarsi, uno dei più grandi in Italia con un numero enorme di prodotti naturali e vegan, ha aperto un reparto interamente dedicato agli animali domestici.

In occasione di questa new entry, tutto il catalogo per gli amici a 4 zampe è scontato del 10%:
cibo, accessori, antiparassitari, detergenti e molto altro a un prezzo promozionale.
I prodotti vengono spediti in tutta Italia con imballaggio ecologico 🙂
PRODOTTI PER CANI
• Crocchette
• Cibo umido
• Snack & Biscotti
• Igiene e Pulizia
• Antiparassitari Naturali
• Accessori
PRODOTTI PER GATTI
• Crocchette
• Cibo Umido
• Integratori
• Igiene e Pulizia
• Antiparassitari Naturali
Se non li conoscete già, vi suggerisco e consiglio gli accessori ecologici Beco, realizzati in bambù riciclabile: sono accessori veramente resistenti e duraturi, di ottima qualità.
• Beco Cover Copri lattina in silicone
• Beco Sacchetti igienici inodore
• Beco Paletta per lettiera in bambù (in foto – ce l’ho da oltre 5 anni ed è ancora perfetta!)
• Beco Scoop paletta per cibo in bambù
• Beco Sacchetti igienici compostabili
• Beco Ciotola per cibo/acqua in bambù con fantasia Save the Bees
• Beco Ciotola per cibo/acqua in bambù con fantasia Save the Waves

Al prossimo articolo!
Carmen
°°Allevare Animali è un gesto Immorale°°
Allevare animali significa avere due o più esseri viventi appartenenti ad una determinata specie, confinarli in uno spazio ben preciso, obbligarli a riprodursi tra di loro senza rispettarne i naturali ritmi riproduttivi, renderli dipendenti dalle proprie volontà arrivando ad alterarne o placarne gli innati istinti, e farne oggetto di tornaconto economico attraverso la loro moltiplicazione.
Quando si parla di allevamento la prima cosa che solitamente si pensa è quello di tipo zootecnico alimentare, dove le forme di vita portate a riprodursi a ritmi innaturali vengono obbligate a morire per fornire materia organica a coloro che si cibano ancora di carcasse.
La pratica dell’allevamento però abbraccia molti altri ambiti, ed oggi in questo articolo voglio parlare di quello prettamente legato agli affetti. Perché anche dietro ad un apparente “amore” può nascondersi qualcosa di enormemente sbagliato.
L’allevamento di animali domestici: perché è immorale.

L’essere umano è un animale dalla psiche molto complessa e particolare. Nei millenni ha sviluppato un certo legame con alcune specie, come quella felina e canina, arrivando ad una vera e propria necessità di avere tali esemplari in luoghi di vita quotidiani. Da qui, il termine “animale domestico”, ossia tenuto in casa. Nonostante in natura gli animali non vivano in domus, spazi di cemento lontano dai propri simili, l’essere umano è riuscito a rendere l’animale membro extra del proprio nucleo familiare nel migliore dei casi, ma anche “complemento d’arredo” della propria abitazione nel peggiore.
Se da una parte possiamo vedere famiglie felici con un cane o un gatto, dall’altra non vedremo mai un branco di cani con un bambino fatto proprio al seguito.
Per riuscire a capire bene il discorso allevamento è necessaria l’immedesimazione.
A quanti di noi piacerebbe vivere un’intera vita in totale subordinazione dove il nostro compito è procreare, mettere al mondo figli, e vederli venduti da qualcuno che appartiene a un’altra specie che si arricchisce con essi?
“Ma quei figli andranno a stare bene”, può dire qualcuno.
Nessuno lo mette in dubbio che possano andare a star bene. Se chi compra quella vita ha un minimo di rispetto per l’esistenza altrui, quei figli saranno discretamente fortunati.
Tuttavia, rimane il fatto che essi sono stati mercificati e scambiati per una determinata cifra decisa da un mercato che ogni anno fattura lauti introiti.
A quanti di noi piacerebbe essere selezionati per caratteristiche fisiche, obbligati ad accoppiarci con determinati individui per ottenere dei figli con requisiti ben precisi? Colore degli occhi, forma del viso, dimensioni fisiche..
E’ quello che accade agli animali, ed è ciò che ha portato alla nascita delle “razze”. Selezioni su selezioni che hanno generato esemplari diversissimi fra loro.
E’ forse giusto che un cane sia stato portato ad essere un microscopico animale da borsetta? O che un gatto abbia fattezza così enorme da non riuscire a svolgere naturali movimenti come saltare?
“Gli animali tanto non capiscono”, potrebbe tagliar corto qualcun altro.
Ma chi lo afferma che essi non capiscano? Studi condotti da esseri umani, gli stessi che usano gli animali per generare soldi?
Che siano consapevoli o meno delle condizioni in cui riversano, nessuno ci da il diritto di utilizzare la nostra tanto ostentata intelligenza superiore per disporre degli altri a nostro piacimento.
“Ma gli allevatori amano gli animali come figli”, potremmo sentirci dire.
Avete mai visto allevatori vendere i propri figli?
Suppongo di no. Ergo, bisogna stare attenti ad utilizzare termini non pertinenti. La cura verso qualcuno finalizzata al lucro non può essere definita amore.
L’amore, per piacere, è un’altra cosa.
“Senza l’allevamento gli animali si sarebbero estinti” potrebbe aggiungere qualcuno. In realtà le razze vendute e comprate non sarebbero mai esistite in natura senza l’allevamento. Gli animali allevati sono come esseri in “stand-by”. Esistono, sì, ma loro genealogia va avanti priva di funzioni determinate dalla natura. Dovremmo toglierci dalla mente lo stereotipo di umano=salvatore degli animali, perché in realtà per mano nostra ogni anno spariscono per sempre specie animali e vegetali e non ne siamo nemmeno così tanto dispiaciuti.
Comprare un animale, a mio avviso, è sinonimo di mancanza di rispetto per la vita. Chi rispetta la vita difficilmente accetta l’idea che essa abbia un costo, e che dietro la sua nascita ci sia un mercato fondato sullo sfruttamento e sulla mercificazione di creature.
Chi vende animali, in modo legale ma anche illegale, dimostra di vedere nelle altre vite un qualcosa, non un qualcuno, di inferiore a sé tanto da poterne arbitrare la vita.
Vi invito pertanto a riflettere bene prima di entrare in un negozio, o in un allevamento, e pagare centinaia (o migliaia) di euro per portare a casa un animale dalle caratteristiche fisiche che più vi aggradano.
Non sono peluche, non sono oggetti, meritano rispetto e libertà.
La verità germoglierà dall’apparente ingiustizia.
Albert Camus
Carmen
°° Bordi in Pelliccia: Come riconoscere quelli veri dai sintetici °°
Giunto il freddo, mentre il vento soffia gelido e le foglie iniziano a cambiare colore, anche le vetrine dei negozi cambiano: i manichini vengono vestiti con capi più pesanti e caldi.
Felpe, maglie, giubbotti, cappelli, sciarpe, guanti: tutto pronto per offrire alla clientela indumenti per far fronte all’inverno.
Ed è proprio in questo periodo che spuntano, più che mai, i bordi in pelliccia vera. Non hanno uno scopo utile e un fine pratico al capo a cui sono cuciti, ma nonostante ciò sono lì. Immancabili. Onnipresenti. Di tutti i colori, forme, dimensioni.. e di ogni tipo di animale.
Una vera e propria piaga nella moda: i bordi in pelliccia vera hanno esclusivamente un fine estetico che si basa sulla violenza e sulla morte delle specie usate contro la propria volontà.
Ogniqualvolta che trovo un capo d’abbigliamento che ne possiede uno, nonostante si possa staccare con dei bottoni appositi o con zip, preferisco sempre evitare l’intero indumento per non sostenere l’azienda che ha deciso di finanziare il mercato della pellicceria. Evito anche di acquistare capi bordati da finto pelo, poiché le pellicce sintetiche imitano in fattezza quelle vere degli animali, e non desidero dare un pessimo esempio a chi, vedendomi così vestita, per emulazione può acquistare un capo simile, magari con bordo di vero pelo.
Se anche tu non adori indossare i resti di procioni, conigli, volpi, coyote e altri poveri animali fatti nascere col solo scopo di essere scuoiati e ammazzati per cedere i loro resti, segui queste semplici dritte per evitare acquisti crudeli:
• Consiglio numero 1: allena il tatto.
Se hai un cane, un gatto o un coniglio come animale domestico, o qualcuno delle tue amicizie ne ha, fai una prova. Accarezza con la mano il suo pelo, e memorizzane la consistenza e la morbidezza.
Il pelo di un animale vero è estremamente morbido. Prendi un peluche e compara il tutto: sentirai che quello del peluche è meno morbido e più consistente poiché sintetico. I bordi in pelliccia vera sono molto morbidi, mentre quelli in pelliccia finta sono stopposi.
• Consiglio numero 2: prova a soffiare.
Sempre aiutandoti con il tuo animale domestico (senza arrecargli un disturbo eccessivo, e se l’animale è disposto) avvicinati al suo pelo in una zona in cui non prova fastidio, e prova a soffiare. Una pelliccia vera sottoposta a un getto d’aria lascia intravedere alla base dei peli la cute degli animali. I peli si spostano sotto l’aria facilmente. Un bordo in pelliccia vera cucito a un capo d’abbigliamento farà la stessa cosa: sotto il soffiare i peli si sposteranno facilmente. In un bordo sintetico invece non vedrai grandi risultati.
• Consiglio numero 3: fai attenzione al colore.
Di solito i peli di qualsiasi essere vivente hanno la base di colore diverso da quelli in superficie, sposti al sole che tende a schiarire. Analizza il pelo del tuo amico a quattro zampe: con pollice e indice separa una piccola parte di pelo. Noterai che alla base il colore è diverso. Potrebbe essere più scuro e potresti trovare altri piccoli peli che sono la ricrescita. Ricordati che una pelliccia sintetica tutti questi dettagli verosimili non li ha.
• Consiglio numero 4: leggi bene l’etichetta.
Se sull’etichetta trovi la scritta “bordo in Lapin” oppure “ANGORA” vuol dire che al collo hai l’avanzo di più coniglietti (quelli uccisi non solo dall’industria della carne). Se invece trovi la dicitura “pelliccia di Murmasky“, non vuol dire che è pelliccia sintetica. Al collo hai un procione. In entrambi i casi sono pellicce VERE di animali VERI. Le etichette spesso e volentieri sono in inglese. Purtroppo non tutte le persone conoscono questa lingua franca della moda. Pertanto, fai attenzione se trovi sull’etichetta “real fur”, perché per l’appunto è pelliccia vera.
• Consiglio numero 5: un cappotto dal prezzo abbordabile non determina un bordo finto.
Pagare poco prezzo un indumento con pelliccia non significa automaticamente che il bordo in pelliccia sarà finto. Spesso anche i capi acquistati a buon prezzo hanno bordatura realizzata con resti di animali veri. È necessario prestare sempre attenzione.
• Alcuni esempi di pelliccia, suddivisi per animale di appartenenza
• LAPIN: la pelliccia di coniglio si distingue per la ridotta dimensione dei peli, che raggiungono circa 2 centimetri di lunghezza. Siamo davanti a una pelliccia di coniglio se il manto è molto lucido ed è tutto orientato in un verso. Se si soffia sopra la pelliccia, i peli si spostano e al tatto sono estremamente morbidi. Nell’immagine sottostante vi è un esempio di cappotto in pelle bordato con pelliccia di coniglio.

• VOLPE: le volpi hanno una pelliccia molto folta dai peli lunghi di circa 6 centimetri che seguono più direzioni. Se con le dita si fa spazio tra di essi, si noterà una differenza di colore. Sulla parte più esterna la pigmentazione è più chiara. Tutto ovviamente dipende anche dalla colorazione artificiale a cui viene sottoposto il manto. Sulle etichette si trova la dicitura “fox fur”.
Un esempio di pelliccia vera di volpe:

• VISONE: i visoni sono animali piccoli dalla pelliccia molto compatta e dai peli corti di circa 3 centimetri. Il loro colore è inconfondibile: marrone con sfumature caramello. Si sente benissimo al tatto: se la pelliccia è vera, è molto morbida. Si può capire che siamo davanti a un capo con pelliccia di visone vera sia per il prezzo (nell’industria della pellicceria ha ancora un costo elevato) e per la dicitura “mink fur” sull’etichetta.

• PROCIONE: per imbattersi in una pelliccia di procione basta veramente poco. I bordi in pelliccia vera sono cuciti ai cappucci di piumini, cappotti, ma anche sopra i cappelli a forma di pompon. Il manto dei procioni ha peli lunghi quasi come quelli della volpe, circa 6 centimetri, ma risulta molto più morbido. Alla base il colore è più scuro, mentre sulla parte esterna i peli hanno una colorazione miele con ciuffi di pelo in rilievo colore nero. Sopra le etichette dentro i capi d’abbigliamento confezionati con pelliccia vera di procione è possibile leggere “murmasky, raccoon fur”.
Qui sotto un esempio da me fotografato di piumino, in vera piuma d’oca, con bordo in pelliccia di procione. L’apoteosi dello sfruttamento e della morte.

Se vuoi fare qualcosa di concreto per gli animali, e per lanciare un messaggio chiaro all’industria della moda che miete vittime, non acquistare capi in pelliccia vera.
Preferisci il sintetico, o meglio ancora, evita del tutto inserti che possono richiamare alla mente animali scuoiati come faccio anch’io.
Marchi d’abbigliamento che hanno deciso di smettere di utilizzare inserti in pelliccia:
OVS INDUSTRY, STEFANEL, GUESS, GUCCI, GIORGIO ARMANI, OBAG..
Marche sconsigliate, che potrebbero ancora vendere pellicce o che hanno in vendita pellicce:
MAX MARA, ELENA MIRO, LUISA SPAGNOLI, WOOLRICH, GEOSPIRIT , REFRIGIWEAR, PEUTEREY, BLUMARINE, YVES SAINT LAURENT, DOLCE E GABBANA, LOUIS VUITTON, MET..
Ricorda che ogni volta che fai acquisti decidi in che mondo vuoi stare.
Scegli con consapevolezza.
Grazie.











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