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°°Con lo Sguardo al Cielo – Visita all’Osservatorio Astronomico Beppe Forti di Montelupo F.No°°
Qualche sera fa ho realizzato un sogno che da tanto, troppo tempo, dimorava dentro a uno dei miei cassetti dove tengo custodite esperienze che devono ancora manifestarsi: visitare un osservatorio astronomico per sguardare più da vicino il cielo, le stelle, i pianeti.
Assieme al mio compagno, che ringrazio per aver condiviso con me questa meravigliosa esperienza, ho visitato il K83 Beppe Forti di Montelupo Fiorentino (Fi).

Il cielo era limpido, le stelle scintillanti come pietre preziose cucite in un manto di velluto blu.
Gli antichi ci avevano visto proprio bene a creare questa similitudine con i corpi celesti.
Siamo arrivati sul posto, situato in un’area collinare e boschiva, che la luna ancora non era visibile.
Nel frattempo che attendevamo il suo spuntare dall’orizzonte scuro, alcuni dei volontari dell’osservatorio ci hanno accompagnati all’interno della struttura per mostrarci uno degli ultimi telescopi approdato nel 2020. Un modello tecnologico realizzato in Italia dall’azienda Marcon.

Ho particolarmente apprezzato la passione, evidente e chiara, che traspariva dalle spiegazioni dei due volontari che ci hanno seguito durante la visita.
Ed ho apprezzato ancora di più l’idea di apprendere cose nuove, che prima non conoscevo.
Con gli occhi al cielo, stelle e pianeti indicati dal laser verde della guida, ci è stato spiegato come riconoscere le costellazioni, l’etimologia del termine “solleone” (col sole nel segno del leone, n.d.r), come trovare la stella polare e tanto altro.
Nel frattempo, la luna stava spuntando in cielo, avvolta da un colore ambrato.
Lentamente si è alzata, schiarendosi fino a raggiungere il suo magnifico pallore, e finalmente ho potuto ammirarla ad una grandezza maggiore, avvicinando l’occhio alla lente di uno dei telescopi presenti all’esterno dell’osservatorio.

Ed eccola lì, la mia tanto amata luna.
È riaffiorato un ricordo di quando ero piccola. Non ricordo l’età.
Affacciata al balcone per respirare aria fresca, lei era lì, quasi piena, in alto a illuminare il piazzale.
La sua luce chiara faceva risplendere le forme delle cose davanti a me: i tetti delle case di fronte, i rami degli alberi, il ferro battuto delle ringhiere, i lampioni che illuminavano le strade. Illuminava tutto, anche il mio volto intento a osservarla in modo sognante.
Perché era lì? Perché io ero sulla Terra? Perché così bella ma lontana per essere toccata?
Ho sempre amato la luna. In tutte le sue fasi.
Da grande, scoperto il potere del suo influsso sul nostro pianeta e sulle nostre vite, la amo ancora di più.
Dal 2012 un ciondolo in Adularia, conosciuta come Pietra di Luna, è appeso al mio collo vicino al cuore.
Dal 2019, da quasi 3 anni, è la mia fonte di energie per le mie intenzioni. Alleata di conquiste, traguardi, successi, concretizzazione di desideri e volontà.
Vederla lì, così ravvicinata e scorgere le sue caratteristiche è stata una forte emozione.
“La luna non è niente, devi vedere i pianeti” ha detto poi una delle nostre guide, alludendo al fatto che di meraviglie nel cielo ce ne erano ancora di più.
Difatti, è arrivata.
Dopo aver osservato, fotografato, filmato la luna, il telescopio è stato indirizzato verso il vicino Saturno.
Mai avrei immaginato che avvicinando nuovamente l’occhio a quello strumento la mia vita sarebbe cambiata. È stato come sentire il rumore di una crepa interiore, come distaccarsi da qualcosa di passato e andato, come lasciare cadere un vecchio guscio e scoprirsi con una pelle nuova.
Vedere con i miei occhi quel pianeta, quel meraviglioso puntino lontano ma ravvicinato dalla lente, mi ha commossa. Sì, è scesa una lacrima di commozione. I miei occhi, la mia conoscenza hanno incontrato il sublime. È stato come se la mia vita si fosse istantaneamente divisa in due parti: il prima di vedere il cielo, e dal momento in cui ho visto il cielo. La sua forma sferica, gli anelli al suo intorno.
Saturno è stata una delle cose più belle che abbiano mai visto i miei occhi.
Tale visione mi ha immediatamente trasmesso un senso di appartenenza all’universo.
La consapevolezza di far parte del mondo e di essere circondata dalle sue bellezze era già dentro di me da anni, ma guardare luoghi lontani dove il nostro corpo mortale non arriverà forse mai, mentre la nostra mente e il nostro spirito sono raggiungibili, fa sentire estremamente piccoli.
D’un tratto, perdendo lo sguardo nell’infinità dello spazio, si naufraga nel dolce mare della consapevolezza. Non sappiamo se altrove, lontano da noi, esistano altre forme di vita.
La curiosità si fa spazio tra i pensieri, l’immaginazione diventa vivida.
Nell’incertezza, nell’impossibilità di sapere, sopraggiunge anche il sentirsi davvero umani,
la sensazione di appartenere a questo mondo, e la meraviglia di sapere che non siamo soli, ma circondati da infinite creature dalle forme diverse, che dobbiamo ancora imparare a rispettare,
che dobbiamo ancora imparare a lasciare vivere senza abusarne corpi e coscienze.
Questa è una mia missione quotidiana.
Ringrazio lo staff di volontari dell’Osservatorio Astronomico Beppe Forti di Montelupo Fiorentino (FI) per il lavoro che viene svolto con passione e per le attività culturali proposte.
L’osservatorio è visitabile ogni venerdì sera, dalle 21.00 in poi, a fronte di una piccola donazione che serve alla struttura per autofinanziarsi. Trovate maggiori informazioni cliccando QUI.
Vi invito vivamente a visitarlo, perché merita. Se abitate distanti, visitatene uno vicino alla vostra città.
È un’esperienza che cambia la prospettiva attraverso la quale guardiamo la vita. Davvero.
Carmen
°°I Cavalli Non Devono Essere Mezzi di Trasporto°°

Paraocchi, briglie, ferri alle estremità inferiori degli arti, una carrozza agganciata sulla schiena e l’obbligo di camminare, camminare e camminare sull’asfalto. Sotto la pioggia, sotto il sole, in mezzo alle macchine, fra lo smog. Nessuna interazione con i propri simili. Nessuna possibilità di togliersi di dosso quel fardello.
Benvenuti e benvenute nella vita di un cavallo da carrozza turistica.

Il fatto che sia legale detenere un cavallo per utilizzarlo al fine di trainare una carrozza con a bordo turisti paganti, non fa di tale atto né un vanto, né una realtà da tollerare a priori.
Da secoli questi animali sopportano il peso, fisico e ideologico, della nostra specie sul proprio corpo.
Credo sia il caso di evolversi.
Coloro che fanno dello sfruttamento animale un “lavoro” e lo difendono a spada tratta dalle critiche che giustamente possono giungere, provino a realizzare che la sensibilità umana sta crescendo.
Se risulta difficile capire ciò, allora che si rassegnino.
In alternativa, prendano il posto del “loro” cavallo e si sudino lo stipendio da soli.
Perché è facile dire che il proprio è un duro mestiere, fatto di sacrifici per mantenere gli animali, sterco da pulire, tasse da pagare e quant’altro. Il punto è che imbrigliati non ci sono loro. Non sono loro quelli costretti a fare una vita innaturale senza che nessuno glielo abbia chiesto.
A mio avviso in una società sana, composta da di umani che sanno coesistere assieme alle altre specie, non esisterebbe l’assoggettamento o la subordinazione, men che mai finalizzata al lucro. Invece l’antropocentrismo ancora rende schiavo il nostro genere, e dobbiamo tristemente prendere atto che la nostra specie ha come cardine la moneta, il denaro. Materia di nostra invenzione, che facciamo pesare però anche a chi non l’ha inventata, tanto da metterla addirittura davanti alla vita stessa.

Esattamente come non sarebbe giusto sfruttare una persona legandola per imporle obbedienza (inorridiremmo davanti a un uomo o una donna con un calesse carico di persone legato al corpo), non è giusto né accettabile fare ciò con un animale.
Non importa se un cavallo ha la forza fisica per scarrozzare umani: le altre specie non sono presenti al mondo per renderci servigio.
E che non si pecchi di brutale ipocrisia quando questi bellissimi esemplari soccombono sotto il peso della cattiveria umana: chi finanzia è complice.
Coloro che non hanno ancora compreso l’importanza del riconoscimento dei diritti delle altre specie, dovrebbero provare a mettersi nei panni degli sfruttati e a immaginare una vita fatta di assenza di diritti. Solo così, forse, potrebbero capire.
I cavalli, e tutti gli altri animali, devono vivere LIBERI.
Il mio invito è dunque quello di girare per le città a piedi o con altri mezzi, poiché gli esseri viventi non lo sono.
Non finanziate chi sfrutta gli animali.
Siate solidali con chi ancora non gode di diritti, mai con chi li nega agli altri.

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