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°°Iniziazione al Consumo di Insetti nei Testi Scolastici°°

Cari lettori e care lettrici,
come avrete sicuramente sentito da notiziari cartacei od online, l’Unione Europea ha aperto le porte al consumo alimentare di animali non convenzionali nel nostro continente: gli insetti.



La scusa è quella di dover passare, per necessità, dal consumo di animali molto più grandi (bovini, suini, ovini, caprini ecc) a quelli che fino a ieri erano visti come infestanti se trovati negli alimenti (ci sarebbe da ridere se non fosse per la drammaticità della cosa), per tutelare l’ambiente ed avere un minor impatto sulla terra. Via libera dunque a farine proteiche a base di larve della farina, di pasta di cavallette e ad altri prodotti alimentari “arricchiti” con queste specie animali new entry.

Basandomi sulla reazione delle persone che ho attorno (parlo delle migliaia con le quali interagisco sui social), la notizia non è stata presa proprio bene, in special modo da chi ancora consuma corpi di animali. Se da una parte gli insetti sono consumati con regolarità da alcuni popoli nel mondo (soprattutto in Oriente), da noi infatti sono ancora avvolti da un’aura di pregiudizi e repulsione, sentimenti ben lontani dal senso di fame. Per cultura, gli insetti possono essere inquadrati fra le specie ctonie collegate alle sensazioni di schifo, paura, orrore, disgusto.
Difficilmente un individuo adulto, abituato dal Sistema a usare collanti per sbarazzarsi delle tarme della farina che nascono nella sua dispensa, o a usare veleni per ripulire cucine e cantine dagli scarafaggi potrà essere felice all’idea di prepararsi un bel risotto alle cimici.

Come fare dunque per iniziare a sondare il terreno, cercando di normalizzare il consumo di cavallette, vermi, tarme & co?
Partendo dai più piccoli, dalle future generazioni, ovviamente.
Ed il processo di iniziazione è già stato avviato.


Proprio ieri, sfogliando le pagine di un libro di scienze adottato come testo da una classe seconda di una scuola superiore di Empoli, lo sguardo è caduto su un dettaglio non indifferente, che riporto in foto qua sotto.

Il capitolo, dedicato alle molecole della vita (fra cui le proteine) si apre con un bel suggerimento frutto dell’AGENDA 2030:
insalata di insetti per “sconfiggere la fame” e “consumo e produzione responsabili”.
Dalle domande poste nel riquadro a quanto pare nel video proposto a ragazzi e ragazze adolescenti si mostra quante persone già mangiano gli insetti nel mondo, la differenza fra proprietà dei loro corpi e quelli dei manzi e perché “potrebbero essere cibo strategico del futuro”.

E non illudetevi che sia un caso isolato: gli insetti come cibo li ho trovati anche in un libro di testo adottato da una classe quarta di una scuola elementare di San Miniato, e chissà quali altri libri contengono informazioni analoghe per destare curiosità, cambiare le convinzioni di chi legge e spronare lettori e lettrici a provare il “cibo del futuro” per sconfiggere la fame nel mondo, consumando e producendo in modo responsabile. (Controllate sempre i testi scolastici, se avete figli e figlie)

Non ci vuole molto per comprendere come queste letture, messe dentro testi scolastici non a caso, possano essere utili a qualcuno per raggiungere il proprio obiettivo. E se è stato normalizzato il consumo di tutti gli altri animali in altri tempi, dobbiamo essere preparati/e a tutto senza stupirci di niente.

Chi dal 2020 ha vissuto degli anni con la consapevolezza amplificata, arrivando a vedere meglio, con più chiarezza, cosa siamo noi esseri umani e cosa sono gli animali per il Sistema, avrà già capito dove ci stanno indirizzando.

Articoli già tacciati di complottismo e disinformazione stanno mettendo in discussione l’utilità ma soprattutto la salubrità degli insetti come fonte proteica: c’è chi dice che a lungo andare consumare animali che in natura dovrebbero essere predati dagli uccelli non faccia bene all’organismo umano.

Tralasciando l’aspetto nutrizionale e sanitario, che non mi compete per ambito di studi, vorrei piuttosto incentrare l’attenzione su un altro quesito: abbiamo veramente bisogno di ampliare il cerchio di vittime per la nostra alimentazione? Ammazzare insetti è il futuro?


Nel 2018, quando ho incontrato il dottor Neal Barnard a Milano, nella sua conferenza qualcuno pose la domanda “perché non consumare insetti?“. Forse una provocazione, forse un dubbio reale. Il dottor Barnard, che aveva concluso un bellissimo discorso sulla nutrizione umana interamente vegetale, disse che non avevamo bisogno di mangiare gli insetti, esseri senzienti anche loro, e che una dieta bilanciata basata su fonti vegetali garantisce una buona salute.

Agganciandomi al parere di questo esperto di fama mondiale, proseguo dicendo che nemmeno dal punto di vista morale abbiamo bisogno del consumo di insetti.
Si fa leva, quasi per colpevolizzare i consumatori, sulla fame nel mondo e sulla necessità di dover gestire meglio le risorse che abbiamo.
È necessario ricordare che i miliardi di animali fatti nascere col solo fine di morire e raggiungere il piatto di qualcuno in paesi “ricchi”, vengono alimentati con cereali e legumi coltivati appositamente per loro e ad uso zootecnico.
Durante i mesi in cui vengono lasciati in vita, questi animali mangiano grandi quantità di cibo per aumentare il loro peso corporeo.
Come riportato più volte anche dalla giornalista Sabrina Giannini nel programma RAI 3 Report, questo processo di alimentazione degli animali da uccidere per alimentare esseri umani è uno spreco di nutrienti.

Dal momento che il nostro organismo è in grado di digerire cibi vegetali, il bisogno di consumare animali (fra cui insetti) è infondato.




Perché, se si può vivere in salute e garantire cibo per tutte le persone nel mondo, non si promuove l’alimentazione vegetale?

L’idea che mi sono fatta è che la promozione dell’alimentazione vegetale comporterebbe 3 risvolti nella società di cui il sistema ha paura:
• fine del massacro animale, e di conseguenza, della sopraffazione umana sulle altre specie
• uguaglianza nel mondo fra popoli e indipendenza alimentare
• persone in salute

Ci pensate?

Se viene meno l’idea di inferiorità animale e di superiorità umana, potrebbe venir meno anche l’illusione di alcune popolazioni di essere migliori o più meritevoli di altre (le discriminazioni ancora esistono, non facciamo finta che non sia così).
Se viene meno la violenza sugli animali, e la compassione si diffonde, potrebbe venir meno anche l’istinto di far del male alle persone, ai nostri simili. Giammai!

Se sopraggiunge l’idea di uguaglianza fra persone senza limiti di confini, età, religione ed etnia, e se si offre a tutti la possibilità di coltivare dei terreni un tempo usati per allevare animali, qualcuno come farà a sentirsi ricco? Se non esiste povertà, non esiste ricchezza. Se tutti possiamo avere le stesse possibilità, qualcuno non si sentirà privilegiato e migliore.

Se le persone iniziano a godere di ottima salute mangiando cibi vegetali, chi venderà più farmaci? chi venderà più quelli per far sopravvivere gli animali negli allevamenti, se non se ne allevano più? chi proporrà più vaccini per l’ennesima zoonosi e se non vi saranno più epidemie?

Insomma capite, gli interessi di qualcuno (molti “qualcuno”) potrebbero venir meno, non sia mai, e nel mondo si starebbe troppo bene, troppo in pace, troppo in armonia. Mica vorrete questo?


E invece, gli assoggettatori di animali e genti dovrebbero iniziare ad avere paura per i loro soldi e il loro potere,
dal momento in cui sono sempre più numerose le coscienze risvegliate che sanno che la società in cui viviamo ha caratteristiche negative che devono essere corrette: nessun servo, nessun padrone, nessuna cieca obbedienza, nessuna schiavitù, nessuna violenza.

Lo dico spesso: se per millenni siamo state/i in grado di vivere in questo modo biasimevole, con l’intelletto che abbiamo siamo in grado in qualsiasi momento di sovvertire l’ordine mortifero delle cose e migliorare, cambiare, darci una seconda possibilità per chiedere scusa per il male fatto a persone e ad animali, e per iniziare a esistere su questa terra meritandocela.
Con rispetto, con cura, con consapevolezza, attenzioni, amore.




Se non avete ancora smesso di mangiare animali, non perdete tempo (e salute) e cambiate le vostre abitudini alimentari subito.
Letture consigliate:

La Mia Famiglia Mangia Green – Dottoressa Silvia Goggi
È facile diventare un po’ più vegano – Dottoressa Silvia Goggi
La trappola del Formaggio – Dottor Neal Barnard
Super Cibo per la Mente – Dottor Neal Barnard
Libro ricette Vegan – AgireOra Edizioni
Perché vegan? (volantino in pdf)
Introduzione alla Cucina Vegan (pdf gratuito)
Impariamo a mangiare sano con i cibi vegetali (pdf gratuito)
Guida al Vegetarismo – Dottoressa Luciana Baroni (pdf gratuito)

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°°Lettera Aperta a Orietta Berti: Anacronistici Stereotipi sulla Nutrizione Vegetale°°

Qualche giorno fa Orietta Berti, in occasione del debutto di una miniserie per i social voluta dall’assessorato regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna che la vede come protagonista assieme a Emanuele Ferrari e Federica Gif, ha esternato un suo pensiero sul consumo e non consumo di animali.

Stando a quanto riportato da Il Corriere della Sera la cantante avrebbe esternato che lei mangia meno carne adesso, ossia l’essenziale, perché “non si può mangiare solo frutta e verdura” dal momento in cui “ci serve la carne se vogliamo guardare alla salute”. Un messaggio anacronistico, farcito di pregiudizi sulla nutrizione vegetale, che sta rischiando di diventare il solito, trito e ritrito stereotipo da giornale.

Vorrei dire pubblicamente alla signora Berti svariate cose.
Inizio col sottolineare che chi ha abbracciato uno stile alimentare che esclude gli animali nella loro interezza (corpo e derivati corporei) non mangia solo frutta e verdura. La nutrizione vegetale comprende frutta e verdura, sì, ma assieme a cereali, ortaggi, legumi (importante fonte proteica), frutta secca e semi. La signora Berti non ha quindi tenuto di conto degli altri tre “livelli”, preziosissimi, della piramide alimentare vegetale che forniscono carboidrati, proteine e grassi indispensabili per il nostro organismo. Da oltre due decenni esiste la SSNV – Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana che diffonde informazione sul corretto consumo di alimenti vegetali per godere di ottima salute in qualsiasi fascia d’età.
Evidentemente, la signora Berti in questi ventidue anni fra una canzone e l’altra non ha avuto modo di informarsi.

Grafica di ErbivoriX

Il primo punto trattato, già da solo, smonta la convinzione dell’essenzialità della carne nell’alimentazione umana. Ma per avvalorare la mia tesi (che più che tesi è un dato di fatto), vorrei ricordare che molti esperti di nutrizione umana sono dichiaratamente vegan e che sostengono appieno uno stile alimentare interamente vegetale, dallo svezzamento fino all’età adulta.
Per citarne alcuni: la Dottoressa Silvia Goggi, la Dottoressa Michela De Petris, la Dottoressa Luciana Baroni ma anche il Dottor Neal Barnard. Quest’ultimo, incontrato qualche anno fa a Milano, tenne una conferenza sui problemi di salute scaturiti proprio dal consumo di derivati animali, carne e pesce. Credere, al contrario, che non mangiare animali comporti inevitabilmente al non godere di ottima salute è veramente anacronistico.

Passando all’aspetto etico, il messaggio della signora Berti è molto triste perché grava sulla vita di milioni di creature fatte nascere con la sola ragione di morire, in tutta Italia e anche nella sua amata regione. Sorge il dubbio che tali parole siano state più un elogio alla tradizione culinaria dell’Emilia Romagna che miete vittime animali da tempi immemori e che le sta dando un ruolo sui social, ma oltre agli interessi, ai soldi, ai progetti, alla popolarità e al commercio, esiste altro. Spogliati di quanto è più superficiale, ciascuna persona prima o poi arriva a interfacciarsi con le azioni messe in atto durante la propria vita, le parole spese e il modus vivendi che ha portato avanti.
Ciò che diciamo non grava solo sugli altri ma anche su noi stessi.

Spero che un giorno, anche se la signora Berti di giorni ne ha già vissuti molti sulla Terra, arrivi a fare una profonda riflessione sulle sue parole e sulle sue convinzioni, comprendendo che non vi è alcun motivo per imporre confinamento, obblighi e morte agli animali e che essi non esistono per diventare ingrediente di ricette da preparare. Che uccidere e mangiare animali non è indispensabile. Non è mai troppo tardi per capire. Basta cercare di immedesimarsi nell’altro – capacità che cultura e sistema cercano di sopprimere nell’animo umano – per comprendere cosa è giusto e cosa no.

Foto scattata dal fotoreporter Aitor Garmendia all’interno di un allevamento di maiali



A nessuno piacerebbe nascere con una condanna a morte che pende già sulla propria testa, dentro uno spazio confinato, senza possibilità di esistere per fare esperienza di situazioni positive e stimolanti, ma solo per ingrassare e finire al macello.
A nessuno piacerebbe essere portato al mattatoio, vedendosi poi negata la vita e sottratto il corpo.
A nessuno piacerebbe sapere della propria corporeità un mero agglomerato di materia organica da mangiare, digerire (a fatica) e da defecare.

La carne di cui abbiamo bisogno per esistere è solo quella presente nel nostro organismo, l’unica che realmente ci appartiene. Il resto è violenza, abuso, sfruttamento, oppressione, negazione del diritto alla vita.
Da persona quale sono che da 20 anni non consuma corpi di animali, e che da 11 si rifiuta di sostenere ogni tipo di sfruttamento del loro organismo per ottenerne derivati corporei, dico che non esiste scelta migliore al mondo di quella di iniziare a vivere senza gravare sull’esistenza altrui condannando creature innocenti a sofferenza e a fare esperienza di una morte orribile in mattatoio.



Carmen Luciano

°° 20.03.2021 – Congresso Nazionale SSNV e SINVE°°

La Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana e la Società Italiana di Nutrizione Vegetariana hanno organizzato un CONGRESSO NAZIONALE fissato per il giorno di Sabato 20 MARZO ore 8.30 – 19.00 (On-line su piattaforma Zoom).



Il Congresso nazionale 2021 di SSNV-SINVE è finalizzato a diffondere, in un’epoca di fake news, il reale stato dell’arte degli studi scientifici sui vari aspetti del vegetarismo: le diete vegetariane e i loro effetti sulla salute, in prevenzione e terapia; gli stili vegetariani come possibili mezzi per limitare la crisi ambientale e le sue ricadute sul pianeta, quindi sulla vita di tutti noi. La partecipazione, anche se a distanza, consentirà di aggiornare il proprio bagaglio culturale alla luce di quanto le esperienze riportate in letteratura scientifica ci hanno reso ultimamente disponibile. I relatori provengono dai più svariati settori ed esperienze: medici ospedalieri, biologi, docenti e ricercatori universitari. A chiudere i lavori una tavola rotonda nella quale diverse figure del mondo della comunicazione si confronteranno sulle diverse strategie messe in atto per comunicare in modo efficace la scelta di alimentarsi esclusivamente di prodotti vegetali. L’evento è realizzato congiuntamente dalle due associazioni Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana – SSNV e Società Italiana di Nutrizione Vegetariana – SINVE. Questa non rappresenta la prima occasione di fattiva collaborazione fra le due società scientifiche che, da statuto, riconoscono nel vegetarismo il comune campo d’interesse. In epoca di pandemia, di lancio sul mercato di nuovi alimenti plant-based dall’alto contenuto tecnologico, di comunicazione social sempre più imprescindibile, il Congresso si prefigge anche quest’anno di sciogliere alcuni nodi intorno a questi temi nevralgici e divisivi, ormai afferenti alla quotidianità di ognuno di noi.

Per richieste stampa d’iscrizione, scrivere a pgualano@iwyworld.com.

Per maggiori informazioni, è possibile scaricare il file del programma del Congresso cliccando il bottone sotto riportato.

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