Archivio mensile:luglio 2023

°°Intervista all’Ex Amazzone Laura De Benetti: Non è Amore se c’è Subordinazione°°

Care lettrici e cari lettori, nuovo appuntamento con le interviste di Think Green • Live Vegan • Love Animals!

A parlare della sua esperienza con gli animali è oggi Laura De Benetti, ex amazzone che dopo anni trascorsi a sfruttare i cavalli ha compreso che il vero amore è scendere dalla loro schiena e smettere di subordinarli alle volontà umane per interessi, lucro o ego.

La ringrazio enormemente per aver accettato di rispondere alle mie domande e di rendere pubblico parte del suo vissuto personale, che spero possa aiutare a riflettere chi dice di amarli ma usa queste meravigliose creature.

Buona lettura.


• Quando è nata la tua passione per i cavalli, Laura?

La passione per i cavalli nasce dentro di me quando ero piccolissima: ad appena un anno o poco più mi mettono per la prima volta in sella ad una cavalla di amici dei miei genitori, ed in quel momento mi innamoro follemente di questo fantastico animale.

• Che idea avevi del cavallo, come animale in contatto con la nostra specie, quando eri bambina? Senti di aver ricevuto influenza da parte di cartoni animati, TV o libri?

Ricordo come non mi interessasse tanto il fatto di “montare” i cavalli, quanto la sola idea di poter godere della loro vicinanza, stare ad osservarli brucare l’erba, accarezzare il loro collo e sentire il loro profumo. 
Non ricordo di aver ricevuto grandi influenze da cartoni animati, TV o libri (anche perché guardavo molto poco la televisione, preferivo di gran lunga passare il tempo giocando all’aperto).

• Che tipo di persona eri nei confronti di questi animali?

Non avevo la possibilità economica, da ragazzina, di frequentare qualche corso di equitazione; inizio ufficialmente, quindi, a 20 anni, appena riesco a mettere due soldi da parte per poterlo fare.
Scopro, però, quasi nell’immediato che non c’è grande spazio per ciò che piaceva fare a me: non mi viene fornita nessuna conoscenza etologica di questo splendido animale e vengo buttata in sella per la prima ora di lezione. Mi dico che, comunque, potrei avere il tempo di coccolare un po’ il cavallo a fine lezione, ma il più delle volte questo tempo non c’è, perché i cavalli fanno anche 2-3 ore di lezione con persone diverse, pertanto mi trovavo allo scadere dell’ora a scendere e consegnare il cavallo nelle mani della persona che aveva lezione dopo di me, quasi fosse una moto o una bicicletta.
Di fatto, non conoscevo nessuno che avesse cavalli “da compagnia”, e succede che ben presto nella mia testa si sedimenta l’idea che l’unico modo per vivere davvero il cavallo sia quello: così inizio a sfruttarli io per prima, prendo un cavallo in “mezza fida” (condiviso con altre 3 persone!), mi iscrivo a gare di salto, di dressage, vado a trekking in montagna, e smetto ufficialmente di ascoltare la voce dentro di me che mi sussurrava quanto fossi incoerente io, amante degli animali e pure vegetariana (all’epoca, oggi sono vegana). Il paradosso che stavo vivendo era così grande che mi copriva gli occhi: non mangiavo gli animali, ma li usavo per vestire me o il mio cavallo per le gare. Ero contro la violenza sugli animali, ma usavo frustino e speroni solo perché mascherati dal termine tecnico di “aiuti” quando montavo a cavallo. Ho sempre trovato le imboccature dei metodi di coercizione (più o meno severi), ma trovavo sempre qualche scusa da raccontarmi, in modo molto ipocrita.

• Cosa ti ha portato a maturare un pensiero diverso?

Nel 2013 decido di acquistare il cavallo che avevo in mezza fida, che è con me ancora oggi e che mi ha aiutata tantissimo nel cambiare completamente la mia prospettiva.
Ho sempre saputo, dentro di me, di non essere portata per il mondo dell’equitazione: ricordo ancora i mal di pancia prima di salire in sella per la paura che potesse succedere qualcosa a entrambi, il terrore ogni volta che il mio cavallo si spaventava improvvisamente di qualcosa o sgroppava infastidito dalla mia presenza. 
Il mio cavallo, 5 anni dopo, inizia ad avere ripetuti episodi di colica e diventa insofferente e particolarmente mordace con le persone che passano davanti al suo box; quando vede la sella inizia a gonfiare la pancia (così da rendermi difficile la chiusura del sottopancia) e a serrare i denti rendendomi impossibile mettergli la testiera (con, appunto, l’imboccatura). La veterinaria mi comunica che le coliche probabilmente sono causate dallo stress dello stare in box.

Inizio, quindi, a chiedermi se valesse la pena far fare al mio cavallo una vita che lo stava portando ad ammalarsi, solo di fatto per compiacere il mio ego.

In poco tempo decido di mollare tutto e di stravolgere la nostra vita, togliendogli finalmente i ferri dai piedi, permettendogli di vivere libero (prima passava giornate intere in un box 4×4), in gruppo con i suoi simili, con un box aperto su ettari di colline e boschetti. 

Di questo, non posso che ringraziare le persone che gestiscono il posto dove vive il mio cavallo, perché, pur pensandola diversamente da me per quanto riguarda il fatto di montare i cavalli, mi hanno insegnato moltissimo sulla gestione del cavallo in libertà e sull’importanza della loro vita sociale, in branco. Grazie a loro ho tolto la campana di vetro sotto cui tenevo il mio cavallo: la mia concezione era così distorta, che l’idea che potesse correre libero insieme ad altri cavalli, giorno e notte, mi toglieva il sonno nella paura che potesse farsi male, abituata com’ero a tenere il cavallo in box o saltuariamente e per tempi ristretti (mezza giornata) libero in un paddock di pochi metri, solo e magari sotto il sole perché senza alberi.

Questo tipo di realtà in cui ora lui vive è più unica che rara nel mondo dei cavalli.

• Ci sono persone che dicono di amare i propri cavalli pur tenendoli chiusi dentro box, utilizzandoli per fare gare o per fargli trainare una carrozza: cosa pensi in merito?

Sull’amore distorto che si dice di provare verso cavalli che in realtà sfruttiamo, per l’ego o per i soldi, temo di essere l’ultima persona a poter esprimere un pensiero, perché io per prima ho sventolato l’amore per il mio cavallo dall’alto della mia sella, fino a qualche anno fa. Credo sia un percorso difficile per chi è nel mondo dei cavalli, perché questi animali splendidi ci sbattono in faccia continuamente tutta la nostra piccolezza, con cui siamo tenuti a fare i conti

Parlando per me, non potrei più tornare a montare a cavallo. Ho pensionato il mio, ben in anticipo rispetto alla media dell’età in cui solitamente vengono pensionati i cavalli, per motivi etici, facendo i conti con il senso di rassegnazione che deriva dal riconoscere che, per anni, di fatto ho sfruttato il mio cavallo esclusivamente per una mancanza di autostima che stava alla base: montare a cavallo mi faceva sentire forte e coraggiosa, ma in realtà era solo apparenza

• Cosa non ti piace del mondo dell’equitazione?

Non c’è nulla che mi piaccia del mondo dell’equitazione. Il termine stesso implica una subordinazione del cavallo, quindi una mentalità specista nei confronti dell’animale
Non conosco scuole equestri che insegnino il semplice stare insieme a questo meraviglioso animale, che educhino alla sua corretta gestione, e non a fini umani ma semplicemente per il benessere dell’animale.
Mi sono scontrata con veterinari che mi invitavano a tornare in sella “per il suo bene”, senza suggerirmi altre vie per permettergli appunto di vivere sereno e senza una sella addosso. 

• Che tipo di rapporto hai adesso con i cavalli?

Attualmente ho instaurato un rapporto quanto più possibile di non subordinazione. Con il mio cavallo facciamo occasionalmente qualche esercizio da terra ed in libertà su consiglio della fisioterapista (la quale a sua volta mi ha confermato i danni dell’uso improprio di imboccature e selle), esclusivamente per la sua salute muscolare/articolare. Per il resto, vive le sue giornate esattamente come ogni cavallo dovrebbe fare: libero ed in branco.
Non potrei mai più tornare indietro.


• Hai mai vissuto episodi di discriminazione o derisione per le tue scelte?

Certo, le ho avute in passato e continuo ad averle oggi (sottolineo, come già detto, non dalle persone che gestiscono il luogo dove siamo oggi).

Tra le altre cose, mi è stato detto che questo cambio di vita in realtà era una scusa, dettata dalla paura del montare a cavallo; in parte è vero, perchè proprio il sentimento di timore che ho sempre provato nei confronti di questi animali, pur facendo attività agonistica, mi ha certamente aiutata ad ascoltarmi nel profondo per capire che stavo sbagliando in toto.

Moltissime persone, anche al di fuori dall’ambiente dell’equitazione, quando vengono a sapere che ho un cavallo, non capiscono come sia possibile che io lo mantenga, di fatto pagando l’equivalente di un piccolo mutuo, per “non farci niente“. Eppure è proprio questo fare niente, questo semplice “stare” insieme a lui che mi regala un immenso senso di appagamento, inspiegabile a parole.

• Hai un messaggio che desideri inviare a lettrici e lettori?

Anzitutto vorrei ringraziare Te per darmi la possibilità di raccontare la mia storia, spero possa aiutare a sensibilizzare le persone sulla tematica dello sfruttamento che si cela dietro il mondo dell’equitazione.

La mia esperienza è piuttosto ridotta e limitata ai 9 anni in cui ho bazzicato in questo campo, ma è stata sufficiente a farmi capire che ci sono troppe cose che non vanno.

Conosco molte persone in questo mondo, che io considero persone splendide in generale, le quali dicono di amare i propri cavalli, di non mangiare carne, di battersi contro la violenza sugli animali, ma poi di fatto senza rendersene conto sfruttano i cavalli esclusivamente per scopi personali. Mi piacerebbe ci fosse anche solo una piccola riflessione su questo, del tutto priva di qualsivoglia giudizio (che il più delle volte porta a scontri e non ad un dialogo costruttivo).
Chissà che poi ne possa nascere una rivoluzione generale!

°°Food Truck con Slogan Antivegan: “I Vegani Noi Li Mangiamo!”°°

Pochi giorni fa una ragazza mi ha contattato per segnalarmi un fatto che l’ha lasciata enormemente amareggiata e che meritava di essere raccontato sul mio blog come ennesima realtà di modus agendi contro chi ha abbracciato l’alimentazione vegan per rispetto degli animali.

La segnalante si trovava a una festa di paese a Ceriano Laghetto, Monza Brianza. Erano circa le 22 di sera e alla festa erano presenti diversi punti dove poter consumare cibo. Quando si è avvicinata a un food truck per ordinare qualcosa mai avrebbe immaginato di trovare slogan antivegan sulla lavagna posta al furgoncino:se sei arrivato fino qui non sei vegano… Ricordati che… #iveganinoilimangiamo!!! Ho cucinato cose che voi vegani non potete nemmeno immaginare!”

Come se non bastasse la scritta sulla lavagna, lo slogan antivegan era presente anche stampato sulla maglietta della donna che serviva la clientela, accompagnato da un disegno aberrante: un hamburger animale intento a rincorrere con gaudio un panetto di tofu terrorizzato.

“Le ho chiesto di poter fare la foto alla sua maglietta, e lei tutta fiera se l’è fatta fare. Poi le ho fatto i miei complimenti per essere arrivata a quell’età senza capire niente e le ho detto di vergognarsi. Mentre andavo via mi ha detto che dovevo vergognarmi io”.

Diversamente da quanto vaticinava la scritta sulla lavagna, era vegana eccome una delle persone arrivate fino al furgoncino, e come qualsiasi altro cliente avrebbe ordinato da bere o qualcosa da mangiare chiedendo prima se fossero disponibili opzioni veg.
Invece, tout court, le è stata servita aspra scortesia.


Nei confronti dei gestori del food truck “Dai Bravi Ragazzi” (questo è il nome dell’attività itinerante, come si è ben compreso dalla seconda foto) desidero adesso indirizzare due parole pubbliche, perché è necessario e doveroso farlo..

Cari bravi ragazzi, ragazzi bravi (viene naturale pensare a Manzoni…),
c’era veramente il bisogno di arrivare a spendere tempo e soldi per scrivere su una lavagna frasi contro chi è vegan e farsi addirittura realizzare delle magliette con le stesse tristi diciture?
Perché così tanto astio?
Perché arrivare a esternare insofferenza verso chi non mangia animali?
Non appaga già il vostro animo il fatto che le leggi attuali della società in cui viviamo vi legittimino a vivere economicamente servendo resti di animali che desideravano vivere?
Non gonfia già il vostro ego sapere che fate parte di quella maggioranza di esseri senzienti che vive a discapito di altri esseri altrettanto senzienti, fatti nascere, costretti a vivere una non vita col solo fine di morire e di finire fatti a pezzi?
Non vi basta servire, mangiare, digerire e defecare le altre specie? Pure i vegani?

Trovo la vostra idea noiosa, mediocre, di pessimo gusto. Forse pensavate di essere simpatici, fomentati magari da qualche pagina social che deride chi è vegan, gestita da individui che sicuramente non passeranno alla storia per aver fatto qualcosa di positivo per il mondo e per l’umanità. Forse pensavate di strappare qualche sorriso, qualche sciocca risata a bocca piena a coloro intenti a masticare membra animali.. chissà.
Una scelta alquanto sconveniente, visto che le alternative vegetali stanno generando una vendita pari a 500 milioni, e che il veganismo si sta largamente diffondendo come stile di vita etico ed empatico in Italia.
Anziché essere accoglienti (almeno con le persone) e dimostrare di saperci fare nel mondo della ristorazione, avete preferito intraprendere la strada sbagliata della derisione (?), dello scherno (?), dell’ironia su ideali che sono fra quelli più seri che hanno visto gli albori sulla Terra. Forse, impegnati a scegliere il pennarello da usare per scribacchiare sulla lavagna o a decidere quale illogica grafica usare per le vostre T-shirt, non avete trovato tempo per informarvi bene sul veganismo e sulla sua origine.
Io e tantissime altre persone, inclusa quella che mi ha segnalato le vostre prodezze, siamo felici di aver abbracciato uno stile di vita fatto di empatia, rispetto, amore, tutela verso le altre creature e verso l’ambiente che è casa anche vostra. Con orgoglio ci definiamo usando un termine coniato 79 anni fa, nel 1944, mentre il mondo era in guerra e la società viveva un capitolo nero della Storia. Rincuora sapere che a quel tempo c’era qualcuno che pensava al rispetto universale di ogni forma di vita, mentre altri esseri ‘umani’ trattavano i propri simili ritenuti inferiori come animali, attingendo idee dal settore zootecnico intensivo per eliminarli meglio nei campi di concentramento.

Vorrei semplicemente dirvi che non siete divertenti, e che se i vostri cartelli e le vostre magliette fossero stati esposti in un luogo più civile rispetto all’Italia (in Inghilterra, per esempio) riguardo alla tutela delle minoranze, probabilmente ne avreste dovuto rispondere davanti alla legge.

Ma in Italia, pur non avendo ancora leggi che ci tutelano, abbiamo un potere mediatico e sociale non indifferente capace di far comprendere anche ai più restii che non è il caso di offendere i nostri ideali.

Spero che tali imbarazzanti esternazioni vengano prontamente rimosse dalla pubblica vista nel vostro food truck, e che le persone vadano a consumare altrove, da gestori più rispettosi che giullareschi, fino a quando non sarà fatto.



Carmen.




°°[PISA] 9.07.2023 Manifestazione Contro l’Uso dei Cavalli per Carrozze Turistiche°°

Care lettrici e cari lettori,
domenica 9 luglio, dalle 10 alle 12 in Piazza Arcivescovado a Pisa si terrà una nuova manifestazione contro l’uso dei cavalli impiegati per trainare carrozze turistiche.

La bella città dalla Torre pendente ha da tempo, purtroppo, questo servizio anacronistico che coinvolgerebbe ben 16 cavalli costretti a trainare le 8 carrozze autorizzate a circolare per le strade.
Un modo di visitare la città del tutto discutibile, e che oltre 8.400 persona hanno chiesto venga abolito.



L’anno scorso, dopo aver incontrato e parlato con il Sindaco Michele Conti e protestato ben due volte, il Comune di Pisa aveva pubblicato un’ordinanza di divieto di circolazione delle carrozze nelle ore più calde, ma i vetturini (che “amano i loro cavalli e li trattano come figli”) hanno fatto ricorso al TAR. E il TAR lo ha accolto.

Dopo il Flash Mob nazionale “NO CARROZZE” organizzato dalla Lega AntiVisezione LAV lo scorso 17 giugno che ha toccato anche Piazza dei Cavalieri a Pisa, scenderemo di nuovo in piazza a dire BASTA ALL’UTILIZZO DEI CAVALLI.



La nuova protesta, regolarmente autorizzata, è prevista per domenica 9 luglio 2023, dalle ore 10 alle ore 12, in Piazza Arcivescovado accanto alla Torre pendente.

Questo nuovo appuntamento dare voce a queste creature è organizzato da:
A Code Unite
Think Green • Live Vegan • Love Animals
Animalisti Italiani Regione Toscana
e con il sostegno di IHP Italian Horse Protection Onlus e LAV Lucca.

(C) Carmen Luciano


Tutte le persone che amano gli animali e che sono contrarie al loro utilizzo sono le benvenute.
Vi aspettiamo per dare voce a queste meravigliose creature, assoggettate da troppo tempo agli interessi umani.

Per confermare la vostra partecipazione e permetterci di indicare alla Questura il numero preciso di persone manifestanti, inviateci una mail a info@carmenluciano.com
Grazie.


Carmen

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