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°°[LUCCA] Cavallo Spaventato da un Petardo: Interviene Sonny Richichi Presidente IHP Italian Horse Protection°°
Care lettrici e cari lettori,
in merito all’incidente che ha visto protagonista un cavallo spaventato da un petardo esploso, accaduto il 2 gennaio scorso a Lucca, si è espressa l’associazione IHP Italian Horse Protection attraverso un comunicato stampa consultabile sul sito ufficiale.

Il Presidente Sonny Richichi ha così commentato il triste episodio:
“I cavalli non devono stare a tirare carrozze in città. Lo diciamo da sempre e l’episodio accaduto a Lucca è l’ennesima dimostrazione del fatto che abbiamo ragione. Ripetiamo ancora una volta: i cavalli, per le loro caratteristiche etologiche, non dovrebbero stare a tirare carrozze in città per il divertimento degli esseri umani, è una forma di sfruttamento anacronistica che non tiene in alcuna considerazione le loro esigenze primarie. I cavalli in natura sono prede: perciò al segnale di pericolo mettono in atto la loro reazione naturale che è la fuga. E fuggono con tutta la veemenza di animali grossi e potenti. Per fortuna questa volta è andata bene e nessuno si è fatto male. Ma questo incidente è l’ennesima prova lampante di cosa può accadere quando si sottopongono questi animali al disagio continuo di stare fuori contesto e privati dei loro bisogni naturali: i cavalli hanno bisogno di muoversi in grandi spazi, pascolare e vivere in compagnia dei loro simili. Costringerli a fare altro mette a repentaglio la sicurezza loro e degli esseri umani che li circondano”.
Due anni fa a Firenze si verificò un episodio analogo quando, in piazza della Signoria, un cavallo spaventato iniziò a fuggire al galoppo trainandosi dietro la carrozza che si schiantò contro l’auto dell’allora ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.
“Anche in quel caso l’animale venne spaventato dal contesto inadeguato nel quale era costretto a stare. Anche in quel caso, fortunatamente, la carrozza danneggiò l’auto ma nessuno si fece male.
I cavalli non si ‘imbizzarriscono’: questo termine suggerisce che impazziscano d’improvviso ed è completamente fuorviante, frutto di scarsa conoscenza. In realtà si spaventano: per natura e per storia evolutiva le prede davanti al pericolo scappano. Quindi i cavalli si limitano a comportarsi da cavalli. Nulla di pericoloso potrebbe accadere se fossero dove dovrebbero stare, cioè liberi in un pascolo”.
Il Presidente di IHP Sonny Richichi, è stato anche intervistato dal TG Noi Lucca e Valle.
Ai microfoni dell’emittente ha espresso:
L’incidente accaduto a Lucca dove un cavallo, probabilmente preso dal panico, ha iniziato a galoppare, trascinandosi dietro la carrozza alla quale era attaccato, andando a sbattere prima contro una macchina e poi contro una panchina, è solo l’ennesima dimostrazione di ciò che noi diciamo da sempre, cioè che i cavalli in un contesto del genere, in pieno centro urbano, con una carrozza attaccata dietro per far divertire dei turisti, sono animali fuori contesto.
Il cavallo ha delle precise caratteristiche etologiche che per fortuna oggi, a differenza che in passato, sono conosciute. Per essere in situazione di benessere deve stare in grandi spazi dove muoversi liberamente, deve stare in compagnia dei propri simili e possibilmente pascolare.
Detto tutto ciò, immaginare un cavallo, o vedere un cavallo, attaccato a una carrozza in città è la negazione di queste sue esigenze primarie. E siccome sono animali, tra l’altro, evoluti come prede, reagiscono a degli stimoli di paura fuggendo, e sono animali possenti che fuggendo possono fare dei danni a sé stessi e agli altri, la domanda è: perché dobbiamo aspettare l’incidente veramente drammatico per capire che questa cosa va abolita?
Non più carrozze trainate da cavalli ma mezzi ecologici che fanno divertire tutti senza sfruttare nessuno.
Il mio invito, come sempre, è rivolto a tutte le persone che realmente sono interessate al rispetto per la libertà degli animali: non sostenete nessun servizio che tiri in ballo la loro vita.
È solo in questo modo che finirà la loro sottomissione.

Leggi anche: °°Perché ho lasciato il mondo dell’Equitazione: Intervista a Emanuele Corrente°°
°°[PISA] Resoconto Manifestazione No alle Carrozze Trainate dai Cavalli – 9.07.2023°°
Domenica 9 luglio 2023 in Piazza Arcivescovado davanti al meraviglioso scenario di Piazza dei Miracoli si è tenuta una nuova manifestazione contro l’uso dei cavalli come forza lavoro per trainare carrozze turistiche nella città.
La protesta, regolarmente autorizzata, ha visto la presenza di diverse associazioni animaliste unite per chiedere l’abolizione di questo servizio anacronistico.
Assenti invece i vetturini, che probabilmente hanno preferito cogliere l’occasione per passare una giornata al fresco invece di farsi portare in città da 8 dei 16 cavalli assoggettati alle proprie carrozze.
A Code Unite, Think Green • Live Vegan • Love Animals, Animalisti Italiani Regione Toscana e Lav Lucca, con il supporto di IHP Italian Horse Protection e di Fabrizia Morelli Consigliere Comunale M5S di Fucecchio, assieme a privati cittadini hanno voluto manifestare pubblico dissenso verso l’impiego di questi animali, costretti a trainare persone paganti, anche con il torrido caldo estivo.

Sono stati svariati gli interventi fatti al megafono nella piazza, rivolti a sensibilizzare la cittadinanza e le persone intente a visitare la città.
• Intervento di Claudia – Animalisti Italiani
• Intervento di Alice – A Code Unite
• Intervento di Ginevra – A Code Unite
• Intervento di Carmen – Think Green • Live Vegan • Love Animals
• Intervento poesia di Claudia – Animalisti Italiani
• Intervento di Patrizia – A Code Unite
• Intervento di Chiara – Lav Lucca
• Intervento sull’equitazione di Alice – A Code Unite
• Intervento diretto al Comune di Carmen – Think Green • Live Vegan • Love Animals
La protesta ha avuto riscontro positivo fra i turisti. Alcuni di loro hanno preso le difese dei cavalli lanciando messaggi antispecisti al megafono nella propria lingua madre, o facendosi filmare.
È possibile ascoltare i loro messaggi di tutela animale cliccando qui:
https://www.facebook.com/ThinkGreenLiveVeganLoveAnimalsOfficial/videos/253874144038144
La loro preziosa testimonianza si unisce dunque a quella di oltre 8.500 persone che hanno firmato la petizione indirizzata al Comune di Pisa e al Sindaco Michele Conti per chiedere la fine dell’impiego dei cavalli.
Quest’ultimi, verranno nuovamente contattati via email nella giornata odierna per il sollecito dell’apertura di un tavolo di lavoro fra Assessore all’Ambiente, associazioni animaliste e vetturini. Il fine è quello di trovare assieme un accordo capace di accogliere la richiesta della cittadinanza, garantire ai cavalli una vita di serena libertà e un lavoro etico – mediante riconversione delle licenze – ai proprietari delle carrozze.
Carmen Luciano
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Abbiamo raccolto 163 euro per l’acquisto di un nuovo megafono per manifestare e di altri accessori utili per la manifestazione prossima che si terrà il 23 settembre 2023 sempre a Pisa.
Non sono mancati gli insulti da parte di persone anti-vegan che vorrebbero farci passare come “elemosinatori”.
In risposta a queste critiche non costruttive, ho realizzato per il mio blog le presenti vignette ironiche.
Ironia a parte, ricordo ai non simpatizzanti dei diritti animali che il movimento animalista è fatto di persone che fanno rete e che uniscono le forze per raggiungere un obiettivo comune.
© Carmen Luciano
Riproduzione vietata
°°Intervista all’Ex Amazzone Laura De Benetti: Non è Amore se c’è Subordinazione°°
Care lettrici e cari lettori, nuovo appuntamento con le interviste di Think Green • Live Vegan • Love Animals!
A parlare della sua esperienza con gli animali è oggi Laura De Benetti, ex amazzone che dopo anni trascorsi a sfruttare i cavalli ha compreso che il vero amore è scendere dalla loro schiena e smettere di subordinarli alle volontà umane per interessi, lucro o ego.
La ringrazio enormemente per aver accettato di rispondere alle mie domande e di rendere pubblico parte del suo vissuto personale, che spero possa aiutare a riflettere chi dice di amarli ma usa queste meravigliose creature.
Buona lettura.

• Quando è nata la tua passione per i cavalli, Laura?
La passione per i cavalli nasce dentro di me quando ero piccolissima: ad appena un anno o poco più mi mettono per la prima volta in sella ad una cavalla di amici dei miei genitori, ed in quel momento mi innamoro follemente di questo fantastico animale.
• Che idea avevi del cavallo, come animale in contatto con la nostra specie, quando eri bambina? Senti di aver ricevuto influenza da parte di cartoni animati, TV o libri?
Ricordo come non mi interessasse tanto il fatto di “montare” i cavalli, quanto la sola idea di poter godere della loro vicinanza, stare ad osservarli brucare l’erba, accarezzare il loro collo e sentire il loro profumo.
Non ricordo di aver ricevuto grandi influenze da cartoni animati, TV o libri (anche perché guardavo molto poco la televisione, preferivo di gran lunga passare il tempo giocando all’aperto).
• Che tipo di persona eri nei confronti di questi animali?
Non avevo la possibilità economica, da ragazzina, di frequentare qualche corso di equitazione; inizio ufficialmente, quindi, a 20 anni, appena riesco a mettere due soldi da parte per poterlo fare.
Scopro, però, quasi nell’immediato che non c’è grande spazio per ciò che piaceva fare a me: non mi viene fornita nessuna conoscenza etologica di questo splendido animale e vengo buttata in sella per la prima ora di lezione. Mi dico che, comunque, potrei avere il tempo di coccolare un po’ il cavallo a fine lezione, ma il più delle volte questo tempo non c’è, perché i cavalli fanno anche 2-3 ore di lezione con persone diverse, pertanto mi trovavo allo scadere dell’ora a scendere e consegnare il cavallo nelle mani della persona che aveva lezione dopo di me, quasi fosse una moto o una bicicletta.
Di fatto, non conoscevo nessuno che avesse cavalli “da compagnia”, e succede che ben presto nella mia testa si sedimenta l’idea che l’unico modo per vivere davvero il cavallo sia quello: così inizio a sfruttarli io per prima, prendo un cavallo in “mezza fida” (condiviso con altre 3 persone!), mi iscrivo a gare di salto, di dressage, vado a trekking in montagna, e smetto ufficialmente di ascoltare la voce dentro di me che mi sussurrava quanto fossi incoerente io, amante degli animali e pure vegetariana (all’epoca, oggi sono vegana). Il paradosso che stavo vivendo era così grande che mi copriva gli occhi: non mangiavo gli animali, ma li usavo per vestire me o il mio cavallo per le gare. Ero contro la violenza sugli animali, ma usavo frustino e speroni solo perché mascherati dal termine tecnico di “aiuti” quando montavo a cavallo. Ho sempre trovato le imboccature dei metodi di coercizione (più o meno severi), ma trovavo sempre qualche scusa da raccontarmi, in modo molto ipocrita.
• Cosa ti ha portato a maturare un pensiero diverso?
Nel 2013 decido di acquistare il cavallo che avevo in mezza fida, che è con me ancora oggi e che mi ha aiutata tantissimo nel cambiare completamente la mia prospettiva.
Ho sempre saputo, dentro di me, di non essere portata per il mondo dell’equitazione: ricordo ancora i mal di pancia prima di salire in sella per la paura che potesse succedere qualcosa a entrambi, il terrore ogni volta che il mio cavallo si spaventava improvvisamente di qualcosa o sgroppava infastidito dalla mia presenza.
Il mio cavallo, 5 anni dopo, inizia ad avere ripetuti episodi di colica e diventa insofferente e particolarmente mordace con le persone che passano davanti al suo box; quando vede la sella inizia a gonfiare la pancia (così da rendermi difficile la chiusura del sottopancia) e a serrare i denti rendendomi impossibile mettergli la testiera (con, appunto, l’imboccatura). La veterinaria mi comunica che le coliche probabilmente sono causate dallo stress dello stare in box.
Inizio, quindi, a chiedermi se valesse la pena far fare al mio cavallo una vita che lo stava portando ad ammalarsi, solo di fatto per compiacere il mio ego.
In poco tempo decido di mollare tutto e di stravolgere la nostra vita, togliendogli finalmente i ferri dai piedi, permettendogli di vivere libero (prima passava giornate intere in un box 4×4), in gruppo con i suoi simili, con un box aperto su ettari di colline e boschetti.
Di questo, non posso che ringraziare le persone che gestiscono il posto dove vive il mio cavallo, perché, pur pensandola diversamente da me per quanto riguarda il fatto di montare i cavalli, mi hanno insegnato moltissimo sulla gestione del cavallo in libertà e sull’importanza della loro vita sociale, in branco. Grazie a loro ho tolto la campana di vetro sotto cui tenevo il mio cavallo: la mia concezione era così distorta, che l’idea che potesse correre libero insieme ad altri cavalli, giorno e notte, mi toglieva il sonno nella paura che potesse farsi male, abituata com’ero a tenere il cavallo in box o saltuariamente e per tempi ristretti (mezza giornata) libero in un paddock di pochi metri, solo e magari sotto il sole perché senza alberi.
Questo tipo di realtà in cui ora lui vive è più unica che rara nel mondo dei cavalli.

• Ci sono persone che dicono di amare i propri cavalli pur tenendoli chiusi dentro box, utilizzandoli per fare gare o per fargli trainare una carrozza: cosa pensi in merito?
Sull’amore distorto che si dice di provare verso cavalli che in realtà sfruttiamo, per l’ego o per i soldi, temo di essere l’ultima persona a poter esprimere un pensiero, perché io per prima ho sventolato l’amore per il mio cavallo dall’alto della mia sella, fino a qualche anno fa. Credo sia un percorso difficile per chi è nel mondo dei cavalli, perché questi animali splendidi ci sbattono in faccia continuamente tutta la nostra piccolezza, con cui siamo tenuti a fare i conti.
Parlando per me, non potrei più tornare a montare a cavallo. Ho pensionato il mio, ben in anticipo rispetto alla media dell’età in cui solitamente vengono pensionati i cavalli, per motivi etici, facendo i conti con il senso di rassegnazione che deriva dal riconoscere che, per anni, di fatto ho sfruttato il mio cavallo esclusivamente per una mancanza di autostima che stava alla base: montare a cavallo mi faceva sentire forte e coraggiosa, ma in realtà era solo apparenza.
• Cosa non ti piace del mondo dell’equitazione?
Non c’è nulla che mi piaccia del mondo dell’equitazione. Il termine stesso implica una subordinazione del cavallo, quindi una mentalità specista nei confronti dell’animale.
Non conosco scuole equestri che insegnino il semplice stare insieme a questo meraviglioso animale, che educhino alla sua corretta gestione, e non a fini umani ma semplicemente per il benessere dell’animale.
Mi sono scontrata con veterinari che mi invitavano a tornare in sella “per il suo bene”, senza suggerirmi altre vie per permettergli appunto di vivere sereno e senza una sella addosso.
• Che tipo di rapporto hai adesso con i cavalli?
Attualmente ho instaurato un rapporto quanto più possibile di non subordinazione. Con il mio cavallo facciamo occasionalmente qualche esercizio da terra ed in libertà su consiglio della fisioterapista (la quale a sua volta mi ha confermato i danni dell’uso improprio di imboccature e selle), esclusivamente per la sua salute muscolare/articolare. Per il resto, vive le sue giornate esattamente come ogni cavallo dovrebbe fare: libero ed in branco.
Non potrei mai più tornare indietro.

• Hai mai vissuto episodi di discriminazione o derisione per le tue scelte?
Certo, le ho avute in passato e continuo ad averle oggi (sottolineo, come già detto, non dalle persone che gestiscono il luogo dove siamo oggi).
Tra le altre cose, mi è stato detto che questo cambio di vita in realtà era una scusa, dettata dalla paura del montare a cavallo; in parte è vero, perchè proprio il sentimento di timore che ho sempre provato nei confronti di questi animali, pur facendo attività agonistica, mi ha certamente aiutata ad ascoltarmi nel profondo per capire che stavo sbagliando in toto.
Moltissime persone, anche al di fuori dall’ambiente dell’equitazione, quando vengono a sapere che ho un cavallo, non capiscono come sia possibile che io lo mantenga, di fatto pagando l’equivalente di un piccolo mutuo, per “non farci niente“. Eppure è proprio questo fare niente, questo semplice “stare” insieme a lui che mi regala un immenso senso di appagamento, inspiegabile a parole.
• Hai un messaggio che desideri inviare a lettrici e lettori?
Anzitutto vorrei ringraziare Te per darmi la possibilità di raccontare la mia storia, spero possa aiutare a sensibilizzare le persone sulla tematica dello sfruttamento che si cela dietro il mondo dell’equitazione.
La mia esperienza è piuttosto ridotta e limitata ai 9 anni in cui ho bazzicato in questo campo, ma è stata sufficiente a farmi capire che ci sono troppe cose che non vanno.
Conosco molte persone in questo mondo, che io considero persone splendide in generale, le quali dicono di amare i propri cavalli, di non mangiare carne, di battersi contro la violenza sugli animali, ma poi di fatto senza rendersene conto sfruttano i cavalli esclusivamente per scopi personali. Mi piacerebbe ci fosse anche solo una piccola riflessione su questo, del tutto priva di qualsivoglia giudizio (che il più delle volte porta a scontri e non ad un dialogo costruttivo).
Chissà che poi ne possa nascere una rivoluzione generale!

















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